[Area] R: da Mario Ardigò - appunti da intervento della prof. Urbinati il 4-11-16, durante il Congresso di Md a Bologna

thorgiov thorgiov a libero.it
Mar 8 Nov 2016 19:45:51 CET


Sono d'accordo nell'invocare un criterio di reciprocità. Se l'avvocatura 
pretende il nostro rispetto, deve a sua volta smetterla di accodarsi 
agli attacchi politici rivolti continuamente ai magistrati.

FELICE   PIZZI  ( Giudice del contenzioso del Tribunale di Napoli Nord )


Il 08/11/2016 19:17, Spataro Armando ha scritto:
> Ringrazio Mario Ardigó per le sue belle e motivate riflessioni che 
> condivido in toto ed a chi mi riporto.
> Anche io ho sempre criticato, da chiunque provenisse, la povera ed 
> offensiva (anche per noi) idea di introdurre il numero chiuso per gli 
> avvocati come quella "originale" (ma priva di senso logico e di 
> considerazione della realtà) di pretendere che scelgano subito se 
> esercitare la loro professione dinanzi ai giudici di merito o dinanzi 
> alla Corte di Cassazione.
> Ci vuole rispetto per gli altri se lo si chiede per la magistratura.
> Armando Spataro
>
> Inviato da iPhone
>
> Il giorno 08 nov 2016, alle ore 12:31, PM Ardigò 
> <mario.ardigo a giustizia.it <mailto:mario.ardigo a giustizia.it>> ha scritto:
>
>> Il numero chiuso come strategia per limitare la concorrenza nel 
>> settore dell’avvocatura privata contrasterebbe con gli impegni che 
>> l’Italia ha preso aderendo all’Unione Europea. Potrebbe essere 
>> giustificato solo, come ad esempio nelle facoltà di Medicina, per 
>> esigenze di completa formazione professionale, quindi per programmare 
>> il numero degli studenti in relazione a tali esigenze, in rapporto 
>> alla limitata capacità strutturale degli atenei.
>>
>>  L’ho scritto sulla lista dell’ANM: l’idea di ridurre il contenzioso 
>> giudiziario riducendo il numero degli avvocati fa il paio con quella 
>> di ridurre le malattie riducendo il numero dei medici.
>>
>>  E poi: aumentando il numero dei magistrati, come chiediamo da anni, 
>> si aumenta anche la capacità del sistema giudiziario di trattare 
>> processi, e di trattarli in tempi più brevi, oggettivamente 
>> incoraggiando la litigiosità giudiziaria. Allora come la mettiamo?
>>
>> La logica di questi discorsi non mi convince.
>>
>>  I medici trovano malattie del corpo e della psiche e le curano.
>>
>> Avvocati e magistrati trovano malattie sociali e se ne occupano.
>>
>> Ma le malattie preesistono. Con meno medici, meno avvocati e meno 
>> magistrati è più difficile occuparsene efficacemente.
>>
>> Alla fine rimane questo fatto: noi e gli avvocati siamo dalla stessa 
>> parte della barricata, nella rivendicazione ad un miglior servizio 
>> giustizia. Disuniti contiamo di meno. Gli avvocati sono molti? 
>> Meglio. Più si è, più si conta. Le risorse per il servizio giustizia 
>> sono troppo poche e gli uffici non hanno autonomia di spesa per 
>> varare vere modifiche  strutturali e questo fa male sia  a noi 
>> magistrati che agli avvocati. Inutile poi pretendere che i dirigenti 
>> degli uffici facciano una specie di questua tra i politici degli enti 
>> locali, con tutti i rischi che comporta quando ci si presenta presso 
>> un politico chiedendo qualcosa.  E anche nell’arruolamento precario 
>> di stagisti, che lavorano a bassissimo costo ma che fanno un lavoro 
>> di qualità, non mi sento con la coscienza del tutto a posto.
