Cronache dal Consiglio n. 15

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OGGETTO: PLENUM 16 e 17/4/2003 E LAVORI DI COMMISSIONE

Sommario:

IL PLENUM
1. La procedura di nomina del Segretario e del Vice Segretario Generale.
2. La progressione in carriera dei magistrati affiliati alla massoneria.
3. Questioni di incompatibilità ambientale e tra magistrati e loro
congiunti.
4. La formazione per i nuovi Consigli Giudiziari.
5. L’impegno del CSM in campo internazionale: un magistrato italiano per la
scuola di formazione dei magistrati albanesi.
6. La formazione decentrata.
7. Il concorso virtuale per il Massimario: la questione è chiara?
8. La DDA di Caltanissetta e, soprattutto, Palermo: una caso di evidente
strumentalizzazione.
9. La pubblicazione delle vacanze in appello.
10. Le politiche sulla mobilità.
11. Trasferimento in appello lavoro e punteggi specialistici.
12. Le designazioni in Eurojust.

LE COMMISSIONI
13. Il "caso" Borrelli: la "fretta" del Ministro e di MI, Unicost e dei
laici del centro- destra.
14. Fuori ruolo e ricollocamento: i lavori sono ancora in corso.

PLENUM

1) Nel plenum del 16 aprile è stata approvata, con la sola astensione del
Procuratore Generale Favara, la proposta di modifica del regolamento interno
e di adozione di una risoluzione generale relative alla procedura per la
nomina del Segretario e del Vice Segretario Generale del Consiglio.
La materia in precedenza era governata da una semplice prassi, mentre, come
è noto, la nomina dei magistrati segretari e dell’Ufficio Studi avviene
sulla base di una risoluzione che prevede interpello, istruttoria della
Terza Commissione, proposta del Comitato e delibera di plenum. Questa
procedura è apparsa non del tutto adeguata alla peculiare posizione del
Segretario e del Vice Segretario Generale, per i quali sussiste una rapporto
di stretta collaborazione con il Comitato di Presidenza. La necessità di
conciliare l’esigenza di salvaguardare il rapporto fiduciario con il
Comitato di Presidenza, da un lato, con quella di un’adeguata interlocuzione
con i componenti del Consiglio, prima della delibera finale, ha portato ad
approvare il seguente schema procedimentale, identico per la nomina sia del
Segretario che del Vice Segretario Generale:
a) delibera di plenum di procedere all’interpello;
b) indicazione nel bando di interpello dei requisiti soggettivi e dei
criteri di valutazione degli aspiranti (mediante richiamo delle norme che
indicano le funzioni del Segretario del Vice Segretario Generale);
c) eventuale condizione da parte del Comitato di Presidenza ed eventuale
ricorso alla collaborazione della Terza Commissione a fini istruttori;
d) formulazione di una rosa di nomi e raccolta delle valutazioni di tutti i
componenti su tale rosa da parte del Comitato di Presidenza;
e) proposta del Comitato e delibera di plenum.

2) La pratica relativa alla valutazione ai fini della dichiarazione di
idoneità alle funzioni direttive superiori, di un magistrato affiliato per
venti anni alla massoneria, e per tale motivo condannato in sede
disciplinare, è venuta all’esame del Plenum con due proposte alternative:
una favorevole (Riello, Marotta) e un’altra contraria (Menditto, Primicerio)
alla dichiarazione di idoneità (Mammone si era astenuto in Commissione). La
proposta dava atto della precedente dichiarazione di inidoneità deliberata
con riferimento alla naturale decorrenza degli otto anni dalla nomina a
magistrato di Cassazione, basata sul richiamo del noto orientamento del
Consiglio secondo cui, essendo la massoneria caratterizzata da diffusi
aspetti di segretezza e da un vincolo interno tra gli affiliati
particolarmente intenso, tenace e persistente, l’applicazione incide
negativamente sui requisiti della terzietà e dell’immagine di indipendenza,
costituendo anche indicazione del dovere di avvedutezza.
A fronte di un riconosciuto ottimo livello di preparazione giuridica e
laboriosità, si trattava di valutare in concreto, come impone la
giurisprudenza amministrativa, se la cessazione dell’appartenenza alla
massoneria nel 1990 fosse sufficiente a far ritenere recuperate appieno le
doti di equilibrio e non permeabilità da condizionamenti esterni e
l’immagine di terzietà, gravemente compromessi dalla passata appartenenza
alla massoneria.
Le valutazioni espresse in plenum hanno rispecchiato la netta divaricazione
già manifestatasi nei lavori di Commissione, tanto che si profilava una
situazione di stallo, indotta anche da alcuni passaggi argomentativi del
parere negativo del Consiglio giudiziario poco perspicui. Ciò ha portato il
Plenum a votare il ritorno in Commissione per approfondire le valutazioni.
Resta la grave preoccupazione per i segnali, emersi dal dibattito, di un
tentativo in atto di inversione di tendenza del CSM in materia di
affiliazione dei magistrati alla massoneria. Tentativi che impongono la
massima attenzione e la massima vigilanza, per non fare arretrare
l’autogoverno dalla strenua difesa dell’indipendenza, gravemente
pregiudicata dalla accettazione del vincolo massonico.

