[Area] Perchè voto NO

sefucci a tiscali.it sefucci a tiscali.it
Sab 26 Nov 2016 16:21:34 CET


  

Trascrivo di seguito l'opinione espressa dal prof. G. Visentini sul
referendum costituzionale, al solo scopo di evidenziare quanto diversi
sono i giudizi non solo sulla riforma ma anche sulla stato attuale delle
cose.
Buona lettura.
Cordialmente
S. Fucci

"Visentini, referendum: "Le
ragioni del mio SI' e i pericoli del NO" 
26 novembre 2016 - 08:01 di
Gustavo Visentini [20] 
Gustavo Visentini, illustre giurista, docente
della Luiss e avvocato, spiega le ragioni che lo inducono a votare SI'
al prossimo referendum sulla riforma costituzionale e i rischi che si
corrono se vincesse il NO - Un voto per il rafforzamento delle
istituzioni contro la vecchia politica dell'inciucio e il neopopulismo


 Rifletto a voce alta sulle ragioni del SI' che mi accingo a formulare
con il voto referendario, dopo le tante discussioni tra amici e nemici. 


Con l'approvazione ripetuta del Parlamento, secondo procedura
costituzionale, assumo che la decisione affidata al popolo debba cadere
sulla sostanza politica della Riforma; non ho la presunzione di
migliorarla per rendere appropriati al mio desiderio i singoli istituti
che sostengono il sistema; anche per rispetto verso il Parlamento, dove
già sono convenute le mediazioni.

Condivido:

- La concentrazione del
rapporto fiduciario del Governo su una sola Camera, perciò rafforzata,
ed anche nella procedura legislativa. Di conseguenza, soltanto di
conseguenza, è rafforzato il Governo. Vi sono le condizioni per rendere
il Governo responsabile di progetti strategici, che una sola camera
meglio è in grado di condividere, per risponderne al corpo elettorale;
meglio ancora se nel confronto parlamentare è a sua volta rafforzato lo
statuto dell'opposizione, come è previsto. Riesce chiara la
responsabilità del Parlamento verso l'elettore, vieppiù se un'adeguata
legge elettorale fa l'eletto decisamente responsabile verso i suoi
elettori.

Sappiamo che la doppia fiducia aveva l'obiettivo di
indebolire il Governo, il quale ritrovava la forza di agire negli
accordi informali tra partiti: di governo e di opposizione. Per vari
decenni così è stata l'elaborazione politica del Paese (assai opaca);
forse era necessario per la situazione dell'epoca, ma oggi è
anacronistico e pericoloso.

- La seconda Camera serve a rappresentare
la politica del territorio a livello delle istituzioni centrali; è la
Camera delle regioni, che in definitiva la eleggono per conto
dell'elettore del territorio. Se fosse eletta direttamente
dall'elettorato nazionale, anche con circoscrizioni regionali,
perderebbe questa sua funzione, perchè verrebbe meno il suo collegamento
istituzionale con l'ente territoriale; resterebbe un collegamento
informale squisitamente politico, che soltanto la trama del partito
potrebbe coordinare all'ombra delle istituzioni, informalmente. Per
altro verso, con il Senato nominato direttamente dal popolo, riuscirebbe
difficile spiegare la sottrazione del Governo anche alla sua fiducia;
tanto è vero che in casi di evidente conflitto la dipendenza fiduciaria
potrebbe riproporsi nei fatti.

- Con la seconda Camera le regioni sono
ben più presenti; efficaci nel rivendicare la loro autonomia. Ben più
chiara dell'attuale è la ripartizione delle competenze tra Stato e
regioni, per queste circoscritta rispetto ad oggi, ma che con legge
speciale potrebbe essere ampliata, alla condizione di disporre delle
appropriate disponibilità finanziarie. È una parte della legge
costituzionale che avrei voluto diversa, avrei preferito la riduzione
del numero delle stesse regioni. Ma non per questo giustifico un voto
contrario, cosciente delle difficili mediazioni, che comunque non
svuotano la sostanza politica del disegno costituzionale.

Condivido la
Riforma anche per i pericoli che ne potrebbero conseguire dal NO che la
dovesse respingere.

