[Area] R: voto NO o voto SI ? un contributo per una scelta come cittadino elettore e non come giurista

Allegra Stracuzzi a.stracuzzi a stracuzzi.it
Dom 27 Nov 2016 13:38:55 CET


Caro avv. Rosa,
non so se siamo l'unico paese europeo ad avere un Senato elettivo, puo' darsi, non sono abbastanza informata su questo, certamente siamo l'unico paese europeo ad aver messo il pareggio di bilancio in Costituzione, soggiacendo a ricatti esterni.
Capisco benissimo le considerazioni di Scalfari, le conosciamo tutti bene ormai queste obiezioni, ma penso che ci sia un punto oltre cui non si possa andare nel cedere ai ricatti sull'opportunita' politica e la valutazione delle conseguenze.
Anche perche' non si fermeranno mai..l'avidita' dei  mercati e' tale che ogni elezione democratica costituisce per loro una turbativa che non gradiscono (lo sono state la Brexit, gli USA e lo saranno la Germania e la Francia), fosse per loro abolirebbero volentieri le elezioni democratiche, stante il fatto che vorrebbero essere lasciati in pace nel giocare d'azzardo senza essere intralciati da chicchessia.
E cosa diranno quando si accorgeranno che questa riforma non sveltisce ma complica il nostro sistema?
E cosa diremo quando alle prossime elezioni per ipotesi vinceranno le forze populiste e non avremo piu' argini perche' questa riforma da' loro un potere che con l'attuale si sarebbero sognati?
Anche nel 2006 chi voto' No (compreso Renzi) lo fece in compagnia di gente come Pino Rauti, eppure nessuno si sogno' di stigmatizzare il NO perche' votava come i fascisti.
La Costituzione e' una cosa troppo seria e importante per barattarla con l'opportunita' politica, tutta peraltro da verificare.
Buona domenica
A. Stracuzzi 

-----Messaggio originale-----
Da: Area [mailto:area-bounces a areaperta.it] Per conto di Rosa & Ferrarese
Inviato: domenica 27 novembre 2016 10:54
A: area a areaperta.it
Oggetto: [Area] voto NO o voto SI ? un contributo per una scelta come cittadino elettore e non come giurista

Ho letto con attenzione i diversi contributi che sulla lista sono stati scritti sul tema.

Il 4 dicembre io sarò chiamato a votare come cittadino (seppur come singolo “soggetto politico”)  e con questo azione sarò chiamato a concorrere nelle scelte politiche  del paese. 

Ciò mi impone di valutare, oltre le ragioni giuridiche, anche le conseguenze politiche di quella che sarà la mia scelta.

A questo riguardo trovo interessante l’editoriale di Eugenio Scalfari su Repubblica e ne consiglio la lettura; articolo che per i suoi contenuti mi sembra equilibrato e sereno.  

Per chi volesse leggerlo lo riporto di seguito, relativamente alla parte che maggiormente interessa il problema.

Aggiungo, alle parole di Scalfari, solo che non mi piace come cittadino né la minaccia di un governo tecnico (gli ultimi sono stati un disastro, perché hanno solo aumentato le disuguaglianze sociali nel nome di un Europa distante dalle persone e vicina solo alle ragioni della finanza !), né quella di uno “spread” in salita (che mi sembra volere condizionare dall’esterno le mie scelte). 

Vorrei anche che la vera politica tornasse a prevalere sulla facile “non politica” (anche perché  gli esempi che abbiamo recentemente avuto ci portano a rimpiangere …. il passato).

Buona lettura

Antonio Rosa

 


“ L’Ideologia dei 5 Stelle e la deriva dell'Uomo qualunque


 

di EUGENIO SCALFARI

 

Il mio tema di oggi è soltanto uno: il referendum di domenica prossima, del quale conosceremo l'esito il lunedì 5. Il tema ne contiene e ne implica molti altri, non soltanto italiani e non soltanto costituzionali, ma anche internazionali, politici, economici. Cominciamo ad esaminarli uno per uno.