3) Il Consiglio ha affrontato due questioni rilevanti per l’incompatibilità
tra magistrati e loro congiunti.
In caso di coniugio tra giudice con destinazione tabellare al penale e
pubblico ministero in un Tribunale (Verona) di medie dimensioni, si è
ritenuto che non sussiste incompatibilità, in quanto il giudice era stato
stabilmente destinato a due sezioni distaccate, mentre nella sede centrale
si limitava a partecipare ai giudizi direttissimi. Questa soluzione ha
consentito di superare le perplessità - sotto il profilo dei riflessi
sull’organizzazione del lavoro - che avevano portato il Consiglio
Giudiziario ad esprimersi a maggioranza per la sussistenza della
incompatibilità.
La situazione di un PM di Milano, la cui moglie è iscritta all’Albo degli
avvocati di quella stessa città, si è risolta positivamente in
considerazione del fatto che l’avvocato svolge esclusivamente attività nel
settore civile.
Si è poi disposta la trasmissione degli atti al titolare dell’azione
disciplinare per un collega il quale ha ricusato sistematicamente i
magistrati che si sono occupati di una sua controversia di carattere civile.

E’ stato disposto il trasferimento di ufficio di un giudice, del Tribunale
di Rossano, il quale - ricollocato in ruolo dopo una decisione della sezione
disciplinare del CSM che lo aveva sospeso - aveva omesso di depositare le
motivazioni di numerosissimi procedimenti, alcuni dei quali incidenti anche
sullo status libertatis dei cittadini. Il provvedimento con il quale è stato
disposto il trasferimento non si fonda solo sulla circostanza dell’omissione
delle motivazioni, ma sul complesso del comportamento che aveva reso
necessario addirittura il sequestro dei fascicoli presso la sua abitazione e
che aveva determinato una gravissima lesione del prestigio dell’ordine
giudiziario. Il collega è attualmente sospeso dalle funzioni e dallo
stipendio nell’ambito di un procedimento disciplinare per fatti diversi.

4) Per sostenere i nuovi componenti dei Consigli Giudiziari, nel momento in
cui vanno ad assumere una funzione di fondamentale importanza per
l’autogoverno e di grande impegno sia quantitativo che qualitativo, si è
deciso di tenere due incontri (il 19 e 20 maggio e il 30 giugno e il 1
luglio), cui parteciperanno tutti i componenti dei Consigli, tutti i
Presidenti di Corte d’Appello, i Procuratori Generali presso le Corti
d’Appello e un componente uscente di ogni distretto; il primo incontro è
destinato ai distretti di Milano, Reggio Calabria, Palermo, Catanzaro,
Venezia, Perugia, Bari, Caltanissetta, Trento, Genova, L’Aquila, Potenza e
Firenze; il secondo ai distretti di Napoli, Torino, Roma, Catania, Brescia,
Ancona, Lecce, Messina, Trieste, Bologna, Campobasso, Salerno e Cagliari.
Gli incontri si articoleranno in tre sessioni dedicate all’approfondimento
della struttura e del funzionamento del Consiglio Giudiziario e dei suoi
rapporti col CSM nonch alle tematiche dei pareri in materia tabellare e di
valutazioni di professionalità e alle competenze in materia di magistratura
onoraria e di formazione. Sul piano del metodo saranno favoriti lo scambio
di esigenze e prassi (possibile per la presenza di componenti al secondo
mandato), l’emersione dei nodi problematici su casi concreti, il dibattito
sulle questioni e le soluzioni.
Al termine del primo incontro, sotto il coordinamento della VII
Commissione, si riuniranno i capi di Corte e i componenti uscenti presenti
per un approfondimento della materia tabellare in vista della revisione
della relativa circolare. Si tratta di un segnale importante sotto un
duplice profilo: la capacità delle commissioni presiedute da Civinini e
Marini di cooperare; la scelta della VII commissione di innovare l’iter di
intervento sulla circolare introducendo una sessione di confronto con i
consigli giudiziari al fine di avvalersi della loro peculiare esperienza.

5) Dopo il successo conseguito ottenendo il Segretario Generale della Rete
giudiziaria di formazione europea e dopo la rilevante attività nel campo
della formazione europea, continua l’impegno del Consiglio Superiore a
livello internazionale con la designazione, su richiesta del Consiglio
d’Europa, di un magistrato italiano da assegnare alla Scuola della
Magistratura d’Albania, col compito di assistere la Scuola
nell’organizzazione dell’attività di formazione, di partecipare alla
formazione dei formatori, organizzare il collegamento del Consiglio d’Europa
e coadiuvare la Scuola nel coordinamento della cooperazione internazionale a
favore della stessa (lo stesso CSM è partner di un progetto europeo per la
formazione dei magistrati albanesi).
Per questo incarico è stato scelto, all’esito di una selezione svolta
unitamente al Consiglio d’Europa, il collega Pasquale Profiti, già formatore
decentrato nel distretto di Trento e ottimo conoscitore della lingua
inglese.

