[Area] R: vi sono ragioni di sinistra per votare si

mario ardigo marioardigo a yahoo.com
Sab 26 Nov 2016 04:37:30 CET


  Il trumpismo ha fatto scuola in entrambi i fronti e scarseggia gente che sappia parlare dei contenuti specifici della revisione costituzionale.  Al  referendum, così, i più voteranno emotivamente, in base a simpatie o antipatie personali e agli slogan che sentono urlare.  Bisogna, ad esempio, spiegare il senso di un Senato ridotto allo stato larvale.  Si andrà più veloci di adesso, si dice. Ma non è detto che avvenga, perché le due Camere avranno struttura diversa, si rinnoveranno in tempi diversi e quindi potranno avere maggioranze diverse. E il Senato può mettersi di traverso in tutte le  materie legislative. In alcune può proprio impedire di legiferare, come sulle riforme costituzionale, i trattati europei e la struttura delle autonomie locali. A causa di una infelice formulazione dell'elenco delle leggi bicamerali, nel nuovo art. 70, 1° comma, della Costituzione può intendersi che la legislazione bicamerale comprenda tutta l'attuazione della normativa europea. Ma anche nelle materie monocamerali, in cui l'ultima parola sarà alla Camera dei deputati, il Senato potrà proporre modifiche con necessità di una seconda deliberazione della Camera di deputati. Oggi il rimbalzo tra le Camere è un caso raro. Ma attualmente le due Camere sono molto simili, alcuni dicono ciascuna un doppione dell'altra anche se non è proprio così, ed esprimono maggioranze parlamentario coerenti. Dopo la revisione costituzionale potrebbe non essere più così. Ci saranno meno leggi da fare, si aggiunge. Il 70% della normazione deriva da direttive e regolamenti dell'Unione Europea direttamente applicabili nella Repubblica. Temo che questa stima sia largamente in eccesso. Tanto è vero che ogni anno si approvano una "legge europea" e una "legge di delegazione europea" mediante le quali si conforma il diritto italiano a quello europeo. Si  è stimato, appunto, che circa il 70% della legislazione statale sia attuativa di normativa europea. A voler intendere in un certo senso il nuovo art.70, 1° comma, della Costituzione, tutta questa legislazione sarà bicamerale. Non era questa naturalmente l'intenzione degli autori della revisione costituzionale. Volevano fare riferimento specifico alla legge 234 del 2012 (e future modificazioni) che regola il modo in cui il Parlamento e le autonomie locali possono dire la loro nella fase di formazione della normativa europea e il modo in cui si deve controllare l'attuazione di quest'ultima. Ma sintatticamente si può intendere molto di più. Di questi infortuni, sostengono i costituzionalisti, è piena la legge di revisione costituzionale. Comunque, anche se si ritengono monocamerali le leggi di attuazione della normativa europea, in tutta questa legislazione il Senato potrà deliberare richieste di modifiche. Potrebbe anche non farlo, però. Ma se, come possibile, e anzi nell'attuale situazione politica altamente probabile, si formassero maggioranze diverse tra le due Camere, lo farà senz'altro, si metterà di traverso, rendendo impossibile approvare tutte le leggi bicamerali, tra le quali quelle di ratifica dei trattati europei.  Poi c'è da considerare un altro argomento: siamo proprio certi che l'area della legislazione statale continuerà a ridursi? C'è da dubitarne, perché la revisione costituzionale non solo piazza nella legislazione esclusiva statale molte materie che ora sono di competenza regionale, ma addirittura consente alla legislazione statale, però solo su iniziativa del Governo, di ingerirsi in tutte le materie di competenza regionale e questo sulla base di criteri  molto elastici, ad esempio l'interesse nazionale e l'uniformità di trattamento dei cittadini sul territorio nazionale. Ma le Regioni furono istituite