Il 30.10.2008 il Ministro del Lavoro della salute e delle politiche sociali e la Ministra per le Pari opportunità hanno revocato alla prof. Fausta Guarriello l'incarico di Consigliera Nazionale di Parità, nomina risalente al gennaio 2008. La revoca è stata disposta facendo riferimento all'art.6 della legge n.145 del 2002 che ha introdotto il cd. "spoil system" per le cariche degli organi di vertice e dei rappresentanti del Governo e dei Ministri nominati, come nel caso della prof. Guarriello, nel mese precedente allo scioglimento anticipato delle camere. Le motivazioni della revoca sono state individuate nel "radicale dissenso da iniziative legislative recentemente adottate dal Governo " e dal fatto che la stampa avrebbe dato " ampio risalto a tale dissenso".
In realtà la profssa Guarriello, proprio al fine di espletare nel migliore dei modi il suo ruolo istituzionale che è in particolare quello della promozione delle parità nei rapporti di lavoro tra uomini e donne, aveva fatto notare come sia la detassazione degli straordinari e dei premi aziendali ad personam, sia l'abrogazione della legge dell'ottobre 2007 sulla necessità della forma scritta per le dimissioni volontarie, avrebbero penalizzato enormemente le donne lavoratrici rispetto agli uomini.
La revoca dell'incarico, che è caratterizzato da una particolare autonomia funzionale e da aspetti di indipendenza che la normativa europea ha più volte messo in luce trattandosi di un organismo di garanzia di diritti fondamentali, ha costituito un uso strumentale e distorto di un potere di spoil system, in questo caso di assai dubbio fondamento giuridico, ed ha interrotto una prassi consolidata di mantenimento in carica delle Consigliere di Parità Nazionali sino alla naturale scadenza dell'incarico, come è avvenuto per la prof. Marzia Barbera dal 1995 al 2003 e per la prof. Isabella Rauti, dal 2003 al 2008, indipendentemente dal colore dei governi succedutisi.
D'altronde, se non anche nel denunciare possibili ricadute discriminatorie di misure legislative adottate, non si vede dove possa rinvenirsi la stessa ragion di esistere, nel nostro ordinamento, di una figura come la Consigliera di parità, che non certo alla contingente volontà della maggioranza politica deve piegare un ruolo tanto delicato e sensibile, posto a difesa di diritti primari.
Rita Sanlorenzo