- Questo disegno riprende proposte davvero a lungo
maturate negli anni passati, in sedi tecniche ed in tentativi politici
di riforma, pubblicamente discussi. Se non andasse in porto, temo il
riaffacciarsi del progetto spesso avanzato, questo sì senza sufficiente
maturazione, della Repubblica presidenziale, della nomina diretta del
Presidente della Repubblica o del Primo ministro. A questo proposito non
ha senso il confronto con gli Stati Uniti, dai poteri istituzionali
estremamente diffusi; d'altro canto l'esperienza francese non è
soddisfacente nella ripartizione dei poteri, troppo concentrati sul
Presidente; in Italia potrebbe davvero essere la strada per
l'oligarchia, se non peggio.

- Dovesse la Riforma essere respinta, ci
troveremmo ancora con un Parlamento estremamente debole. La debolezza
non potrebbe essere corretta dal concerto informale della politica
organizzata nei partiti, come accadeva nel passato, per il crollo dei
partiti; e non la vorrei così corretta, per l'avversità che nutro per
questo modo di fare la politica, che consente agli accordi di sfuggire
all'evidenza istituzionale. Questa situazione negativa è andata
peggiorando, come già l'esperienza ci dimostra; è l'inciucio.

- Senza
Riforma, la legge elettorale affidata al solo Parlamento diverrebbe il
surrogato della Riforma; ma, insufficiente in assenza del quadro
istituzionale, prospetterebbe una pericolosa alternativa. Nella estrema
debolezza del Parlamento la legge elettorale maggioritaria darebbe
eccessiva forza all'esecutivo; invece la legge elettorale proporzionale
troverebbe l'esecutivo nella funzione di esprimere decisioni, o
mediazioni, che si compongono all'esterno delle istituzioni formali,
decisioni che oggi non sarebbero nemmeno dei partiti, comunque
politicamente responsabili verso l'elettore, ma di corpi d'interessi
corporativi.

Se guardiamo alla sostanza, non è difficile capire che il
dibattito è tra: chi intende ricondurre la politica alle istituzioni del
Parlamento e del Governo, suo fiduciario; e chi invece preferisce
l'attuale condizione di paralisi istituzionale che sottrae ai cittadini
le mediazioni politiche nella sede formale del Parlamento, per lasciarla
ai corpi in grado di condizionare un Governo succube, come riflesso
della debolezza del Parlamento: lo sperimentiamo di continuo. Tanti sono
i corpi che in questi anni si sono costituiti e che preferiscono
autogovernarsi, nel contesto opaco di influenze private sul pubblico.
Non è curioso, è coerente che le stesse correnti del NO spingano per una
legge elettorale proporzionale (già indirizzata dalla Corte
costituzionale nel recente giudizio sulla legge elettorale).

La
preferenza per lo stato attuale delle cose non è palesata, resta
sottostante nel dibattito elettorale. Non è dichiarata espressamente
nell'argomentare la contrarietà alla riforma, che la si sostiene per
difetti, anche speciosi, sulla parte regionale: i senatori vanno eletti
direttamente dal collegio elettorale nazionale; aumenterà il contenzioso
(come dimostrarlo?); è una brutta riforma mentre basterebbe poco a farne
un'altra, preferita dai cittadini silenziosi ecc.; si sposta il senso
del referendum, contro o pro il governo in carica, contro Renzi; altre
ne sentiamo. Ma non sentiamo la formale proposta di conservare il
bicameralismo paritario nell'attuale situazione. Una parte propone anzi
di fare subito le elezioni nel caso di vittoria del NO, con queste leggi
elettorali, e non spiega come dopo si potrà governare il Paese.
Curiosamente, superficiale, in questo contesto si è inserito The
Economist, che si dichiara contro la Riforma perchè non serve per
governare, visto che Renzi ha governato, parrebbe bene, con la
Costituzione vigente!.

È la ricerca di consenso populista, che
significa ricerca di adesione per slogan: tutto va cambiato; siamo
persone diverse! Preferisco persone comunque sperimentate, al nuovo per
il nuovo. Si predica la novità senza spiegare come si faranno le cose;
secondo l'insegnamento populista, si suggerisce di dire poco o nulla,
anche perché non si saprebbe cosa dire; si denuncia intellettuale chi
vorrebbe capire; denuncia ritenuta terribile da chi profitta della buona
fede dell'ignoranza per manipolare. Appunto, si deve sfuggire la pecca
elitaria dell'intellettualismo. Non è bastata l'esperienza della Lega?
Tutta nuova, ma che poi, nei fatti, si è adeguata ad un vecchio che più
di così non si poteva. La vicenda ricorda tanto l'adesione al fascismo
del primo dopoguerra: la filosofia dell'intuizione dei nuovi
intellettuali dell'epoca.