proprio per legiferare e programmare seguendo le particolarità locali! Un Governo estroso potrebbe ridurre anche le Regioni allo stato larvale. E i politici che caldeggiano la riforma sembrano piuttosto ardimentosi in merito. Alcuni disprezzano le Regioni. Volevano addirittura un Senato composto solo da sindaci. Perché? Perché sono i Governi regionali le vere remore per i progetti dei Governi Nazionali: infatti sono enti di programmazione al pari dei Governi nazionali. La situazione dei Comuni è molto più debole. Al massimo possono riuscire ad aggregarsi nelle Città metropolitane, quindi ad esprimere una qualche programmazione a livello delle attuali Province; ma soprattutto le Città metropolitane condividono un po' la situazione del Senato, non hanno un rapporto diretto con il corpo elettorale. E' più facile quindi per Governi "forti", come quelli che i riformatori auspicano,  avere ragione di circa ottomila sindaci che di venti Regioni, utilizzando, come dire, il bastone e la carota, manovrando sulle risorse, come la legge di revisione consente ampiamente, e sulla politica locale, fino addirittura, in caso di riottosità irriducibile, a provocare una crisi politica. Per inciso, i senatori-sindaci, se perderanno il posto da sindaci, perderanno anche quello da senatori. .  Si citano Togliatti, Dossetti e Mortati per convincere chi è orientato a sinistra ad approvare la riforma. La situazione politica però è un po' diversa da quella degli anni Cinquanta. All'epoca un socialista poteva immaginare che quelli che stavano peggio fossero in maggioranza e che, ben organizzati ideologicamente, potessero produrre un Parlamento e un Governo socialista. Una maggioranza effettiva nella nazione che attendeva di diventare maggioranza parlamentare. Allora si era insofferenti verso tutti i meccanismi di garanzia che si supponeva si sarebbero frapposti al progetto socialista di riforma della società, limitando quelle maggioranze parlamentari. L'esperienza politica dagli anni Sessanta è andata in senso diverso: la Corte Costituzionale è stato il motore dell'adeguamento costituzionale della normativa, quindi  ha funzionato in senso di progresso sociale. Il bicameralismo perfetto ha frenato tanti avventurismi (ma fino ad un certo punto: la riforma costituzionale del 2005, abortita al referendum, è stata bicamerale).Ora siamo però nell'era del trumpismo. Le maggioranze di chi sta peggio votano a destra, apparentemente contro il loro interesse. Che alleanza ci può essere tra un Paperon de' Paperoni e un metalmeccanico di Detroit? Eppure...  I grandi capitalisti hanno mano libera e i Governi "forti" e "veloci" li assecondano. Ma non serve una maggioranza effettiva nella nazione per raggiungere questo risultato: basta essere la maggiore delle minoranza e la legge elettorale per la Camera dei deputati ti proietterà ad una maggioranza assoluta che nessuno partito, mai, prima d'ora ha avuto. Salvo poi constatare, come potrebbe avvenire al prossimo referendum, che, sì, si è fatta valere la propria maggioranza parlamentare per così dire "artificiale", frutto di "premio" di maggioranza, ma poi nella nazione non è veramente maggioranza. E, con la propaganda aggressiva di questi giorni, un degrado che io non ho mai visto nella mia vita, invece di aprire gli occhi su questa realtà sembra che si vogliano chiudere quelli dei votanti, fascinandoli con effetti speciali. Concludo osservando: la riforma costituzionale in decisione mette il Governo nazionale al centro dell'asse istituzionale e politico. E' l'obiettivo dichiarato dai riformatori. "No a governicchi!", è la parola d'ordine. E' una situazione che si è vissuta nel ventennio del fascismo storico. Anche allora governi populisti dominarono larve parlamentari e le poche autonomie locali. Altri tempi, certo...Mario Ardigò - Roma  

