[Area] intervento plenum 22 maggio per commemorare Giovanni Falcone

Morosini Piergiorgio piergiorgio.morosini a giustizia.it
Gio 25 Maggio 2017 15:59:19 CEST



Intervento del consigliere Piergiorgio Morosini al plenum del 22 maggio 2017 su “Giovanni Falcone e il CSM” (4 minuti)

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1.Venticinque anni ci dividono da quel drammatico 23 maggio. Viviamo in una Italia diversa. Economia, istituzioni, ruolo internazionale e la stessa società civile hanno un altro volto. Eppure i “segni” della vita di Giovanni Falcone non possono cristallizzarsi in un passato lontano. La sua “storia” è gravida di messaggi e di lezioni per gli uomini delle istituzioni di oggi. E d’altro canto, lo stesso epilogo del percorso professionale e umano del giudice siciliano propone questioni attuali: dalle ragioni della violenza mafiosa alle sue alleanze nell’ombra, dal suo peso nella società alla credibilità e alla efficacia della risposta dello Stato. Tutti aspetti che chiamano in causa la qualità della nostra democrazia.
Con il volume che presentiamo oggi, il CSM offre il suo contributo per la comprensione del “tormentato” rapporto tra un magistrato “molto esposto” e l’organo che ne governava il percorso professionale, in una stagione di asprezze politico-istituzionali di ogni tipo.
E’ bene ricordare che, all’epoca, lo stesso Falcone non risparmiò dure critiche al CSM, auspicando che non si trasformasse in un “organo verticistico e corporativo, cinghia di trasmissione di decisioni prese altrove”.
Quel monito conserva ancora tutto il suo valore.

2. La magistratura di oggi deve prendere ad esempio la “paziente determinazione” di un giudice che, nonostante minacce e ostacoli interni al suo stesso mondo, non si rassegnò mai all’isolamento e al vittimismo. Falcone ebbe la forza, assieme ad altri, di promuovere nuove strategie processuali, dopo decenni di piena immunità per i capi mafia; senza farsi deprimere dai limiti culturali di un ambiente giudiziario allora, diversamente dai giorni nostri, privo di ogni sostegno nella società civile.
Delle intuizioni e dell’approccio pragmatico di Falcone si giovò il circuito della formazione dei magistrati a quel tempo coordinato dal CSM. Il nostro volume contiene interventi preziosi. Da quelle relazioni si coglie come Falcone non si limitasse ad esporre ai colleghi il suo “sapere giuridico” e le tecniche operative, ma dedicasse una parte significativa alla riflessione sul “saper essere”, ossia alla consapevolezza del ruolo del magistrato nel circuito istituzionale e nella società su cui incide.
Emblematici i contributi sulla importanza del lavoro di equipe nel contrasto alla mafia. Lì si chiarisce il significato di un “metodo” di lavoro, anche sul piano umano.
Essere componente di un pool significa: disponibilità a confrontarsi con gli altri, e se del caso anche a dividersi, su “questioni reali”; nel rispetto della opinione dissenziente, quando genuina e disinteressata, perché ciò che conta è la risposta dell’istituzione.
Una lezione di grande attualità, se pensiamo ai tanti personalismi che oggi rendono ancor più complicata la vita dei nostri organi istituzionali.

3. Di Falcone non può dimenticarsi la “lucidità nell’immaginare il futuro”. Le sue intuizioni sono alla base di leggi ancora preziose nel contrasto ad ogni forma di crimine organizzato. Ne sono prova tangibile le direzioni distrettuali e la direzione nazionale antimafia (ora anche antiterrorismo), nonché le norme sui collaboratori di giustizia e sull’ordinamento penitenziario (art.41 bis).
Ma nella “eclissi” della prima Repubblica, ebbe pure il coraggio di ripensare al ruolo della magistratura nel sistema costituzionale.
Lo fece dialogando da pari a pari con la politica e affrontando non solo le critiche argomentate ma anche gli ostracismi e le invettive dei colleghi. Non tutte le sue indicazioni, naturalmente, erano condivisibili. Ma del suo pensiero oggi non possiamo non apprezzare l’approccio pragmatico e la passione intellettuale.

4.Come allora la nostra epoca è gravida di cambiamenti. Sono in corso profonde trasformazioni nel rapporto tra istituzioni e società. La giustizia è al centro di tensioni continue. Giudici e pubblici ministeri, rimproverati spesso di protagonismo e di “invadere” il campo della politica o della economia, si misurano con problemi incancrenitisi per le inerzie di altre istituzioni.
Vista la delicatezza delle sfide da affrontare, la magistratura deve “guardarsi dentro” con lo stesso coraggio che ebbe il giudice siciliano. E  “ripensarsi”, per attuare un “salto di qualità” su formazione, capacità organizzativa, verifiche professionali, selezione di chi dirige gli uffici.
Con la sua testimonianza, Falcone, dimostrò l’importanza, in una società esigente e complessa, del magistrato dotato di forte senso della realtà, disponibilità a lavorare con gli altri, equilibrio e, soprattutto, senso della libertà. Sono qualità ancora indispensabili per la giurisdizione. Quelle che giustificano la soggezione del magistrato soltanto alla legge.

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