[Area] R: telefonino: Inail condannata a pagare, "l'uso scorretto provoca il cancro". Ma qualcosa non torna...

PM Ardigò mario.ardigo a giustizia.it
Lun 24 Apr 2017 12:03:08 CEST


La medicina non è più “una” scienza, ma un vasto complesso di scienze ultraspecialistiche. Ne siamo consapevoli? Di solito un caso clinico-giudiziario implica diverse competenze specialistiche e, dunque, “un” esperto non basta. La nuova legge sulla responsabilità sanitaria giustamente ne ha preso atto.  Ma anche nominandone di più, gli esperti ragioneranno sulla base delle esperienze cliniche documentate, loro stessi, da soli, non bastano. L’affidabilità di questa documentazione fa la differenza. Ci sono naturalmente esperti che fanno osservazioni dirette, ravvicinate e sono, in genere e nei casi clinico-giudiziari, il medico legale per le operazioni necroscopiche e l’anatomopatologo per le valutazioni istologiche. Le successive implicazioni seguono però il metodo generale. Nelle osservazioni dirette conta molto la precisione dell’operatore. Certe superficialità in sede necroscopica non sono rimediabili. Nei riferimenti alle esperienze cliniche documentate in letteratura contano la pazienza e la diligenza dell’operatore, che non deve  raffazzonare.  Un tempo non lontano le relazioni tecniche dei nostri consulenti erano prive di citazioni di letteratura scientifica. Oggi una relazione tecnica clinica  che ne sia priva è raffazzonata, non può essere considerata affidabile. Questo perché nessun singolo operatore può aver accumulato la mole di  esperienze cliniche sulla base delle quali, con valutazioni statistiche di efficacia, vengono raccomandati metodi di indagine, procedure e trattamenti.

Di solito  i giusperiti (noi) hanno poca pazienza e questo può condurli a raffazzonare. Sono i più esposti agli errori. Non hanno sempre  ben chiara la distinzione tra i vari tipi di documentazione di esperienze cliniche. Può essere facile prenderli per il naso. Spesso poi mi capita di ascoltare gli argomenti “il mio amico medico mi ha detto” e  “al/alla mio/a amico/a è capitato”. Sono veramente micidiali perché ad essi non so proprio che replicare. Nelle questioni scientifiche tra noi giusperiti ci si sente spaesati perché le soluzioni non sono intuitive come, ad esempio, indagando su un caso di omicidio passionale.  Spesso gli esperti non sono d’accordo e allora bisogna approfondire facendosi spiegare meglio le questioni. Si perde tanto tempo. Bisogna inquadrare lo “stato della questione” nella comunità scientifica. E’ allora che, disperati, dopo aver vanamente ricercato sul Web, ci si rivolge all’ “amico medico”. Naturalmente è sempre  utile avere una immagine sommaria del campo di indagine, ad esempio dei distretti anatomici in questione e  di certi processi a livello molecolare e cellulare. Per cominciare non sarebbe male però  avere sotto mano un libro di biologia delle superiori, con molte figure,  più che l’ “amico medico”. La biologia delle superiori è alla nostra portata. Questo però non deve renderci superbi: rimane sempre un enorme gap tra la nostra cultura di giusperiti e quella degli esperti che ci aiutano. Poi bisogna avere fiducia nella scienza, nel suo metodo, nei suoi principi, nelle sue procedure. Questo per evitare estrapolazioni arbitrarie, naturalmente in perfetta buona fede. Il fatto che dopo un evento ne accada un altro non significa che il primo sia causa del secondo. Ogni procedura presenta dei rischi e può generare eventi avversi, alcuni sono correlati all’imperizia dell’operatore, altri no. Distinguere i casi è materia da esperti ultraspecialisti. Non possiamo risolvere con la nostra scienza privata, l’amico medico, il nostro conoscente a cui è capitato ecc. Però possiamo tentare di farci spiegare meglio, possiamo fare delle domande, inquadrare il campo di indagine e le questioni controverse e poi gli elementi che abbiamo in mano. Lo scopo è quello di produrre una valutazione affidabile del caso. Possiamo addirittura provare a leggere la documentazione scientifica: gli esperti che abbiamo intorno ci aiuteranno in questo.  Il problema  è naturalmente che il nostro non è solo un parere, ma anche una “decisione” destinata a diventare stabile, “irrevocabile”. Nella scienza questa irrevocabilità non esiste. Ma a noi compete prendere decisioni che possono diventare “definitive”, dal punto di vista giudiziario. E’ il nostro lavoro e non ci possiamo sottrarre. Viviamo il dubbio come una sconfitta. E’ lì che talvolta siamo spinti ad estrapolare arbitrariamente per fondare un risultato che “intuiamo” come giusto. Ma dobbiamo resistere.  Dobbiamo ragionare con l’organo deputato a questo, che è il cervello, non il cuore. 

