[Area] L’etica perduta della politica

mario ardigo marioardigo a yahoo.com
Dom 18 Dic 2016 04:17:26 CET


  L'etica non è innata. Deriva da un sistema di relazioni. E' quindi politica. Lo aveva intuito Enrico Berlinguer, il quale tuttavia fu molto criticato per la sua insistenza sulla questione morale. Sul punto i neosocialisti preferivano essere più pragmatici e prendere esempio dal neocapitalismo di impronta Reaganiana-Thatcheriana, insofferente delle regole e della sottostante struttura sociale di relazioni  tendenzialmente virtuose. Individui atomizzati non hanno più etica. Ed è a questi che si rivolgono, direttamente, i nostri rottamatori. Incitano a decisioni politiche "di pancia". Che significa? Significa escludere la mente e il cuore e orientarsi sul bestiale senso di vuoto/pieno che regola le sensazioni che appunto ci vengono dall'attività digerente. E, tuttavia, tutti quelli che nei mesi scorsi hanno cercato di spiegare alla gente i contenuti della riforma costituzionale in decisione al referendum hanno in genere notato che le persone, ad un certo punto, hanno chiesto di più. Hanno voluto capire, hanno posto domande, hanno cercato aiuto, hanno parlato tra loro: insomma si è creato un nuovo sistema di relazioni politiche che, in fondo, ha manifestato anche una nuova componente etica, perché, appunto, si è cominciato a tener conto anche di come la pensavano gli altri, non solo della propria pancia. Una nuova etica e una nuova politica. Ci si potrebbe costruire sopra un'organizzazione? Forse. Distaccandosi però del modello del partito "liquido" che ha liquefatto i partiti dagli anni '90. Bisognerebbe proseguire quell'attività di formazione messa su per il referendum costituzionale, che è stata anzitutto autoformazione e tirocinio di comportamenti virtuosi. L'unica organizzazione che sta lavorando su larga scala e in modo capillare a qualcosa del genere è attualmente la Chiesa cattolica, anche se in genere non se ne ha consapevolezza. Ad esempio si è da poco concluso il ciclo di tirocinio alla politica "A noi la parola" dell'Azione Cattolica, in cui si è insegnato ai bambini delle elementari e ai ragazzini delle scuole medie a dirigere un Comune. All'evento finale, organizzato due mesi fa qui a Roma, era stata invitata la Sindaca di Roma, ma lei non ha potuto andare. Non credo però che avesse capito bene di che si trattava. Altrimenti non si sarebbe lasciata sfuggire l'occasione. Una nuova etica politica per arrivare a una nuova politica su scala planetaria: questo è il senso dell'enciclica Laudato si', un documento assolutamente senza precedenti, un vero manifesto politico centrato sulla liberazione dei sofferenti da modelli ingiusti di sviluppo economico-sociale. Niente di nuovo, in gran parte: questo è importante capirlo. E' tuttavia nuovo, per l'ambiente clericale, il pressante appello a "fare" politica di massa, a lottare, a fare anche rivoluzioni. Emerge un movimento a livello mondiale: vengono citati documenti di 18 Conferenze episcopali di tutto il mondo. Così tutta l'imponente organizzazione ecclesiastica si è messa a lavorare sulla formazione politica, dalle parrocchie alle università e nella maggior parte delle associazione e movimenti. E' un lavoro che darà i suoi frutti. Non è un caso che ai vertici dell'attuale politica nazionale troviamo tante biografie che provengono da quel mondo. E gli altri? Questo è un lavoro che per più di un secolo hanno fatto i socialisti. In quel campo gli ultimi a farlo furono, penso, i comunisti di Enrico Berlinguer. Poi è come se si fosse pensato che l'attitudine al ragionamento politico fosse innata. Non è così. Occorre formazione e tirocinio, soprattutto quest'ultimo. Perché non si tratta solo di capire, ma anche di fidarsi degli altri: non ci si arriva se non se ne fa esperienza. E' ciò che avvenne, tra forze politiche di orientamento molto diverso, durante la Resistenza storica.Mario Ardigò - Roma 

    Il Sabato 17 Dicembre 2016 7:18, guido.vecchione25 <guido.vecchione25 a tin.it> ha scritto:
 

 Vi segnalo l'articolo di Stefano Rodotà " L’etica perduta della politica" da la Repubblica+ 
Guido  Vecchione 
L’etica perduta della politica 
TRA una politica che fatica a presentarsi in forme accettabili dai cittadini e un populismo che di essa vuole liberarsi, bisogna riaffermare una “moralità” delle regole attinta a quella cultura costituzionale diffusa la cui emersione costituisce una rilevantissima novità. SEGUE A PAGINA 39 MAI nella storia della Repubblica vi era stata pari attenzione dei cittadini per la Costituzione, per la sua funzione, per il modo in cui incide sul confronto politico e le dinamiche sociali. I cittadini ne erano stati lontani, non l’avevano sentita come cosa propria. Nell’ultimo periodo, invece, si sono moltiplicate le occasioni in cui proprio il riferimento forte alla Costituzione è stato utilizzato per determinare la prevalenza tra ...


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