[Area] AreaDG - Intervento di Maria Cristina Ornano Segretario generale di AreaDG al 33° Congresso dell’ANM

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Lun 23 Ott 2017 19:37:50 CEST


Trasmettiamo il testo dell'intervento al congresso del Segretario generale
di AreaDG Maria Cristina Ornano.

Il Coordinamento nazionale di AreaDG

*33° Congresso dell’Associazione Nazionale Magistrati *

*Siena 20-22 Ottobre 2017 *

*Intervento di Maria Cristina Ornano *

*Segretario generale di Area Democratica per la Giustizia*

*“Associazionismo a confronto”*

A nome di Area Democratica per la giustizia, ringrazio il Presidente
Albamonte e la Giunta esecutiva per l'invito rivolto ai segretari dei
gruppi a partecipare ai lavori di questa sessione congressuale.
E ringrazio anche Rodolfo Sabelli per la sua introduzione e le stimolanti
domande poste riguardo all’associazionismo giudiziario, ad iniziare  dal
tema dello stato dell’associazionismo giudiziario e  delle perduranti
ragioni della attualità dell’esistenza dei gruppi della magistratura
associata a fronte delle molte critiche rivolte al cosiddetto correntismo.

E probabilmente io andrò controcorrente, ricordando che il
costituzionalista Augusto Barbera   nell’individuare i cinque pilastri su
cui poggia nel disegno costituzionale l’ordinamento giudiziario
repubblicano indica, tra gli altri, anche la magistratura associata e
l’organizzazione per correnti o, come oggi usiamo dire, per gruppi, che si
riflette sulla composizione del C.S.M..  La costruzione proposta dal
costituzionalista non è evidentemente la semplice constatazione di un’
esperienza in atto e in quel momento vivace o un tributo alla storia
dell’associazionismo
giudiziario, pure significativo, ma ha a mio avviso una ragione più
profonda, che è nel modello di magistratura che la  Costituzione
repubblicana ha voluto disegnare. Una magistratura autonoma e indipendente
dagli altri poteri dello Stato, orizzontale  e permeata dai principi di
democrazia e pluralismo.

*L’associazionismo giudiziario e la stessa divisione dell’Anm in correnti è
dunque il riflesso di principi  di democrazia e pluralismo che conformano
 la magistratura italiana. *

Veniamo da un ventennio caratterizzato da attacchi, delegittimazione e
screditamento dei gruppi della magistratura associata,  tanto che  il
“correntismo” viene oggi usato solo nella sua accezione più deteriore.
Questo processo si è non a caso inserito in un tempo che è stato definito
della liquidità, nel quale anche nella politica come nella società civile,
v’è stato nella percezione collettiva  uno svilimento non solo delle
istituzioni e della loro autorevolezza, ma anche dei corpi intermedi, che
ha colpito i partiti, i sindacati e le associazioni di categoria.
L’associazionismo giudiziario e le correnti non sono rimaste indenni e sono
state additate come responsabili del carrierismo e del clientelismo,  luoghi
di organizzazione del consenso in funzione  del controllo del C.S.M.. E su
questa narrazione si è costruita la riforma della legge elettorale del
C.S.M..

Ora, però, non è detto che ciò che matura nel tempo della liquidità sia di
per sé positivo e porti ad una rigenerazione della società. Perché il
problema è che cosa è accaduto in questo tempo.

E se, con franchezza, guardiamo a ciò che è avvenuto non possiamo certo
sentirci rassicurati; perché il potere non ammette vuoto e *nel tempo di
arretramento delle correnti ciò che si è affermato è il personalismo, il
leaderismo, il localismo ed il territorialismo, questo sì inteso nella sua
accezione più deteriore. E questo stato di cose ha funto da sollecitazione
e stimolo  a pratiche clientelari ed al carrierismo, ben più di quanto lo
stesso “ correntismo” possa aver fatto*.

