[Area] Perchè voto NO

Gioacchino Romeo gioarom a alice.it
Sab 26 Nov 2016 17:22:00 CET


credo che nessuno, tra gli iscritti a questa lista - tutti in grado di 
valutare rilievo politico e chiarezza giuridica delle modifiche alla 
Costituzione introdotte dalla legge costituzionale sotto referendum (per 
cortesia: non chiamiamola /riforma/, salvo che non attribuiamo al 
termine il valore di una /vox media/) - avverta il bisogno di leggere le 
ragioni di illustri giuristi: ci siamo tutti documentati, conosciamo le 
ragioni del sì e del no, secondo il nostro costume abbiamo obbedito al 
principio /audiatur et altera pars/ e non ci lasciamo incantare da pur 
rispettabili pareri. Già ieri ho scritto, in risposta a chi si 
dichiarava esterrefatto per una presunta aggressività dei sostenitori 
del no (io mi onoro di appartenere a quella schiera di persone libere 
che il premier, con la consueta sobrietà, ha definito "accozzaglia"), 
che non me ne ero accorto e che i toni sopra le righe sono stati e sono 
comuni a entrambi gli schieramenti.
Questa lista, avendo sin qui ospitato pareri di opposto segno, è 
riuscita a tenere lontano il tifo dalla discussione. Mi farebbe piacere 
che continuasse a farlo. Le opinioni di un docente della Luiss che 
esordisce attribuendo alla bocciatura della Costituzione l'effetto di un 
ritorno alla "vecchia politica dell'inciucio e del neopopulismo" mi 
sembrano proporre - secondo un modulo di ragionamento "terroristico" 
appena tre giorni fa ripudiato dal Presidente della Repubblica - una 
logica da tifoseria che non appartiene al confronto pacato.
Perciò volentieri lascerò il prof. Visentini al suo sì, ma nell'urna 
decisamente metterò da parte le sue tutt'altro che convincenti ragioni.
Gioacchino Romeo

Il 26/11/2016 16:21, sefucci a tiscali.it ha scritto:
>
>
>   *Buongiorno,*
>
> *Trascrivo di seguito l'opinione espressa dal prof. G. Visentini sul 
> referendum costituzionale, al solo scopo di evidenziare quanto diversi 
> sono i giudizi non solo sulla riforma ma anche sulla stato attuale 
> delle cose.
> Buona lettura.
> Cordialmente
> S. Fucci
>
> *
> *
> *
> "Visentini, referendum: "Le ragioni del mio SI' e i pericoli del NO"
> 26 novembre 2016 - 08:01  di Gustavo Visentini 
> <http://www.firstonline.info/author/gustavo-visentini/502>
> Gustavo Visentini, illustre giurista, docente della Luiss e avvocato, 
> spiega le ragioni che lo inducono a votare SI' al prossimo referendum 
> sulla riforma costituzionale e i rischi che si corrono se vincesse il 
> NO - Un voto per il rafforzamento delle istituzioni contro la vecchia 
> politica dell'inciucio e il neopopulismo
>  Rifletto a voce alta sulle ragioni del SI' che mi accingo a formulare 
> con il voto referendario, dopo le tante discussioni tra amici e nemici.
>
> Con l’approvazione ripetuta del Parlamento, secondo procedura 
> costituzionale, assumo che la decisione affidata al popolo debba 
> cadere sulla sostanza politica della Riforma; non ho la presunzione di 
> migliorarla per rendere appropriati al mio desiderio i singoli 
> istituti che sostengono il sistema; anche per rispetto verso il 
> Parlamento, dove già sono convenute le mediazioni.
>
> Condivido:
>
> - La concentrazione del rapporto fiduciario del Governo su una sola 
> Camera, perciò rafforzata, ed anche nella procedura legislativa. Di 
> conseguenza, soltanto di conseguenza, è rafforzato il Governo. Vi sono 
> le condizioni per rendere il Governo responsabile di progetti 
> strategici, che una sola camera meglio è in grado di condividere, per 
> risponderne al corpo elettorale; meglio ancora se nel confronto 
> parlamentare è a sua volta rafforzato lo statuto dell’opposizione, 
> come è previsto. Riesce chiara la responsabilità del Parlamento verso 
> l’elettore, vieppiù se un'adeguata legge elettorale fa l’eletto 
> decisamente responsabile verso i suoi elettori.
>
> Sappiamo che la doppia fiducia aveva l’obiettivo di indebolire il 
> Governo, il quale ritrovava la forza di agire negli accordi informali 
> tra partiti: di governo e di opposizione. Per vari decenni così è 
> stata l’elaborazione politica del Paese (assai opaca); forse era 
> necessario per la situazione dell’epoca, ma oggi è anacronistico e 
> pericoloso.