  Spesso le nostre decisioni vengono fraintese. Il risultato del caso di cui si è parlato in questi giorni è stato riassunto giornalisticamente con “l’uso scorretto del cellulare provoca il cancro”. E’ chiaro che nessun giudice potrebbe mai giungere a questa conclusione con il materiale a sua disposizione, che è relativo, di solito, ad un caso o, al più, a pochi casi. Conclusioni del genere conseguono a osservazioni condotte metodicamente, valutate con procedure statistiche  che escludano risultati casuali, su un gran numero di casi. Può essere che invece, nel caso specifico in questione in sede giudiziaria, vi siano elementi che abbiano consentito di provare che, in un malato, una patologia oncologica sia stata effettivamente collegata anche o solo ad un certo uso del telefono cellulare. Le radiofrequenze emesse dai cellulari riscaldano i tessuti organici. Questo è stato osservato. Nel foglietti illustrativi dei nostri telefoni cellulari ci sono di solito alcune di righe di messa in guardia dall’uso eccessivo e troppo ravvicinato all’encefalo. Dopo di che bisogna analizzare che cosa ha avuto in mano il giudice nel caso specifico. Nel caso specifico più che di uso “scorretto” sembrerebbe trattarsi di uso molto prolungato del cellulare per ragioni di lavoro. Un uso scorretto sarebbe, ad esempio, utilizzarlo come mezzo contundente. Se il datore di lavoro pretende che io stia tante ore con il telefono cellulare attaccato all’orecchio, se sviluppo un cancro, vale a dire un tumore maligno, l’Inail mi deve indennizzare? Ho contratto una malattia professionale? Abbiamo un riscontro epidemiologico in merito? Nel caso specifico abbiamo risultati istologici  o di altro tipo che confermino il nesso causale tra uso del cellulare e malattia?

La sen. Cattaneo ci ha ripetutamente messi in guardia, dal caso Stamina, in poi dal fare affidamento, nelle questioni scientifiche, alla nostra scienza privata. Penso che bisognerebbe darle retta. Nessun caso scientifico è “evidente”, nel senso di non necessitante di prova e quindi alla portata di chiunque. A volte fraintendiamo il termine “evidence” che si usa nel gergo anglo-scientifico: significa “prova”, quindi un argomento che necessita  di valutazione critica, non un fatto “evidente” e quindi sottratto a quella valutazione. La valutazione critica di una prova in senso scientifico è materia da esperti e questi ultimi sono tanto più affidabili in quanto si riferiscano a documentazione su esperienze scientifiche affidabili. Il confronto tra le citazioni di letteratura  contenute in  relazioni tecniche in disaccordo è un buon inizio per dirimere il caso: dovrebbero più o meno contenere gli stessi documenti considerati fondamentali dalla comunità scientifica in un certo campo, e soprattutto comprendere gli ultimi documenti in materia di raccomandazioni basate su prove cliniche di efficacia  e in materia di revisione critica della letteratura in un certo settore. Il contrasto tra consulenti è spesso  solo apparente: mi è capitato, ad esempio, in un caso di pancreatite che si sospettava complicata da cancro, che alcuni consulenti applicassero le linee guida in materia di pancreatite e altri quelle in materia di cancro. Col senno del poi, sulla base dei riscontri istologici, apparivano appropriate quelle per la pancreatite, ma, riportandosi alla situazione valutata prima di un intervento chirurgico, apparivano invece appropriate quelle per il cancro, nelle quali si raccomandava di intervenire anche prima di un riscontro istologico di malattia oncologica qualora sussistessero certi elementi di sospetto, perché altrimenti si sarebbe rischiato di non essere più in tempo per intervenire. 

  Spesso parliamo di “libero convincimento” e questo sconcerta gli scienziati, perché di fronte al “libero convincimento” sembra non esserci argomento che tenga. E’ come per l’argomento “il mio amico medico mi ha detto”. Beh, in materia scientifica dovremmo proprio cercare di non convincerci “liberamente”. Naturalmente se vogliamo produrre decisioni affidabili (allo stato delle conoscenze scientifiche in una certa epoca).