Dunque, al di là degli errori che le correnti hanno commesso  e  che non
possiamo e vogliamo certo negare, il senso e il valore dell’esperienza
dell’associazionismo giudiziario non può certo liquidarsi con una analisi
sbrigativa e superficiale, occorrendo piuttosto *ri-valorizzare il senso
dell’associazionismo per quella è la sua funzione : ossia quanto ai gruppi,
espressione del pluralismo che connota la magistratura associata,  luoghi
di elaborazione  culturale e di mediazione, di cerniera,  tra le istanze
dei singoli e le rappresentanze politiche ed istituzionali e, quanto
all’A.n.m. la sua funzione di rappresentanza  di tutta la magistratura e
luogo di confronto e di elaborazione comune al di là delle diverse visioni
e delle divisioni. *

E proprio la ricchezza dei temi sviluppati in questo 33° congresso è',
all'evidenza, il segno della  vitalità  della nostra associazione, della
sua capacita di comprendere e dare espressione ad una magistratura plurale,
in cui vivono e si confrontano, talvolta in aperta dialettica, visioni e
sensibilità diverse. E tuttavia ricondotte a sintesi attraverso la voce
unitaria dell 'associazione  nazionale magistrati .

Per questo  Area Democratica per la Giustizia si è impegnata a sostenere la
Giunta unitaria al momento del rinnovo delle rappresentanze dell’A.n.m., al
pari, in quel momento, di tutti gli altri gruppi. Tutti abbiamo fatto un
passo indietro *non  in nome di una unità quale che fosse*, *ma di una
unità la quale,  pur con le necessarie mediazioni, tutti ci potesse
rappresentare. *E dobbiamo dare atto alla Giunta ed al CDC dell’A.n.m. di
aver cercato finora una linea di mediazione non al ribasso, consentendo
così di dare sostanza e concretezza all’unità associativa; riguardo alla
quale non possiamo che apprezzare anche il cambio di passo registrato con
la attuale Presidenza, che ha fatto  dell’ apertura al confronto ed al
dialogo con gli altri poteri dello Stato,  la società civile e l’Avvocatura
la propria cifra.

Per questo non possiamo che deprecare, con fermezza, l’irresponsabile
decisione assunta dal gruppo di Autonomia e Indipendenza di abbandonare la
GEC, appena dopo pochi mesi dalla fine del primo anno della Presidenza
dell’ANM che pure aveva reclamato, ottenendola. Lo abbiamo già detto  e lo
ribadiamo, l’abbandono è stato motivato con argomenti pretestuosi ed aveva
il vero scopo di mettersi fuori dall’A.n.m. per la ricerca del consenso
elettorale. Questo forse gioverà ai destini elettorali di quel gruppo, ma
non gioverà alla magistratura ed al Paese, perché rompendo l’unità
associativa si indebolisce l’A.n.m. e si restituisce al Paese l’immagine di
una magistratura divisa e conflittuale.

E venendo ora ad un altro tema evocato dalle sollecitazioni di Rodolfo
Sabelli, credo che qui il vero tema sia la perdurante tensione tra chiusura
corporativa e consapevolezza del ruolo sociale dell’istituzione
giudiziaria. Se ci riflettiamo,  la ricchezza dei temi portati al Congresso
 é anche il riflesso  *dell' esigenza per la magistratura associata di
confrontarsi e contribuire al dibattito che si svolge nella società  civile
sui temi della giustizia e  sui diritti.* Per noi di AreaDG di tutti i
diritti,  ad iniziare da quelli di chi  non ha voce, come i migranti e  coloro
che vivono condizioni di disagio economico, sociale, di marginalizzazione.

*Esigenza di cui la libertà di manifestazione del pensiero dei magistrati,
come singoli e come gruppi, costituisce condizione imprescindibile* .

Vorrei qui ricordare una pagina alta della nostra storia, forse una delle
più alte. Il 21 dicembre  1925 l’Assemblea dell’Associazione generale
magistrati italiani ( Agmi), deliberò lo scioglimento per impedire che l’
associazione diventasse un sindacato fascista. E nell’articolo dal
titolo “*L’idea
che non muore*” pubblicato nell’ultimo numero della rivista “La
Magistratura”, *v’è un ostinato rifiuto della omologazione del pensiero  e
una orgogliosa rivendicazione della libertà di pensiero e della sua
manifestazione.* Vincenzo Chieppa, in quel  momento Segretario generale
dell’Agmi, probabile autore di quel bellissimo articolo, pagò a caro prezzo
il suo coraggio, perché venne di lì a poco, insieme ad altri dirigenti
dell’Associazione, destituito.