In effetti la lotta politica piuttosto che
tra destra e sinistra, tra liberale e socialismo, è tra razionale e
irrazionale, dove nell'irrazionale c'è la ricerca del potere da parte
dell'autocrate razionale, che si serve del populista come strumento
della sua autocrazia; che intende profittare dello spazio che
l'ignoranza lascia aperto alla demagogia. Il populista spesso è
inconscio: chi porta la bandiera del populismo non sa per chi, il
"razionale", porta la bandiera. Beneduce era più coscientemente
razionale dell'intuitivo Mussolini; così lo erano i Volpi, i Cini
ecc.

Nella mia esperienza politica sono stato abituato a questa
dialettica. Il comunismo era un'utopia irrazionale che per fede chiedeva
l'adesione al suo potere politico nel nome di un centralismo democratico
gestito razionalmente dall'oligarchia del partito. Forse si spiega
l'attaccamento al loro modo tradizionale di fare politica (attorno al
caminetto) di quel che resta dei vecchi cresciuti nel centralismo
democratico.. Allora l'oligarchia dei partiti comunisti occidentali era
condizionata da Mosca, la quale oggi, nel proseguire l'utopia fondata
sull'arma anziché sullo sviluppo economico per il benessere della
popolazione, ancora appoggia il populismo occidentale; lo fa con più
probabilità di successo, poiché non spende lo spauracchio del
comunismo."

Il 25.11.2016 18:05 Francesco Saverio Pelosi ha scritto:


> Mi iscrivo anch'io al dibattito sul referendum e cerco di riassumere
le
> ragioni per cui ho deciso di votare no.
> Voto no perché questa
riforma costituzionale mina alle fondamenta il
> principio cardine di
uno stato di diritto, quello della separazione tra i
> poteri,
mortificando il ruolo del Parlamento ed estendendo a dismisura
> l'area
di influenza del Governo.
> Il Senato avrà una funzione poco più che
consultiva nell'approvazione delle
> leggi ordinarie. E, per quanto
concerne l'approvazione delle leggi
> costituzionali e delle altre leggi
di cui al nuovo art. 70 comma 1, la sua
> ridotta composizione numerica
lo relegherà in un angolo dei processi
> decisionali del Parlamento.
>
La funzione legislativa sarà pertanto esercitata prevalentemente dalla
>
Camera, controllata dai 340 deputati (su 630) della maggioranza
governativa.
> Si è correttamente obiettato che il totale controllo
della Camera da parte
> del Governo dipende dall'attuale legge
elettorale, che non è oggetto della
> riforma e, quindi, del
referendum.
> Ma una legge elettorale che continua a prevedere il c.d.
super-premio di
> maggioranza - dichiarato incostituzionale con la
sentenza n. 1/2014, secondo
> cui "In definitiva, detta disciplina non è
proporzionata rispetto
> all'obiettivo perseguito, posto che determina
una compressione della
> funzione rappresentativa dell'assemblea, nonché
dell'eguale diritto di voto,
> eccessiva e tale da produrre
un'alterazione profonda della composizione
> della rappresentanza
democratica, sulla quale si fonda l'intera architettura
>
dell'ordinamento costituzionale vigente" - è ancora in vigore perché
>
l'attuale maggioranza parlamentare non ha inteso modificarla.
> Certo,
abbiamo il Presidente del Consiglio che ci ha promesso che, in caso
> di
vittoria del Si, l'Italicum sarà modificato. Ma a questo punto diventa
>
però imprescindibile chiedersi: in che modo sarà modificato? Se questo
>
Governo ha mostrato di considerare il bicameralismo e i limiti che la
>
Costituzione prevede all'esercizio del potere esecutivo alla stregua
di
> lacci, lacciuoli, ostacoli alla "governabilità", è lecito
attendersi che
> farà di tutto per approvare un'altra legge elettorale
di impronta fortemente
> maggioritaria. E, del resto, è questa la
direzione in cui si sta andando dal
> '94 ad oggi. Ma mentre un sistema
effettivamente bicamerale garantiva
> comunque che l'elaborazione
normativa avvenisse nella sede parlamentare, con
> il nuovo Parlamento
non sarà più così.
> Questa riforma ci porta dunque verso un impianto
costituzionale che vedrà
> profondamente mortificato il ruolo del
Parlamento, attribuendo
> sostanzialmente al Governo la funzione
legislativa.
> Ma ci sono altre crepe che la riforma introduce nel
principio della
> separazione dei poteri. Penso al nuovo art. 117 che,
dopo aver stabilito la
> ripartizione della competenza legislativa tra
Stato e regioni, al comma 4
> prevede che: "Su proposta del Governo, la
legge dello Stato può intervenire
> in materie non riservate alla
legislazione esclusiva quando lo richieda la
> tutela dell'unità
giuridica o economica della Repubblica, ovvero la tutela
>
dell'interesse nazionale". 
> Tradotto: è il Governo che decide se e
quando legiferare, pur in materie di
> competenza regionale.
> Aggiungo
poi un argomento non di merito, ma di metodo. Non trovo accettabile
>
che una riforma costituzionale così radicale venga realizzata dalla
sola
> maggioranza, peraltro eletta con una legge elettorale
dichiarata
> incostituzionale.
> E ancora.
> Il nuovo art. 83 comma 2,
sull'elezione del Presidente della Repubblica,
> dopo aver lasciato
inalterato il quorum dei due terzi dell'assemblea nei
> primi 3
scrutini, lo aumenta (rispetto all'attuale formulazione) prevendendo
>
una maggioranza dei tre quinti dell'assemblea, salvo poi ridurlo
>
drasticamente prevedendo che: "Dal settimo scrutinio è sufficiente la
>
maggioranza dei tre quinti dei votanti". Mai prima d'ora nel nostro
sistema
> costituzionale era stato previsto, per l'elezione
presidenziale, un quorum
> così variabile, quale quello calcolato sui
votanti anziché sui componenti
> dell'assemblea. 
> E' evidente la crepa
che questa disposizione apre verso l'elezione di un
> Presidente della
Repubblica scelto secondo logiche maggioritarie.
> Si obietta che si
tratta di un rischio tutto sommato remoto, perché
> l'opposizione non
abbandonerà mai l'aula consentendo alla maggioranza
> l'elezione di un
Presidente non gradito.
> Ma anche in questo caso vengono sradicati i
paletti di garanzia che
> l'attuale Costituzione prevede (oggi in nessun
caso il Presidente della
> Repubblica potrebbe essere eletto con soli
220 voti, come invece sarebbe
> possibile con la riforma), per confidare
che il sistema si regga sulle
> "buone prassi istituzionali".
> E qui
vengo alla conclusione del mio ragionamento.
> Questa riforma è stata
chiaramente realizzata in nome di tutte quelle
> esigenze che,
semplificando, possiamo riassumere nel concetto di "migliore
>
governabilità".
> La domanda che io pongo ai sostenitori del Si è
questa: quanto stato di
> diritto siamo disposti a sacrificare in nome
di questa governabilità?
> L'onorevole Roberto Lucifero, nella seduta
del 4 marzo 1947, quando iniziò
> la discussione del progetto di
Costituzione, disse: "La Costituzione è fatta
> per le minoranze e non
per le maggioranze, per tutelare i pochi e non i
> molti. I molti non
hanno bisogno di Costituzione: hanno la forza". 
> Io non sono in grado
di prevedere cosa succederà in caso di vittoria del Si
> o del No. Non
ho la lungimiranza che altri hanno mostrato di possedere.
> Aggiungo
anche che, osservando l'attuale situazione politica, condivido la
>
preoccupazione di chi ritiene che, in caso di caduta del Governo
Renzi,
> rischiamo di andare incontro a un governo peggiore.
> Ma mi
sembra un piccolo male e, in ogni caso, un problema contingente
>
rispetto all'importanza del tema su cui siamo chiamati a votare.
> Il 4
dicembre voteremo sulla più grande riforma costituzionale che sia
stata
> realizzata dalla nascita della Costituzione e che, qualora
venisse
> approvata, rimarrebbe presumibilmente in vigore almeno per i
prossimi 50
> anni.
> Lo storico americano Charles Howard McIlwain
diceva che le costituzioni sono
> ciò che i popoli si danno nel momento
in cui sono sobri a valere per quando
> saranno ubriachi.
> Ed è proprio
in quest'ottica di lungo periodo che non riesco a condividere
> una
riforma costituzionale che tolga così tanti limiti al potere.
Prevedere
> limiti all'esercizio del potere è l'essenza stessa di una
Costituzione. 
> Il rischio è troppo alto. Mi dispiace, ma io voto no.
>