>
> - La seconda Camera serve a rappresentare la politica del territorio a 
> livello delle istituzioni centrali; è la Camera delle regioni, che in 
> definitiva la eleggono per conto dell’elettore del territorio. Se 
> fosse eletta direttamente dall’elettorato nazionale, anche con 
> circoscrizioni regionali, perderebbe questa sua funzione, perchè 
> verrebbe meno il suo collegamento istituzionale con l’ente 
> territoriale; resterebbe un collegamento informale squisitamente 
> politico, che soltanto la trama del partito potrebbe coordinare 
> all'ombra delle istituzioni, informalmente. Per altro verso, con il 
> Senato nominato direttamente dal popolo, riuscirebbe difficile 
> spiegare la sottrazione del Governo anche alla sua fiducia; tanto è 
> vero che in casi di evidente conflitto la dipendenza fiduciaria 
> potrebbe riproporsi nei fatti.
>
> - Con la seconda Camera le regioni sono ben più presenti; efficaci nel 
> rivendicare la loro autonomia. Ben più chiara dell’attuale è la 
> ripartizione delle competenze tra Stato e regioni, per queste 
> circoscritta rispetto ad oggi, ma che con legge speciale potrebbe 
> essere ampliata, alla condizione di disporre delle appropriate 
> disponibilità finanziarie. È una parte della legge costituzionale che 
> avrei voluto diversa, avrei preferito la riduzione del numero delle 
> stesse regioni. Ma non per questo giustifico un voto contrario, 
> cosciente delle difficili mediazioni, che comunque non svuotano la 
> sostanza politica del disegno costituzionale.
>
> Condivido la Riforma anche per i pericoli che ne potrebbero conseguire 
> dal NO che la dovesse respingere.
>
> - Questo disegno riprende proposte davvero a lungo maturate negli anni 
> passati, in sedi tecniche ed in tentativi politici di riforma, 
> pubblicamente discussi. Se non andasse in porto, temo il riaffacciarsi 
> del progetto spesso avanzato, questo sì senza sufficiente maturazione, 
> della Repubblica presidenziale, della nomina diretta del Presidente 
> della Repubblica o del Primo ministro. A questo proposito non ha senso 
> il confronto con gli Stati Uniti, dai poteri istituzionali 
> estremamente diffusi; d'altro canto l’esperienza francese non è 
> soddisfacente nella ripartizione dei poteri, troppo concentrati sul 
> Presidente; in Italia potrebbe davvero essere la strada per 
> l’oligarchia, se non peggio.
>
> - Dovesse la Riforma essere respinta, ci troveremmo ancora con un 
> Parlamento estremamente debole. La debolezza non potrebbe essere 
> corretta dal concerto informale della politica organizzata nei 
> partiti, come accadeva nel passato, per il crollo dei partiti; e non 
> la vorrei così corretta, per l’avversità che nutro per questo modo di 
> fare la politica, che consente agli accordi di sfuggire all’evidenza 
> istituzionale. Questa situazione negativa è andata peggiorando, come 
> già l’esperienza ci dimostra; è l’inciucio.
>
> - Senza Riforma, la legge elettorale affidata al solo Parlamento 
> diverrebbe il surrogato della Riforma; ma, insufficiente in assenza 
> del quadro istituzionale, prospetterebbe una pericolosa alternativa. 
> Nella estrema debolezza del Parlamento la legge elettorale 
> maggioritaria darebbe eccessiva forza all’esecutivo; invece la legge 
> elettorale proporzionale troverebbe l’esecutivo nella funzione di 
> esprimere decisioni, o mediazioni, che si compongono all’esterno delle 
> istituzioni formali, decisioni che oggi non sarebbero nemmeno dei 
> partiti, comunque politicamente responsabili verso l'elettore, ma di 
> corpi d’interessi corporativi.
>
> Se guardiamo alla sostanza, non è difficile capire che il dibattito è 
> tra: chi intende ricondurre la politica alle istituzioni del 
> Parlamento e del Governo, suo fiduciario; e chi invece preferisce 
> l’attuale condizione di paralisi istituzionale che sottrae ai 
> cittadini le mediazioni politiche nella sede formale del Parlamento, 
> per lasciarla ai corpi in grado di condizionare un Governo succube, 
> come riflesso della debolezza del Parlamento: lo sperimentiamo di 
> continuo. Tanti sono i corpi che in questi anni si sono costituiti e 
> che preferiscono autogovernarsi, nel contesto opaco di influenze 
> private sul pubblico. Non è curioso, è coerente che le stesse correnti 
> del NO spingano per una legge elettorale proporzionale (già 
> indirizzata dalla Corte costituzionale nel recente giudizio sulla 
> legge elettorale).