>>
>>  Se noi pretendiamo, sprezzantemente, di decimare gli avvocati con i 
>> numero chiusi, quelli poi faranno lo stesso con noi invocando un 
>> disciplinare sfiancante. Ci ripagherebbero con la stessa moneta. Alla 
>> guerra come alla guerra. Ma che senso ha la guerra fra noi? C’è 
>> bisogno di buoni avvocati e di buoni magistrati. La litigiosità 
>> sociale non la creano né gli avvocati né i magistrati, categorie 
>> professinoali si limitano a gestirla a norma di legge, evitando che, 
>> come si disse fin dall’antichità, “i cittadini corrano alle armi”, 
>> vale a dire si facciano ragione da sé medesimi, con tutto ciò che 
>> comporta. Perché tanta litigiosità sociale? E’ questo che dobbiamo 
>> capire, una volta piantate le reciproche recriminazione corporative, 
>> che mi pare abbiano la stessa affidabilità che si attribuisce oggi al 
>> detto “donna al volante, pericolo incessante” o simili.
>>
>>  Ci si rinchiude, rancorosi, nella propria corporazione, e muoia il 
>> mondo “chissenefrega”!, secondo il detto fascistissimo che sembra 
>> aver fatto scuola tra i compassati signori del nord Europa. Ma si 
>> resiste solo coalizzandosi tra persone che hanno problemi analoghi. E 
>> il primo passo è il rispetto, ma direi di più, la stima reciproca, 
>> perché di stima deve parlarsi tra professionisti che svolgono 
>> mestieri simili. Chi siamo noi per pretendere la decimazione degli 
>> avvocati? Da che pulpito pontifichiamo? Sono discorsi che comprendo 
>> se fatti dalla corporazione dei tassisti (e anche lì l’Unione Europea 
>> ci tira le orecchie da tempo), ma non da gente come noi persone di 
>> legge.
>>
>>  Per quanto mi riguarda prendo questo impegno: mai più, per nessun 
>> motivo, un pettegolezzo cattivo sugli avvocati! Mai più! Difenderò le 
>> loro buone cause come se fossero le mie.
>>
>> Mario Ardigò – Roma
>>
>> *Da:*Area [mailto:area-bounces a areaperta.it] *Per conto di *thorgiov
>> *Inviato:* martedì 8 novembre 2016 09:31
>> *A:* Mario Ardigò; casa riccelli
>> *Cc:* area a areaperta.it <mailto:area a areaperta.it>
>> *Oggetto:* Re: [Area] da Mario Ardigò - appunti da intervento della 
>> prof. Urbinati il 4-11-16, durante il Congresso di Md a Bologna
>>
>> Allora al congresso qualcuno ha detto qualcosa di sensato ! Non so 
>> chi sia il dirigente dell'ANM cui tu fai riferimento, ma concordo con 
>> lui : il numero degli avvocati è eccessivo, e cresce sempre di più. 
>> Sarebbe ora di introdurre il numero chiuso, sia all'Università che 
>> all'interno degli ordini professionali. Purtroppo la giustizia in 
>> Italia serve essenzialmente, se non esclusivamente, da ammortizzatore 
>> sociale, e crea una economia di sussistenza che danneggia quella 
>> sana. Ora, non so se nella dottrina sociale della Chiesa cattolica 
>> questo problema viene affrontato. Ma qui ci vorrebbe un'enciclica a 
>> parte, che sarebbe molto più interessante di quella sull'America latina.
>>
>> FELICE  PIZZI  ( Giudice del contenzioso del Tribunale di Napoli Nord )
>>
>> Il 08/11/2016 02:03, Mario Ardigò ha scritto:
>>
>>     A Bologna non ho sentito nessuno favorevole alla proposta di far
>>     votare gli avvocati sulle nostre valutazioni di professionalità.
>>     Del resto la posizione di Area è nota.
>>       Mi può essere sfuggito? Un pomeriggio sono mancato, ma ha
>>     parlato la Camusso e non su questioni del nostro mondo.
>>     I nostri problemi non sono solo nostri. È tutto il mondo del
>>     lavoro sotto scacco. Non ci si salva da soli, nè individualmente 
>>     nè come categoria. Il quadro generale è quello esposto dalla
>>     Urbinati.
