Il processo ha sofferto della fuorviante impostazione accusatoria, un procedere
senza distinzioni in cui sono mancate le coordinate spazio temporali necessarie
per orientare nella individuazione delle condotte e dei soggetti ai quali fossero
imputabili.
Nel 1 capo di imputazione si addebitano tumori e malattie (721 patologie
- di cui 228 neoplasie-relative a 542 parti offese, ridotte nelle conclusioni
a 311 patologie - di cui 164 neoplasie - relative a 263 parti offese) riferite
a condotte omissive che si sarebbero estese in uno spazio temporale ininterrotto
e non concluso di 30 anni (il PM ha contestato la permanenza in atto).
Addebiti di colpa infondati in fatto e eventi suggestivamente massificati configuranti
i reati di disastro colposo e di strage colposa (inesistente nel nostro ordinamento
giuridico) di grande impatto e forza evocativa.
Eventi che, nei limiti in cui siano imputabili all'esposizione a CVM-PVC, devono
essere ricollocati nel loro tempo reale, un "quadro del passato" che
ci riporta alle condizioni di lavoro incidenti sullo stato di salute dei lavoratori
che sono quelle degli anni '50 - '60 e non alla fase temporale successiva (1969-2000)
che è stata proposta all'esame dibattimentale.
Questa sfasatura temporale ha percorso tutto il processo e ne ha determinato gli
esiti: perch era reale la rappresentazione dei fatti se riferita al tempo
passato e, invece, inattuale e contraria al vero se riferita agli anni successivi.
Nel 2 capo di imputazione vengono addebitati con la consueta enfasi eventi
catastrofici - l'intero evento della contaminazione della zona industriale, in
realtà eredità incontestabile di decenni e decenni di inquinamento
derivante dalla prima e seconda zona industriale - sulla base di parametri di
colpa del tutto generici e sganciati da parametri normativi perchè all'epoca
insussistenti...(segue)Il documento è scaricabile in versione integrale.