[Area] Area sull'autonomia e l'indipendenza dei pubblici ministeri

Gioacchino Romeo gioarom a alice.it
Mar 31 Gen 2017 09:43:07 CET


A me non sembra che le
parole pronunciate dal Primo Presidente della Cassazione possano destare
preoccupazione. La sua relazione appare sicuramente preoccupata da un sentimento
diffuso nell’opinione pubblica, e non solo. Leggiamo (pp. 21-22 della Relazione;
grassetti miei): «L’opinione pubblica esprime spesso sentimenti di
avversione per talune decisioni di proscioglimento o anche di condanna, se
ritenute miti, pronunciate in casi che hanno formato oggetto di rilievo
mediatico. Si scorge una frattura fra gli esiti dell’attività giudiziaria e le
aspettative di giustizia, a prescindere da ogni valutazione circa la
complessità dei fatti, la validità delle prove, i principi di diritto
applicati, le garanzie del processo, la tenuta logica della decisione. Il
disorientamento nasce dalla discrasia spazio-temporale fra l’ipotesi di accusa,
formulata nelle indagini, il pregiudizio
costruito nel processo mediatico parallelo, che s’instaura immediatamente,
e le conclusioni dell’attività giudiziaria, che seguono a distanza di tempo
dalle indagini, già di per sé troppo lunghe. In questa contraddizione s’annida
il conflitto tra la giustizia “attesa” e la giustizia “applicata”, con il
pernicioso ribaltamento della presunzione d’innocenza dell’imputato. Talora
sono lo stesso pubblico ministero, titolare
delle indagini, o l’avvocato difensore
a intessere un dialogo con i media e, tramite questi, con l’opinione pubblica: in
tal caso, il corto circuito tra il rito mediatico e il processo penale è
destinato ad accentuarsi. Si conferma, anche per questo aspetto, l’urgenza
dell’intervento riformatore, diretto a restaurare le linee del giusto processo,
ridando respiro all’accertamento della verità nel giudizio, secondo criteri di
efficienza, ragionevole durata e rispetto delle garanzie. Nello stesso tempo,
mi sembra che, per un verso, debbano essere ricostruite le linee
dell’attrazione ordinamentale della figura del pubblico ministero nella cultura
della giurisdizione (da cui, di fatto, è visibile, in alcuni casi, il distacco,
per una sorta di spiccata autoreferenzialità, anche nei rapporti con la
narrazione mediatica); e che, per altro verso, meriti di essere presa in seria
considerazione la proposta di aprire talune finestre di controllo
giurisdizionale nelle indagini, piuttosto che prevedere interventi di tipo
gerarchico o disciplinare.»

Quindi, nessun attacco,
diretto o indiretto ai pubblici ministeri. Piuttosto, perché Area non si pone
mai domande sul perverso circuito media-Procure,
da tempo sotto la lente degli studiosi? Qualche anno fa Vittorio Manes scrisse che “la netta distinzione tra l’esercizio dell’azione penale e
l’attività di indagine ha comportato «una pressoché totale deregulation di quest’ultima, che risulta dominata, dall’inizio
alla fine, dalle determinazioni del tutto autonome – salvo per ciò che riguarda
la libertà personale – del p.m.», specie in relazione al momento genetico
dell’iscrizione della notitia criminis,
assolutamente “libero” e sottratto ad ogni possibilità di sindacato e/o
valutazione”, sottolineando la “contiguità
patologica che connette gli ambulacri delle Procure della Repubblica ai media: alla estrema cedevolezza
della legalità (sostanziale e) processuale corrisponde – con un paradossale
chiasmo – l’assurda durezza delle conseguenze sui diritti individuali innescate
dall’ingresso nel ‘circo mediatico-giudiziario’, secondo una prassi distorsiva
che qualcuno vorrebbe peraltro legittimare invocando – spesso in modo
arbitrario e parziale – la tutela convenzionale del diritto di cronaca e la
giurisprudenza della Corte europea​.” (Manes, Il ruolo “poliedrico” del giudice tra spinte di esegesi adeguatrice e
vincoli di sistema, in Giust. pen., 2014, I, 65). Vogliamo avviare anche un
discorso senza pregiudizi su questi aspetti distorsivi che sono sotto gli occhi
di tutti?Gioacchino Romeo