6) E’ quasi completata la rete di formazione decentrata.
Sono stati nominati:
· per la Corte di Cassazione - settore penale - Giovanni Silvestri;
· per il distretto di Palermo - settore civile - Mario Conte e Giulia
Emanuela Nicoletti;
· per il distretto di Salerno - settore penale - Filippo Spiezia;
· per il distretto di Torino (con aumento di due posti, uno per il civile e
uno per il penale, in considerazione delle dimensioni territoriali,
dell’organico e del numero dei tribunali): Marco Ciccarelli, Ugo De
Crescienzio, Maria Eugenia Oggero, Ciro Santoriello, Rossana Zappasodi;
· per il distretto di Roma (con elevazione a sette dei componenti in ragione
delle dimensioni del distretto e degli stessi uffici romani): Mariangela
Cecere, Piero De Crescenzo, Antonio Lamorgese, Raffaele Montaldi, Mario
Palazzi, Stefano Pesci, Gerardo Sabeone;
· per il distretto di Catania - settore civile - Benedetto Paternò Radduse;
· per il distretto di Napoli: Raffaele Cantone, Giuseppe Lucantonio,
Raffaele Marino, Dario Raffone, Antonietta Scrima, è stata rinviata alla
prossima seduta di plenum la nomina del sesto formatore per il quale vi è
una proposta di maggioranza (Laura Triassi) e una di minoranza (Salvatore
Dovere).

7) Il rientro del dott. Asaro, collocato fuori ruolo dal 4/5/2001 per
collaborare con l’Autorità per l’Informatica nella Pubblica Amministrazione
(AIPA), per un periodo di tre mesi, successivamente prorogato pi volte, ha
chiesto nell’aprile 2002 di rientrare in ruolo e di essere destinato (non al
Tribunale di Lucca, dove esercitava le sue funzioni, prima del collocamento
fuori ruolo, ma) al Massimario della Cassazione come magistrato di
tribunale.
Il Consiglio nel gennaio 2003 aveva rigettato la richiesta di destinazione,
non sussistendo i presupposti per l’applicazione del concorso virtuale, ma
successivamente ha ripreso in esame la pratica. La Commissione ha formulato
due proposte alternative, una di destinazione al Massimario (proposta di
maggioranza, relatore Fici), l’altra di ritorno al Tribunale di Lucca,
ufficio di appartenenza (proposta di minoranza, relatore Marini).
La proposta di minoranza era basata sul duplice rilievo che 1) non
sussisteva il presupposto per l’applicazione del concorso virtuale, essendo
prevedibile la data del collocamento fuori ruolo (tre mesi, solo
eventualmente prorogabile) e 2) non erano provate le specifiche attitudini
allo studio e alla ricerca giuridica, risultando solo le grandi capacità in
materia informatica.
Nel corso del dibattito si è anche osservato che il magistrato che rientra
in ruolo ha solo un interesse legittimo a vedere esaminata la sua richiesta
di destinazione secondo le regole applicabili, mentre il ricorso al concorso
virtuale è solo uno strumento previsto nell’interesse dell’amministrazione,
per evitare che il magistrato messo a disposizione resti troppo a lungo
senza esercitare funzioni. Se, invece, nel momento di valutare le domande è
in corso un concorso reale, la domanda di destinazione deve essere esaminata
in questo ambito. Nella specie è in corso il concorso per la copertura di un
posto di magistrato di tribunale applicato al massimario (l’altro posto
venne escluso dalla pubblicazione, contro il nostro avviso, proprio per
"destinarlo" al dott. Asaro).
La proposta di destinazione al Tribunale di Lucca è stata approvata con 11
voti favorevoli (fra cui Civinini, Marini, Menditto, Salmè, Salvi, Buccico,
Aghina, Di Federico, Berlinguer, Tenaglia), tre contrari (Meliadò, Arbasino,
Stabile) e cinque astensioni (Rognoni, Lo Voi, Mammone, Fici, Ventura
Sarno).

