[Area] da Mario Ardigò - appunti da intervento della prof. Urbinati il 4-11-16, durante il Congresso di Md a Bologna

thorgiov thorgiov a libero.it
Lun 7 Nov 2016 19:00:29 CET


Mario, ma qualche appunto sulla ottima accoglienza fatta nel congresso 
alla proposta di dar modo agli avvocati  di votare in sede di consiglio 
giudiziario sulla valutazione di professionalità dei magistrati non lo 
hai preso ? Personalmente è un argomento che mi interessa molto di più 
della dottrina sociale della Chiesa cattolica.

FELICE   PIZZI  ( Giudice del contenzioso del Tribunale di Napoli Nord )


Il 07/11/2016 08:33, mario ardigo ha scritto:
> Miei appunti dall’intervento svolto dalla prof. Nadia Urbinati il 
> 4-11-16 al Congresso di MD
>  Vi propongo i miei appunti sull’intervento svolto dalla prof. Nadia 
> Urbinati il 4-11-16 al Congresso di MD. Avverto che l'intervento ha 
> riguardato anche altri argomenti.
>  Oggi si trovano più giustificazioni alle diseguaglianze. Il fatto 
> nuovo è che sono condivise anche da coloro che ne sono vittime.
>  Al tempo dell'ultima crisi di Wall Street, in una relazione di una 
> banca si scrisse che l'ineguaglianza dei redditi "non era poi così 
> male", intendendo che essa era stimolo alla competizione.
>  Questo è un filone di pensiero antico.
>  A un Solone che voleva porre una diga alle diseguaglianze tra i 
> cittadini si contrappose un Platone che costruì un sistema politico di 
> ineguali.
>  Sono stati proposti storicamente molti argomenti per giustificare la 
> diseguaglianza. La relatrice ha ricordato Hume, Adam Smith, 
> Mandeville, Burke, De Maistre, Nietsche, Carlyle, Friedman, Von Hayek.
>   Sentimenti considerati negativi per l'etica, come avarizia e 
> invidia, stimolerebbero a migliorare e costituirebbero un cemento 
> sociale. Queste passioni sarebbero come un radar per intercettare i 
> bisogni e stimolare all'azione. E molti bisogni sono artificiali, 
> oggetto di interpretazione. Le differenze e le diseguaglianze 
> sarebbero fattore di progresso sociale.
>   Il pensiero democratico, invece, combatte le diversità tiranniche. 
> Ma gli sono coeve, fin dall'antichità correnti opposte, che 
> contrastano i programmi sociali.
>   Oggi, nella volontà di affermazione della "meritocrazia", si 
> sostiene che le diseguaglianze nella società sono "meritate", frutti 
> di insufficiente impegni po' o di doti scarse. È l'ideologia del 
> darwinismo sociale, dell'affermazione dei più adatti. Le ineguaglianze 
> hanno e cercano un riconoscimento sociale come "meritate". Ma si 
> presta attenzione solo al momento iniziale della “gara” della 
> competizione, non agli esiti. Se tutti sono messi in grado di 
> competere, come si sostiene in questa prospettiva, non si tiene poi 
> conto delle diseguaglianze che ne derivano, non ce se ne scandalizza 
> più. Ma il punto iniziale della competizione, che si valuta come 
> uguale per tutti, viene considerato da un punto di vista ideale, non 
> della situazione com'è veramente, dei privilegi sociali.
>  Così si sostiene che nessuno deve chiedere alla società più di quello 
> che riesce a ottenere. Anzi, è ritenuto sbagliato correggere la 
> competizione e i suoi esiti, visti come stato di natura e non come 
> costruzione sociale. C'è la retorica dell'emulazione, del rimboccarsi 
> le maniche, che scoraggia alla rivolta contro discriminazioni di 
> classe. Si tratta  una vera e propria rieducazione sociale di massa. 
> Non si dovrebbe, secondo questa ideologia, correggere in corso d'opera 
> là competizioni per ridurre il numero dei perdenti, nei confronti dei 
> quali è ammessa solo la filantropia dei vincitori. Se non ci fossero 
> questi ultimi, si sostiene, vale a dire  i più ricchi, i vincitori 
> nella competizione sociale, chi si occuperebbe dei poveri? Chi perde 
> merita, in quest’ottica  solo benevolenza volontaria.
>   Tutto ciò distrugge la solidarietà sociale e la possibilità di 
> redenzione delle masse dei perdenti, perché i più poveri vengono 
> spinti a farsi guerra fra loro invece di coalizzarsi contro 
> l’avversario di classe.
>  In democrazia invece alcuni beni non possono essere oggetto di 
> competizione e seguono il bisogno non la possibilità economica e la 
> vittoria nella competizione sociale. Nessuno ne può essere privato. Ad 
> esempio l’acqua, l’aria, ma anche altri beni indispensabili per una 
> vita dignitosa.
>  Come esempio di quest’ultima concezione propongo le parole di Jorge 
> Mario Bergoglio, pronunciate il 5 novembre scorso ad un incontro con i 
> movimenti popolari del mondo:  “In questo nostro terzo incontro 
> esprimiamo la stessa sete, la sete di giustizia, lo stesso grido: 
> terra, casa e lavoro per tutti [in 
> spagnolo: tierra, techo, trabajo. Le 3-T]”. Si tratta delle 
> rivendicazioni proposte fin dagli esordi dal socialismo storico e solo 
> recentemente recepite anche dalla dottrina sociale cattolica.
> Mario Ardigò - Roma
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