    Il Venerdì 25 Novembre 2016 13:42, Gioacchino Romeo <gioarom a alice.it> ha scritto:
 

  Molto francamente, e a prescindere da argomentazioni politicamente controvertibili ad infinitum (e senza contare i tanti problemi di diritto che pone l'attuale testo), trovo davvero singolare l'affermazione di una "aggressività del fronte del NO".
 Allora, giusto per rinfrescare la memoria con uno dei tanti eventi recenti (ma ovviamente è solo uno dei tanti, se perfino Mattarella ha sentito il bisogno di convocare il presidente del consiglio per invitarlo ad abbassare i toni: la qual cosa significa, quanto meno, che toni aggressivi e accesi erano, e sono, praticati hinc et inde):
 http://www.corriere.it/politica/16_novembre_20/de-luca-inno-clientelismo-70c15218-aefe-11e6-8815-37f3520714e8.shtml.
  Poi capisco che il tifo può far apparire che l'aggressività appartenga solo al versante opposto e non anche al proprio.
 Gioacchino Romeo
  
 Il 25/11/2016 13:11, Manunta Marco ha scritto:
  
 
     Condivido in pieno le pacate considerazioni di Giancarlo Avenati Bassi e confesso di essere esterrefatto di fronte all’aggressività del fronte del NO. Vengono prospettati pericoli gravi e incombenti per la democrazia in conseguenza dell’abolizione del bicameralismo perfetto. Ma in proposito si trascura completamente l’attuale ruolo del Parlamento nella funzione legislativa: da anni, ormai, oltre il 70%  delle norme nazionali sono dettate o determinate dalle Istituzioni comunitarie; cioè, la nostra vita è regolata o direttamente dalla normativa europea (regolamenti e sentenze della Corte di Giustizia) o indirettamente (direttive che devono essere attuate con l’emanazione di opportune norme nazionali). E’, quindi, chiaro che, rispetto al Parlamento bicamerale disegnato dai Costituenti, cui era affidato il pressoché totale compito di dettare le regole e regolare la vita dei cittadini, oggi il ruolo del potere legislativo si è, di fatto, fortemente ridimensionato. E già qui si pone un’elementare riflessione: un Parlamento bicamerale con un numero record di deputati e senatori non sarà, forse, sovradimensionato?  Molti si stracciano le vesti sul “vulnus” alla democrazia e sulla lesione dei diritti fondamentali causati dalla riforma. Nessuno, però, si pone il problema di come quel 70% di norme eterodeterminate entra a far parte del nostro ordinamento. Ricordo, come argomento di riflessione, che fu la Corte Costituzionale con la sentenza n.183 del 1973 a descrivere e riassumere il meccanismo di adeguamento  “automatico” alla normativa europea ricordando, a proposito del Trattato allora vigente (ora trasfuso nel nuovo) che “ il secondo comma dell'art. 189 stabilisce testualmente: ‘Il regolamento ha portata generale. Esso è obbligatorio in tutti i suoi elementi, e direttamente applicabile in ciascuno degli Stati membri’”. In proposito la Corte ha rilevato che tale meccanismo di adeguamento automatico “trova sicuro fondamento di legittimità nella disposizione dell'art. 11 della Costituzione, in base alla quale  ‘l'Italia consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un  ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni’, e quindi  ‘promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo’”. In sostanza, quindi, la “generosa” limitazione di sovranità prevista dall’art.11 è stata prevista dai Costituenti per favorire la pace ed è tuttora il meccanismo che consente l’adeguamento automatico del nostro ordinamento; adeguamento che non prevede e non consente alcun vaglio preventivo o successivo di legittimità costituzionale, come chiarito dalla stessa Corte nella sentenza n.183.  E’ chiaro che l’art.11 non poteva e non può essere modificato, essendo ricompreso nei sacrosanti principi generali della prima parte della Costituzione, ma a questo punto non si capisce perché, invece di gridare all’inaccettabile limitazione della democrazia nazionale per l’abolizione del bicameralismo perfetto, non ci si occupi minimamente del deficit di democrazia delle Istituzioni comunitarie, da cui proviene la stragrande maggioranza delle norme in vigore sul territorio nazionale. Deficit di democrazia ampiamente denunciato in passato e solo parzialmente rimosso dal Trattato di Lisbona. Sempre a proposito di democrazia ben poco si parla di un aspetto non secondario della riforma: le modifiche in tema di referendum e di leggi di iniziativa popolare. Le novità sono molto importanti, perché rendono più concreta e attuabile la democrazia diretta. La riduzione del quorum è fondamentale. Ho attivamente partecipato ai movimenti per la gestione pubblica del servizio idrico e per il riconoscimento  del diritto all’acqua e quando si è avviata la campagna di raccolta delle firme per l’abrogazione del Decreto Ronchi, approvato dal Governo Berlusconi e che imponeva la privatizzazione dei servizi idrici, era enorme la preoccupazione di non raggiungere il quorum,  nonostante le oltre 1.000.000 di firme ottenute. La grande partecipazione popolare del 2011 ha scongiurato il pericolo del fallimento, ma la rilevante riduzione del quorum ora prevista dalla riforma (nel caso in cui si siano raccolte almeno 800.000 firme), può assicurare il successo di iniziative importanti, trascurate dai partiti e osteggiate dai governi (forse l’ultimo referendum tenuto, sulle “trivelle”, avrebbe avuto un diverso esito). Anche l’obbligo per il Parlamento di esaminare prioritariamente le proposte di legge di iniziativa popolare tende ad assicurare l’effettività di un importante strumento di democrazia diretta : personalmente ho contribuito a predisporre una proposta di legge sul servizio idrico con raccolta delle firme necessarie. La proposta, che risale a dieci anni fa, ha attraversato le varie legislature intonsa e l’esame in commissione è stato avviato solo nella presente legislatura: una beffa per i cittadini proponenti, che viene opportunamente corretta con la riforma. Il tutto con buona pace dei crociati del NO che preferiscono lasciare tutto com’è!       From: Spataro Armando  Sent: Tuesday, November 22, 2016 8:10 PM To: sefucci a tiscali.it  Cc: Allegra Stracuzzi ; area aperta  Subject: Re: [Area] R: vi sono ragioni di sinistra per votare si       È bene, peró, ricordare anche che varie leggi-vergogna sono state bloccate grazie al bicameralismo dopo l'approvazione con voto di  fiducia da un ramo del Parlamento. Se fosse stato in vigore il sistema che si vuol imporre al Paese quelle leggi sarebbero oggi in vigore. Alla faccia del brand pubblicitario secondo cui la riforma non riguarda la tutela dei diritti dei cittadini. Ed altri esempi riguardanti settori diversi da quello della giustizia potrebbero essere fatti A. Sp.
 