8) La DDA di Caltanissetta e, soprattutto, Palermo - In data 10 aprile la
Settima Commissione ha varato una proposta di delibera che riguarda le
soluzioni adottate dalle Procure di Palermo e Caltanissetta con riferimento
al ruolo dei Procuratori Aggiunti. In entrambi i casi, infatti, le proposte
tabellari prevedevano ruoli di "coordinamento" assegnati ai Procuratori
Aggiunti, nonostante il Procuratore capo abbia mantenuto a sè i compiti di
direzione della DDA. Trattandosi di problematiche simili, le due tabelle
sono state esaminate in modo coordinato.
Tuttavia, come purtroppo spesso accade, la vicenda "normale" dell’esame
delle tabelle della Procura palermitana si è caricata di significati
impropri a causa del "battage" di alcuni organi di informazione che - in
evidente sintonia con la posizione di una parte minoritaria dei
consiglieri - hanno fin dall’inizio presentato il problema come una
"bocciatura" degli Aggiunti Lo Forte e Scarpinato: posizione non
corrispondente nè agli aspetti tabellari esaminati dalla Commissione nè ai
contenuti del lavoro della stessa Commissione.
Tutto prende le mosse dallo scambio di lettere che nel settembre scorso ebbe
luogo fra Lo Forte e Scarpinato, quali Procuratori Aggiunti con compiti di
coordinamento della DDA di Palermo, e il procuratore Grasso. La vicenda,
portata all’attenzione della Prima Commissione dai laici del Polo, che non
hanno mancato di cogliere l’occasione per mettere sale sui problemi di
Palermo, è stata, sempre da uno degli stessi consiglieri, ribaltata anche in
Settima Commissione. In particolare, si è chiesto di verificare la
compatibilità dell’incarico dei due Aggiunti col termine di otto anni di
permanenza in DDA fissati dalle circolari del Consiglio.
L’esame delle tabelle ha messo in evidenza che, conformemente alle tabelle
1999 e 2000-2001, anche quelle del 2002-2003 includevano in DDA la presenza
di 4 (dei 7) Procuratori Aggiunti assieme a 21 Sostituti, con direzione
della DDA da parte del procuratore Grasso. Per i 4 Aggiunti erano previsti
compiti di "coordinamento" su base territoriale (ciascuno con riferimento ad
un diverso "mandamento" della struttura di Cosa Nostra).
Per Caltanissetta la situazione non era dissimile, con la presenza in DDA
dei due Procuratori Aggiunti, aventi deleghe specifiche, anche qui con
riferimento ad aree territoriali del distretto.
Dopo un esame complesso e articolato, la Settima Commissione ha ritenuto di
muoversi nell’alveo della circolare sulla DDA e di non intervenire con
soluzioni modificative rispetto alla deliberazione con cui il Consiglio -
peraltro con riferimento a situazione in fatto diversa, riferita cioè al
procuratore aggiunto delegato al vertice della locale DDA - ebbe a ritenere
che la delega di direzione della DDA (che il Procuratore può affidare ai
sensi dell’art.70/bis O.G.) non possa essere frazionata. In altre parole, la
commissione ritenuto che, ove il Procuratore decida di restare al vertice
della DDA, non può delegare parte delle attribuzioni ad altro magistrato; al
contrario, se decide di delegare la direzione DDA ad altri, tale delega
dev’essere piena e non frazionabile, posto che il comma 2 dell’art.70/bis
recita: "Il Procuratore distrettuale o un suo delegato e’ preposto
all’attività della DDA e cura ....".
Consegue a tale ricostruzione normativa il fatto che le proposte tabellari
originariamente pervenute dalle Procure di Caltanissetta e Palermo non
possono essere approvate nella parte in cui prevedono per pi procuratori
aggiunti compiti di coordinamento "interno" alla DDA.
Tale soluzione non sembrava affatto in contrasto con le intenzioni
manifestate per l’ufficio palermitano dal procuratore Grasso, che nel
febbraio 2003 ha fornito chiarimenti circa l’originaria proposta, precisando
che i quattro Procuratori Aggiunti interessati dovevano intendersi NON
inclusi della DDA, così che l’incarico di coordinamento doveva intendersi
loro affidato nella veste di Procuratori Aggiunti e non di componenti della
DDA.
In conclusione, una volta fissato il principio che la presenza del
Procuratore capo ai vertici della DDA impedisce l’attribuzione di deleghe
parziali, interne alla stessa DDA, ai Procuratori Aggiunti, la Commissione
si è limitata a proporre al plenum di invitare i Procuratori di
Caltanissetta e Palermo a ridisegnare l’assetto tabellare rivedendo la
distribuzione dei compiti rispetto ai Procuratori Aggiunti. Nulla di pi o
di diverso.
Ciò è tanto vero che la proposta conclusiva inoltrata al plenum fa salva
espressamente la possibilità che il Procuratore capo adotti le soluzioni
organizzative che, nel rispetto dei principi sopra affermati (non inclusione
degli aggiunti in DDA con compiti delegati), consentono il miglior utilizzo
delle risorse a sua disposizione, lasciando ai procuratori della Repubblica
l’individuazione in concreto dell’assetto e delle soluzioni pi appropriate.
In questo ha certamente pesato non poco il contenuto dell’audizione del
Procuratore Grasso avanti la Prima Commissione. L’audizione, che aveva
riferimento al richiamato scambio epistolare coi Procuratori Aggiunti, ha
messo in evidenza la circostanza che l’impiego di quattro Procuratori
Aggiunti con compiti di coordinamento della attività di contrasto alla mafia
costituisce una soluzione non abbandonabile: il numero e la complessità
delle attività della DDA palermitana non sono compatibili con le forze e le
capacità di direzione e di coordinamento di un unico magistrato.
A fronte di questa affermazione del Procuratore, del resto conforme al
materiale documentale da lui consegnato ed a nozioni di comune esperienza,
l’interpretazione della circolare adottata dalla Settima Commissione
conserva margini di compatibilità con le esigenze dell’ufficio palermitano,
consentendo al capo dell’ufficio di utilizzare la cooperazione dei
Procuratori Aggiunti, seppure con il limite di non potere delegare loro
attività di diretta gestione di procedimenti di competenza della DDA.

