La legge sulla procreazione assistita ècontro il diritto alla procreazione

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Sta per essere definitivamente varato il disegno di legge in materia di procreazione medicalmente assistita, che sui punti qualificanti ha comunque già ottenuto l'approvazione della Camera e del Senato.
Si tratta di un provvedimento che, intervenendo in una materia che investe un tratto essenziale della piena realizzazione della persona, quale il diritto alla procreazione, afferma principi e concetti che segnano un atteggiamento, trasversale tra le forze politiche, volto ad imporre, in nome di concezioni etico-confessionali, scelte violente e discriminatorie, negando alle donne la capacità di esprimere una volontà libera e autodeterminata per quel che concerne la disposizione del loro corpo e la loro scelta di maternità, e ponendo limiti antistorici ad ogni ricerca sugli embrioni.
Questi i punti caratterizzanti:
· Limite della facoltà di accesso alle coppie eterosessuali di cui sia certificata ed accertata la sterilità (con conseguente esclusione di ogni diritto per la donna sola, o per le coppie omosessuali o comunque non sterili, ma portatrici di anomalie genetiche);
· Divieto di ricorso alla fecondazione eterologa: l'intervento di un donatore esterno viene escluso, chiaramente in base ad una suggestiva equiparazione all'ipotesi di adulterio, contraria alla morale di coppia che il Legislatore pretende di sancire;
· Limite del numero degli embrioni, non superiore a tre, ed obbligo del contemporaneo impianto degli stessi: una previsione che ignora i risultati unanimi della ricerca scientifica e che espone la donna, da un lato, al rischio di una fecondazione plurigemellare, dall'altro, in caso di insuccesso, alla necessaria sottoposizione ad una nuova, e penosissima, procedura di stimolazione ormonale per la produzione dell'ovocita;
· Divieto di ripensamento della donna prima di sottoporsi all'impianto dell'ovulo fecondato: una forma di coercizione normativa - non capiamo in che forme eseguibile - che di fatto costringe al ricorso all'aborto, ben pi traumatico e penoso;
· Divieto di ogni indagine sulla eventuale presenza di malformazioni o anomalie dell'embrione, del tutto incongruente e contraddittorio rispetto alla analoga possibilità sul feto, ed alla facoltà di ricorso (almeno, sino ad oggi) all'aborto.
La legge fonda così un complesso di obblighi, di limiti, divieti e sanzioni, che segnano innanzitutto la diffidenza, la volontà di discriminazione, ed anzi, di criminalizzazione, nei confronti della sterilità, vista non come una condizione da curare, ma come un deficit da punire; ma soprattutto, che affermano la pretesa dello Stato di dettare la propria morale, di stampo oscurantista e repressivo, anche nella sfera pi intima e soggettiva dell'individuo.
La scelta di fornire all'embrione umano una tutela parificata a quella che merita l'individuo, è frutto di un'astrazione contraria al senso comune ed alla scienza, che inoltre apre una insuperabile contraddizione nel nostro ordinamento, dal momento che si spinge ben oltre la difesa accordata al feto umano: a meno che questo non costituisca, per scelta consapevole, un passaggio per procedere all'abolizione di istituti, come quello dell'aborto, ormai acquisiti alla coscienza ed al costume del Paese.
Ed infine, la constatazione del fatto per cui comunque nessuna copertura alle spese sostenute dalle coppie verrà fornita dal servizio sanitario nazionale, unita alla notoria facilità di accesso nei paesi esteri alle tecniche di fecondazione artificiale, solo che si abbiano i mezzi economici per sostenerne i costi, convince ulteriormente della logica discriminatoria e penalizzatrice che si va affermando, anche in questo settore, nei confronti dei soggetti economicamente pi deboli.
Un ulteriore strappo a quel principio di eguaglianza che la nostra Costituzione sancisce ed a cui vorremmo che ancora oggi il nostro Legislatore guardasse come ad una guida ideale, capace di orientare e di determinare le sue scelte.
Md si impegna a promuovere ed a partecipare ad occasioni di confronto pubblico, con esponenti della politica e con la società civile, per sollecitare una riflessione che, pur nel dovuto rispetto ad un provvedimento che sta per diventare legge dello Stato, deve partire dalla constatazione della inaccettabilità dei principi che in essa sono affermati.

30 12 2003
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