 Inviato da iPhone 
 Il giorno 22 nov 2016, alle ore 17:53, "sefucci a tiscali.it" <sefucci a tiscali.it> ha scritto:
 
  
 Per quanto mi riguarda è sufficiente ricordare il potere di interdizione che hanno esercitato (e continuano ad esercitare) alcuni partiti che pur avendo una forza elettorale molto limitata hanno potuto bloccare l'approvazione di alcune leggi  che andavano contro i loro interessi personali proprio sfruttando la necessità di un doppio passaggio legislativo (Camera-Senato) imposto dal bicameralismo perfetto, doppio passaggio che crea occasioni per negoziare a prescindere  dall'interesse generale.
 SF
 
 Il 22.11.2016 17:41 u.nannucci a alice.it ha scritto: 
   puoi precisare quali danni ha provocato il bicameralismo perfetto? la storia del ritardo determinato dal doppio passaggio non è stata adeguatamente smentita da chi ha voluto vedere i dati statistici? grazie nannucci      From: sefucci a tiscali.it Sent: Tuesday, November 22, 2016 5:32 PM To: Giancarlo Avenati Bassi Cc: 'Allegra Stracuzzi' ; 'area aperta' Subject: Re: [Area] R: vi sono ragioni di sinistra per votare si      Come effettivamente funzionerà una legge (anche questa), lo si potrà vedere solo se e quando verrà approvata e applicata.
 Fermo restando che tutte le critiche legittimamente formulate devono essere esaminate senza preconcetti, temo che alcune posizioni non tengono conto del danno che il bicameralismo perfetto ha  provocato finora e può provocare in futuro.
 Una realtà politica frammentata, come quella italiana, è stata prodotta anche da questo sistema costituzionale, oltre che da leggi elettorali che hanno incoraggiato la frammentazione dei partiti alcuni dei  quali su base strettamente "personale".
 Sergio Fucci
 
 Il 22.11.2016 16:58 Giancarlo Avenati Bassi ha scritto: 
 E secondo te, chi sta fuori lo fa per caso o perché  in questo modo consente
la elezione di un presidente non sgradito?

 La riforma è stata fatta proprio  nella previsione  che una o più forze
politiche possano essere contrarie a qualsiasi candidatura e bloccare anche
per sempre l'elezione del presidente.
 Prevedere che se le forze di opposizione stanno  fuori dall'aula, chi è
dentro possa eleggere un presidente sblocca il sistema e consente alle forze
di opposizione di decidere se   entrare e votare un proprio candidato o se
stare fuori e consentire alla maggioranza di eleggere il presidente .
 Anche in tal  caso sarebbe un presidente di tutti, perché eletto con
l'astensione di un gruppo che esce dall'aula.
E' una forma raffinata di democrazia, che consente alla parte che non vuole
compromettersi  con il proprio elettorato, di influire comunque
sull'elezione del presidente. 
 Come accadde con la non sfiducia al governo Andreotti nel 1976 quando il
P.C.I si astenne uscendo al senato dall'aula.  La maggioranza quindi
dovrebbe cercare un nome che ottenga che le opposizioni si astengano uscendo
dall'aula. 
 
