[Area] R: [Iscritti] R: [Nuovarea] venti anni da Borrè

Carlo Brusco c.brusco a alice.it
Dom 6 Ago 2017 12:22:50 CEST


Grazie a Palombarini e Bruti Liberati per i bellissimi ricordi di Pino Borrè. Devo dire che una personalità come Pino sarebbe stata molto utile di questi tempi nei quali mi sembra – mi spiace dirlo dopo essere stato un militante della corrente per 47 anni – che Magistratura Democratica stia perdendo alcuni dei caratteri che l’hanno sempre contraddistinta, in particolare l’assoluta indipendenza da ogni schieramento politico. Potrà sembrare strano che si invochi l’indipendenza politica per un movimento che si è da sempre contraddistinto per il suo essere politico ma proprio Borrè ci ha insegnato che una cosa è la politica dei partiti o dei movimenti e altro è la politica “alta” delle istituzioni e quindi anche della magistratura. Su questa politica alta la lezione di Pino Borrè è ancora attualissima; forse  solo i più vecchi ricordano come egli sia stato – e non era un’epoca facile essendo tragicamente segnata dal terrorismo – inflessibile nel rifiutare sia l’adesione al progetto politico del PCI (della “sinistra storica” si diceva allora) come molti aderenti alla corrente avrebbero voluto sia la sostanziale condivisione dei progetti dei movimenti di estrema sinistra che altri sostenevano. Questa linea, condivisa dalla maggioranza della corrente, fu vincente e fece di MD il soggetto trainante (e credibile) dell’evoluzione democratica della magistratura.

Oggi mi sembra che la corrente – o almeno una parte di essa - vacilli nella riaffermazione di alcuni princìpi fondamentali che ne hanno da sempre caratterizzato l’azione, l’elaborazione  culturale e le prassi applicative. Da quali sintomi traggo questa sensazione ? Ne elenco alcuni:

- la vicenda delle nomine dei direttivi: prima si fa una battaglia per rimarcare il necessario distacco, almeno temporale, dalla politica e poi si contraddice apertamente, almeno da parte di alcuni nostri rappresentanti, questo principio; ricordo che Senese ed Onorato, finito il mandato parlamentare, non chiesero incarichi direttivi ma scelsero di andare in Cassazione, forse il luogo più idoneo per una necessaria “decantazione”; immaginatevi poi che cosa sarebbe successo se il capo di gabinetto del Ministro della giustizia del governo Berlusconi fosse stato proposto per un incarico direttivo analogo a quello di cui si è discusso in queste ultime settimane;

- MD ha preso una chiara posizione sul voto al referendum. Molti suoi esponenti l’hanno però contraddetta senza neppure esplicitare le ragioni di questo dissenso ma privilegiando un calcolo di stabilità politica (chiamiamola così !) rispetto alla necessità di  garantire la sovranità popolare posta in discussione dalla riforma;

- la mia sensazione è che, all’interno della corrente, vi sia in molti una sensibilità particolare che induce a non contrastare le iniziative che provengono dalla parte politica che si ritiene propria. E ciò anche per quanto riguarda i provvedimenti che riguardano l’amministrazione della giustizia. 

Mi sono chiesto più volte che cosa penserebbe Pino Borrè di questa evoluzione ma non mi azzardo a dare risposte perché non voglio attribuire il mio pensiero a chi non c’è più. Ma di una cosa sono certo: Pino inviterebbe a contrastare nel modo più deciso il dilagare del populismo giudiziario non esorcizzandolo ma evitando tutti quei comportamenti che lo alimentano.

Buona estate a tutti.

