[Area] Area e i diritti di fine vita

clacs a tiscali.it clacs a tiscali.it
Dom 5 Mar 2017 19:51:18 CET


La vicenda del suicidio assistito di Fabio Antonini ha scosso la nostra coscienza come cittadini e come giuristi, ma ha posto anche un problema cui sinora mi sembra pochi abbiano risposto: qual è il livello di pluralismo di Area ? 
In Area c’è posto per tutti, cattolici, appartenenti ad altre religioni, non credenti? 
Non solo credo che sia e debba essere proprio così per quel carattere plurale e pluralista enunciato nell’art. 1 della Carta dei valori, ma penso che anche il dibattito che si è svolto, pur con qualche tono eccessivamente assertivo, lo dimostra.
Credo che su alcuni punti siamo tutti d’accordo: l’arretratezza del nostro Paese su molti temi etici e la lontananza del legislatore da molte drammatiche questioni, il ruolo crescente che in tutto l’Occidente le Corti svolgono su temi bioetici colmando vuoti e assenze normative.
Poi dobbiamo riconoscere che molti problemi sono assai complessi, riguardano i più intimi dei nostri valori e delle nostre credenze ed occorre sapersi porre con rispetto ed attenzione delle ragioni di chi non la pensa come noi.
In poche parole dobbiamo essere positivamente differenti, non dividerci.
Da parte mia ho apprezzato che il Coordinamento abbia preso il rischio di intervenire su questo tema e gli riconosco il grande merito di avere stimolato una discussione difficile e di grande respiro culturale, con la consapevolezza che su questi temi sono inevitabili sensibilità diverse. 
Del resto abbiamo visto un grande giurista come Zagrebelsky affermare che “il diritto di morire non esiste” ed un grande religioso che ci ha lasciato come padre Martini ritenere necessaria una normativa.
“Dal punto di vista giuridico, rimane aperta l’esigenza di elaborare una normativa che, da una parte, consenta di riconoscere la possibilità del rifiuto (informato) delle cure – in quanto ritenute sproporzionate dal paziente – dall’altra protegga il medico da eventuali accuse (come omicidio del consenziente o aiuto al suicidio), senza che questo implichi in alcun modo la legalizzazione dell’eutanasia. Un’impresa difficile, ma non impossibile: mi dicono che ad esempio la recente legge francese (la legge sui diritti del malato e la fine della vita cui fa cenno il Cardinale Carlo Maria Martini è stata approvata in Francia nel 2005) in questa materia sembri aver trovato un equilibrio se non perfetto, almeno capace di realizzare un sufficiente consenso in una società pluralista.”
Questa è secondo me la strada da seguire. Quella già segnata da Luigi Ferraioli di perseverare nella cultura del dubbio e nella cultura del confronto. Su questo Area può essere un passo in avanti per tutti, abbattendo steccati improvvidi e maturando una nuova cultura comune. Per questo credo che Area sia davvero di tutti, donne e uomini di buona volontà, facendo diventare le differenze di idee, di provenienza, di credo un elemento di ricchezza che alimenta un alveo comune.
														
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