>
> La preferenza per lo stato attuale delle cose non è palesata, resta 
> sottostante nel dibattito elettorale. Non è dichiarata espressamente 
> nell’argomentare la contrarietà alla riforma, che la si sostiene per 
> difetti, anche speciosi, sulla parte regionale: i senatori vanno 
> eletti direttamente dal collegio elettorale nazionale; aumenterà il 
> contenzioso (come dimostrarlo?); è una brutta riforma mentre 
> basterebbe poco a farne un’altra, preferita dai cittadini silenziosi 
> ecc.; si sposta il senso del referendum, contro o pro il governo in 
> carica, contro Renzi; altre ne sentiamo. Ma non sentiamo la formale 
> proposta di conservare il bicameralismo paritario nell'attuale 
> situazione. Una parte propone anzi di fare subito le elezioni nel caso 
> di vittoria del NO, con queste leggi elettorali, e non spiega come 
> dopo si potrà governare il Paese. Curiosamente, superficiale, in 
> questo contesto si è inserito The Economist, che si dichiara contro la 
> Riforma perchè non serve per governare, visto che Renzi ha governato, 
> parrebbe bene, con la Costituzione vigente!.
>
> È la ricerca di consenso populista, che significa ricerca di adesione 
> per slogan: tutto va cambiato; siamo persone diverse! Preferisco 
> persone comunque sperimentate, al nuovo per il nuovo. Si predica la 
> novità senza spiegare come si faranno le cose; secondo l'insegnamento 
> populista, si suggerisce di dire poco o nulla, anche perché non si 
> saprebbe cosa dire; si denuncia intellettuale chi vorrebbe capire; 
> denuncia ritenuta terribile da chi profitta della buona fede 
> dell’ignoranza per manipolare. Appunto, si deve sfuggire la pecca 
> elitaria dell’intellettualismo. Non è bastata l’esperienza della Lega? 
> Tutta nuova, ma che poi, nei fatti, si è adeguata ad un vecchio che 
> più di così non si poteva. La vicenda ricorda tanto l’adesione al 
> fascismo del primo dopoguerra: la filosofia dell’intuizione dei nuovi 
> intellettuali dell’epoca.
>
> In effetti la lotta politica piuttosto che tra destra e sinistra, tra 
> liberale e socialismo, è tra razionale e irrazionale, dove 
> nell’irrazionale c’è la ricerca del potere da parte dell’autocrate 
> razionale, che si serve del populista come strumento della sua 
> autocrazia; che intende profittare dello spazio che l'ignoranza lascia 
> aperto alla demagogia. Il populista spesso è inconscio: chi porta la 
> bandiera del populismo  non sa per chi, il “razionale”, porta la 
> bandiera. Beneduce era più coscientemente razionale dell’intuitivo 
> Mussolini; così lo erano i Volpi, i Cini ecc.
>
> Nella mia esperienza politica sono stato abituato a questa dialettica. 
> Il comunismo era un’utopia irrazionale che per fede chiedeva 
> l’adesione al suo potere politico nel nome di un centralismo 
> democratico gestito razionalmente dall’oligarchia del partito. Forse 
> si spiega l'attaccamento al loro modo tradizionale di fare politica 
> (attorno al caminetto) di quel che resta dei vecchi cresciuti nel 
> centralismo democratico.. Allora l'oligarchia dei partiti comunisti 
> occidentali era condizionata da Mosca, la quale oggi, nel proseguire 
> l’utopia fondata sull’arma anziché sullo sviluppo economico per il 
> benessere della popolazione, ancora appoggia il populismo occidentale; 
> lo fa con più probabilità di successo, poiché non spende lo 
> spauracchio del comunismo."
>
>
>
>
> Il 25.11.2016 18:05 Francesco Saverio Pelosi ha scritto:
>
>> Mi iscrivo anch’io al dibattito sul referendum e cerco di riassumere le
>> ragioni per cui ho deciso di votare no.
>> Voto no perché questa riforma costituzionale mina alle fondamenta il
>> principio cardine di uno stato di diritto, quello della separazione tra i
>> poteri, mortificando il ruolo del Parlamento ed estendendo a dismisura
>> l’area di influenza del Governo.