Se invece la minoranza entra nell'aula e vota il suo candidato,   quello
della maggioranza non passa. Ma la maggioranza potrebbe sbloccare la
situazione votando a sua volta quello delle minoranza.  O addirittura
uscire.
Il caso non è peregrino. Per esempio  quando il Movimento 5 stelle candidava
Rodotà,  poteva o uscire o insistere su Rodotà ed il P.D. avrebbe potuto
anche lui votare Rodotà.

L'equivoco è ignorare che,  data una regola, le forze politiche si atteggino
di conseguenza. Quindi se il quorum è sui presenti le forze politiche
valuteranno se presenziare o no e consentire quindi o meno l'elezione di un
presidente proposto da altri.
Nessuna deriva autoritaria, ma una possibilità in più per l'opposizione di
graduare la propria influenza.       
Giancarlo    


-----Messaggio originale-----
Da: Allegra Stracuzzi [mailto:a.stracuzzi a stracuzzi.it] 
Inviato: martedì 22 novembre 2016 14:43
A: 'Giancarlo Avenati Bassi'; 'Giudice Manna'; 'area aperta'
Oggetto: R: [Area] vi sono ragioni di sinistra per votare si

Per amor di verita'....la riforma non innalza il quorum per il Presidente
della Repubblica, bensi' lo abbassa, riducendolo, dalla settima votazione,
alla maggioranza dei tre quinti dei votanti (quindi basta che poche persone
non si presentino e se lo elegge la maggioranza da sola!)

Nuovo art. 83
L'elezione del Presidente della Repubblica ha luogo per scrutinio segreto a
maggioranza di due terzi della assemblea. Dal quarto scrutinio è sufficiente
la maggioranza dei tre quinti dell'assemblea. Dal settimo scrutinio è
sufficiente la maggioranza dei tre quinti dei votanti.

art. 83 vigente
L'elezione del Presidente della Repubblica ha luogo per scrutinio segreto a
maggioranza di due terzi dell'assemblea.
Dopo il terzo scrutinio è sufficiente la maggioranza assoluta.

A. Stracuzzi

-----Messaggio originale-----
Da: Area [mailto:area-bounces a areaperta.it] Per conto di Giancarlo Avenati
Bassi
Inviato: lunedì 21 novembre 2016 13:28
A: 'Allegra Stracuzzi' <a.stracuzzi a stracuzzi.it>; 'Giudice Manna'
<giudicemanna a virgilio.it>; 'area aperta' <area a areaperta.it>
Oggetto: [Area] vi sono ragioni di sinistra per votare si

Carissimi, sono iscritto da anni alla m.l. di Area, ma non ho mai inviato
nessun messaggio e non ho mai partecipato a nessun dibattito. Un po' per
timidezza, un po' perché non avevo tempo, un po' perché non mi sentivo
all'altezza.
 
Oggi mi decido a scrivere del referendum non perché abbia la presunzione di
dire cose mai dette o l'ambizione di convincere qualcuno, ma per far
presente che non necessariamente chi voterà "si"  rinnegherà il suo essere
di sinistra.
 
L'altra sera ero a cena con un notaio, il quale mi diceva che avrebbe votato
"no" , facendomi presente che tutti i privilegi del notariato sarebbero
stati più al sicuro con il bicameralismo perfetto che con la nuova
costituzione.  Vi ricordate le "lenzuolate" di Bersani ?  Ebbene, tra
l'approvazione alla camera, la trasmissione  al senato, il ritorno alla
camera, le lobbyes le hanno bloccate e svuotate.
Ogni corporazione si troverebbe di colpo vulnerabile: i tassisti, i
farmacisti, i titolari di pubbliche concessioni ecc.  

Il discorso che secondo me va valutato è proprio questo: il bicameralismo
perfetto non consente nessun cambiamento, non consente nessuna eliminazione
delle rendite di posizione e dei privilegi acquisiti, non consente nessun
superamento delle diseguaglianze. 
Certo, mi si obietterà, nello stesso modo impedisce lo smantellamento del
sistema di garanzie e di diritti costruito nel secolo scorso. E' vero, ma
alla fine dobbiamo verificare se il ruolo della sinistra oggi sia quello di
conservare i territori già conquistati o continuare a conquistarne di nuovi.
Se ci sia più da difendere che da conquistare.    Ci sono tanti  versanti
sui quali si è all'anno zero sui quali si porterebbe finalmente incidere.
Non siamo stanchi di votare partiti che presentano completissimi programmi
di governo, sapendo che sono del tutto irrealizzabili?
  