*E dopo la ricostituzione nel 1945 della nostra associazione, la sua storia
è segnata da una progressiva acquisizione di una piena e matura
consapevolezza del ruolo sociale della magistratura, che ha come postulato
il confronto ed il dialogo anche all’esterno sui temi della giustizia*.

Non c’è un problema di coerenza con il ruolo. Noi magistrati siamo ben
consci della  specificità del nostro ruolo, dei doveri di riserbo,
continenza e correttezza nei contenuti e nei toni che devono caratterizzare
in ogni sede le nostre esternazioni, e, parimenti, sappiamo rispettare gli
altri poteri dello Stato, le istituzioni e le loro prerogative.

Occorre  ribadire questi concetti che fino a ieri sembravano scontati,
ormai un dato acquisito, di fronte ai tentativi di comprimere tale libertà,
messi in atto non solo da una parte della politica che non gradisce che la
magistratura  dialoghi con la società civile, ma anche da una parte della
magistratura associata.

E questo ci preoccupa di più, perché   è l 'ennesimo *segnale del
riemergere di un' ideologia ipercorporativa, che si illude di affermare
autonomia e indipendenza postulando una separatezza della magistratura
dalla società civile, ma che  finisce  col chiudere una parte della
magistratura nel recinto dell’ autoreferenzialita', nell’ isolamento e
nella solitudine professionale e istituzionale. *Una magistratura tutta
ripiegata su stessa,  che    per  dare voce alla propria insoddisfazione
delega   figure carismatiche, costantemente impegnate  nella  rappresentazione
pubblica di un continuo quanto sterile antagonismo verso la politica e
verso  gli altri Poteri dello Stato, chiusa ed indifferente al dialogo con
la società civile  e l’Avvocatura.
Non é  questo il modello di magistratura che la nostra associazione
promuove e non è di questo che ha bisogno la magistratura italiana ed il
Paese , i quali necessitano  di riforme urgenti strutturali e di ampio
respiro, capaci di riflettere una idea di giustizia coerente con i bisogni,
le urgenze e le priorità  della società italiana  attuale.

Riforme che potranno andare nella direzione da noi auspicata solo
attraverso il costante dialogo della magistratura associata con gli altri
poteri  dello Stato e con il continuo confronto con la società  civile e
l’Avvocatura, senza mai dimenticare che quest’ultima, non è solo la nostra
utenza qualificata, ma assolve ad una funzione fondamentale nel processo e
nella società, quale primo presidio di tutela dei diritti delle persone.

E il nostro contributo di idee e la capacità di elaborazione comune della
nostra associazione è  tanto più prezioso a fronte di una politica che non
riesce a dare risposte tempestive ed adeguate ai bisogni della società .

I diritti sociali continuano a costituire la grande incompiuta del disegno
costituzionale , mentre nuove e vecchie diseguaglianze marcano in modo
sempre più diffuso e profondo il solco delle disparità  e dell' ingiustizia
sociale, che la politica non contrasta o non contrasta adeguatamente.
Queste ingiustizie parlano di diritti negati e violati e  si traducono in
istanze di tutela, al pari dei nuovi diritti .  Il nostro legislatore
stenta o non riesce a fare leggi su temi eticamente sensibili e sui diritti
civili e politici, come emblematicamente dimostra il percorso ad ostacoli
della legge sullo jus soli.
Queste istanze di tutela chiamano in causa la magistratura ed il concreto
esercizio della giurisdizione . Nel vuoto o nell' inerzia del legislatore,
di fronte a diritti fondamentali il magistrato non può tirarsi indietro,
perché  questo è, nell'ambito della funzione promozionale dei diritti, il
compito che la costituzione gli ha assegnato .

E allora l’elaborazione comune della nostra associazione assume un rilievo
fondamentale anche per limitare o temperare il tasso di soggettivismo che,
inevitabilmente,  a queste decisioni si accompagna, favorendo anche per
questa via nella magistratura una  comune cultura dei diritti.

Occorre poi riconoscere che alcune ragioni di disaffezione verso
l’associazionismo e la pratica e la frequentazione dei luoghi di confronto
che l’associazionismo presuppone e propone,   sono anche la conseguenza di
condizioni di lavoro sempre più difficilmente sostenibili.