>> Il Senato avrà una funzione poco più che consultiva nell’approvazione delle
>> leggi ordinarie. E, per quanto concerne l’approvazione delle leggi
>> costituzionali e delle altre leggi di cui al nuovo art. 70 comma 1, la sua
>> ridotta composizione numerica lo relegherà in un angolo dei processi
>> decisionali del Parlamento.
>> La funzione legislativa sarà pertanto esercitata prevalentemente dalla
>> Camera, controllata dai 340 deputati (su 630) della maggioranza governativa.
>> Si è correttamente obiettato che il totale controllo della Camera da parte
>> del Governo dipende dall’attuale legge elettorale, che non è oggetto della
>> riforma e, quindi, del referendum.
>> Ma una legge elettorale che continua a  prevedere il c.d. super-premio di
>> maggioranza – dichiarato incostituzionale con la sentenza n. 1/2014, secondo
>> cui “In definitiva, detta disciplina non è proporzionata rispetto
>> all’obiettivo perseguito, posto che determina una compressione della
>> funzione rappresentativa dell’assemblea, nonché dell’eguale diritto di voto,
>> eccessiva e tale da produrre un’alterazione profonda della composizione
>> della rappresentanza democratica, sulla quale si fonda l’intera architettura
>> dell’ordinamento costituzionale vigente” – è ancora in vigore perché
>> l’attuale maggioranza parlamentare non ha inteso modificarla.
>> Certo, abbiamo il Presidente del Consiglio che ci ha promesso che, in caso
>> di vittoria del Si, l’Italicum sarà modificato. Ma a questo punto diventa
>> però imprescindibile chiedersi: in che modo sarà modificato? Se questo
>> Governo ha mostrato di considerare il bicameralismo e i limiti che la
>> Costituzione prevede all’esercizio del potere esecutivo alla stregua di
>> lacci, lacciuoli, ostacoli alla “governabilità”, è lecito attendersi che
>> farà di tutto per approvare un’altra legge elettorale di impronta fortemente
>> maggioritaria. E, del resto, è questa la direzione in cui si sta andando dal
>> ’94 ad oggi. Ma mentre un sistema effettivamente bicamerale garantiva
>> comunque che l’elaborazione normativa avvenisse nella sede parlamentare, con
>> il nuovo Parlamento non sarà più così.
>> Questa riforma ci porta dunque verso un impianto costituzionale che vedrà
>> profondamente mortificato il ruolo del Parlamento, attribuendo
>> sostanzialmente al Governo la funzione legislativa.
>> Ma ci sono altre crepe che la riforma introduce nel principio della
>> separazione dei poteri. Penso al nuovo art. 117 che, dopo aver stabilito la
>> ripartizione della competenza legislativa tra Stato e regioni, al comma 4
>> prevede che: “Su proposta del Governo, la legge dello Stato può intervenire
>> in materie non riservate alla legislazione esclusiva quando lo richieda la
>> tutela dell’unità giuridica o economica della Repubblica, ovvero la tutela
>> dell’interesse nazionale”.
>> Tradotto: è il Governo che decide se e quando legiferare, pur in materie di
>> competenza regionale.
>> Aggiungo poi un argomento non di merito, ma di metodo. Non trovo accettabile
>> che una riforma costituzionale così radicale venga realizzata dalla sola
>> maggioranza, peraltro eletta con una legge elettorale dichiarata
>> incostituzionale.
>> E ancora.
>> Il nuovo art. 83 comma 2, sull’elezione del Presidente della Repubblica,
>> dopo aver lasciato inalterato il quorum dei due terzi dell’assemblea nei
>> primi 3 scrutini, lo aumenta (rispetto all’attuale formulazione) prevendendo
>> una maggioranza dei tre quinti dell’assemblea, salvo poi ridurlo
>> drasticamente prevedendo che: “Dal settimo scrutinio è sufficiente la
>> maggioranza dei tre quinti dei votanti”. Mai prima d’ora nel nostro sistema
>> costituzionale era stato previsto, per l’elezione presidenziale, un quorum
>> così variabile, quale quello calcolato sui votanti anziché sui componenti
>> dell’assemblea.
>> E’ evidente la crepa che questa disposizione apre verso l’elezione di un
>> Presidente della Repubblica scelto secondo logiche maggioritarie.
>> Si obietta che si tratta di un rischio tutto sommato remoto, perché
>> l’opposizione non abbandonerà mai l’aula consentendo alla maggioranza
>> l’elezione di un Presidente non gradito.
>> Ma anche in questo caso vengono sradicati i paletti di garanzia che
>> l’attuale Costituzione prevede (oggi in nessun caso il Presidente della
>> Repubblica potrebbe essere eletto con soli 220 voti, come invece sarebbe
>> possibile con la riforma), per confidare che il sistema si regga sulle
>> “buone prassi istituzionali”.
