[Area] R: R: Roma

mario ardigo marioardigo a yahoo.com
Mar 27 Dic 2016 05:38:32 CET


  La prima volta che sono uscito con mia moglie, al primo appuntamento, siamo andati agli Orti farnesiani, nel Foro romano: può essere vissuto con un bel giardino, in effetti è un bel giardino; mia moglie abitava lì vicino, al rione San Saba, un quartiere di case popolari molto bello, costruito agli inizi del Novecento vicino all'Aventino. Quanti nel mondo possono avere esperienze simili? Al liceo pensai di aver scoperto Roma, girandola con in mano la guida rossa del Touring Club, ma non era così. Roma non è solo il suo esteso centro storico, abitato ormai solo da istituzioni, banche, assicurazioni e gente di fuori. La si può girare da turisti, escludendone la gran parte, e allora, certo, si vedono solo le cose belle che ci sono, la grande architettura e l'arte. Il problema di Roma è che in genere le sue amministrazioni si sono concentrate su questo. Allora la città è diventata estranea alle cose belle che si sono, che  progressivamente  state più che altro usate come cornici o vetrine. Roma sono le sue brutte periferie e semiperiferie. Ma anche l'edilizia intensiva di Prati e Balduina. E' la città dei "palazzinari" di ogni tempo, l'archetipo di uno dei suoi poteri "forti". E' lì che vive la gente. Durante l'ultimo turno esterno ho fatto un sopralluogo in un quartiere di nuova edificazione, dove si sta ancora costruendo. La gente ci va comprando le case e indebitandosi, e vive disperata. Manca tutto ciò che fa di un abitato un contesto civile, in particolare i servizi che dovrebbero fornire le aziende controllate dall'amministrazione comunale. E  intorno una specie di foresta pericolosa, dove c'è di tutto, veramente di tutto (è lì che ho dovuto addentrarmi). Abito fin da bambino in un quartiere della periferia romana e dalle mie parti un tempo bastava fare due passi e si era in pieno agro romano, con le sue "marane", i piccoli corsi d'acqua che nei giochi ci sembravano grandi fiumi. Non male Ci andavo con gli scout. C'erano ristrettezze ma non la disperazione di oggi. Un bambino poteva girarci tranquillamente da solo. Nelle periferie romane non è più così. A metà degli anni '70 le amministrazioni comunali affrontarono sul serio certi problemi, promossero un vasto programma per le periferie che cambiò il volto di quella parte della città. In particolare sparirono i quartieri fatti di baracche (c'erano anche a due passi da casa mia, sulle rive dell'Aniene). Poi sembra che si sia gettata la spugna. Si è persa una continuità di impegno, che bisognerebbe ritrovare. Non è solo questione di tecnica amministrativa. Dalla riforma del '90 delle autonomie locali, grandi città come Roma possono funzionare fino ad un certo punto con il pilota automatico, si è formata una dirigenza amministrativa (che fa da schermo a quella politica che è stata deresponsabilizzata dalle nuove norme) che può farlo. E questo anche se è esposta ai rischi di inquinamento in certi settori critici, come quelli che si occupano di piani urbanistici e correlate autorizzazioni, di commercio e di mettere la gente nelle case di proprietà comunale (e sono veramente molte e alcune in zone centralissime), settori cruciali anche nelle campagne elettorali per connettersi con il voto organizzato con tutto ciò che segue. Il problema è di fare della gente capitata ad abitare a Roma una cittadinanza, non solo un insieme di disperati utenti. Negli anni Cinquanta a Bologna, in occasione di certe elezioni comunali molto importanti, si fece un'inchiesta sociale per capire i bolognesi: tornò poi utile per molti anni. Che emergerebbe se si facesse oggi a Roma? Roma non ha un'anima, ma potrebbe averla, o "tornare" ad averla, a seconda di come si interpreta il passato. Non è questione di questa o quella formazione politica: tutte alla fine si trovano di fronte a questo problema.Ma affrontare la Roma vera è dura. Soprattutto dopo che in campagna elettorale ci si è sbilanciati un po' troppo con le promesse. Da dove si capisce dove va un'amministrazione comunale? Bisogna guardare ai primi incontri pubblici. Alcuni iniziano da Vaticano (pochi hanno fatto eccezione), mondo del Cinema  e anche nobiltà romana (un caratteristico ambiente dorato che non credo ci sia da nessuna altra parte del mondo, lo hanno ritratto Fellini e Sorrentino).  Pochi tornano nelle periferie frequentate in campagna elettorale.Mario Ardigò - Roma 

    Il Lunedì 26 Dicembre 2016 23:24, "c.cerroni a tin.it" <c.cerroni a tin.it> ha scritto:
 

 Roma molto brutta? Ardigò, neanche il più satanasso dei Serenissimi più arrabbiati e secessionisti avrebbe osato dire tanto.
Diciamo che, dal Nordest, ci si accorge di una città con molti problemi. E con poca collettiva voglia di risolverli.
Saluti a tutti e tanti auguri
Claudio Cerroni

----Messaggio originale----
Da: guido.vecchione25 a tin.it
Data: 26-dic-2016 22.41
A: "mario ardigo"<marioardigo a yahoo.com>, "Area Aperta"<area a areaperta.it>
Ogg: [Area] R: Roma

Definire Roma una città veramente molto brutta, anche se con tante cose belle, mi pare una sorta di ossimoro che, oltre ad essere piuttosto ingeneroso, non mi pare corrispondente al vero. Io al contrario ritengo Roma una città ancora bellissima, anche se da molto tempo male amministrata.È vero, inoltre, che, per usare una definizione di un noto scrittore, a volte appare come un gioiello avvolto nella carta di giornale e condivido che uno dei problemi principali è quello di riqualificare, sotto tutti di vista, le periferie urbane ed educare i suoi cittadini (e prima di loro i suoi amministratori) alla bellezza Guido Vecchione 