Mario Ardigò 

 

Da: Area [mailto:area-bounces a areaperta.it] Per conto di thorgiov
Inviato: domenica 23 aprile 2017 17:20
A: area a areaperta.it
Oggetto: Re: [Area] telefonino: Inail condannata a pagare, "l'uso scorretto provoca il cancro". Ma qualcosa non torna...

 

Sono d'accordo con te. Però credo anche che spesso il magistrato si affidi al consulente tecnico di ufficio per far decidere a lui la controversia, per togliersi l'impiccio di dover scegliere, per scaricare il peso della sentenza, che alla fine è un parere ( questa è l'etimologia della parola sentenza ), su un ausiliario che in teoria dovrebbe avere una speciale competenza tecnica e che esprime un altro parere.

FELICE   PIZZI  ( Giudice del contenzioso del Tribunale di Napoli Nord )

 

Il 23/04/2017 04:49, Ardigo' Mario ha scritto:

Ho trovato informazioni sull'argomento sul sito di un'istituzione, NCI,  del Dipartimento della Sanità statunitense:

http://www.cancer.gov/about-cancer/causes-prevention/risk/radiation/cell-phones-fact-sheet​

 Nel caso specifico giudiziario ci sono stati elementi ulteriori per stabilire una correlazione tra campi magnetici/radiofrequenze non ionizzanti e una patologia oncologica? 

 Non è che una consulenza tecnica di ufficio valga di più di una di parte. Il valore di una consulenza dipende dalle sue fonti e dai ragionamenti che fa. Prende come riferimento documenti che danno conto di prove statistiche di efficacia? Dà conto di una conferenza di consenso (consensus conference) tra gli studiosi maggiormente accreditati in un settore che raggiungono certe conclusioni comuni? Si basa su una rassegna critica di tutti i pareri espressi in un certo settore? Riferisce solo di ipotesi allo studio? Riferisce di un singolo caso? Si limita ad esprimere un parere senza dar conto di nulla (il metodo di esposizione seguito fino ad un po' di tempo fa)? Le cose cambiano.

 Quello che il giusperito dovrebbe evitare è di fare arbitrarie estrapolazioni, di ritenersi "perito dei periti". E' solo un ignorante colto. Ne ha scritto ieri la Cattaneo su Repubblica. E' arbitrario ciò che non segue il metodo scientifico. Nel 1986 esplose il reattore nucleare di Cernobyl generando una nube radioattiva che investì l'Europa. Negli anni seguenti si ebbe un aumento delle malattie ematologiche in Europa. Con ciò non si può sostenere che tutti i malati ematologici che vissero nel 1986 si ammalarono per quella nube. Ci sono altri fattori di rischio. E sulle cause dei tumori molto è ancora ignoto. 

Mario Ardigò 

  _____  

Da: Area  <mailto:area-bounces a areaperta.it> <area-bounces a areaperta.it> per conto di thorgiov  <mailto:thorgiov a libero.it> <thorgiov a libero.it>
Inviato: sabato 22 aprile 2017 09:01
A: area a areaperta.it
Oggetto: Re: [Area] telefonino: Inail condannata a pagare, "l'uso scorretto provoca il cancro". Ma qualcosa non torna... 

 

Ovviamente non conosco gli atti del processo. Però è possibile che il Giudice non si sia limitato a recepire le conclusioni di un consulente di parte ma abbia disposto una consulenza tecnica di ufficio. Poi ogni valutazione è opinabile, ma per questo esiste l'appello.

FELICE  PIZZI  ( Giudice del contenzioso del Tribunale di Napoli Nord )

 

Il 22/04/2017 03:32, anna2010 a tiscali.it ha scritto:


 


telefonino: Inail condannata a pagare, "l'uso scorretto provoca il cancro"


https://goo.gl/ws2Rs5


Mi sarò persa qualche passaggio... Indeciso

Un giudice sarebbe arrivato alla conclusione che vi sia un nesso tra l'insorgenza di tumori e l'uso scorretto dei radiotelefoni, sulla scorta di una consulenza di parte offerta da un ex docente di mutagenesi ambientale che si sarebbe convinto di ciò, sulla base di ricerche altrui (che mai sono arrivate a simili conclusioni) ed avvalendosi a sua volta (come facilmente individuabile online) della consulenza di un poco credibile "esperto" di elettromagnetismo, tale Alfio Turco della Polab S.r.l. - vedasi:

https://goo.gl/PyJxKk

ed ancora

https://goo.gl/q41qVp

--

Saluti. Anna Venturieri (insegnante in pensione)




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