PREMESSA
Lo stato della giustizia oggi in Italia
Si è da poco concluso un anno difficile per la giustizia, sempre al centro dell'attenzione generale per il protrarsi dei problemi che da tempo la affliggono e che tutti vorremmo ormai vedere avviati a soluzione. Una giustizia spesso troppo lenta, che si svolge secondo riti e regole tecniche che sfuggono alla comprensione dei pi, con esiti spesso imprevisti, che inducono perciò taluni ad utilizzarla in modo pretestuoso, o con finalità dilatorie, e perciò ingiuste.
Una giustizia fatta di troppe leggi, di un enorme numero di processi. Al termine dell'anno di riferimento (che va dal 1 luglio 2001 al 30 giugno 2002), risultano pendenti circa 3.500.000 di processi civili, dopo che ne erano sopravvenuti oltre 1.700.000 e ne erano stati definiti pi di 1.800.000; e oltre 5.700.000 processi penali, dopo che ne erano sopravvenuti quasi 6.000.000 e ne erano stati definiti pressoch altrettanti.
Questi dati complessivi, che saranno successivamente analizzati, danno subito l'idea dell'enorme mole di lavoro svolto, e da svolgere, da parte di circa 8.500 giudici togati e di altrettanti giudici onorari. E sono circa 150.000 gli avvocati che assicurano l'assistenza legale dei cittadini. Ma occorre far fronte a una domanda di giustizia che è sempre crescente, in corrispondenza con lo sviluppo economico e sociale del Paese. Il compito di amministrare la giustizia in modo corretto, giusto e anche sollecito è veramente arduo.
Questa è, nei grandi numeri, la situazione della giustizia oggi in Italia; che si protrae ormai da anni. nonostante il grande impegno profuso in questi ultimi tempi per farvi fronte. Vi sono però, in questo quadro generale, anche elementi positivi in taluni settori, nei quali anzi vi sono margini ulteriori di miglioramento se vi saranno riforme appropriate, sul piano ordinamentale e su quello organizzativo.
Con la presente relazione, nel dare conto dello stato e dell'andamento della giustizia nel periodo di riferimento, saranno esposti i principali problemi e le connesse disfunzioni del processo civile e di quello penale. Saranno esaminati anche taluni aspetti organizzativi dell'attuale apparato di giustizia, per quanto riguarda i compiti e il modo di operare dei vari uffici giudiziari e l'attività dei magistrati che li dirigono o che ne fanno parte.
Al termine di tale esame sarà possibile fare qualche valutazione pi generale sul ruolo che, nel vigente quadro istituzionale, spetta alla magistratura nell'attuale momento storico, per i fermenti che animano la società civile; nonch sui compiti che essa è chiamata a svolgere nell'interesse della collettività.
Il problema dell'efficienza
Il grande problema da affrontare, che riguarda tutti i settori della giustizia, è quello dell'efficienza, al quale è connesso quello, che pi direttamente interessa i cittadini, del rispetto dei tempi del processo.
Sono passati ormai pi di tre anni da quando, dando attuazione alla norma di cui all'art. 6 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, venne introdotto in Italia, con il rango di norma costituzionale, accanto alle altre garanzie essenziali che devono connotare il giusto processo, il principio della sua ragionevole durata. Il nuovo articolo 111 della Costituzione mira a conseguire un preciso obiettivo: quello di costituire un sistema in cui un giudice terzo e imparziale, attraverso un processo fondato sul rispetto del contraddittorio delle parti, ammesse ad operare in condizioni di parità, possa assicurare l'applicazione del diritto in tempi ragionevoli. Il che impone una rivisitazione dell'intero ordinamento e un nuovo modo di operare dell'apparato di giustizia, che tenga conto appunto del principio di efficienza.
Il problema principale che si pone oggi nel nuovo quadro istituzionale del giusto processo è quello del contemperamento tra garanzie ed efficienza. Ma garanzie ed efficienza sono valori non contrapposti e che anzi concorrono in modo paritario alla piena ed equilibrata esplicazione della funzione giurisdizionale. L'art. 111 Cost., nell'affermare i principi-cardine di garanzia spettanti al cittadino nel processo, ha indicato - giustapponendolo agli altri - anche questo nuovo principio di effettività e tempestività della tutela giurisdizionale.
Si tratta di valori di alta civiltà giuridica, ormai acquisiti, ma non ancora attuati pienamente. Per conseguire questo risultato sono chiamati in causa non solo il legislatore, ma tutti coloro che operano nel settore giustizia, principalmente i magistrati e gli avvocati.
Il legislatore viene chiamato in causa perch, nel varare la disciplina attuativa del nuovo art. 111 Cost., dovrà assicurare il rispetto del principio della durata ragionevole del processo, modulando e contemperando con esso le regole di garanzia. Ciò tenendo anche presente che l'inosservanza del principio di effettività e tempestività della tutela giurisdizionale potrebbe comportare non solo problemi di legittimità costituzionale nell'ordinamento interno, ma anche sanzioni a livello comunitario per mancata attuazione delle riforme strutturali dirette a realizzare quel principio. Il che dovrebbe indurre il legislatore nazionale a non introdurre regole processuali che non assurgono al livello di garanzie essenziali e a valutare sempre le ricadute che le riforme possono avere sulla durata del processo...(segue) Il documento è scaricabile in versione integrale.