Sui problemi del dibattimento penale a Milano - di Giovanna Ichino

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Una prima osservazione controcorrente : condivido le frustrazioni dei giudici del dibattimento, ma penso che dobbiamo evitare di dare all'opinione pubblica sempre e solo l'immagine di chi si lamenta per ciò che non ha o per ciò che è costretto a fare. Tanto più a Milano , dove potremmo noi stessi modificare almeno in parte la situazione - perchè siamo "tutelati" da precise direttive del Presidente della Corte d' Appello - se solo ci coordinassimo tra noi ( Tribunale e Appello) . Dico di più: talora i processi a carico di irreperibili o per reati bagatellari vengon fissati perchè fanno statistica più di altri grossi processi , che continuano a giacere nei nostri armadi.

Come la stessa lettera ricorda, da tempo alcune sezioni della Corte non fissano più i processi nei confronti degli imputati irreperibili , in quanto processi "non giusti" alla luce della giurisprudenza della Corte Europea dei diritti dell'uomo , destinati ad essere vanificati da una successiva restituzione in termini e fonte di inutili spese a carico dello stato per il patrocinio degli imputati. Questo orientamento è stato recepito l'8 gennaio 2008 dal Presidente della Corte d'Appello di Milano , il quale - assumendosi in prima persona la responsabilità della decisione - ha emesso una circolare nella quale "invita i Presidenti di Sezione a privilegiare nella formazione dei rispettivi ruoli di udienza i processi a carico di imputati non contumaci, o quelli nei confronti di imputati contumaci solo allorchè dagli atti sia possibile desumere con ragionevole certezza la previa conoscenza dell'esistenza del processo in capo agli imputati medesimi".

Quanto ai processi le cui pene sono interamente coperte dall'indulto, già il 17 ottobre 2006 il Presidente della Corte aveva emanato altra circolare con la quale invitava i Presidenti di Sezione "a privilegiare nella formazione dei ruoli di udienza - anche indipendentemente dalla data del commesso reato e da quella dell'iscrizione del procedimento - i processi a carico di persone detenute o sottoposte ad altre misure cautelari e, comunque, quelli concernenti reati di maggiore gravità, allarme sociale e più concreta offensività NON rientranti nel provvedimento di indulto o per i quali le pene applicabili siano presumibilmente eseguibili, ovvero nei quali siano da soddisfare interessi civili o di natura pubblicistica, non altrimenti tutelabili". Tra i processi di maggiore allarme sociale, che vengono celebrati in Corte anche se la pena è coperta da indulto, ci sono i reati ambientali e quelli riguardanti la sicurezza del lavoro.

La circolare è stata a suo tempo inviata a tutti i Presidenti di Sezione della Corte e del Tribunale, oltre che , per conoscenza, al CSM e all'Ordine degli Avvocati, che hanno preso atto della situazione senza formulare alcuna osservazione critica.

Lo scollamento tra uffici della stessa sede giudiziaria ( o forse i diversi orientamenti tra i Presidenti dei vari uffici) ha reso possibile che il Tribunale continui inutilmente a celebrare processi che la Corte d'appello accantona fino alla prescrizione.
Ma di questa situazione siamo noi magistrati ad essere i primi responsabili, perchè ognuno si è fatto carico solo del proprio ruolo e della propria situazione e non ha cercato di lavorare in una prospettiva di globalità del funzionamento.

Perchè non indiciamo al più presto una assemblea dei giudici lombardi del dibattimento di primo e di secondo grado, per coordinare il nostro lavoro alla luce delle citate circolari e per cercare di trovare il modo affichè le decisioni dell'appello vengano comunicate al giudice di primo grado, che in genere nulla più viene a sapere degli esiti del processo che ha celebrato?

Giovanna Ichino

 

18 01 2008
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