> Francesco Pelosi
> 
> -----Messaggio originale-----
> Da: Area
[mailto:area-bounces a areaperta.it [1]] Per conto di Giancarlo Avenati
>
Bassi
> Inviato: martedì 22 novembre 2016 16:59
> A: 'Allegra
Stracuzzi'; 'Giudice Manna'; 'area aperta'
> Oggetto: [Area] R: vi sono
ragioni di sinistra per votare si
> 
> E secondo te, chi sta fuori lo fa
per caso o perché in questo modo consente
> la elezione di un presidente
non sgradito?
> 
> La riforma è stata fatta proprio nella previsione che
una o più forze
> politiche possano essere contrarie a qualsiasi
candidatura e bloccare anche
> per sempre l'elezione del presidente.
>
Prevedere che se le forze di opposizione stanno fuori dall'aula, chi è
>
dentro possa eleggere un presidente sblocca il sistema e consente alle
forze
> di opposizione di decidere se entrare e votare un proprio
candidato o se
> stare fuori e consentire alla maggioranza di eleggere
il presidente .
> Anche in tal caso sarebbe un presidente di tutti,
perché eletto con
> l'astensione di un gruppo che esce dall'aula.
> E'
una forma raffinata di democrazia, che consente alla parte che non
vuole
> compromettersi con il proprio elettorato, di influire comunque
>
sull'elezione del presidente. 
> Come accadde con la non sfiducia al
governo Andreotti nel 1976 quando il
> P.C.I si astenne uscendo al
senato dall'aula. La maggioranza quindi
> dovrebbe cercare un nome che
ottenga che le opposizioni si astengano uscendo
> dall'aula. 
> 
> Se
invece la minoranza entra nell'aula e vota il suo candidato, quello
>
della maggioranza non passa. Ma la maggioranza potrebbe sbloccare la
>
situazione votando a sua volta quello delle minoranza. O addirittura
>
uscire.
> Il caso non è peregrino. Per esempio quando il Movimento 5
stelle candidava
> Rodotà, poteva o uscire o insistere su Rodotà ed il
P.D. avrebbe potuto
> anche lui votare Rodotà.
> 
> L'equivoco è
ignorare che, data una regola, le forze politiche si atteggino
> di
conseguenza. Quindi se il quorum è sui presenti le forze politiche
>
valuteranno se presenziare o no e consentire quindi o meno l'elezione di
un
> presidente proposto da altri.
> Nessuna deriva autoritaria, ma una
possibilità in più per l'opposizione di
> graduare la propria influenza.

> Giancarlo 
> 
> -----Messaggio originale-----
> Da: Allegra Stracuzzi
[mailto:a.stracuzzi a stracuzzi.it [2]]
> Inviato: martedì 22 novembre
2016 14:43
> A: 'Giancarlo Avenati Bassi'; 'Giudice Manna'; 'area
aperta'
> Oggetto: R: [Area] vi sono ragioni di sinistra per votare si
>