Carlo Brusco

 

 

 

 

Da: Iscritti [mailto:iscritti-bounces a magistraturademocratica.it] Per conto di EDMONDO BRUTI LIBERATI
Inviato: sabato 5 agosto 2017 22:55
A: 'ROSSI Nello'
Cc: iscritti a magistraturademocratica.it; area a areaperta.it; 'Nuovarea'
Oggetto: [Iscritti] R: [Nuovarea] venti anni da Borrè

 

In diverse mail sulle liste è stato ricordato con commozione Pino Borrè a venti anni da  sua scomparsa. Sono uno tra quelli che hanno avuto la fortuna di conoscere e di essere  stato impegnato fianco a fianco con Pino  nell’associazionismo giudiziario. Da militante da sempre in MD,  come Pino, uso di proposito la locuzione più ampia “associazionismo giudiziario”. Non spendo parole per sottolineare il ruolo che Pino ha svolto in MD, ma voglio sottolineare che anche se egli  non ebbe un impegno personale diretto in Anm, il suo orizzonte fu sempre quello più ampio “ da Md per la magistratura tutta”.  Alla fine degli settanta si era esaurita la straordinaria esperienza pionieristica della rivista “Quale giustizia” diretta da Federico Governatori,di cui Alessandro Pizzorusso  già nel 1974 ebbe a scrivere che essa “ ha  rappresentato un esempio forse unico in Italia di una rivista gestita prevalentemente da magistrati ,ma capace di svolgere una funzione culturale di rilievo generale, apprezzata anche al di fuori della corporazione” (A. Pizzorusso, Introduzione p.37, L’ordinamento giudiziario, Testi a cura di A.Pizzorusso,  Bologna, Il Mulino, 1974).  Pino raccolse il testimone e  si fece promotore della nuova rivista “Questione  giustizia”, che volle  non come “rivista di MD” ma come si legge già dal primo numero “trimestrale promosso da Magistratura democratica”. Dunque rivista “promossa” da Md ma rivolta a tutta la magistratura e al mondo degli operatori di giustizia ed aperta alle più ampie collaborazioni. In questi giorni sto riordinando la mia collezione la mia collezione di Questione giustizia; ricordo il giorno in cui Pino, Livio Pepino ed io chiudemmo il contratto con l’editore Franco Angeli con molte apprensioni per la  sopravvivenza economica dell’impresa, ma già alla fine del primo anno gli abbonamenti sottoscritti dai magistrati di Md e non solo misero in sicurezza i conti.  Ma soprattutto la nuova rivista , come sottolineato dal sottotitolo che ho sopra citato, rinnovò e portò ad un livello più alto e  adeguato alle mutate situazioni quel ruolo indicato da Alessandro Pizzorusso “di una rivista gestita prevalentemente da magistrati ,ma capace di svolgere una funzione culturale di rilievo generale, apprezzata anche al di fuori della corporazione”.  Molti tra i collaboratori di Quale Giustizia ci trovammo naturalmente impegnati nella nuova rivista, ma un ruolo fondamentale accanto a Pino fu svolto sin dall’inizio da Livio Pepino, che poi sarà condirettore e infine, dopo la scomparsa di Pino, direttore. Ma non si tratta solo del contributo teorico.  Oggi molti non hanno vissuto o non hanno memoria del  tempo, che appare così lontano, ma è solo l’altro ieri, in cui non solo non vi erano i computer, ma nemmeno i fax, e le bozze si correggevano a mano.  Diversi di noi, ed io tra quelli per alcuni discontinui periodi, abbiamo collaborato con Pino in questo oscuro essenziale lavoro redazionale, ma la continuità e il coordinamento,  nel corso dei decenni, si deve a Livio.

Dicevo che sto riordinando la mia collezione della Rivista, sfogliando, ripercorrendo filoni di attenzione; molti contributi sono irrimediabilmente datati, molte sono tuttora attualissimi, ma il filo complessivo delle riflessioni proposte rimane un riferimento essenziale. La digitalizzazione completa della Rivista è forse impraticabile e probabilmente eccessiva ma una indicizzazione che consenta una ricerca dettagliata dei temi affrontati renderebbe disponibile un patrimonio prezioso e accessibile a tutti la “rivista promossa da Md” ma appunto aperta a tutta la magistratura e il mondo giuridico.

