[Area] R: [Nuovarea] TINTI, CSM, PREROGATIVE

Carlo Brusco c.brusco a alice.it
Sab 30 Set 2017 18:00:19 CEST


Caro Valerio,

 

condivido interamente, nella sostanza, le tue considerazioni in merito alle affermazioni di Bruno Tinti sia sulla non punibilità dei membri del CSM che sui metodi di scelta dei medesimi. Teniamo conto che Tinti ha l’abitudine di affrontare in modo esasperato e manicheo temi che però sono reali. Nel caso di oggi i temi riguardanti le nomine “a pacchetto” e alcuni criteri di designazione che hanno fatto pensare che si fossero verificate “spartizioni” di posti. Questo per dire che non basta esorcizzare gli estremismi (e i populismi, termine ormai di moda) ma occorre lavorare in concreto per eliminare i presupposti per il loro sorgere.

Qualche settimana fa Tinti ha scritto un articolo altrettanto duro sul giornale “La Verità” in cui sosteneva che i magistrati  si suddividevano in “spalatori” e “scalatori”; io gli ho replicato con una lettera aperta che il giornale sul quale in precedenza scriveva non ha pubblicato. Ne ripropongo il testo se a qualcuno può interessare.

 

Caro Bruno,

ho letto il Tuo articolo ampiamente argomentato su “La Verità” dell’8 agosto 2017 e mi sembra di capire che, con questa scelta, Tu abbia cessato la Tua collaborazione con “Il Fatto Quotidiano” (ovviamente non mi interessano le vicende societarie).

Se così è mi dispiace molto. Anche se spesso mi sono trovato in disaccordo con Te – ma pensa che noia se ci trovassimo sempre d’accordo – devo riconoscere che Tu hai sempre, con i Tuoi interventi, individuato temi di grande rilievo sui quali è necessario discutere e, se possibile, trovare soluzioni condivise. Ciò è avvenuto anche in occasione della nostra prima occasione d’incontro che colloco a Torino nella seconda parte degli anni ’90 quando io ero presidente della giunta ANM Piemonte e Valle d’Aosta (ma, come puoi verificare, non ho fatto successivamente scalate di alcun genere) e si discuteva della riforma costituzionale che D’Alema e Berlusconi ci stavano preparando. Ricordo che tu (che, mi sembra di ricordare, aderivi a Magistratura Indipendente), io (che ero invece di Magistratura Democratica) e quasi tutti i colleghi (conservatori o progressisti che fossero) eravamo fermamente contrari a questa riforma e ricordo le belle e vivaci discussioni del tempo.

Ecco: questo è un esempio di come le correnti dell’ANM possano svolgere – e abbiano svolto (soprattutto in passato, lo ammetto) - una funzione positiva, soprattutto di elaborazione culturale. Se non ci fossero state le correnti credi che ci sarebbe stato il superamento del sistema verticistico e burocratico imperante all’interno della magistratura (che vanificava il principio costituzionale secondo cui i magistrati si distinguono solo per le funzioni svolte) ? che ci sarebbe stata la riaffermazione del principio di uguaglianza inteso in senso sostanziale (art. 3 c. 2 della Costituzione) e non solo formale come avveniva in precedenza ? che si sarebbe pervenuti ad un generalizzato riconoscimento della necessità di applicare sempre e comunque i princìpi costituzionali anche investendo la Corte costituzionale quando un’interpretazione costituzionalmente orientata era impossibile ?

Parlo di me e della mia corrente: ma davvero credi che tra la fine degli anni ’60 e i primi anni ’70 nella circoscrizione della Corte d’Appello genovese ci si iscrivesse a M.D. per “scalare” qualche posizione di potere ? Eravamo una dozzina (dopo alcuni anni il nostro numero si è però quintuplicato), venivamo spesso discriminati ma eravamo affascinati dalla visione della giustizia che avevano figure di magistrato che hanno lasciato il segno nel tempo (ancor oggi ricordiamo la figura di Pino Borrè mancato venti anni fa. A proposito di “scalatori”: dovemmo praticamente minacciarlo per convincerlo a candidarsi al CSM).

Questo per dire che mi sembra sbagliato un giudizio generalizzato come quello che tu dai suddividendo i magistrati tra “spalatori” e “scalatori”. Si può aderire ad una corrente senza chiedere privilegi nelle nomine, senza interpellare o sollecitare, per qualsiasi incarico, gli amici personali e i colleghi della medesima corrente che si trovano al CSM. Insomma l’adesione ad una corrente dovrebbe essere – e per molti magistrati lo è ancora – l’adesione ad una visione della giustizia e al modo di esercitarla non la partecipazione ad un assetto di potere.

Ciò detto non è certo possibile disconoscere che, oggi, le correnti stiano facendo di tutto per dimostrare che la Tua analisi è corretta. Certo: i princìpi vengono a parole salvaguardati; la pratica attuazione di essi è invece frequentemente messa in discussione. La vicenda della scelta del Procuratore della Repubblica di Napoli è esemplare anche perché la soluzione contraddice i principi che alcune correnti si erano dati.