Le nuove  istanze di tutela, infatti,  vanno a sommarsi  a quell'enorme
contenzioso che grava sui magistrati ordinari ed a cui, nonostante gli
sforzi sempre crescenti, come dimostra il rapporto Cepej 2016, i magistrati
italiani non riescono a dare risposte in tempi ragionevoli.
Dal pubblico impiego, agli appalti, alla protezione internazionale - e il
catalogo potrebbe  continuare -  nuove  competenze ed interi blocchi di
materie sono state trasferite senza risorse aggiuntive sulle spalle dei
magistrati ordinari ormai fiaccati e avviliti da condizioni di lavoro
insostenibili .
*Per tutelare i magistrati di fronte  carichi di lavoro sempre crescenti,
si é invocato da più  parti la introduzione dei carichi esigibili e per
questo si è  pure fatto un referendum, sostenuto da tutti i gruppi, escluso
AreaDg . *

*Non lo abbiamo sostenuto perché  non ci credevamo e il tempo ed i fatti ci
hanno dato ragione*. A due anni di distanza  dalla introduzione all'
interno dell' Anm del gruppo di lavoro sui carichi esigibili, il risultato
é  stato del tutto insoddisfacente o secondo alcuni controproducente. Lo
diciamo con il massimo rispetto verso i colleghi che ci hanno lavorato e
che ringraziamo  per l'impegno,  in difetto non sono loro, ma e' l'idea del
numero magico che non funziona e non può funzionare.

Di fronte ad un problema di questa portata, noi pensiamo *che i magistrati
ed i gruppi dovrebbero saper mettere da parte calcoli elettoralistici e
divisioni  per recuperare  condizioni  di lavoro sostenibili  e una
giurisdizione non burocratica , attenta non solo  ai numeri, ma prima di
tutto  alla qualità  e all'  efficienza  del servizio.* A questi fini noi
abbiamo convintamente  sostenuto la costituzione dell’Ufficio sindacale
dell’A.n.m. e, anzi, sosteniamo la necessità della sua implementazione,
trattandosi di un servizio che noi magistrati non possiamo reperire altrove
e che appare imprescindibile a fronte di un deterioramento del nostro
trattamento economico e previdenziale.

Ma certo per migliorare le nostre condizioni di lavoro occorre altro. *Noi
pensiamo che  la soluzione stia nello spostare l'attenzione, anche nelle
valutazioni di professionalità, dalla produttività  del singolo magistrato,
alla qualità  del servizio che l'ufficio complessivamente rende,  così  da
non lasciare soli i magistrati, specie i più  giovani;  e pensiamo che la
strada sia quella di una responsabile - ad iniziare dalla dirigenza- e
partecipata definizione dei criteri di priorità, degli standard di
rendimento e dei livelli di  servizio*.

Occorre, poi, ché la magistratura associata reclami  a gran voce e
unitariamente quelle *riforme di ampio respiro, *già  richiamate dal
Presidente, nella sua relazione  introduttiva così  in campo civile, come
in campo penale, ad iniziare dal *diritto penale minimo*, obiettivo di
civiltà e rispetto delle persone e che farebbe davvero recuperare al
sistema competitività ed efficienza in quei reati che sono realmente di
grave allarme sociale, come la criminalità organizzata, la corruzione, la
violenza di genere. E, ancora, la *totale eliminazione della prescrizione*,
vera sollecitazione a pratiche dilatorie e una delle cause della lunghezza
dei processi penali.

E nell’affrontare, infine, l’ultimo nodo sotteso alle sollecitazioni poste
in questa tavola rotonda, ossia quella delle relazioni istituzionali tra
l’A.n.m. e il Consiglio Superiore, credo che la questione vada condotta sul
tema più generale del ruolo dell’associazione nella difesa dell’autonomia e
indipendenza.

E al riguardo, dobbiamo prendere atto *dell'ennesimo attacco al pubblico
ministero*. Mentre preoccupano, anche per i possibili effetti sullo status
del Pubblico ministero alcune previsioni del recente Ddl penale, la
raccolta delle firme promossa dalle Camere penali sulla separazione delle
carriere, pur non avendo raggiunto numeri preoccupanti, ha tuttavia trovato
potenti alleati  in alcune forze politiche. L'attacco non va sottovalutato,
anche perché la nostra storia  ci insegna  che quando si attacca il
pubblico ministero e si  invoca la separazione delle carriere, la vera
posta in gioco e' il Consiglio Superiore, la sua separazione, il vulnus
alla indipendenza del pubblico  ministero e con esso della magistratura
tutta.