La strumentalizzazione tutta politica innescata sull’esame delle tabelle
palermitane - risultando del tutto indifferente ai pi la questione identica
presentatasi per Caltanissetta - ha messo in luce la possibilità che della
proposta formulata dalla VII Commissione venissero date interpretazioni
diverse, se non addirittura antitetiche.
Alcuni consiglieri (Fici, Meliadò e Salvi) hanno ritenuto opportuno
presentare al plenum una proposta di integrazione del testo, così da
escludere l’eventualità che del provvedimento si diano interpretazioni non
condivisibili e che su di esso si fondino soluzioni organizzative che
isolano i procuratori aggiunti dalla vita dell’ufficio e dalle attività
svolte dalla DDA. In questa prospettiva, fra gli emendamenti proposti si
prevedeva che una formula di chiusura del seguente tenore:
"Ferma restando, comunque, la possibilità del Procuratore della Repubblica,
nell’esercizio della direzione dell’Ufficio, di individuare modelli
organizzativi che consentano di avvalersi della collaborazione dei
procuratori aggiunti, in conformità alla normazione primaria e secondaria,
per far fronte alle esigenze di buon funzionamento dell’Ufficio ed alle
necessità di un efficace contrasto alla criminalità organizzata di stampo
mafioso".
Non è possibile dare conto in questa sede delle difficoltà incontrate per
raggiungere un accordo su questo testo (da alcuni considerato troppo forte
rispetto alle aspettative dei laici), n del dibattito svoltosi in plenum.
Basti dire che il testo è stato votato all’unanimità (con la sola astensione
del cons.Primicerio, che ha ritenuto la risposta consiliare non chiara e
addirittura equivoca), ma con motivazioni assolutamente contrastanti. Per
alcuni, come i rappresentanti di Md, Movimenti e parte di Unicost e, in
qualche misura, di MI, la delibera consentirebbe al capo dell’ufficio di
impiegare a pieno titolo i procuratori aggiunti come propri collaboratori
esterni alla DDA, senza altro limite che la professionalità dei medesimi;
per altri (in particolare i laici del Polo - cui ha fatto eco una parte di
Unicost che ha chiesto "chiarimenti" ai firmatari degli emendamenti), questa
soluzione esclude ogni utilizzo da parte del capo ufficio della
collaborazione di coloro che hanno terminato il periodo di 8 anni in DDA; in
pratica (ed è evidente che il problema viene posto solo per questo) Lo Forte
e Scarpinato.
Ogni interpretazione diversa da quella che abbiamo sostenuto finirebbe per
assumere significati e conseguenze che riteniamo inaccettabili, comportando
la soluzione assurda per la quale il capo dell’ufficio si troverebbe nella
impossibilità di avvalersi proprio dei magistrati che hanno maggiore
esperienza specifica. Ove prevalessero - ma il dibattito in plenum sembra
escluderlo - soluzioni inaccettabili, non resterebbe che procedere alla
modifica della circolare.
Spetta adesso all’ufficio palermitano, anche alla luce della maggioranza
emersa in plenum in favore della prima lettura, individuare le soluzioni
organizzative pi appropriate.

9) La pubblicazione delle vacanze in appello - Come avevamo anticipato, il
plenum in data del 16 aprile ha provveduto alla pubblicazione dei posti
vacanti in appello. Si tratta di circa 130 posti complessivi, fra cui 5 di
procura generale, 75 di appello ordinario e 48 esclusivi lavoro.
In particolare, nell’area nord vengono pubblicati 15 posti ordinari, 8
lavoro e 1 di procura generale; quella centro, rispettivamente, 14, 17 e 1;
l’area sud/isole vede pubblicati 46 ordinari, 23 lavoro e 3 di procura
generale.
Consistente il numero di posti pubblicati in aree "delicate" per la mobilità
del centro-sud, come Roma, Napoli-Salerno e Bari-Lecce.
I termini per le domande - tenuto conto del prossimo periodo di festività -
è stato fissato al 5 maggio e al 19 maggio il termine per la documentazione.
L’obiettivo del Consiglio è quello di procedere tempestivamente alla
definizione della massima parte della procedura, così da poter procedere nel
mese di luglio ad una significativa pubblicazione dei posti di primo grado.