La riforma costituzionale è mal fatta, è ' vero, ma questo è anche il segno
di come il bicameralismo imponga una ricerca del compromesso che alla fine
snatura ogni legge. Molti concordano che fosse meglio scritta la prima
proposta del governo, piuttosto che la riforma poi licenziata dal
parlamento, dopo una doppia lettura.  E' possibile però fare in tempi
prossimi una riforma scritta meglio?  E con chi?. Come non vedere che
nessuna forza politica oggi vuole concedere il merito all'altra di portare a
compimento una riforma che sia una? 

Bisogna poi considerare che una parte dello schieramento del no è ispirato
all'antipolitica e che la vittoria del no finirà per ingrandire le schiere
di chi smetterà di sperare che il sistema tradizionale abbia in sé la
capacità di riformarsi. Tutto questo non illudiamoci, non porterà risultati
buoni né per la sinistra né per l'Italia. 
La prossima riforma costituzionale non lo farà più Renzi, la farà un Trump
italiano.
Ci salveranno i professori  da una riforma targata Briatore?  
Tutto questo dico, sapendo che non convincerò nessuno   a cambiare idea, ma
perché trovo francamente eccessivo che  chi opta per il no abbia
l'atteggiamento di chi stia salvando l'Italia e  la democrazia e non esiti
ad esprimere netta disistima verso chi propende per il si.
   
Nel merito pur stando io molto sulle generali, mi sembra di dover
sdrammatizzare le argomentazioni  comparse su questa m.l.  a partuie da
quelle di Imperato            
  
Il contributo di Marco Imperato ripercorre alcune tra le argomentazioni più
in voga del cosiddetto "fronte del no". Per maggiore chiarezza le tratterò
sinteticamente, una per una.
1-      Il metodo di discussione e approvazione della riforma.
La proposta iniziale presentata al Parlamento, vedeva il coinvolgimento
delle due principali forze politiche del Paese: pd e pdl. In seguito
all'elezione del Presidente Mattarella, per motivi del tutto estranei al
contenuto del ddl costituzionale, il pdl decise di bloccare il progetto di
riforma, prendendo posizione contraria.
La scelta del Governo è stata, dunque, quella di sottoporre al Parlamento un
ddl che già presentava importanti punti di convergenza (oltre che
riflessioni ereditate dal lavoro di ben tre commissioni bicamerali e dei
gruppi di costituzionalisti interpellati dal Presidente Napolitano prima, e
da Letta poi). 
La discussione è durata due anni e ha dato luogo a modifiche profonde del
testo iniziale (con riguardo al nuovo senato, tra le tante).
La legge costituzionale è stata approvata a maggioranza assoluta in seconda
votazione cosicchè, ex art. 138 Cost., si è ricorsi al referendum
oppositivo, nel solco del dettato costituzionale.
Questo, naturalmente, per quanto attiene alla forma, certamente rispettata.
Veniamo ora alla sostanza, con alcune precisazioni.
Sostiene Imperato come il Parlamento, eletto con legge elettorale dichiarata
illegittima, non avesse l'autorevolezza per approvare una riforma così
ampia. Opinione senz'altro rispettabile ma eminentemente politica, dal
momento che senatori e deputati, a seguito della sentenza 1/2014, sono
rimasti pienamente legittimati. 
L'opinione politica contraria considera la riforma della Costituzione più
che mai urgente, per i motivi che si avrà modo di spiegare in seguito.
Pertanto, approva la scelta di un Governo che, in ossequio alle promesse
fatte in sede di rielezione del Presidente Napolitano, si è proposto di
avviare la discussione in Parlamento, senza cedere al ricatto del pdl
(medesima dinamica affossò la bicamerale D'Alema del 1997).