> Per amor di verita'....la riforma non innalza il quorum per il
Presidente
> della Repubblica, bensi' lo abbassa, riducendolo, dalla
settima votazione,
> alla maggioranza dei tre quinti dei votanti (quindi
basta che poche persone
> non si presentino e se lo elegge la
maggioranza da sola!)
> 
> Nuovo art. 83
> L'elezione del Presidente
della Repubblica ha luogo per scrutinio segreto a
> maggioranza di due
terzi della assemblea. Dal quarto scrutinio è sufficiente
> la
maggioranza dei tre quinti dell'assemblea. Dal settimo scrutinio è
>
sufficiente la maggioranza dei tre quinti dei votanti.
> 
> art. 83
vigente
> L'elezione del Presidente della Repubblica ha luogo per
scrutinio segreto a
> maggioranza di due terzi dell'assemblea.
> Dopo il
terzo scrutinio è sufficiente la maggioranza assoluta.
> 
> A.
Stracuzzi
> 
> -----Messaggio originale-----
> Da: Area
[mailto:area-bounces a areaperta.it [3]] Per conto di Giancarlo Avenati
>
Bassi
> Inviato: lunedì 21 novembre 2016 13:28
> A: 'Allegra Stracuzzi'
; 'Giudice Manna'
> ; 'area aperta' 
> Oggetto: [Area] vi sono ragioni
di sinistra per votare si
> 
> Carissimi, sono iscritto da anni alla
m.l. di Area, ma non ho mai inviato
> nessun messaggio e non ho mai
partecipato a nessun dibattito. Un po' per
> timidezza, un po' perché
non avevo tempo, un po' perché non mi sentivo
> all'altezza.
> 
> Oggi
mi decido a scrivere del referendum non perché abbia la presunzione di
>
dire cose mai dette o l'ambizione di convincere qualcuno, ma per far
>
presente che non necessariamente chi voterà "si" rinnegherà il suo
essere
> di sinistra.
> 
> L'altra sera ero a cena con un notaio, il
quale mi diceva che avrebbe votato
> "no" , facendomi presente che tutti
i privilegi del notariato sarebbero
> stati più al sicuro con il
bicameralismo perfetto che con la nuova
> costituzione. Vi ricordate le
"lenzuolate" di Bersani ? Ebbene, tra
> l'approvazione alla camera, la
trasmissione al senato, il ritorno alla
> camera, le lobbyes le hanno
bloccate e svuotate.
> Ogni corporazione si troverebbe di colpo
vulnerabile: i tassisti, i
> farmacisti, i titolari di pubbliche
concessioni ecc. 
> 
> Il discorso che secondo me va valutato è proprio
questo: il bicameralismo
> perfetto non consente nessun cambiamento, non
consente nessuna eliminazione
> delle rendite di posizione e dei
privilegi acquisiti, non consente nessun
> superamento delle
diseguaglianze. 
> Certo, mi si obietterà, nello stesso modo impedisce
lo smantellamento del
> sistema di garanzie e di diritti costruito nel
secolo scorso. E' vero, ma
> alla fine dobbiamo verificare se il ruolo
della sinistra oggi sia quello di
> conservare i territori già
conquistati o continuare a conquistarne di nuovi.
> Se ci sia più da
difendere che da conquistare. Ci sono tanti versanti
> sui quali si è
all'anno zero sui quali si porterebbe finalmente incidere.
> Non siamo
stanchi di votare partiti che presentano completissimi programmi
> di
governo, sapendo che sono del tutto irrealizzabili?
> 
> La riforma
costituzionale è mal fatta, è ' vero, ma questo è anche il segno
> di
come il bicameralismo imponga una ricerca del compromesso che alla
fine
> snatura ogni legge. Molti concordano che fosse meglio scritta la
prima
> proposta del governo, piuttosto che la riforma poi licenziata
dal
> parlamento, dopo una doppia lettura. E' possibile però fare in
tempi
> prossimi una riforma scritta meglio? E con chi?. Come non vedere
che
> nessuna forza politica oggi vuole concedere il merito all'altra di
portare a
> compimento una riforma che sia una? 
> 
> Bisogna poi
considerare che una parte dello schieramento del no è ispirato
>
all'antipolitica e che la vittoria del no finirà per ingrandire le
schiere
> di chi smetterà di sperare che il sistema tradizionale abbia
in sé la
> capacità di riformarsi. Tutto questo non illudiamoci, non
porterà risultati
> buoni né per la sinistra né per l'Italia. 
> La
prossima riforma costituzionale non lo farà più Renzi, la farà un
Trump
> italiano.
> Ci salveranno i professori da una riforma targata
Briatore? 
