Giuseppe Borrè è stato un magistrato e un giurista in qualche modo atipico; pacato, colto, rigoroso, alieno da protagonismi e civetterie. In ciò, come nelle idee, nettamente innovatore e in contestazione esplicita con un certo modo di essere giurista. Si può dire che per Lui siano appropriate le parole di R.C. Van Caenegem secondo cui "è innegabile che i giuristi siano spesso stati servi e strumento del potere, qualunque esso fosse; ma questo non significa che si debbano dimenticare quegli altri che hanno seguito la loro coscienza e le loro idee, indipendentemente da o perfino contro chi governava il mondo".