[Area] INTERVISTA A RICCARDO DI VITO: IL DL MIGRANTI? SI RISCHIA GIUSTIZIA MINORE

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Ven 10 Mar 2017 14:44:49 CET


INTERVISTA AL PRESIDENTE DI MD, RICCARDO DE VITO: «IL DECRETO MINNITI
RISCHIA DI CREARE UNA GIUSTIZIA PER ‘CITTADINI MINORI» 

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_«PERICOLOSO TOGLIERE UN GRADO DI GIUDIZIO ALL’ESAME DELLE RICHIESTE DI
ASILO. SONO IN GIOCO I DIRITTI FONDAMENTALI DI PERSONE CHE IN CASO DI
RIMPATRIO RISCHIANO LA VITA», DICE RICCARDO DE VITO._ 

«Si rischia di creare una "giustizia minore" per "cittadini minori"»: è
l'allarme che lancia il presidente di Magistratura democratica Riccardo
De Vito in merito al decreto migranti ora in esame al Senato. La
corrente di sinistra delle toghe è molto netta sul provvedimento che
porta la firma del guardasigilli Orlando, su cui ha espresso critiche
anche l'intera Anm con un documento approvato dal suo parlamentino lo
scorso sabato. 

PRESIDENTE DE VITO, VOI DI MD PUNTATE IL DITO SOPRATTUTTO SU DUE PUNTI:
L’ABOLIZIONE DELL’APPELLO E LA CENTRALIZZAZIONE IN QUATTORDICI TRIBUNALI
DI TUTTE LE CAUSE IN MATERIA DI ASILO. PERCHÉ NON VANNO? 

In primo luogo perché si toglie un grado di giudizio in un processo
civile in cui sono in gioco diritti fondamentali, diritti di vita o di
morte di persone che in caso di rimpatrio sarebbero esposte a
trattamenti inumani, guerre e persecuzioni. A fronte di cause civili di
valore modesto in cui sono presenti tre gradi, avere procedimenti così
importanti con solo due gradi di giudizio appare una violazione di
principi costituzionali e internazionali. 

I DIFENSORI DEL DECRETO AFFERMANO CHE I GRADI SONO COMUNQUE TRE, PERCHÉ
PRIMA DEL TRIBUNALE C’È IL GIUDIZIO DI FRONTE ALLA COMMISSIONE
TERRITORIALE. 

Sì, ma le commissioni territoriali sono autorità amministrative, non si
può equipararle a un giudizio di fronte a magistrati. Il decreto, per
giunta, non dice quali siano i requisiti di indipendenza che devono
avere le persone chiamate a far parte di tali commissioni. 

POI C’È LA SECONDA QUESTIONE: LA CENTRALIZZAZIONE DELLE CAUSE IN
QUATTORDICI TRIBUNALI. 

La professionalizzazione dei giudici che si occupano di protezione
internazionale (diritto di asilo, ndr) prevista dal decreto, mediante
corsi alla scuola della magistratura con l'Alto commissariato per i
rifugiati, può essere un aspetto positivo. Ma il fatto che tutto si
concentri in quattordici tribunali per tutto il Paese contribuisce ad
allontanare il cittadino straniero, e anche il suo difensore, dal foro
in cui è trattata la sua causa. C'è dell'altro: questo giudizio in
tribunale rischia di essere senza contraddittorio, con la semplice
videoregistrazione dell'audizione dello straniero resa di fronte alla
commissione territoriale, senza la presenza in aula di un mediatore
linguistico-culturale. 

FIGURE PROFESSIONALI, QUELLE DEI MEDIATORI, CHE SONO CARENTI NELLE AULE
DI GIUSTIZIA… 

Esatto, anche perché queste riforme vengono spesso introdotte con
clausola di neutralità finanziaria. I mediatori, tra l'altro,
servirebbero in numero maggiore anche nelle carceri e nei cosiddetti
hotspot. A proposito: il decreto ha perso l'occasione per regolare una
volta per tutte con norma di legge proprio gli hotspot, spesso lasciati
a leggi regionali o circolari del ministero degli Interni. 

VOI GIUDICATE NEGATIVAMENTE L’AUMENTO A 135 DEI GIORNI DI DETENZIONE DEI
MIGRANTI NEI CENTRI DI PERMANENZA PER I RIMPATRI (EX CIE). MA NON SONO
INDICAZIONI CHE VENGONO DALLA UE? 

Attenzione con il "ce lo chiede l'Europa", perché dipende quale Europa.
Bisognerebbe ricordarsi che la Corte europea dei diritti umani con la
sentenza Khlaifia (dicembre 2016, ndr) ha condannato l'Italia proprio
per gli hotspot, luoghi in cui gli stranieri sono privati della libertà
senza controllo dell'autorità giudiziaria. E poi le indicazioni che
arrivano dalla Ue sull'accelerazione delle procedure di riconoscimento
dell'asilo non vanno interpretate sostituendo la videoregistrazione
all'audizione dello straniero in persona: una scelta che non ci sembra
conforme alle intenzioni del legislatore europeo. 

IL GOVERNO HA PRESENTATO IL DECRETO SUI MIGRANTI INSIEME A QUELLO
SICUREZZA VOLUTO DAL MINISTRO MINNITI, ORA ALLA CAMERA. QUAL È IL VOSTRO
GIUDIZIO SU QUEST’ALTRO PROVVEDIMENTO? 

Il decreto sicurezza sembra ispirato alla logica di un'inquietante
amministrazione locale della paura, per citare il titolo di un
importante saggio. Si lega la sicurezza al decoro: invece di rimuovere
le cause dell'esclusione, si nascondono poveri e marginali dagli occhi
dei ricchi. Non solo: è pericoloso rimettere al potere del sindaco di
intervenire sulla libertà di circolazione delle persone con
allontanamenti e divieti. Sono norme ideologiche, anche prive di
effettività, come le multe ai clochard. Alla base c'è una politica più
incentrata sulla ricerca di misure ad effetto per il cosiddetto diritto
alla sicurezza che non sulla sicurezza dei diritti di tutti. 

Il Manifesto, 10 marzo 2017
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