Mercoledì scorso c'è stato un incontro al Quirinale durato a quanto si sa un'ora e mezza tra il presidente Sergio Mattarella e Renzi. Ufficialmente hanno trattato molti argomenti, il primo dei quali la riunione del giorno dopo del Consiglio supremo della Difesa. Ma nella realtà il tema principale è stato proprio il referendum. Mattarella ha raccomandato maggiore cautela nel linguaggio, ha ricordato che i referendum in genere e questo in particolare non comportano alcun obbligo di dimissioni del presidente del Consiglio quando la tesi da lui sostenuta fosse battuta dagli elettori (tra l'altro i referendum costituzionali non prevedono alcun quorum ed è possibile che il numero degli elettori che andranno al voto domenica sia inferiore al 51 per cento dei cittadini con diritto di voto). Infine Mattarella ha ricordato a Renzi che, subito dopo il referendum, c'è una quantità di problemi da affrontare con notevole urgenza, uno dei quali derivanti proprio dall'esito del referendum stesso che, in caso di vittoria del No, comporterebbe la riforma della legge elettorale poiché quella attualmente vigente riguarda un sistema monocamerale e il bicameralismo perfetto che tuttora c'è e c'è sempre stato. Quando fu fondato lo Stato italiano da Cavour nel 1861 il Senato era di nomina regia e tale durò durante la Monarchia. Il regio Senato aveva gli stessi poteri della Camera ma la nomina dei suoi membri era appunto diversa: non la faceva il popolo ma il Sovrano.

Con l'avvento della Repubblica entrambe le Camere furono elette dai cittadini sia pure con leggi elettorali diverse ma con identici poteri legislativi. Renzi, a quanto ci risulta, ha dato assicurazioni sul linguaggio e ha ricordato che è suo interesse pubblicamente annunciato di riformare profondamente la legge elettorale, sia che vincano i Sì sia che vincano i No, il che significa anche che non si dimetterà dalla carica di presidente del Consiglio almeno fino a quando queste e le altre questioni urgenti ricordate da Mattarella non siano state condotte a buon fine. Fin qui il colloquio assai importante, del quale i giornali hanno dato adeguato rilievo nei titoli ma assai scarsa informazione sui contenuti.

***

Debbo dire che, strada facendo da quando fu indetto, il referendum costituzionale ha ampiamente cambiato il significato che gli attribuisce la gran parte dei cittadini che hanno deciso di votare, il che lascia anche supporre che l'afflusso alle urne sarà più elevato di quanto si prevedeva all'inizio. Per quanto risulta a noi, chi voterà Sì lo farà per rafforzare l'autorevolezza politica di Renzi; chi voterà No lo farà per mandarlo in soffitta; quel che avverrà dopo non lo sanno e non gli importa granché.

Ho avuto nei giorni scorsi un esempio assai chiaro di queste due posizioni in un confronto televisivo guidato da Bianca Berlinguer nella sua trasmissione pomeridiana a RaiTre, tra il governatore della Regione Piemonte, Chiamparino e il governatore della Puglia Michele Emiliano. Chiamparino ha esposto numerose motivazioni a favore della riforma costituzionale e altrettante contro, concludendo però che il suo voto sarebbe stato Sì. La motivazione di questo gesto - ha detto - è interamente politica: un No getterebbe il nostro Paese in una sorta di caos non solo politico ma anche economico, sociale e internazionale che coi tempi che corrono è da evitare assolutamente. La posizione di Emiliano è stata l'esatto contrario e ne ha indicato le ragioni, quelle che ha chiamato il merito del problema. La Berlinguer ha contrastato quel "merito" in tutti i suoi aspetti e alla fine Emiliano ha indicato la vera verità del suo No: "Ritengo dannosa la permanenza di Renzi al vertice della politica italiana". Ecco il punto, cara gente: ormai il Sì è un "viva Renzi" e il No è "abbasso". Salvo qualche eccezione motivata veramente dal merito, visto da angolazioni diverse. Mario Monti è un tecnico dell'amministrazione, vota No per dissensi sul merito; così pure Zagrebelsky e così anche Alessandro Pace. Ma il grosso dei No è di provenienze grilline e cioè: prima di tutto piazza pulita. Questo non ha niente a che vedere col merito ma coincide con l'ideologia. Sembra impossibile che il Movimento 5 Stelle si fondi su un'ideologia; noi siamo abituati a pensare che l'ideologia abbia una base culturale e spesso è così: il comunismo si basava su Marx ed Engels. Il liberalismo di Adam Smith e Ricardo coniugati con l'Illuminismo di Diderot, D'Alembert e Voltaire; il liberalismo moderato aveva come base il pensiero di Tocqueville. Ma il "piazza pulita" è uno slogan non un'ideologia. Uno slogan anarcoide come un tempo lo fu l'Uomo qualunque. Quelli che Ezio Mauro chiama "forgotten men".