>>     Quanto alla dottrina sociale cattolica, andatevi a leggere, se
>>     siete interessati a queste cose, il discorso di Bergoglio del 5
>>     novembre ai movimenti popolari che chiede di lottare per
>>     terra,casa e lavoro per tutti (si apre così) e di impegnarsi per
>>     trasformare le democrazie dominate dal grande capitale e, infine,
>>     una vita austera contro la corruzione. Non sono cose che ha
>>     inventato lui, è l'esperienza di liberazione sociale dell'America
>>     Latina che cu arriva per suo tramite. Sono cose che non ci
>>     riguardano? Decidete voi.
>>     A Bologna ho udito parole sprezzanti di un dirigente Anm contro
>>     gli avvocati, senza distinguere buoni avvocati e cattivi
>>     avvocati: Sono troppi ha detto. Bisogna non decimarli, di più,
>>     ridurli molto di più perché sarebbero loro a far litigare la
>>     gente e a convincerla a fare causa. Io se vedi molti avvocati
>>     vedi invece molti possibili alleati nella riforma della
>>     giustizia. Più si è più si conta politicamente. Il nostro guaio
>>     di oggi è di essere isolati in società, e alcuni ci spingono ad
>>     isolarci sempre di più. A Bologna si è andati in direzione contraria.
>>       "Me ne frego!": in Europa il parlare fascista spopola. Se ne è
>>     uscito anche Juncker. I lavoratori si salvano, peró, gridando il
>>     contrario "I care!" (nella linea Kennedy>Milani).
>>     Mario Ardigò - Roma
>>
>>     ------------------------------------------------------------------------
>>
>>     *Da: *casa riccelli <mailto:riccelli91 a alice.it>
>>     *Inviato: *‎07/‎11/‎2016 23:07
>>     *A: *thorgiov <mailto:thorgiov a libero.it>
>>     *Cc: *area a areaperta.it <mailto:area a areaperta.it>
>>     *Oggetto: *Re: [Area] da Mario Ardigò - appunti da intervento
>>     della prof. Urbinati il 4-11-16, durante il Congresso di Md a Bologna
>>
>>     Se fossi venuto, avresti giudicato e udito ... "nelle tue
>>     orecchie" 😊
>>
>>     stefano celli
>>
>>
>>     Il giorno 07 nov 2016, alle ore 19:00, thorgiov
>>     <thorgiov a libero.it <mailto:thorgiov a libero.it>> ha scritto:
>>
>>         Mario, ma qualche appunto sulla ottima accoglienza fatta nel
>>         congresso alla proposta di dar modo agli avvocati  di votare
>>         in sede di consiglio giudiziario sulla valutazione di
>>         professionalità dei magistrati non lo hai preso ?
>>         Personalmente è un argomento che mi interessa molto di più
>>         della dottrina sociale della Chiesa cattolica.
>>
>>         FELICE   PIZZI  ( Giudice del contenzioso del Tribunale di
>>         Napoli Nord )
>>
>>         Il 07/11/2016 08:33, mario ardigo ha scritto:
>>
>>             Miei appunti dall’intervento svolto dalla prof. Nadia
>>             Urbinati il 4-11-16 al Congresso di MD
>>
>>              Vi propongo i miei appunti sull’intervento svolto dalla
>>             prof. Nadia Urbinati il 4-11-16 al Congresso di MD.
>>             Avverto che l'intervento ha riguardato anche altri argomenti.
>>
>>              Oggi si trovano più giustificazioni alle diseguaglianze.
>>             Il fatto nuovo è che sono condivise anche da coloro che
>>             ne sono vittime.
>>
>>              Al tempo dell'ultima crisi di Wall Street, in una
>>             relazione di una banca si scrisse che l'ineguaglianza dei
>>             redditi "non era poi così male", intendendo che essa era
>>             stimolo alla competizione.
>>
>>              Questo è un filone di pensiero antico.
>>
>>              A un Solone che voleva porre una diga alle
>>             diseguaglianze tra i cittadini si contrappose un Platone
>>             che costruì un sistema politico di ineguali.
>>
>>              Sono stati proposti storicamente molti argomenti per
>>             giustificare la diseguaglianza. La relatrice ha ricordato
>>             Hume, Adam Smith, Mandeville, Burke, De Maistre,
>>             Nietsche, Carlyle, Friedman, Von Hayek.