10) Vi è da dire che il dibattito consiliare sulla proposta della
commissione per la pubblicazione dei posti di appello è stata l’occasione
per un confronto sulle politiche consiliari pi complessive in tema di
mobilità.
Il cons. Fici ha messo in luce le difficoltà di lavoro della commissione, i
rischi di ritardo rispetto alle scadenze obbligate (future sedi agli uditori
e necessaria preventiva mobilità) e la necessità che sia il plenum a farsi
carico dei problemi generali, sottolineando l’importanza di un forte segnale
di indirizzo. Ha anche proposto di eventualmente trasferire alla Và
Commissione la competenza sulle nomine dei semidirettivi, visto che la legge
sui 75 anni ha quasi "svuotato" tale commissione della parte fondamentale
del suo lavoro.
Il cons.Marini ha ripreso le indicazioni di Fici, segnalando la necessità
che le prassi di lavoro e la consistenza delle strutture di segreteria siano
coerenti con le prospettive di "politica del personale" che il consiglio
intende fare proprie. La commissione sta cercando di operare con termini
assai stretti e coordinati, con uno sforzo particolare per il raggiungimento
degli obiettivi prefissi, ma si corre il rischio che limiti strutturali o
quotidiane difficoltà finiscano per vanificare l’intero progetto di lavoro.
A questi forti richiami il cons. Tenaglia ha opposto una lettura della
realtà in termini molto soft, dichiarando che gli strumenti attuali in
possesso della commissione sono ampiamente adeguati, come dimostrato dal
fatto che è stata in grado di gestire pi pubblicazioni che in passato; ha
aggiunto che un eventuale ricorso a supporti esterni ha senso per interventi
di studio e analisi, non per problemi operativi, e si è opposto all’ipotesi
del trasferimento della materia dei semidirettivi in Và Commissione,
ipotizzando, piuttosto, il ritorno alla IVà Commissione della competenza
sulla materia del fuori ruolo.
Sulla stessa lunghezza d’onda l’intervento del cons. Tenaglia è stato quello
del cons. Stabile, che ha espresso parere contrario al trasferimento dei
semidirettivi in Và, affermando: a) che tale soluzione farebbe perdere al
consiglio il quadro d’insieme sulla mobilità; b) che la Và Commissione non
ha personale sufficiente e preparato per affrontare il nuovo lavoro.
Preferibile la soluzione del trasferimento dei fuori ruolo alla IVà.
Il cons. Mammone ha ritenuto del tutto impraticabile il trasferimento di
nuove competenze alla IVà Commissione, da lui presieduta.
Non è il caso di spendere troppe parole sui problemi di ordine generale, che
abbiamo pi volte segnalato e affrontato, soprattutto adesso che finalmente
si è giunti (pur con un po’ di ritardo) ad un traguardo importante come la
pubblicazione dei posti di appello. Riteniamo comunque necessario segnalare
che non può condividersi la interpretazione eccessivamente tranquillante che
alcuni hanno prospettato. Il numero elevatissimo delle domande giunte per
le pubblicazioni di dicembre e marzo e quello prevedibile per l’attuale; la
necessità di procedere in tempi brevi a plurime pubblicazioni e la
difficoltà di gestirle in contemporanea; la ristrettezza dei tempi a
disposizione, sono elementi che, operando congiuntamente, costituiscono
inevitabili moltiplicatori delle difficoltà. Per questo continuiamo a
ritenere che, imboccata la via giusta, occorra fare ogni sforzo per
consolidarla.

11) I punteggi per la sezione lavoro della Corte di appello - La III
Commissione e il Consiglio hanno ritenuto di non condividere l’ipotesi,
affacciata nelle istanze di alcuni colleghi lavoristi, secondo cui per i
trasferimenti in corte di appello dovrebbero applicarsi in via ordinaria le
disposizioni contenute nel d.lgs. n.51/98 (art.36 ss.) che prevedono un
titolo preferenziale per coloro che abbiano un’attualità di funzioni lavoro
in primo grado da almeno due anni. Il problema è stato analizzato con cura e
anche il collega Meliadò ha concordato sulla soluzione. Al di là della
natura dichiaratamente transitoria delle disposizioni invocate, deve
considerarsi, a mio parere, il fatto che la norma per come è scritta può
trovare naturale applicazione esclusivamente ai trasferimenti dai tribunali
del distretto alla corte dello stesso distretto, e cioè in un contesto di
esclusivo passaggio dal tribunale alla corte a seguito di una modifica di
organico che diminuisce il numero nei primi e crea o aumenta l’organico
nella seconda. E’ di tutta evidenza, infatti, che la preferenza assoluta in
favore degli esclusivisti lavoro di tribunale non potrebbe valere nei
confronti di quei concorrenti che già operano presso una corte di appello
(ipotesi che il d.lgs. n.51/98 neppure considera perch muove dal
presupposto dello spostamento dei posti in organico dal tribunale alla
corte).
Ciò detto, era emersa in commissione una proposta che avrebbe voluto
introdurre in caso di trasferimento (per i soli posti in corte appello
lavoro) un aumento da 2 a 6 dei punti dati per esercizio delle funzioni
specialistiche. La finalità della proposta è stata condivisa, ma l’aumento è
stato limitato ad un solo punto nel massimo, prevedendosi che chi esercita
funzioni esclusive lavoro abbia 1 punto per il primo biennio e 0,5 punti per
ogni biennio successivo fino ad un massimo di tre (corrispondenti a 10
anni). Tale soluzione è stata adottata tenendo conto del fatto che per il
lavoro esistono già specifici punteggi aggiuntivi (0.5 per corsi e fino a 2
punti per speciali attitudini) che, assieme ai tre punti di cui si parla,
consentono di avere fino a 5,5 punti in pi rispetto al collega di pari
anzianità che non può usufruirne. Una soluzione equilibrata, dunque, ci
sembra, che il plenum ha fatto propria e che opererà fin dal concorso per i
posti di appello lavoro bandito il 16 aprile.