>> E qui vengo alla conclusione del mio ragionamento.
>> Questa riforma è stata chiaramente realizzata in nome di tutte quelle
>> esigenze che, semplificando, possiamo riassumere nel concetto di “migliore
>> governabilità”.
>> La domanda che io pongo ai sostenitori del Si è questa: quanto stato di
>> diritto siamo disposti a sacrificare in nome di questa governabilità?
>> L’onorevole Roberto Lucifero, nella seduta del 4 marzo 1947, quando iniziò
>> la discussione del progetto di Costituzione, disse: “La Costituzione è fatta
>> per le minoranze e non per le maggioranze, per tutelare i pochi e non i
>> molti. I molti non hanno bisogno di Costituzione: hanno la forza”.
>> Io non sono in grado di prevedere cosa succederà in caso di vittoria del Si
>> o del No. Non ho la lungimiranza che altri hanno mostrato di possedere.
>> Aggiungo anche che, osservando l’attuale situazione politica, condivido la
>> preoccupazione di chi ritiene che, in caso di caduta del Governo Renzi,
>> rischiamo di andare incontro a un governo peggiore.
>> Ma mi sembra un piccolo male e, in ogni caso, un problema contingente
>> rispetto all’importanza del tema su cui siamo chiamati a votare.
>> Il 4 dicembre voteremo sulla più grande riforma costituzionale che sia stata
>> realizzata dalla nascita della Costituzione e che, qualora venisse
>> approvata, rimarrebbe presumibilmente in vigore almeno per i prossimi 50
>> anni.
>> Lo storico americano Charles Howard McIlwain diceva che le costituzioni sono
>> ciò che i popoli si danno nel momento in cui sono sobri a valere per quando
>> saranno ubriachi.
>> Ed è proprio in quest’ottica di lungo periodo che non riesco a condividere
>> una riforma costituzionale che tolga così tanti limiti al potere. Prevedere
>> limiti all’esercizio del potere è l’essenza stessa di una Costituzione.
>> Il rischio è troppo alto. Mi dispiace, ma io voto no.
>>
>> Francesco Pelosi
>>
>> -----Messaggio originale-----
>> Da: Area [mailto:area-bounces a areaperta.it <mailto:area-bounces a areaperta.it>] Per conto di Giancarlo Avenati
>> Bassi
>> Inviato: martedì 22 novembre 2016 16:59
>> A: 'Allegra Stracuzzi'; 'Giudice Manna'; 'area aperta'
>> Oggetto: [Area] R: vi sono ragioni di sinistra per votare si
>>
>> E secondo te, chi sta fuori lo fa per caso o perché  in questo modo consente
>> la elezione di un presidente non sgradito?
>>
>>   La riforma è stata fatta proprio  nella previsione  che una o più forze
>> politiche possano essere contrarie a qualsiasi candidatura e bloccare anche
>> per sempre l'elezione del presidente.
>>   Prevedere che se le forze di opposizione stanno  fuori dall'aula, chi è
>> dentro possa eleggere un presidente sblocca il sistema e consente alle forze
>> di opposizione di decidere se   entrare e votare un proprio candidato o se
>> stare fuori e consentire alla maggioranza di eleggere il presidente .
>>   Anche in tal  caso sarebbe un presidente di tutti, perché eletto con
>> l'astensione di un gruppo che esce dall'aula.
>> E' una forma raffinata di democrazia, che consente alla parte che non vuole
>> compromettersi  con il proprio elettorato, di influire comunque
>> sull'elezione del presidente.
>>   Come accadde con la non sfiducia al governo Andreotti nel 1976 quando il
>> P.C.I si astenne uscendo al senato dall'aula.  La maggioranza quindi
>> dovrebbe cercare un nome che ottenga che le opposizioni si astengano uscendo
>> dall'aula.
>>   
>> Se invece la minoranza entra nell'aula e vota il suo candidato,   quello
>> della maggioranza non passa. Ma la maggioranza potrebbe sbloccare la
>> situazione votando a sua volta quello delle minoranza.  O addirittura
>> uscire.
>> Il caso non è peregrino. Per esempio  quando il Movimento 5 stelle candidava
>> Rodotà,  poteva o uscire o insistere su Rodotà ed il P.D. avrebbe potuto
>> anche lui votare Rodotà.
>>
>> L'equivoco è ignorare che,  data una regola, le forze politiche si atteggino
>> di conseguenza. Quindi se il quorum è sui presenti le forze politiche
>> valuteranno se presenziare o no e consentire quindi o meno l'elezione di un
>> presidente proposto da altri.