----Messaggio originale----

Da: coordinamentoarea a gmail.com

Data: 30-gen-2017 17.44

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Ogg: [Area] Area sull'autonomia e l'indipendenza dei pubblici ministeri





Area sull'autonomia e l'indipendenza dei pubblici ministeri
Desta
preoccupazione il risalto mediatico che è stato attribuito ad alcuni passaggi
della relazione del Primo Presidente della Cassazione, rilanciati dagli organi
di stampa – vogliamo sperare al di là delle intenzioni del Primo Presidente –
come una richiesta di maggiori controlli sull’operato dei pubblici ministeri e di
interventi volti ad evitare l’eccessiva spettacolarizzazione di alcune indagini
e di alcuni processi.

Area ritiene che
si tratti di spunti pericolosi e di ingiuste generalizzazioni, che offrono una
sponda a interventi normativi che rischiano di incidere sull’indipendenza e
l’autonomia dei magistrati inquirenti.

Quanto ai maggiori
controlli, seppure indicati dal Primo Presidente sotto forma di “finestre di controllo giurisdizionale nelle
indagini” e non come veri e
propri “interventi di tipo gerarchico o
disciplinare”, non si vede quali potrebbero essere gli ulteriori spazi per un
intervento giurisdizionale, nel corso delle indagini, aggiuntivi rispetto a
quelli già ampiamente previsti in materia di libertà personale,
intercettazioni, sequestri, durata delle indagini.

Quanto ai
controlli interni di tipo gerarchico, proprio le cerimonie d’inaugurazione
dell'anno giudiziario hanno portato in questi giorni l'ANM a ribadire i
principi di eguaglianza tra i magistrati, che la Costituzione vuole distinti
solo per funzioni.

Eguaglianza e
indipendenza dei magistrati sono dettati a garanzia di tutti i cittadini: per
questo riteniamo che non sia configurabile né auspicabile un potere gerarchico
di controllo e di ingerenza delle Procure Generali sull'operato delle singole
Procure della Repubblica, che operano assai spesso in condizioni critiche, per
i numeri cui devono fare fronte e per la complessità dei fenomeni criminali sui
quali devono intervenire.

Certamente l’attuale sistema consente tutti gli interventi
necessari nel caso in cui singoli pubblici ministeri assumano atteggiamenti
scorretti ed opachi o incorrano in gravi cadute di impegno e professionalità (anche
nei rapporti con i mezzi di informazione): in questi casi esistono già ampi poteri
di indirizzo (con la diffusione di linee guida atte a garantire l’uniforme
esercizio dell’azione penale) e controllo, che rendono doveroso l’intervento da
parte del capo dell’ufficio e delle procure generali.

Area
ritiene semmai che, proprio al fine di salvaguardare l’autonomia interna dei
singoli pubblici ministeri (a garanzia dell’eguaglianza di tutti i cittadini di
fronte alla legge), sia necessario introdurre adeguati momenti di verifica
delle modalità concrete attraverso le quali i poteri di indirizzo e controllo vengono
esercitati da parte dei dirigenti, rendendo effettiva la loro responsabilità. 

 

Su
questi temi, anche in vista della prossima adozione, da parte del CSM, di una
circolare sull’organizzazione degli Uffici di Procura, Area nei prossimi giorni darà ulteriore
divulgazione al documento finale di un fitto seminario organizzato a Roma lo
scorso giugno, favorendo il confronto e la più ampia discussione.

 

Il
Coordinamento nazionale di Area










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