Edmondo Bruti Liberati

 

 

 

Da: Nuovarea [mailto:nuovarea-bounces a nuovarea.it] Per conto di EDMONDO BRUTI LIBERATI
Inviato: sabato 5 agosto 2017 22:51
A: 'ROSSI Nello' <nello.rossi a giustizia.it>
Cc: iscritti a magistraturademocratica.it; area a areaperta.it; 'Nuovarea' <nuovarea a nuovarea.it>
Oggetto: [Nuovarea] venti anni da Borrè

 

 

 

Da: Iscritti [mailto:iscritti-bounces a magistraturademocratica.it] Per conto di ROSSI Nello
Inviato: mercoledì 2 agosto 2017 18:55
A: 'Beniamino Deidda' <ben.deidda a gmail.com>; giovanni.palombarini a libero.it
Cc: iscritti a magistraturademocratica.it
Oggetto: [Iscritti] R: venti anni da Borrè

 

Anch’io ringrazio Giovanni Palombarini del suo ricordo di Pino. 

Una persona indimenticabile che ha influito come pochi altri 

sulla maturazione della cultura di Magistratura democratica e sulle scelte umane e professionali di molti giovani magistrati. 

Oggi , in un tempo nel quale anche una realtà riflessiva come la magistratura sembra contagiata da schemi tanto elementari quanto ingannevoli 

avremmo più che mai  bisogno della sua finezza intellettuale, della sua capacità di distinguere, della sua forza di analisi e di argomentazione. 

Possiamo solo sforzarci di immaginare quello che di ironico, di critico, di sferzante avrebbe detto sui temi che occupano tanta parte dell’attenzione dei nostri colleghi 

e sulle questioni che invece  avrebbe giudicate centrali. 

Nello Rossi  

   

 

Da: Iscritti [mailto:iscritti-bounces a magistraturademocratica.it] Per conto di Beniamino Deidda
Inviato: lunedì 31 luglio 2017 17:38
A: giovanni.palombarini a libero.it
Cc: iscritti a magistraturademocratica.it
Oggetto: Re: [Iscritti] venti anni da Borrè

 

Grazie Gianni,

Un bel ricordo pieno d'affetto. Pino ce lo ricordiamo davvero così.

Un abbraccio 

B

Inviato da iPhone


Il giorno 31 lug 2017, alle ore 08:07, "giovanni.palombarini a libero.it" <giovanni.palombarini a libero.it> ha scritto:

Venti anni fa, il 3 di agosto, moriva Pino Borrè. Era ammalato da tempo ma non si rassegnava: lottava sempre con la speranza, fino all'ultimo, di riuscire a uscirne. Ancora alla fine di luglio, quando era ricoverato a Genova, mi espresse questa speranza e l'intenzione di riprendere a lavorare per Md. 
Nato nel 1932, in magistratura dal 1958, Borrè è stato un grande dirigente di Md, di cui è stato presidente e che ha rappresentato in Csm dal 1986 al 1990.  Molti altri lo hanno già ricordato in passato come studioso e magistrato in qualche modo anomalo: pacato, colto, rigoroso, alieno da protagonismi, radicalmente innovatore e in dura contestazione con il ruolo tradizionale del giurista.
I primi due decenni della sua attività giudiziaria corrisposero al periodo di più profondo rinnovamento della magistratura all’insegna del nuovo modello previsto dalla Costituzione. Di quella stagione egli fu protagonista tra i più autorevoli. Dopo essere stato collaboratore di Qualegiustizia, fondò, nel 1982, Questione giustizia, di cui fu direttore per quindici anni, fino alla morte. 
Al momento della morte era presidente di sezione della corte di cassazione. 
La Fondazione che porta il suo nome organizza ogni anno a La Spezia, con il contributo essenziale di Livio Pepino, un importante convegno sui temi della giustizia che coinvolge l'intera città per due/tre giorni. 
Una piazzetta davati al tribunale di La Spezia è intitolata al suo nome.
Molti lo ricordano, con grande affetto.
GP

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