> Tutto questo dico, sapendo che non convincerò nessuno a
cambiare idea, ma
> perché trovo francamente eccessivo che chi opta per
il no abbia
> l'atteggiamento di chi stia salvando l'Italia e la
democrazia e non esiti
> ad esprimere netta disistima verso chi propende
per il si.
> 
> Nel merito pur stando io molto sulle generali, mi sembra
di dover
> sdrammatizzare le argomentazioni comparse su questa m.l. a
partuie da
> quelle di Imperato 
> 
> Il contributo di Marco Imperato
ripercorre alcune tra le argomentazioni più
> in voga del cosiddetto
"fronte del no". Per maggiore chiarezza le tratterò
> sinteticamente,
una per una.
> 1- Il metodo di discussione e approvazione della
riforma.
> La proposta iniziale presentata al Parlamento, vedeva il
coinvolgimento
> delle due principali forze politiche del Paese: pd e
pdl. In seguito
> all'elezione del Presidente Mattarella, per motivi del
tutto estranei al
> contenuto del ddl costituzionale, il pdl decise di
bloccare il progetto di
> riforma, prendendo posizione contraria.
> La
scelta del Governo è stata, dunque, quella di sottoporre al Parlamento
un
> ddl che già presentava importanti punti di convergenza (oltre che
>
riflessioni ereditate dal lavoro di ben tre commissioni bicamerali e
dei
> gruppi di costituzionalisti interpellati dal Presidente Napolitano
prima, e
> da Letta poi). 
> La discussione è durata due anni e ha dato
luogo a modifiche profonde del
> testo iniziale (con riguardo al nuovo
senato, tra le tante).
> La legge costituzionale è stata approvata a
maggioranza assoluta in seconda
> votazione cosicchè, ex art. 138 Cost.,
si è ricorsi al referendum
> oppositivo, nel solco del dettato
costituzionale.
> Questo, naturalmente, per quanto attiene alla forma,
certamente rispettata.
> Veniamo ora alla sostanza, con alcune
precisazioni.
> Sostiene Imperato come il Parlamento, eletto con legge
elettorale dichiarata
> illegittima, non avesse l'autorevolezza per
approvare una riforma così
> ampia. Opinione senz'altro rispettabile ma
eminentemente politica, dal
> momento che senatori e deputati, a seguito
della sentenza 1/2014, sono
> rimasti pienamente legittimati. 
>
L'opinione politica contraria considera la riforma della Costituzione
più
> che mai urgente, per i motivi che si avrà modo di spiegare in
seguito.
> Pertanto, approva la scelta di un Governo che, in ossequio
alle promesse
> fatte in sede di rielezione del Presidente Napolitano,
si è proposto di
> avviare la discussione in Parlamento, senza cedere al
ricatto del pdl
> (medesima dinamica affossò la bicamerale D'Alema del
1997).
> 
> 2- Nuovo Senato.
> Frutto di un compromesso al ribasso tra
la dc e il pci, il Senato italiano
> può definirsi, fin dal 1948, un
"personaggio in cerca d'autore": seppur
> adibito alle medesime funzioni
della Camera dei Deputati, presenta infatti
> sostanziali differenze
quanto alla sua composizione:
> - I senatori sono eletti su base
regionale e debbono avere più di
> quarant'anni;
> - circa 4 milioni di
elettori sono esclusi dal voto
> (diciotto-venticinquenni).
> Tali
peculiarità contribuiscono alla formazione di maggioranze falsate,
>
molto spesso dirette a garantire la sopravvivenza dell'esecutivo, più
che a
> sostenere l'attuazione di un preciso programma politico.
> Di
talché, non solo il Senato non costituisce un effettivo contropotere
ma
> concorre alla costituzione di Governi fortemente instabili (più di
sessanta
> in soli settant'anni di Repubblica).
> Da qui l'urgenza di
una riforma che attribuisca al Senato una nuova veste,
> anche
nell'ottica di un bilanciamento con la necessaria modifica del titolo
>
V della Costituzione.
> Una Camera dei territori che si faccia
interprete dei rapporti tra Comuni,
> Regioni, Stato e Unione Europea e
con competenze (tra le altre) che si
> estendono al controllo
sull'attuazione delle leggi nonché sulle nomine
> governative, potrebbe
effettivamente divenire quel "contropotere" oggi tanto
> invocato. 
>
Pertanto, la tesi di Imperato, secondo cui una modifica del Senato
>
costituirebbe un vulnus democratico, non è condivisibile.
