Una singolare coincidenza ha voluto che l'approvazione da parte della Camera della legge di controriforma dell'ordinamento giudiziario sia intervenuta proprio nei giorni in cui Magistratura democratica ha festeggiato a Roma, con una intensa due giorni, il quarantesimo compleanno. Singolare coincidenza che merita un paio di riflessioni.
I contenuti della controriforma sono ormai noti a tutti: i magistrati saranno, seppur in diverso modo, soggetti, oltre che alla legge, anche ai capi degli uffici e al ministro della giustizia; la separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri (ch di questo sostanzialmente si tratta) e il ripristino di una organizzazione rigorosamente gerarchica delle Procure metterà di fatto sotto tutela l'obbligatorietà dell'azione penale; gli uffici direttivi saranno assegnati non a chi ha autorevolezza e capacità organizzative ma a chi è stato cooptato nell'alta magistratura con appositi concorsi teorici (funzionanti, all'evidenza, come mere prove di omogeneità culturale) e ha abbandonato per un congruo numero di anni l'ufficio da dirigere; l'estraneità dal dibattito culturale e il conseguente conformismo saranno lo stigma dei magistrati che vogliono evitare noie disciplinari. Altrettanto noti sono gli obiettivi dell'operazione: completare e blindare il progetto di contrazione dei diritti sociali e civili, di smantellamento del welfare, di irrigidimento delle istituzioni in senso autoritario, ch, per ridimensionare i diritti e le libertà, occorre indebolire chi, per Costituzione, ne è tutore e garante.
Orbene, proprio per contrastare un sistema così congegnato (in vigore, nel nostro Paese, fino agli anni sessanta) è nata, quarant'anni fa, Magistratura democratica, con l'obiettivo di "democratizzare l'esercizio della funzione giudiziaria", di superare un modello di giudice "chiuso nella torre eburnea di un esclusivo tecnicismo", di realizzare il progetto costituzionale di un giudice soggetto soltanto alla legge, promotore di diritti e di eguaglianza, capace di attuare il controllo di legalità anche sull'esercizio del potere.
Il percorso per la realizzazione di questo obiettivo costituisce la storia di Magistratura democratica: un percorso contrastato (fuori, ma anche dentro l'istituzione), talora aspro, ma alla fine vincente, almeno sui punti fondamentali. Di qui mutamenti profondi nella cultura dei giudici e nelle leggi di ordinamento giudiziario. Ma di qui anche la reazione di chi non vuole una società di uguali e non tollera il controllo di legalità. E di qui, conseguentemente, la controriforma. Ovviamente Md raccoglie la sfida. Quale occasione migliore del quarantesimo compleanno per farlo?
L'avventura continua e per molti, insieme a noi, comincia. Magistratura democratica è motivata e attenta come quarant'anni fa.