[Area] Tempi nuovi e necessità di dialogo

mario ardigo marioardigo a yahoo.com
Sab 12 Nov 2016 07:03:18 CET


 Viviamo tempi nuovi. Per provare a capirli è molto utile il dialogo: si vedono le cose da diversi punti di vista. Una lista come Area dà molte opportunità per questo lavoro, ma non sempre vengono colte. Il dialogo si impara, occorre farne tirocinio. Non si tratta solo di proporre la propria  opinione ma di far conto anche su quella degli altri. Al termine di un vero dialogo non ci si ritrova mai come al punto di partenza. Ci si è arricchiti. Senza finire in dominio altrui.  In questi giorni si sta mettendo a punto una nuova organizzazione nel nostro associazionismo, che si chiama come questa mailing list: Area. Ci si associa per capire meglio e per fare un lavoro collettivo. Ma anche per cambiare in meglio sé stessi: è una riforma. Si stanno unendo forze che oggi vengono definite progressiste e che potremmo anche considerare parte della sinistra. A Bologna, qualche giorno fa, ho osservato che in Italia le sinistre si riformano di solito per scissione. In Area si sta quindi seguendo un percorso inverso. Questo richiede una maggiore capacità di dialogo.  Nella società contemporanea è tanto difficile raggiungere accordi stabili. Questo è uno dei suoi principali problemi. In qualche modo la recente riforma costituzionale vuole essere una soluzione. Prospetta però la transizione ad un nuovo sistema istituzionale e, come ha scritto Stefano Ceccanti, la transizione è (quasi) finita. Anche la giurisdizione finirà per esservi coinvolta, anche se formalmente non ne sono cambiate le regole fondamentali.  L'ideologia che regge la riforma, che, come è stato giustamente osservato, ha come elemento fondamentale la legge elettorale per la Camera dei deputati, è quella del partito maggioritario, un'aggregazione che non c'è mai stata nella storia della Repubblica democratica: questa ideologia è stata costruita, mi pare, anche con il contributo determinante di esponenti del cattolicesimo sociale, che figurano tra i principali artefici della revisione. Quindi: una maggioranza parlamentare coerente, organizzata intorno ad un partito, che costituisca il motore delle riforme, quindi di cambiamenti importanti nella società italiana, sotto la guida di un Governo il cui ruolo sarà piuttosto potenziato. Questo effetto di potenziamento viene però dalla combinazione di varie modifiche costituzionali, non semplici da afferrare. Ma la riforma non è di dettaglio. Vengono cambiati 50 articoli della Costituzione (ne ho contato questo numero) e 3 leggi costituzionali. Il partito maggioritario, secondo quell'ideologia, pretenderà di riformare con decisione l'Italia con il 50% e qualche cosa di forza parlamentare omogenea, di partito, tra i deputati, in una Camera dei deputati che diverrà la Camera maggiore. In una storica intervista a Pansa, Enrico Berlinguer disse che non avrebbe mai avuto una pretesa simile, volendo invece coalizzare un'area riformatrice molto più  vasta ed eterogenea. Questa era stata anche l'idea di Togliatti. Il progetto delle riforme deve, però, essere ancora scritto. E non si sa chi saranno le figure egemoni del nuovo sistema. Le recenti presidenziali americane ci segnalano che l'Occidente è gravido di novità sorprendenti. La nostra nuova Europa, travagliata tra nazionalismi risorgenti e la difficile integrazione dei nuovi popoli che ci arrivano da ogni parte del mondo, si troverà stretta tra uno strano asse tra americani e russi, apparentemente convergente. Questa è una novità assoluta, rispetto al sistema internazionale originato dopo la Prima Guerra Mondiale. Che ne pensate? In questo quadro ci sono i diritti e la giustizia sociale, che naturalmente sono collegati. La seconda presuppone un ampliamento dei primi. E quest'ultimo vede il ruolo fondamentale della giurisdizione. Che ci possiamo aspettare dal futuro? C'è chi ha poca fiducia nelle solenni dichiarazioni formali delle costituzioni e punta a suscitare un movimento di popolo, convinto che, come scrisse un foglio della Resistenza milanese, non ci sono liberatori, ma persone che si liberano. E' cosa che potrebbe coinvolgere anche l'Italia. Un movimento democratico di base di quel tipo  e un partito maggioritario: si possono immaginare scintille.   E infine: l'ideologia del "merito", che giustifica le diseguaglianze (rimando all'intervento della Urbinati a Bologna), finirà per avere un'incidenza negativa sui diritti sociali, come in effetti la sta già avendo?  E' una questione che riguarda anche il nostro  micromondo professionale di magistrati, che attraverso questa lista si apre a molte altre persone. L'attribuzione dei posti migliori, in particolare quelli di comando (per quanto per ora in genere non generino maggiori redditi salvo che per i dirigenti del Ministero), viene concepita come riconoscimento di un potere, giustificato da un modo di essere del singolo, il quale ha "meritato". Si guarda al passato del singolo, gli si riconosce il "merito", e lo si "premia" con un certo posto. Quello, naturalmente, non vuole più tornare indietro, nella truppa. Sono quindi risorte le "carriere". E' come con i deputati, che rimangono "onorevoli" anche cessato il servizio parlamentare. Questo è un effetto che storicamente è stato ripudiato dalle formazioni dell'associazionismo giudiziario che stanno per unificarsi in Area. Si va in un certo posto per svolgere un servizio. Non vengono valutate solo le prestazioni del singolo come tale, ad esempio le sue pubblicazioni e le sue sentenze, ma il modo con cui interagisce positivamente con l'ambiente professionale. Perché sempre più il nostro lavoro si avvicina a quello delle altre alte professionalità e si esercita in gruppi di lavoro, in particolare nel servizio del pubblico ministero. Il risultato non va attribuito al "capo", ma al gruppo, per cui uno, terminato il servizio come capo poi può tranquillamente tornare ad essere solo membro del gruppo di lavoro, avendo le stesse soddisfazioni professionali. Questo è uno sviluppo del distinguersi solo per le funzioni, tipico dei magistrati su base costituzionale. E' un modo di lavorare che tendenzialmente è un po' diverso da quello prospettato dall'ideologia del partito maggioritario. Anche qui, come in passato, ci saranno scintille. Il partito maggioritario della nuova Repubblica si sentirà limitato dall'azione della magistratura che lavora in questo modo, o cercherà di gerarchizzarla per renderla coerente con il suo programma politico?  Quando azionerò il tasto INVIA, queste riflessioni perverranno a un numero di persone enorme rispetto a quello che quotidianamente frequento. Ecco la grande opportunità. Mi interessa come la pensano.  Ho scritto delle note sulla riforma costituzionale e con esse, diffondendo un file, ho stimato di aver raggiunto circa un migliaio di persone (a proposito: invierò il file a chi me lo chiederà). Ed invece è diventato tanto difficile il modo tradizionale di diffondere le idee, ad esempio organizzando un convegno. La gente non ti ci viene.Mario Ardigò  Roma  
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