12) Le designazioni in Eurojust - E’ stato affrontato dal plenum il tema
della nomina dell’assistente da destinare in ausilio del magistrato delegato
quale rappresentante italiano in Eurojust. Come ricorderete, il
dr.Martellino fu nominato a tale ultimo incarico con la procedura del c.d.
"concerto invertito", nel senso che fu il Ministro a sottoporre al Consiglio
una rosa di nomi sui quali fu espresso il concerto, restando al Ministro la
scelta del magistrato. La III Commissione aveva dato corso con medesima
procedura alla richiesta del Ministro per la scelta dell’assistente del dr.
Martellino, esprimendo il proprio concerto per tre dei cinque nomi proposti.
Nel dibattito in sede plenaria tutta la delicatezza della materia è tornata
in primo piano. Su istanza dei consiglieri Menditto e Fici è stato
evidenziato come la natura almeno in parte giurisdizionale della struttura
Eurojust avrebbe richiesto ben altra consapevolezza circa le procedure
seguite ed i criteri adottati. A questo punto il cons. Di Federico ha
dichiarato di modificare il suo personale e continuo sfavore per gli
incarichi di fuori ruolo e che avrebbe votato a favore della richiesta del
Ministro in quanto questa chiaramente segnalava il carattere fiduciario
dell’incarico e la necessità che i magistrati italiani in Eurojust
operassero secondo le regole che legano il rappresentante
all’amministrazione centrale.
Tale posizione, che consideriamo inaccettabile e pericolosa, ha trovato il
pieno sostegno di Stabile, presidente della III commissione, che ha
sostenuto con foga l’equiparazione dei rappresentanti in Eurojust ai
magistrati di collegamento; dimenticando del tutto che i secondi sono organi
di raccordo amministrativo fra ministeri, mentre i primi operano in un
organismo comunitario dotato di propria personalità giuridica e si occupano
di attività aventi diretta influenza sulla giurisdizione. Tale assenza di
consapevolezza e tale supino atteggiamento di adesione alla visione del
cons. Di Federico (non lontano da quello tenuto nella vicenda della DDA
palermitana) costituiscono per noi motivo di grande preoccupazione.
Sta di fatto che la proposta è stata approvata dal plenum (che aveva poco
prima bocciato con il classico 13 a 12 una proposta di ritorno in
commissione) con 13 voti (essenzialmente Polo, Unicost e MI) contro 9 (MD,
Movimenti e Berlinguer) e 1 astenuto (Rognoni).

COMMISSIONI

13) La richiesta di Francesco Saverio Borrelli di riammissione in servizio
a seguito della legge che ha elevato l’età pensionabile a 75 anni ha
provocato grandi polemiche sulla stampa ed ha evidenziato un’oggettiva e
preoccupante sintonia tra il Ministro della Giustizia ed i componenti della
IV commissione di Unicost (Primicerio e Riello), MI (Mammone) e laici di
centro-destra (Buccico e Marotta).
Nella seduta del 15 aprile il relatore Mammone ha proposto il rigetto della
richiesta avanzata dal dott. Borrelli.
Abbiamo rilevato (Menditto) che erano pervenute al Consiglio 4 richieste
aventi lo stesso oggetto: due per le quali il CSM aveva richiesto al
Ministro il dovuto parere in data 11 febbraio, una con parere richiesto il
6 marzo, quella di Borrelli per la quale il parere era stato richiesto il 3
aprile. Il Ministro, pur non avendo ancora risposto a richieste risalenti
nel tempo aveva inviato al Consiglio, in data 14 aprile, solo il parere
(negativo) per Borrelli.
Il "particolare riguardo" del Ministro per il dott. Borrelli, doveva indurre
il Consiglio, a nostro avviso, ad esaminare congiuntamente tutte le
richieste (peraltro alcune presentate molto prima del dott. Borrelli),
sollecitando contestualmente il Guardasigilli alla trasmissione di tutti i
pareri. D’altra parte, dovendo esaminarsi per la prima volta una questione
rilevante, che riguardava tanti colleghi, appariva pi che opportuna una
trattazione unitaria.
Ci è stato risposto da tutti gli altri componenti della IV commissione che
la pratica era completa, che doveva essere trattata "burocraticamente", che
il Ministro poteva determinare i tempi delle sue risposte, mentre il CSM
doveva operare asetticamente, etc. etc.
La nostra richiesta è stata respinta da Primicerio, Riello, Marotta, Buccico
e Mammone.
E’ seguita una lunga discussione, molto tecnica, in cui è emerso un
orientamento negativo sulla richiesta, pur in presenza di un parere del
Ministro da molti giudicato insoddisfacente. Abbiamo sottolineato che la
decisione negativa andava preferita anche per evitare interpretazioni
"estensive" della legge che ha elevato l’età pensionabile a 75 anni su cui
abbiamo espresso, noi e l’intero consiglio, grande contrarietà.
Abbiamo proposto di chiedere un parere all’Ufficio studi (acquisibile anche
in tempi brevi) in considerazione: delle diverse opinioni espresse sulla
motivazione del provvedimento da adottare, del carattere estremamente
"tecnico" della materia e della rilevanza che la delibera assumeva per le
altre richieste pendenti. Anche questa proposta è stata respinta in blocco
dagli altri 5 consiglieri della Commissione, così come è stata rigettata la
nostra proposta di votare nella successiva riunione, già fissata per il 29
aprile, previa redazione da parte del relatore della motivazione.
Ma la "fretta" ha imposto il voto immediato con riserva da parte del
relatore (per la prima volta in IV commissione) di presentare e discutere il
29 aprile la motivazione. Di fronte ad una decisione "pasticciata", che
rendeva chiaro l’intenzione di pervenire subito e comunque ad una decisione
di rigetto da "spendere" all’esterno, abbiamo deciso di astenerci.
L’esame della "pratica Borrelli" ha dimostrato, purtroppo, che gli altri
componenti della IV commissione hanno, non solo subito la "tempistica"
decisa dal Ministro, ma hanno ritenuto di imprimere un’inaccettabile
accelerazione. Conclusione: caso pi unico che raro, in soli 15 giorni è
stata istruita -con acquisizione del parere del Ministro- e decisa una
pratica; efficienza veramente "encomiabile" che, ci auguriamo, possa essere
replicata per le numerose pratiche di ogni genere (autorizzazioni per
incarichi extragiudiziari, progressioni in carriera, etc.) pendenti in IV
commissione.
Con piacere abbiamo letto le dichiarazioni del V. Presidente Rognoni che
nella stessa serata del 15, all’esito delle decisioni della maggioranza
della Commissione, ha dichiarato che tutte le domande di riammissione in
servizio analoghe a quella di Borrelli saranno decise nello stesso plenum.

