Presentazione
Non è un sogno. Barak Obama è stato eletto Presidente degli Stati Uniti d'America. Il figlio, per di più di pelle nera, di un padre africano immigrato. Il segnale è fortissimo in tutto il mondo e perciò anche in Europa e in Italia. Gli Stati Uniti sono il paese che ha costruito in senso materiale o elettronico il muro di confine più lungo del mondo, alla frontiera del Messico. Un muro, ritratto dalle bellissime immagini di Salgado, dove ogni anno si infrangono le speranze di moltissimi messicani, mentre altri riescono a passare nonostante l'enorme dispiego di forze e sistemi di controllo.
Il muro non basta. E una volta dall'altra parte è possibile un percorso di integrazione verso la cittadinanza, magari dei figli degli immigrati come O-bama, nato nelle Hawaii.
Noi italiani che siamo stati un popolo di migranti per quasi un secolo fino al 1973 e che da più di 20 anni siamo diventati un paese di immigrazione conti-nuiamo ad avere governi che affrontano in termini di emergenza e di ordine pubblico una realtà umana, demografica, sociale, economica incancellabile e sempre più visibile.
Se nei paesi orgogliosi di essere multietnici come il Canada una molteplici-tà di Agenzie federali si occupano di ciò che riguarda l'immigrazione e assi-curano reali opportunità di integrazione (ad esempio favorendo l'accesso al ricongiungimento familiare), in Italia il fenomeno è principalmente affidato (statistiche ufficiali comprese) al Ministero dell'interno e perfino nel glossa-rio tradizionale con cui si classificano le sentenze della Cassazione resta ap-punto "ordine pubblico" o "sicurezza".
Abbiamo dimenticato il nostro passato e neghiamo di aprirci al futuro.
Forse nelle nostre scuole elementari, quelle del maestro unico ripristinato per decreto e del tempo pieno probabilmente perduto, sta studiando un altro Obama che un giorno diventerà il nostro Presidente del Consiglio dei Mini-stri e non lo sappiamo. Non vogliamo comunque farlo sapere.
Si vuol far credere ancora che gli immigrati sono di passaggio, braccia in prestito perché non ne possiamo fare a meno nell'industria, in agricoltura, nel terziario, nelle case. Gente che ci ruba il lavoro (come dicevano dei no-stri nonni negli Usa), che ci toglie le case popolari o altre risorse di welfare, la cui prole fa restare indietro i nostri figli a scuola nell'apprendimento (e per questo si pensa alle classi "ponte", un modo ipocrita per non richiamarle "differenziali" come una volta).
Gente sostanzialmente da cui difenderci. Approfittando delle barriere na-turali e moltiplicando divieti, difficoltà, precarietà, declinando l'ordinamento giuridico più in termini di concessione che di diritti. Non certo il diritto ad a-vere tempi certi nella definizione delle pratiche amministrative. Non quello a conquistare una stabilità nemmeno quando si ottiene la carta di soggiorno. Non quello al voto amministrativo, stralciato dalla legge Turco-Napolitano del 1998 e ancora su un binario morto dieci anni dopo. Non quello alla citta-dinanza, limitato sulla base di una legge vetusta ad un numero del tutto esi-guo di persone rispetto ad una percentuale di popolazione immigrata sempre più importante.
Cosa di meglio allora, a governo appena insediato, di un nuovo "pacchetto sicurezza" di norme.
Nuovo relativamente, se dal 2002 con la legge Bossi-Fini ci proclamiamo il paese della tolleranza zero. Ancora inasprimenti in campo penale e un'aggravante ad hoc, comunitari compresi (di dubbia costituzionalità come da provvedimenti che pubblichiamo), in attesa del reato di immigrazione clandestina. Una stretta sul ricongiungimento familiare. Una modifica alla normativa sull'asilo, appena oggetto di recepimento di direttive europee. Un pensiero a interventi restrittivi sui comunitari (come i rumeni che invece ri-spondono con una bella campagna promozionale sui media). L'attribuzione di nuovi poteri ai Sindaci verso la promozione di un diritto creativo fatto di ordinanze anti bivacco, anti panchine nei parchi, anti lavavetri, anti prostitu-te.
Un mare di divieti, distribuiti a macchia di leopardo, in un Italia che ritiene di affrontare problemi globali con strumenti locali, dovrebbe salvarci dall'invasore.
Ma c'è un altro mare che difende il fronte sud dell'Italia e dell'Europa. E' il Mediterraneo, quello degli sbarchi a Malta o a Lampedusa, ma pure quello dove, come ci informa il rapporto UNHCR sui boat people diffuso il 4 no-vembre a Ginevra, sono già morte o disperse nel 2008 oltre 500 persone, più di tutte quelle del 2007.
Si potrebbe pensare (terribilmente) vittime sacrificate utilmente alla tolle-ranza zero. Ma in Italia gli arrivi via mare nel 2008 sono calcolati dall'agenzia dell'ONU in circa 30.000 a fronte dei 19.900 in totale per il 2007. A Malta (più piccola) non va in proporzione molto meglio. Siamo a 2.600 contro 1.800.
Il fallimento annunciato del nuovo pacchetto sicurezza.