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-------- Messaggio originale --------
Da: mario ardigo <marioardigo a yahoo.com> 
Data: 26/12/2016 17:17 (GMT+01:00) 
A: Area Aperta <area a areaperta.it> 
Oggetto: [Area] Roma 

 L'altra sera a cena ho cercato di spiegare Roma alle mie figlie. Non la città della storia, ma quella della nostra vita. Viviamo molte difficoltà, in particolare per i trasporti e il traffico stradale.I due problemi sono collegati. I mezzi pubblici non funzionano bene e allora si prendono le macchine e aumenta il traffico stradale. Ma la sensazione è che non ci sia un progetto per la città. E' davvero tanto difficile amministrarla? Ho spiegato che lo è, per vari motivi.  Roma è una città veramente molto brutta, con tante cose belle dentro da vedere e con molto verde pubblico. E' stata più o meno sempre così, fin dall'antichità. Da quando è diventata la capitale d'Italia ha vissuto una fase espansiva nell'edilizia ed è naturale che i costruttori abbiano contato sempre di più. Lo sviluppo edilizio ha dato molta importanza ai proprietari immobiliari e uno dei più grandi è costituito dal complesso delle istituzioni della Chiesa cattolica. Il fascismo storico, con la sua imponente attività urbanistica romana, ha proseguito la fase espansiva dell'edilizia, che nel secondo dopoguerra ha avuto un nuovo impulso dalla ricostruzione post-bellica e poi da quella incentivata dall'urbanizzazione romana delle masse rurali centro-meridionali e dall'espansione dell'impiego pubblico. Quest'ultima fase fu organizzata a amministrazioni comunali democristiane largamente influenzate direttamente dalla Santa Sede, che progressivamente si è abituata così a disporre della città senza tanti problemi, in particolare decidendo di organizzare eventi di massa molto costosi e impegnativi per il Comune cercando un coordinamento solo a posteriori. Costruttori, proprietari immobiliari e Vaticano: si dice che siano i poteri "forti" a Roma, con cui ogni amministrazione deve fare i conti. Essi sono poco sensibili ai problemi che travagliano larga parte della popolazione. Roma non è un grande città, conta meno di tre milioni di abitanti residenziali, non dovrebbe essere difficile amministrarla, a confronto delle megalopoli del nord Europa. Ma è lo scarso interesse alle faccende dell'ordinaria amministrazione, in sostanza alla vita dei cittadini, che complica le cose. Un Comune gestisce diversi servizi pubblici: strade e traffico, verde pubblico, trasporti pubblici e cimiteri, raccolta dei rifiuti, illuminazione pubblica, distribuzione idrica, anagrafe e stato civile, edilizia popolare sono tra i più importanti. A Roma vi si provvede anche  mediante diverse  società a partecipazione pubblica che assommano i problemi del pubblico a quelli del privato. Il risultato non è soddisfacente. Poi c'è l'attività normativa e di programmazione, tra cui quella urbanistica,  e la polizia amministrativa: vi si provvede in prevalenza mediante dipendenti comunali. Infine il campo dell'assistenza sociale, che è decentrata in gran parte nei Municipi, organi comunali di decentramento. Dal punto di vista dell'economia aziendale questo genera un gruppo  con circa sessantamila addetti (FCA in Italia ne ha attualmente circa venticinquemila). Il vertice è politico. Ed è appunto nelle influenze verso il gruppo politico di vertice che storicamente hanno sempre avuto origine  i problemi della città.  Roma ha una popolazione eterogenea. Io, ad esempio, appartengo alla diaspora bolognese. Tutta questa gente di solito non compare quando si parla dei mali della città. La gran parte vive nei brutti quartieri di periferia o di semiperiferia, di edilizia intensiva, che sono stati costruiti a Roma, ma non differiscono ad esempio da quelli che si trovano a Berlino, Praga o Il Cairo. Queste sono le persone che poi eleggono i vertici politici della città. Ma molte di esse abitano e vivono la città come stranieri. Non accade così, ad esempio, a Bologna. Ma anche a Milano, per come mi è stato possibile constatare quando ci ho vissuto. ll problema di Roma, allora, è essenzialmente politico e di politica democratica: cercare di fare di tutta questa gente una cittadinanza, qualcosa di più di una gigantesca assemblea di condominio o di una federazione gigantesca di assemblee di condominio. Sembra un compito impossibile. Per come ho potuto constatare tutte le amministrazioni, salvo poche, alla fine hanno deciso che l'equilibrio potesse essere raggiunto nell'immediato facendo i conti con i poteri forti di cui dicevo. Ad esempio stringendo legami approfittando dei ciclici e sempre più ravvicinati giubilei o delle complesse procedure per i piani urbanistici. Niente di illecito. Ma la città poi non ha un'anima, nel senso che appare abitata da quelle che vengono definite folle solitarie, che usano la città ma non l'amano e in questo sono ricambiate.   Può aver una qualche rilevanza l'importanza storica della città, che poi si rivela anche nelle sue bellezze artistiche? Il mondo si aspetta molto da Roma, ma la conosce poco. Ma la conoscono poco anche quelli che vi abitano. La bellezza dovrebbe avere un posto più importante nei programmi della città. Ma anche l'educazione alla bellezza, che come fatto pubblico dipende dalla qualità della cittadinanza e quindi da relazioni sociali migliori di quelle esistenti. Un lavoro un po' diverso dalle ricorrenti campagne elettorali a cui praticamente si è ridotta la gran parte dell'attività politica nazionale e locale.Mario Ardigò - - Roma 
   


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