> Se da un
lato non si può prescindere dal confronto politico, va rammentato
>
altresì come le istituzioni siano tenute a fornire adeguate risposte
ai
> cittadini: una moltiplicazione dei centri di spesa e di decisione
non
> garantisce la qualità della vita democratica; ben sarebbe
possibile,
> altrimenti, immaginare tre, quattro o cinque Senati, tutti
con le medesime
> funzioni.
> 
> 3 La legge elettorale.
> La legge
elettorale, come noto, non sarà oggetto del referendum. L'Assemblea
>
Costituente, infatti, decise di non inserire nella Carta la materia
>
elettorale. Agli atti si legge come il sistema elettorale sia stato
>
considerato inevitabilmente fluttuante, e cioè variabile rispetto ai
>
mutamenti storico-politici nel breve periodo. 
> Prendere posizione sul
referendum in base al sistema elettorale vigente
> pare, pertanto, del
tutto illogico. Ad oggi l'Italicum è al vaglio della
> Consulta; nei
giorni passati, inoltre, si è raggiunto un accordo di massima
> sulla
sua modifica e non potremmo, certo, sapere, cosa accadrà in caso di
>
nuove elezioni, qualora alla vittoria del no seguisse una crisi di
Governo.
> Tutto ciò non toglie l'ovvia considerazione che la materia
elettorale sia
> direttamente connessa alla nostra architettura
costituzionale. Tanto che,
> sosteneva Calamandrei, i lavori
dell'Assemblea fecero sempre implicito
> riferimento al modello
proporzionale.
> Orbene, da circa vent'anni in Italia si è optato per
sistemi elettorali
> misti o proporzionali con correttivi maggioritari
(l'Italicum, attualmente
> in vigore, conferma questa tendenza).
> Da
qui, un motivo ulteriore per sostenere l'urgenza di una riforma che
>
prenda atto del mutato contesto politico, intervenendo sul quorum
>
deliberativo per l'elezione del Presidente della Repubblica
(innalzandolo) e
> sulla nomina parlamentare dei giudici della Consulta
(La Camera ne esprimerà
> soltanto tre, gli altri due saranno nominati
dal Senato). E' quindi
> necessario concentrarsi sulle modifiche
apportate dalla riforma,
> considerando come non vi sia alcun pericolo
di deriva autoritaria laddove,
> addirittura, si opera un rinforzo degli
organi di garanzia, proprio alla
> luce della mutevolezza dei sistemi
elettorali.
> 
> Cordialmente. Giancarlo Avenati Bassi 
> 
>
-----Messaggio originale-----
> Da: Area
[mailto:area-bounces a areaperta.it [7]] Per conto di Allegra Stracuzzi
>
Inviato: domenica 20 novembre 2016 11:07
> A: 'Giudice Manna'; 'area
aperta'
> Oggetto: [Area] R: referendum costituzionale
> 
> Aggiungo la
versione video 
> 
> Tommaso Montanari https://youtu.be/yzxqqZV62zA
[8]
> 
> -----Messaggio originale-----
> Da: Area
[mailto:area-bounces a areaperta.it [9]] Per conto di Giudice Manna
>
Inviato: domenica 20 novembre 2016 10:40
> A: 'area aperta' 
> Oggetto:
[Area] referendum costituzionale
> 
> Penso sia un link interessante, da
cui trarre ulteriori argomenti a favore
> del NO
> 
>
http://download.kataweb.it/micromega/cosino.pdf [11]
> 
>
_______________________________________________
> Area mailing list
>
Area a areaperta.it [12]
>
http://mail.areaperta.it/mailman/listinfo/area_areaperta.it [13]
> 
>
_______________________________________________
> Area mailing list
>
Area a areaperta.it [14]
>
http://mail.areaperta.it/mailman/listinfo/area_areaperta.it [15]
> 
>
_______________________________________________
> Area mailing list
>
Area a areaperta.it [16]
>
http://mail.areaperta.it/mailman/listinfo/area_areaperta.it [17]
> 
>
_______________________________________________
> Area mailing list
>
Area a areaperta.it [18]
>
http://mail.areaperta.it/mailman/listinfo/area_areaperta.it [19]
 



Con Smart 3 Giga a 9 euro/4 sett navighi veloce, chiami e invii SMS dal tuo smartphone verso tutti i fissi e mobili in Italia. Passa a Tiscali Mobile! http://casa.tiscali.it/mobile/

-------------- parte successiva --------------
Un allegato HTML è stato rimosso...
URL: <http://mail.areaperta.it/mailman/private/area_areaperta.it/attachments/20161126/0ea70582/attachment.html>


Maggiori informazioni sulla lista Area