>> Nessuna deriva autoritaria, ma una possibilità in più per l'opposizione di
>> graduare la propria influenza.
>> Giancarlo
>>
>>
>> -----Messaggio originale-----
>> Da: Allegra Stracuzzi [mailto:a.stracuzzi a stracuzzi.it <mailto:a.stracuzzi a stracuzzi.it>]
>> Inviato: martedì 22 novembre 2016 14:43
>> A: 'Giancarlo Avenati Bassi'; 'Giudice Manna'; 'area aperta'
>> Oggetto: R: [Area] vi sono ragioni di sinistra per votare si
>>
>> Per amor di verita'....la riforma non innalza il quorum per il Presidente
>> della Repubblica, bensi' lo abbassa, riducendolo, dalla settima votazione,
>> alla maggioranza dei tre quinti dei votanti (quindi basta che poche persone
>> non si presentino e se lo elegge la maggioranza da sola!)
>>
>> Nuovo art. 83
>> L'elezione del Presidente della Repubblica ha luogo per scrutinio segreto a
>> maggioranza di due terzi della assemblea. Dal quarto scrutinio è sufficiente
>> la maggioranza dei tre quinti dell'assemblea. Dal settimo scrutinio è
>> sufficiente la maggioranza dei tre quinti dei votanti.
>>
>> art. 83 vigente
>> L'elezione del Presidente della Repubblica ha luogo per scrutinio segreto a
>> maggioranza di due terzi dell'assemblea.
>> Dopo il terzo scrutinio è sufficiente la maggioranza assoluta.
>>
>> A. Stracuzzi
>>
>> -----Messaggio originale-----
>> Da: Area [mailto:area-bounces a areaperta.it <mailto:area-bounces a areaperta.it>] Per conto di Giancarlo Avenati
>> Bassi
>> Inviato: lunedì 21 novembre 2016 13:28
>> A: 'Allegra Stracuzzi' <a.stracuzzi a stracuzzi.it <mailto:a.stracuzzi a stracuzzi.it>>; 'Giudice Manna'
>> <giudicemanna a virgilio.it <mailto:giudicemanna a virgilio.it>>; 'area aperta' <area a areaperta.it <mailto:area a areaperta.it>>
>> Oggetto: [Area] vi sono ragioni di sinistra per votare si
>>
>> Carissimi, sono iscritto da anni alla m.l. di Area, ma non ho mai inviato
>> nessun messaggio e non ho mai partecipato a nessun dibattito. Un po' per
>> timidezza, un po' perché non avevo tempo, un po' perché non mi sentivo
>> all'altezza.
>>   
>> Oggi mi decido a scrivere del referendum non perché abbia la presunzione di
>> dire cose mai dette o l'ambizione di convincere qualcuno, ma per far
>> presente che non necessariamente chi voterà "si"  rinnegherà il suo essere
>> di sinistra.
>>   
>> L'altra sera ero a cena con un notaio, il quale mi diceva che avrebbe votato
>> "no" , facendomi presente che tutti i privilegi del notariato sarebbero
>> stati più al sicuro con il bicameralismo perfetto che con la nuova
>> costituzione.  Vi ricordate le "lenzuolate" di Bersani ?  Ebbene, tra
>> l'approvazione alla camera, la trasmissione  al senato, il ritorno alla
>> camera, le lobbyes le hanno bloccate e svuotate.
>> Ogni corporazione si troverebbe di colpo vulnerabile: i tassisti, i
>> farmacisti, i titolari di pubbliche concessioni ecc.
>>
>> Il discorso che secondo me va valutato è proprio questo: il bicameralismo
>> perfetto non consente nessun cambiamento, non consente nessuna eliminazione
>> delle rendite di posizione e dei privilegi acquisiti, non consente nessun
>> superamento delle diseguaglianze.
>> Certo, mi si obietterà, nello stesso modo impedisce lo smantellamento del
>> sistema di garanzie e di diritti costruito nel secolo scorso. E' vero, ma
>> alla fine dobbiamo verificare se il ruolo della sinistra oggi sia quello di
>> conservare i territori già conquistati o continuare a conquistarne di nuovi.
>> Se ci sia più da difendere che da conquistare.    Ci sono tanti  versanti
>> sui quali si è all'anno zero sui quali si porterebbe finalmente incidere.
>> Non siamo stanchi di votare partiti che presentano completissimi programmi
>> di governo, sapendo che sono del tutto irrealizzabili?
