Comunicato sul Ddl di riforma dell’ordinamento giudiziario

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Il disegno di legge delega sull’ordinamento giudiziario oggi varato dal Consiglio
dei Ministri non porterà beneficio alcuno sotto il profilo dell’efficienza del
servizio, rappresenta un’occasione persa per una seria modernizzazione del sistema
giudiziario e contiene punti del tutto inaccettabili.
Lo spirito in cui la stessa si muove è quello della mortificazione dell’autogoverno
della magistratura, sia come Consiglio Superiore che come Consigli Giudiziari,
e dell’esaltazione della Cassazione che si cerca di riproporre in una visione
gerarchica ( come si era avuto negli anni 50 prima dell’istituzione del Csm)
come vertice organizzativo e culturale della magistratura italiana.
La logica è sempre la stessa: cercare di dividere la magistratura, dapprima
tra giudicanti e requirenti ed adesso tra merito e Cassazione. Il Csm viene
mortificato togliendogli ogni competenza in materia di organizzazione e formazione,
mirando a distruggere tra l’altro la formazione decentrata che buoni frutti
aveva dato in questi ultimi anni. I Consigli Giudiziari invece di essere potenziati,
assicurandone una adeguata rappresentatività, vengono strutturati con una presenza
minoritaria di magistrati eletti ( appena 3), con presenze esterne (due designati
dal Consiglio Regionale) prive di qualsiasi giustificazione razionale, e con
attribuzioni di compiti che li snaturano. Così è per la competenza esclusiva
che viene loro data in tema di organizzazione degli uffici ( con il prevedibile
risultato del trionfo del localismo con modelli organizzativi privi di qualsiasi
omogeneità e possibilità di confronto) e per la competenza che viene data anche
ad alcuni dei componenti non togati di partecipare alle delibere relative allo
status dei magistrati. La Cassazione viene trasformata in una sorta di anomalo
vertice con la reintroduzione di concorsi per esami e titoli per accedervi (
a dire il vero abbandonati oltre 30 anni fa avendo dato pessima prova), con
l’incardinamento della Scuola presso la stessa, con la nomina da parte del Primo
Presidente degli unici due componenti magistrati del Comitato direttivo della
Scuola, con la creazione di una Commissione speciale per il conferimento delle
funzioni di legittimità composta per tre quinti da componenti della Suprema
Corte, con l’introduzione di una indennità mensile aggiuntiva per tutti i suoi
componenti.
Va altresì rimarcato che: - diversi punti della legge delega suonano come chiaramente
incostituzionali, per la genericità della delega ( come è per la tipizzazione
delle ipotesi di illecito disciplinare, in cui manca qualsiasi parametro) o
per il contrasto con l’art. 105 Costituzione che riserva al C.S.M. assegnazioni,
promozioni e con ciò anche l’organizzazione e l’attività formativa; - viene
attribuita al Ministro un’anomala facoltà di indicare la rosa dei componenti
della Commissione speciale per le funzioni di legittimità; - le modalità con
cui viene istituita la Scuola della magistratura appaiono dirette pi a semplici
aggiornamenti periodici con impropri scopi valutativi e burocratici che ad una
efficace formazione permanente ( che senso ha la previsione che un magistrato
possa partecipare ai corsi solo ogni tre anni ?); - l’incompatibilità distrettuale
molto ampia ( con inclusione anche del distretto viciniore di cui all’art. 11
C.P.P.) e senza distinzione alcuna tra funzioni civili e penali creata per il
passaggio dalle funzioni giudicanti a quelle requirenti e viceversa introduce
uno sbarramento rigido che va verso la direzione di una separazione di fatto
delle carriere.
Anche i punti che a prima vista appaiono positivi e che rispondono ad una
ampia elaborazione della magistratura associata e della cultura giuridica, destano
preoccupazione per come sono formulati. Così è per la revisione delle circoscrizioni
territoriali degli uffici giudiziari, che, a leggere il testo, sembra preconizzare
pi il trionfo del localismo con l’istituzione di nuove Corti di Appello e nuovi
Tribunali che una ridistribuzione sul territorio degli uffici a seconda delle
effettive necessità del servizio. Anche il modo con cui è formulata la temporaneità
degli incarichi direttivi, richiesta storica della magistratura associata, non
soddisfa, non modificando in alcun modo i parametri di anzianità, merito ed
attitudine previsti dal vecchio ordinamento e perdendo l’occasione di valorizzare
il dato attitudinale.
Vi era la possibilità perch anche in questo settore delicato si desse una
forte spinta di modernizzazione e di attuazione dei principi costituzionali,
con la creazione di una vera Scuola della magistratura come struttura di formazione
permanente, con la piena attuazione dell’autogoverno, valorizzando Csm e
Consigli Giudiziari, con una distribuzione degli uffici sul territorio corrispondente
alle nuove realtà ed esigenze economiche e sociali, con la valorizzazione del
dato attitudinale.
Questa possibilità è andata persa, perch quanto si persegue non è una modernizzazione
ed una razionalizzazione, ma fini di divisione della magistratura ed il tentativo
di riprendere un controllo sulla stessa. Il risultato è in larga parte un ritorno
agli anni 50.

13 03 2002
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