>>
>>               Sentimenti considerati negativi per l'etica, come
>>             avarizia e invidia, stimolerebbero a migliorare e
>>             costituirebbero un cemento sociale. Queste passioni
>>             sarebbero come un radar per intercettare i bisogni e
>>             stimolare all'azione. E molti bisogni sono artificiali,
>>             oggetto di interpretazione. Le differenze e le
>>             diseguaglianze sarebbero fattore di progresso sociale.
>>
>>               Il pensiero democratico, invece, combatte le diversità
>>             tiranniche. Ma gli sono coeve, fin dall'antichità
>>             correnti opposte, che contrastano i programmi sociali.
>>
>>               Oggi, nella volontà di affermazione della
>>             "meritocrazia", si sostiene che le diseguaglianze nella
>>             società sono "meritate", frutti di insufficiente impegni
>>             po' o di doti scarse. È l'ideologia del darwinismo
>>             sociale, dell'affermazione dei più adatti. Le
>>             ineguaglianze hanno e cercano un riconoscimento sociale
>>             come "meritate". Ma si presta attenzione solo al momento
>>             iniziale della “gara” della competizione, non agli esiti.
>>             Se tutti sono messi in grado di competere, come si
>>             sostiene in questa prospettiva, non si tiene poi conto
>>             delle diseguaglianze che ne derivano, non ce se ne
>>             scandalizza più. Ma il punto iniziale della competizione,
>>             che si valuta come uguale per tutti, viene considerato da
>>             un punto di vista ideale, non della situazione com'è
>>             veramente, dei privilegi sociali.
>>
>>              Così si sostiene che nessuno deve chiedere alla società
>>             più di quello che riesce a ottenere. Anzi, è ritenuto
>>             sbagliato correggere la competizione e i suoi esiti,
>>             visti come stato di natura e non come costruzione
>>             sociale. C'è la retorica dell'emulazione, del rimboccarsi
>>             le maniche, che scoraggia alla rivolta contro
>>             discriminazioni  di classe. Si tratta  una vera e propria
>>             rieducazione sociale di massa. Non si dovrebbe, secondo
>>             questa ideologia, correggere in corso d'opera là
>>             competizioni per ridurre il numero dei perdenti, nei
>>             confronti dei quali è ammessa solo la filantropia dei
>>             vincitori. Se non ci fossero questi ultimi, si sostiene,
>>             vale a dire  i più ricchi, i vincitori nella competizione
>>             sociale, chi si occuperebbe dei poveri? Chi perde merita,
>>             in quest’ottica  solo benevolenza volontaria.
>>
>>               Tutto ciò distrugge la solidarietà sociale e la
>>             possibilità di redenzione delle masse dei perdenti,
>>             perché i più poveri vengono spinti a farsi guerra fra
>>             loro invece di coalizzarsi contro l’avversario di classe.
>>
>>              In democrazia invece alcuni beni non possono essere
>>             oggetto di competizione e seguono il bisogno non la
>>             possibilità economica e la vittoria nella competizione
>>             sociale. Nessuno ne può essere privato. Ad esempio
>>             l’acqua, l’aria, ma anche altri beni indispensabili per
>>             una vita dignitosa.
>>
>>              Come esempio di quest’ultima concezione propongo le
>>             parole di Jorge Mario Bergoglio, pronunciate il 5
>>             novembre scorso ad un incontro con i movimenti popolari
>>             del mondo:  “In questo nostro terzo incontro esprimiamo
>>             la stessa sete, la sete di giustizia, lo stesso grido:
>>             terra, casa e lavoro per tutti [in
>>             spagnolo: tierra, techo, trabajo. Le 3-T]”. Si tratta
>>             delle rivendicazioni proposte fin dagli esordi dal
>>             socialismo storico e solo recentemente recepite anche
>>             dalla dottrina sociale cattolica.
>>
>>             Mario Ardigò - Roma
>>
>>
>>
>>
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>>             Area mailing list
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>>             Area a areaperta.it <mailto:Area a areaperta.it>
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>>             http://mail.areaperta.it/mailman/listinfo/area_areaperta.it
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>>         Area a areaperta.it <mailto:Area a areaperta.it>
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