Questo il comunicato stampa del cons. Menditto rilasciato al termine della
riunione della commissione:
"Il Ministro della Giustizia in soli sette giorni ha espresso un parere in
cui ha detto no al rientro in servizio di Saverio Borrelli, mentre da due
mesi continua a non rispondere a magistrati che hanno avanzato richieste
analoghe. A fronte dì questa "accelerazione", evidentemente dovuta alla
persona del richiedente, dovendo esaminare per la prima volta una questione
che interessa tanti magistrati, sarebbe stato opportuno che il Csm trattasse
tutti allo stesso modo, esaminando congiuntamente tutte le domande fino ad
oggi presentate.
Era anche necessario evitare decisioni affrettate ed approfondire
adeguatamente le ragioni a sostegno o contro la riammissione in servizio dei
magistrati, specialmente di fronte ad un parere del ministro non del tutto
convincente.
Resta fermo che non si può accettare un’interpretazione che porti ad un
ampliamento dell’applicazione della legge che ha elevato l’età pensionabile
a 75 anni, che ha visto la contrarietà dell’intero Csm.
Purtroppo in Commissione sono prevalse logiche diverse."

14) Fuori ruolo e ricollocamento. La vicenda relativa al rientro del
dr.Asaro costituisce solo un episodio del pi generale problema legato alle
scelte in tema di fuori ruolo e di ricollocamento al suo scadere.
Affronteremo in tema con maggiore approfondimento, ma merita segnalare che i
lavori di commissione ci hanno visti in minoranza con riferimento alle
richieste di ricollocamento giunte in Consiglio nelle scorse settimane.
L’una dell’attuale segretario generale della Corte costituzionale, sulla
quale, assieme al rappresentante dei Movimenti, ci siamo astenuti, ritenendo
tutt’ altro che pacifico il ricorso al concorso virtuale. L’altra relativa
al rientro dal Ministero, con pratica aperta due giorni prima della
pubblicazione dei posti del 13 marzo; in questo caso i due rappresentanti di
Md e Movimenti hanno espresso voto decisamente contrario.
Quanto ai casi di collocamento fuori ruolo, ci siamo astenuti sulla
richiesta in favore del collega Adornato (pi noto per le vicende legate
all’incarico di assessore comunale), destinato ad uno ministero diverso da
Giustizia. Abbiamo ritenuto che l’approssimarsi al limite massimo di 200
fuori ruolo (siamo ormai oltre il 190) imponga una riflessione del
Consiglio circa criteri e priorità, così come, del resto avevamo richiesto
in sede plenaria nel dibattito allorch, nel collocare fuori ruolo alcuni
colleghi, segnalammo l’esigenza che la commissione mettesse l’intero
consiglio in grado di essere compiutamente informato e consapevole di scelte
che non possono pi a lungo essere fatte di volta in volta. Considerato che
tale approccio, condiviso anche dal vice-presidente e dalla maggioranza
consiliare, non trova attuazione nei fatti, si è scelto in commissione di
astenerci da ogni votazione su richieste di nuovi fuori ruolo.
Resta, infine, incompiuta la procedura per la revisione della circolare
nella parte in cui fissa un termine quinquennale di servizio effettivo come
condizione di accesso ad un collocamento fuori ruolo. La commissione si era
orientata (con la nostra astensione) per abbassare tale termine a 5 anni dal
DM di nomina, ma tale soluzione presenta problemi di compatibilità con le
aspettative di altri organismi costituzionali. Segnando il passo tale
soluzione, la commissione ha infine deciso di dare corso alla modifica nella
parte in cui riguarda gli organismi internazionali e, sempre con la nostra
astensione, ha proposto di collocare fuori ruolo un collega (con 4 anni e
mezzo di effettive funzioni) che da tempo ha vinto un concorso dell’UE per
un progetto in Albania e che pi volte ha segnalato l’urgenza di una
deliberazione, atteso che a metà maggio la missione avrà inizio.

17 04 2003
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