2-      Nuovo Senato.
Frutto di un compromesso al ribasso tra la dc e il pci, il Senato italiano
può definirsi, fin dal 1948, un "personaggio in cerca d'autore": seppur
adibito alle medesime funzioni della Camera dei Deputati, presenta infatti
sostanziali differenze quanto alla sua composizione:
-          I senatori sono eletti su base regionale e debbono avere più di
quarant'anni;
-           circa 4 milioni di elettori sono esclusi dal voto
(diciotto-venticinquenni).
Tali peculiarità contribuiscono alla formazione di maggioranze falsate,
molto spesso dirette a garantire la sopravvivenza dell'esecutivo, più che a
sostenere l'attuazione di un preciso programma politico.
Di talché, non solo il Senato non costituisce un effettivo contropotere ma
concorre alla costituzione di Governi fortemente instabili (più di sessanta
in soli settant'anni di Repubblica).
Da qui l'urgenza di una riforma che attribuisca al Senato una nuova veste,
anche nell'ottica di un bilanciamento con la necessaria modifica del titolo
V della Costituzione.
Una Camera dei territori che si faccia interprete dei rapporti tra Comuni,
Regioni, Stato e Unione Europea e con competenze (tra le altre) che si
estendono al controllo sull'attuazione delle leggi nonché sulle nomine
governative, potrebbe effettivamente divenire quel "contropotere" oggi tanto
invocato. 
Pertanto, la tesi di Imperato, secondo cui una modifica del Senato
costituirebbe un vulnus democratico, non è condivisibile.
Se da un lato non si può prescindere dal confronto politico, va rammentato
altresì come le istituzioni siano tenute a fornire adeguate risposte ai
cittadini: una moltiplicazione dei centri di spesa e di decisione non
garantisce la qualità della vita democratica; ben sarebbe possibile,
altrimenti, immaginare tre, quattro o cinque Senati, tutti con le medesime
funzioni.

3          La legge elettorale.
La legge elettorale, come noto, non sarà oggetto del referendum. L'Assemblea
Costituente, infatti, decise di non inserire nella Carta la materia
elettorale. Agli atti si legge come il sistema elettorale sia stato
considerato inevitabilmente fluttuante, e cioè variabile rispetto ai
mutamenti storico-politici nel breve periodo. 
Prendere posizione sul referendum in base al sistema elettorale vigente
pare, pertanto, del tutto illogico. Ad oggi l'Italicum è al vaglio della
Consulta; nei giorni passati, inoltre, si è raggiunto un accordo di massima
sulla sua modifica e non potremmo, certo, sapere, cosa accadrà in caso di
nuove elezioni, qualora alla vittoria del no seguisse una crisi di Governo.
Tutto ciò non toglie l'ovvia considerazione che la materia elettorale sia
direttamente connessa alla nostra architettura costituzionale. Tanto che,
sosteneva Calamandrei, i lavori dell'Assemblea fecero sempre implicito
riferimento al modello proporzionale.
Orbene, da circa vent'anni in Italia si è optato per sistemi elettorali
misti o proporzionali con correttivi maggioritari (l'Italicum, attualmente
in vigore, conferma questa tendenza).
Da qui, un motivo ulteriore per sostenere l'urgenza di una riforma che
prenda atto del mutato contesto politico, intervenendo sul quorum
deliberativo per l'elezione del Presidente della Repubblica (innalzandolo) e
sulla nomina parlamentare dei giudici della Consulta (La Camera ne esprimerà
soltanto tre, gli altri due saranno nominati dal Senato). E' quindi
necessario concentrarsi sulle modifiche apportate dalla riforma,
considerando come non vi sia alcun pericolo di deriva autoritaria laddove,
addirittura, si opera un rinforzo degli organi di garanzia, proprio alla
luce della mutevolezza dei sistemi elettorali.

Cordialmente. Giancarlo Avenati Bassi 





-----Messaggio originale-----
Da: Area [mailto:area-bounces a areaperta.it] Per conto di Allegra Stracuzzi
Inviato: domenica 20 novembre 2016 11:07
A: 'Giudice Manna'; 'area aperta'
Oggetto: [Area] R: referendum costituzionale

Aggiungo la versione video 

Tommaso Montanari https://youtu.be/yzxqqZV62zA


-----Messaggio originale-----
Da: Area [mailto:area-bounces a areaperta.it] Per conto di Giudice Manna
Inviato: domenica 20 novembre 2016 10:40
A: 'area aperta' <area a areaperta.it>
Oggetto: [Area] referendum costituzionale

Penso sia un link interessante, da cui trarre ulteriori argomenti a favore
del NO

 

http://download.kataweb.it/micromega/cosino.pdf

 




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