>>    
>> La riforma costituzionale è mal fatta, è ' vero, ma questo è anche il segno
>> di come il bicameralismo imponga una ricerca del compromesso che alla fine
>> snatura ogni legge. Molti concordano che fosse meglio scritta la prima
>> proposta del governo, piuttosto che la riforma poi licenziata dal
>> parlamento, dopo una doppia lettura.  E' possibile però fare in tempi
>> prossimi una riforma scritta meglio?  E con chi?. Come non vedere che
>> nessuna forza politica oggi vuole concedere il merito all'altra di portare a
>> compimento una riforma che sia una?
>>
>> Bisogna poi considerare che una parte dello schieramento del no è ispirato
>> all'antipolitica e che la vittoria del no finirà per ingrandire le schiere
>> di chi smetterà di sperare che il sistema tradizionale abbia in sé la
>> capacità di riformarsi. Tutto questo non illudiamoci, non porterà risultati
>> buoni né per la sinistra né per l'Italia.
>> La prossima riforma costituzionale non lo farà più Renzi, la farà un Trump
>> italiano.
>> Ci salveranno i professori  da una riforma targata Briatore?
>> Tutto questo dico, sapendo che non convincerò nessuno   a cambiare idea, ma
>> perché trovo francamente eccessivo che  chi opta per il no abbia
>> l'atteggiamento di chi stia salvando l'Italia e  la democrazia e non esiti
>> ad esprimere netta disistima verso chi propende per il si.
>>     
>> Nel merito pur stando io molto sulle generali, mi sembra di dover
>> sdrammatizzare le argomentazioni  comparse su questa m.l.  a partuie da
>> quelle di Imperato
>>    
>> Il contributo di Marco Imperato ripercorre alcune tra le argomentazioni più
>> in voga del cosiddetto "fronte del no". Per maggiore chiarezza le tratterò
>> sinteticamente, una per una.
>> 1-      Il metodo di discussione e approvazione della riforma.
>> La proposta iniziale presentata al Parlamento, vedeva il coinvolgimento
>> delle due principali forze politiche del Paese: pd e pdl. In seguito
>> all'elezione del Presidente Mattarella, per motivi del tutto estranei al
>> contenuto del ddl costituzionale, il pdl decise di bloccare il progetto di
>> riforma, prendendo posizione contraria.
>> La scelta del Governo è stata, dunque, quella di sottoporre al Parlamento un
>> ddl che già presentava importanti punti di convergenza (oltre che
>> riflessioni ereditate dal lavoro di ben tre commissioni bicamerali e dei
>> gruppi di costituzionalisti interpellati dal Presidente Napolitano prima, e
>> da Letta poi).
>> La discussione è durata due anni e ha dato luogo a modifiche profonde del
>> testo iniziale (con riguardo al nuovo senato, tra le tante).
>> La legge costituzionale è stata approvata a maggioranza assoluta in seconda
>> votazione cosicchè, ex art. 138 Cost., si è ricorsi al referendum
>> oppositivo, nel solco del dettato costituzionale.
>> Questo, naturalmente, per quanto attiene alla forma, certamente rispettata.
>> Veniamo ora alla sostanza, con alcune precisazioni.
>> Sostiene Imperato come il Parlamento, eletto con legge elettorale dichiarata
>> illegittima, non avesse l'autorevolezza per approvare una riforma così
>> ampia. Opinione senz'altro rispettabile ma eminentemente politica, dal
>> momento che senatori e deputati, a seguito della sentenza 1/2014, sono
>> rimasti pienamente legittimati.
>> L'opinione politica contraria considera la riforma della Costituzione più
>> che mai urgente, per i motivi che si avrà modo di spiegare in seguito.
>> Pertanto, approva la scelta di un Governo che, in ossequio alle promesse
>> fatte in sede di rielezione del Presidente Napolitano, si è proposto di
>> avviare la discussione in Parlamento, senza cedere al ricatto del pdl
>> (medesima dinamica affossò la bicamerale D'Alema del 1997).
>>
>> 2-      Nuovo Senato.
>> Frutto di un compromesso al ribasso tra la dc e il pci, il Senato italiano
>> può definirsi, fin dal 1948, un "personaggio in cerca d'autore": seppur
>> adibito alle medesime funzioni della Camera dei Deputati, presenta infatti
>> sostanziali differenze quanto alla sua composizione:
>> -          I senatori sono eletti su base regionale e debbono avere più di
>> quarant'anni;
>> -           circa 4 milioni di elettori sono esclusi dal voto
>> (diciotto-venticinquenni).
>> Tali peculiarità contribuiscono alla formazione di maggioranze falsate,
>> molto spesso dirette a garantire la sopravvivenza dell'esecutivo, più che a
>> sostenere l'attuazione di un preciso programma politico.
