[Area] da Mario Ardig̣ - appunti da intervento della prof. Urbinati il 4-11-16, durante il Congresso di Md a Bologna

mario ardigo marioardigo a yahoo.com
Lun 7 Nov 2016 08:33:56 CET


Miei appuntidall’intervento svolto dalla prof. Nadia Urbinati il 4-11-16 al Congresso di MD


 
 Vi propongo i miei appunti sull’interventosvolto dalla prof. Nadia Urbinati il 4-11-16 al Congresso di MD. Avverto che l'intervento ha riguardato anche altri argomenti.

 Oggi si trovano più giustificazioni allediseguaglianze. Il fatto nuovo è che sono condivise anche da coloro che ne sonovittime.

 Al tempo dell'ultima crisi di Wall Street, inuna relazione di una banca si scrisse che l'ineguaglianza dei redditi "nonera poi coś male", intendendo che essa era stimolo alla competizione.

 Questo è un filone di pensiero antico.

 A un Solone che voleva porre una diga allediseguaglianze tra i cittadini si contrappose un Platone che costrú un sistemapolitico di ineguali.

 Sono stati proposti storicamente moltiargomenti per giustificare la diseguaglianza. La relatrice ha ricordato Hume,Adam Smith, Mandeville, Burke, De Maistre, Nietsche, Carlyle, Friedman, VonHayek.

  Sentimenti considerati negativi per l'etica,come avarizia e invidia, stimolerebbero a migliorare e costituirebbero uncemento sociale. Queste passioni sarebbero come un radar per intercettare ibisogni e stimolare all'azione. E molti bisogni sono artificiali, oggetto diinterpretazione. Le differenze e le diseguaglianze sarebbero fattore diprogresso sociale.

  Il pensiero democratico, invece, combatte lediversità tiranniche. Ma gli sono coeve, fin dall'antichità correnti opposte,che contrastano i programmi sociali.

  Oggi, nella volontà di affermazione della"meritocrazia", si sostiene che le diseguaglianze nella società sono"meritate", frutti di insufficiente impegni po' o di doti scarse. Èl'ideologia del darwinismo sociale, dell'affermazione dei più adatti. Leineguaglianze hanno e cercano un riconoscimento sociale come "meritate".Ma si presta attenzione solo al momento iniziale della “gara” dellacompetizione, non agli esiti. Se tutti sono messi in grado di competere, comesi sostiene in questa prospettiva, non si tiene poi conto delle diseguaglianzeche ne derivano, non ce se ne scandalizza più. Ma il punto iniziale dellacompetizione, che si valuta come uguale per tutti, viene considerato da unpunto di vista ideale, non della situazione com'è veramente, dei privilegisociali.

 Così si sostiene che nessuno deve chiederealla società più di quello che riesce a ottenere. Anzi, è ritenuto sbagliatocorreggere la competizione e i suoi esiti, visti come stato di natura e noncome costruzione sociale. C'è la retorica dell'emulazione, del rimboccarsi lemaniche, che scoraggia alla rivolta contro discriminazioni  di classe. Si tratta  una vera e propria rieducazione sociale dimassa. Non si dovrebbe, secondo questa ideologia, correggere in corso d'operalà competizioni per ridurre il numero dei perdenti, nei  confronti dei quali è ammessa solo lafilantropia dei vincitori. Se non ci fossero questi ultimi, si sostiene, vale adire  i più ricchi, i vincitori nellacompetizione sociale, chi si occuperebbe dei poveri? Chi perde merita, inquest’ottica  solo benevolenzavolontaria.

  Tutto ciò distrugge la solidarietà sociale ela possibilità di redenzione delle masse dei perdenti, perché i più poverivengono spinti a farsi guerra fra loro invece di coalizzarsi control’avversario di classe.

 In democrazia invece alcuni beni non possonoessere oggetto di competizione e seguono il bisogno non la possibilitàeconomica e la vittoria nella competizione sociale. Nessuno ne può essereprivato. Ad esempio l’acqua, l’aria, ma anche altri beni indispensabili per unavita dignitosa. 

 Come esempio di quest’ultima concezionepropongo le parole di Jorge Mario Bergoglio, pronunciate il 5 novembre scorsoad un incontro con i movimenti popolari del mondo:  “In questo nostroterzo incontro esprimiamo la stessa sete, la sete di giustizia, lo stessogrido: terra, casa e lavoro per tutti [inspagnolo: tierra, techo, trabajo. Le 3-T]”. Si trattadelle rivendicazioni proposte fin dagli esordi dal socialismo storico e solo recentemente recepite anche dalla dottrina sociale cattolica. 

Mario Ardig̣ -Roma

 


 
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