[Area] DL richiedenti asilo

Albano Silvia silvia.albano a giustizia.it
Lun 20 Feb 2017 14:38:45 CET


Il decreto legge pubblicato oggi sulla gazzetta ufficiale tradisce le motivazioni per le quali è stato approvato in tutta fretta. Lo stato non può o non vuole più permettersi di offrire accoglienza ai richiedenti asilo per i tempi lunghi necessari per l'esame delle domande.
Più volte i giudici della protezione internazionale e la stessa ANM avevano lanciato un grido di dolore chiedendo mezzi e risorse per affrontare il numero in continuo aumento ed ormai ingestibile delle controversie in tale materia.
Non credo però che la questione possa risolversi con la compressione dei diritti fondamentali delle persone coinvolte e del fondamentale principio del contraddittorio.
Il fenomeno è epocale e non può essere trattato in termini emergenziali. La politica dell'accoglienza è fondamentale per garantire la possibilità di queste persone di integrarsi e di non alimentare la piccola criminalità o finire vittime di forme di vera e propria schiavitù (dalla prostituzione, al lavoro nero, al caporalato).
Già una banale riforma del TU dell'immigrazione ridurrebbe credo di molto le domande di protezione ed eviterebbe di gettare migliaia di persone nell'invisibilità e nell'illegalità (posto che i trattati per i rimpatri sono per il momento con soli tre paesi, gli altri a cui viene rifiutata la domanda di protezione restano in Italia e divengono irregolari ): permettere a chi è già sul territorio italiano di regolarizzarsi senza aspettare le sempre più rare sanatorie e senza essere sottoposti alla giagulatoria dei flussi. Le organizzazioni che lavorano nel campo dell'accoglienza vedono spesso vanificato il loro sforzo per inserire i richiedenti asilo nel mondo del lavoro, per fargli seguire corsi di Italiano, ecc. Per cui persone che dopo avere proficuamente effettuato un percorso di inserimento in Italia, al rigetto del ricorso, si trovano gettati nell'irregolarità e nell'illegalità. Chi lavora dovrebbe poter avere un permesso di soggiorno per motivi di lavoro, favorendo l'emersione del lavoro nero con misure speciffiche, senza dover rientrare nel proprio paese ad aspettare la chiamata nominativa, sempre che possa rientrare nei flussi (anche, ma non solo, attraverso la conversione del permesso di soggiorno per richiedenti asilo in permesso di soggiorno per motivi di lavoro o di studio, ad esempio).
Ma veniamo al DL. Già l'abolizione dell'appello per questo genere di controversie, che hanno ad oggetto, non dobbiamo mai dimenticarlo, diritti fondamentali è un segnale di politica giudiziaria davvero bruttissimo, che rischia di avallare un sentire pericolosamente comune anche tra i magistrati: che si tratti controversie di serie B, in ragione dei soggetti coinvolti. Liberiamo piuttosto risorse nelle Corti d'appello da appelli inutili relativi a controversie bagatellarie.
Il rito camerale e l'udienza solo eventuale sono misure credo assolutamente inaccettabili in questo genere di controversie, in contrasto con l'art 111 della Costituzione e con l'art. 6 della CEDU.
Già la sezione ANM della Cassazione ricordava nel suo comunicato  come in una recente pronuncia della Corte di cassazione (Sez. VI, ord. 10.1.2017 n. 395) si sia precisato che il principio di pubblicità dell'udienza è di rilevanza costituzionale - in quanto connaturato ad un ordinamento democratico e previsto, tra gli altri strumenti internazionali, appunto dall'art. 6 CEDU - e che tale principio può essere derogato nel giudizio di cassazione (previsto anch'esso camerale dal DL in questione), in ragione della conformazione complessiva del procedimento, a fronte della pubblicità del giudizio assicurata in prima o seconda istanza.
Si trasforma di fatto la Commissione territoriale in un giudice di prima istanza. Un organo amministrativo presieduto da un prefetto e dipendente dal Ministero dell'Interno che diventerebbe una sorta di Tribunale speciale e che è invece parte nel giudizio innanzi al Giudice civile. Si sta delineando un giudizio che crea un grave vulnus ai principi di parità delle parti e della centralità del contraddittorio  che sono a base del processo civile (e dovrebbero esserlo anche del processo penale). Oggi Ministro dell'Interno è Minniti (che ha preso iniziative senz'altro criticabili, come la circolare sulla caccia ai nigeriani), ma non penso possa dubitarsi della sua connotazione democratica. Che succederebbe se ministro dell'interno diventasse Salvini? Non può dimenticarsi che la sua essenza di organo amministrativo, dipendente direttamente dal ministero dell'interno, fa sì che la decisione della commissione territoriale inevitabilmente risponda a logiche più vicine alla politica del governo in materia di immigrazione che alle ragioni del diritto. Credo, quindi, che noi dobbiamo assolutamente tenere la barra dritta ed essere inflessibili sulla salvaguardia dei principi che governano il processo, soprattutto in materia di diritti fondamentali, a garanzia di tutti i cittadini.
La videoregistrazione dell'audizione innanzi alla Commissione Territoriale, può senz'altro essere uno strumento importante per il giudice, con le garanzie che sottolineava Consolandi in una sua mail, ma non può sostituire l'esame diretto e l'udienza innanzi al giudice.
Con questi termini così stringenti, imposti per legge, quanti saranno i giudici che per non incorrere in possibili incolpazioni disciplinari eviteranno comunque di fissare l'udienza? Tenuto conto che con i numeri relativi a tali procedimenti non sarà comunque possibile stare nei termini imposti dal legislatore.
La concentrazione di questi procedimenti in pochi tribunali, senza un aumento della pianta organica dei tribunali coinvolti, aumenterà la drammaticità del problema e le difficoltà per il richiedente di raggiungere il Tribunale ove si deciderà della sua vita.
La previsione dell'udienza di convalida del trattenimento in videoconferenza con il trattenuto, potrà porre anch'essa problemi di garanzia del diritto di difesa. Il trattenuto potrebbe non avere l'avvocato di fianco a sé, e come potranno consigliarsi? Non dimentichiamoci che lì si discute di libertà personale ed i CIE sono spesso dei luoghi molto peggiori delle carceri, ove viene rinchiusa gente che non ha commesso alcun reato e la cui unica colpa è quella di essere irregolare. Non mi dilungo , perché i problemi sono gli stessi che si pongono per il processo penale, solo che in tale contesto la video conferenza è prevista solo (se non sbaglio) per gli imputati di associazione mafiosa.
Scusate la lunghezza.
Silvia Albano - Tribunale di Roma



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