>> Di talché, non solo il Senato non costituisce un effettivo contropotere ma
>> concorre alla costituzione di Governi fortemente instabili (più di sessanta
>> in soli settant'anni di Repubblica).
>> Da qui l'urgenza di una riforma che attribuisca al Senato una nuova veste,
>> anche nell'ottica di un bilanciamento con la necessaria modifica del titolo
>> V della Costituzione.
>> Una Camera dei territori che si faccia interprete dei rapporti tra Comuni,
>> Regioni, Stato e Unione Europea e con competenze (tra le altre) che si
>> estendono al controllo sull'attuazione delle leggi nonché sulle nomine
>> governative, potrebbe effettivamente divenire quel "contropotere" oggi tanto
>> invocato.
>> Pertanto, la tesi di Imperato, secondo cui una modifica del Senato
>> costituirebbe un vulnus democratico, non è condivisibile.
>> Se da un lato non si può prescindere dal confronto politico, va rammentato
>> altresì come le istituzioni siano tenute a fornire adeguate risposte ai
>> cittadini: una moltiplicazione dei centri di spesa e di decisione non
>> garantisce la qualità della vita democratica; ben sarebbe possibile,
>> altrimenti, immaginare tre, quattro o cinque Senati, tutti con le medesime
>> funzioni.
>>
>> 3          La legge elettorale.
>> La legge elettorale, come noto, non sarà oggetto del referendum. L'Assemblea
>> Costituente, infatti, decise di non inserire nella Carta la materia
>> elettorale. Agli atti si legge come il sistema elettorale sia stato
>> considerato inevitabilmente fluttuante, e cioè variabile rispetto ai
>> mutamenti storico-politici nel breve periodo.
>> Prendere posizione sul referendum in base al sistema elettorale vigente
>> pare, pertanto, del tutto illogico. Ad oggi l'Italicum è al vaglio della
>> Consulta; nei giorni passati, inoltre, si è raggiunto un accordo di massima
>> sulla sua modifica e non potremmo, certo, sapere, cosa accadrà in caso di
>> nuove elezioni, qualora alla vittoria del no seguisse una crisi di Governo.
>> Tutto ciò non toglie l'ovvia considerazione che la materia elettorale sia
>> direttamente connessa alla nostra architettura costituzionale. Tanto che,
>> sosteneva Calamandrei, i lavori dell'Assemblea fecero sempre implicito
>> riferimento al modello proporzionale.
>> Orbene, da circa vent'anni in Italia si è optato per sistemi elettorali
>> misti o proporzionali con correttivi maggioritari (l'Italicum, attualmente
>> in vigore, conferma questa tendenza).
>> Da qui, un motivo ulteriore per sostenere l'urgenza di una riforma che
>> prenda atto del mutato contesto politico, intervenendo sul quorum
>> deliberativo per l'elezione del Presidente della Repubblica (innalzandolo) e
>> sulla nomina parlamentare dei giudici della Consulta (La Camera ne esprimerà
>> soltanto tre, gli altri due saranno nominati dal Senato). E' quindi
>> necessario concentrarsi sulle modifiche apportate dalla riforma,
>> considerando come non vi sia alcun pericolo di deriva autoritaria laddove,
>> addirittura, si opera un rinforzo degli organi di garanzia, proprio alla
>> luce della mutevolezza dei sistemi elettorali.
>>
>> Cordialmente. Giancarlo Avenati Bassi
>>
>>
>>
>>
>>
>> -----Messaggio originale-----
>> Da: Area [mailto:area-bounces a areaperta.it <mailto:area-bounces a areaperta.it>] Per conto di Allegra Stracuzzi
>> Inviato: domenica 20 novembre 2016 11:07
>> A: 'Giudice Manna'; 'area aperta'
>> Oggetto: [Area] R: referendum costituzionale
>>
>> Aggiungo la versione video
>>
>> Tommaso Montanarihttps://youtu.be/yzxqqZV62zA
>>
>>
>> -----Messaggio originale-----
>> Da: Area [mailto:area-bounces a areaperta.it <mailto:area-bounces a areaperta.it>] Per conto di Giudice Manna
>> Inviato: domenica 20 novembre 2016 10:40
>> A: 'area aperta' <area a areaperta.it <mailto:area a areaperta.it>>
>> Oggetto: [Area] referendum costituzionale
>>
>> Penso sia un link interessante, da cui trarre ulteriori argomenti a favore
>> del NO
>>
>>   
>>
>> http://download.kataweb.it/micromega/cosino.pdf
>>
>>   
>>
>>
>>
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