L'Uomo qualunque disprezza l'establishment, la classe dirigente di cui non fa parte. Ad essa attribuisce tutte le colpe (che in parte certamente ha). Ne vede una diversa, una nuova. Il più delle volte è storicamente accaduto che quella nuova sia la vecchia che ha cambiato abito e si è mascherata: pensate al fascismo che nasce dal socialista Benito Mussolini. Quel socialista fondò i fasci di combattimento, ispirato al sindacalismo rivoluzionario di Georges Sorel; poi diventò reazionario, distruggendo le Case del popolo del partito socialista, pur restando ancora repubblicano. Infine, nel primo congresso del partito nazionale fascista, dette un calcio alla Repubblica e accettò la Monarchia unificandosi con il partito nazionalista guidato da Federzoni. Vedete come vi si può ingannare, voi dell'Uomo qualunque che oggi vi chiamate 5 Stelle e volete la piazza pulita? Voi domani presumibilmente voterete No. E poi che cosa farete? Quale programma, quale politica estera, quale visione dell'Europa e della moneta comune?

L'Uomo qualunque non cambierà mai e c'è sempre stato. Non è il popolo sovrano che vorremmo fosse la base consapevole della democrazia. Sono piuttosto i Ciompi. Ricordate il tumulto dei Ciompi? Ricordate i Lazzari napoletani che appoggiarono la rivoluzione giacobina del 1799 promossa dalle famiglie nobili guidate dal principe Gennaro Serra di Cassano e da un gruppo di intellettuali? I Lazzari appoggiarono quella rivoluzione ma pochi mesi dopo, quando il Re tornò con la flotta di Nelson e le bande contadine di Ruffo di Calabria, i rivoluzionari furono tutti impiccati, molti morirono per strada e decapitati e le loro teste mozze vennero prese a calci dai Lazzari da quel momento chiamati lazzaroni. Che buie storie ha questo Paese!

***

Caro Matteo Renzi, qualche errore in questa vicenda l'hai fatto anche tu. Il principale, che per l'ultima volta hai ribadito nel tuo dibattito con Gramellini sulla Stampa di venerdì, riguarda il tuo ritiro dalla vita politica se vinceranno i No. Penso che tu faccia volontariamente questo errore per aumentare il numero dei Sì. Può darsi, ma contemporaneamente e forse anche di più aumenterà il numero dei No. Forse è un voluto errore di tattica, ma qui ti sbagli, è un errore di strategia perché se vincono i No ti sarà difficile tornare a Palazzo Chigi e proseguire come lo stesso Mattarella ritiene perfettamente costituzionale oltreché praticamente opportuno.

La legge sulla riforma del Senato e l'abolizione del bicameralismo: questo è il nodo della questione. Dovresti insistere continuamente su questo punto e porre questa domanda: qual è il Paese europeo che abbia un Senato legislativo? Salvo qualcuno piccolo o piccolissimo nessuno dei ventisette ha un Senato di tal fatta. Tantomeno l'Inghilterra, ora uscita dall'Ue: lì c'è la Camera dei Comuni che ha tutto il potere legislativo e la Camera dei Lord che può solo formulare pareri ed è nominata dalla Corona, cioè dal primo ministro con la firma del Sovrano. Il referendum di domenica prossima è questo che stabilisce: monocamera anche in Italia. Ci sarà poi il tempo per assegnare ai senatori dei compiti meno confusi di quelli attualmente previsti, ma il tema centrale è quello: monocamerale. Attenzione però: No o Sì per mantenere o abolire il Senato, il resto non conta niente o quasi. “



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