C’è da dire che la politica fa la sua parte: non era mai avvenuto (neanche durante i governi di centrodestra) che una maggioranza parlamentare eleggesse componente laico del CSM un sottosegretario, tra l’altro destinato a diventare il vicepresidente dell’organo (quindi sostanzialmente il presidente visto che il Capo dello Stato raramente lo presiede). E, da quanto leggo, per il nuovo procuratore di Napoli i laici si sono schierati compatti (salvo uno): il che qualche dubbio lo dovrebbe far sorgere ! Del resto un magistrato, già capo corrente, è sottosegretario di questo e di altri governi precedenti.

Insomma, caro Bruno, nessuno ha la verità in tasca (neppure il giornale col quale adesso collabori). La realtà è spesso più complessa di quanto le analisi riescono ad evidenziare. Ciò che vorrei è che queste analisi – anche spietate quando è necessario – non valessero a mettere nel nulla anche le cose buone che le famigerate correnti hanno fatto nella loro vita associativa e a non identificare sempre ogni aderente ad una corrente con uno “scalatore”. Si può aderire ad una corrente e continuare a spalare: e credo che la più parte dei magistrati si comporti così e non consideri la corrente il suo “padrone”, soprattutto nell’orientare le decisioni.

 

Carlo Brusco

magistrato in pensione

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Da: Nuovarea [mailto:nuovarea-bounces a nuovarea.it] Per conto di Valerio Savio
Inviato: venerdì 29 settembre 2017 13:22
A: mailinglist-anm a associazionemagistrati.com; nuovarea a nuovarea.it; valerio.savio1960 a gmail.com
Oggetto: [Nuovarea] TINTI, CSM, PREROGATIVE

 

TINTI, CSM, PREROGATIVE

 

          Passando questa volta, dal giornale che scambia “il Fatto” con le proprie opinioni, addirittura a “La Verità” ( non sapevo il collega avesse sottopelle pulsioni brezneviane), Bruno Tinti con la consueta vis polemica – subito seguito dai suoi fans -- individua tra i mali assoluti del nostro sistema l’art. 32 bis l. 195 / 1958 come introdotto dall’art. 5 della legge 1 / 1981, la norma per cui “i componenti del Consiglio non sono punibili per le opinioni espresse nell’esercizio delle loro funzioni e concernenti l’oggetto della discussione“.

          Continuiamo così, facciamoci del male.

          Come per il sorteggio dei candidati, si tratta di una proposta-siluro per l’autogoverno e quindi per la Magistratura. Come per il sorteggio, se fatta da magistrati , di una proposta politicamente stupida e suicida.

          Si può pensare tutto il male possibile di quello che il CSM fa e va facendo da anni.

          Ma come si fa a non capire che l’immunità per le opinioni espresse , “atteso il peculiare rilievo costituzionale del CSM, e la necessità che lo stesso sia garantito nella propria indipendenza tanto verso gli altri poteri che verso l’ordine giudiziario” , tutela l’organo ed i suoi componenti e quindi tutti noi ? ( v. Corte Cost. 148 / 1983 , che ha respinto la q.l.c. della norma con riguardo agli artt. 3, 28, 112 Cost.).

          Come si fa a non capire che anche il giorno in cui dovessero essere al CSM magistrati sorteggiati/decorrentizzati/purificati nel Gange ed emotrasfusi nello scegliere – ad es. -- per un direttivo “il migliore” e il “più meritevole” e non il più “portato” e “appoggiato dalle correnti” i consiglieri dovranno essere liberi di esprimere opinioni in ipotesi negative, negativissime sul candidato Tizio o sulla candidata Mevia, senza rischiare una querela o una citazione per danni?

          E poi. Che magistrati relativamente giovani ignorino la storia del Consiglio e perché certe norme sono nate e sono state mantenute, passi ( fino a un certo punto: sarebbe bene che la Scuola insista sui corsi di Storia della Magistratura). Ma che faccia finta di non conoscerla uno della generazione di TINTI non è, diciamo così , commendevole.

          L’Italia è il Paese in cui il Consiglio è stato oggetto per decenni di manovre volte a delegittimarne il ruolo , di inchieste penali dei vari Porti delle Nebbie che magari si attaccavano alle spese dei cappuccini per tentare di forzare lo scioglimento dell’organo reo di avere punito i magistrati iscritti alla P2 ( e meno male che c’era Pertini al Quirinale), di Presidenti della Repubblica che hanno minacciato di far circondare palazzo dei Marescialli dai Carabinieri se una certa questione fosse stata messa all’ordine del giorno, di imprenditori fattisi governo che hanno minacciato singoli consiglieri di azioni civili in grado di rovinare un milionario, per opinioni espresse in plenum.

          Il dottor Tinti è uomo d’onore, e si esclude quindi la mala fede. Se ne ricava che ha perso la memoria. Consiglio per il navigante: astenersi allora di  scrivere per “la Verità”. Al massimo, “il Dubbio”.

Valerio Savio, giudice del Tribunale di Roma

            

 


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