*AreaDg  ritiene -  ed abbiamo già  approntato una proposta al riguardo-
che di fronte alle richieste di separazione di carriera, la magistratura
debba rimettere in discussione la attuale di disciplina che, prevedendo
una  radicale separazione di funzioni, realizza nei fatti la separazione
delle carriere,  proponendo invece la eliminazione di tutte quelle
limitazioni e divieti di passaggio di funzioni che non siano strettamente
 funzionali alla salvaguardia  dell'apparenza della imparzialità e
ricondurre il pubblico ministero nell'  alveo della cultura della
giurisdizione.*

E quanto al tema dell’autogoverno, riteniamo che il confronto interno
all’A.n.m non si possa esaurire nella questione, pure rilevantissima, delle
nomine.

Il sistema dell' autogoverno richiede una difesa non formale e non di
facciata, ma capace di guardare, senza infingimenti e timidezze, al
complesso sistema di relazioni, di pesi e contrappesi su cui esso si regge.
È perciò non possiamo non esprimere preoccupazione di fronte ad una
tendenza in atto che vede il Comitato di Presidenza acquisire spazi di
rappresentanza esterna del tutto inediti. Non possiamo non esprimere
preoccupazione di fronte ai lanci mediatici di apertura di pratiche ex art.
2 legge guarentigie verso magistrati impegnati in complesse e delicate
indagini.  Perché  anche una anticipazione mediatica di un'iniziativa
paradisciplinare rischia di portare un  *vulnus *all' autonomia e all'
indipendenza.

E ci auguriamo davvero che il legislatore non ci voglia imporre una nuova
proroga degli apicali di Cassazione,  perchè in questo caso noi, fin da
ora, chiediamo la più ferma reazione dell’A.N.M.

In questa consiliatura  il Consiglio superiore é  stato oggetto di una
campagna di incessante e talvolta pregiudiziale delegittimazione, condotta
da chi  ha irresponsabilmente deciso di fare dell'autogoverno il bersaglio
per la sua campagna promozionale ed elettorale.
E tuttavia   occorre riconoscere che  c'è   un diffuso sentimento di
sfiducia da parte dei colleghi verso la azione consiliare, che va al di là
delle strumentalizzazioni e riflette, invece, un disagio verso le decisioni
consiliari in materia di nomine dei dirigenti e in cassazione.
Le quali, in diversi passaggi non sono apparse leggibili alla luce dello
stesso testo unico e nelle quali l'esercizio della discrezionalità e
apparso svincolato dalle regole, fino ad essere percepito come determinato
dalla   sola opportunità e, quindi, arbitrario.

AreaDg  non invoca e non indicherà mai soluzioni extrasistema, che non
esito a definire eversive, quale è la richiesta all'A.n.m. di monitorare le
nomine fatte dal C.S.M. e, quindi nei fatti, di mettere sotto tutela il
Consiglio Superiore. Che è poi una richiesta paradossale, giacché finisce
per negare al Consiglio quell’autonomia dalla politica e dalle correnti che
 a parole per esso reclama.

Noi, non da oggi, ma fin dal maggio scorso ( il documento  è' pubblicato
nel nostro sito), abbiamo indicato un percorso di riforma che deve
svilupparsi all'interno dei canali istituzionali  *e abbiamo   chiesto al
Consiglio Superiore  la apertura di una pratica per la revisione del testo
unico dirigenza, al fine di introdurre alcuni parametri certi idonei ad
orientare la discrezionalità e assicurare la prevedibilità delle
decisioni,  come per la specializzazione e la fasce di anzianità,  nella
ricerca quanto a quest’ultime di un punto di equilibrio  tra il tutto ed il
nulla, attraverso la ri-valorizzazione dell’esperienza e della maturità
professionale acquisita e abbiamo richiesto la introduzione di criteri
certi  per le nomine in cassazione*.

*All 'A.n.m. chiediamo non di assumere ruoli impropri di vigilanza e di
controllo sulle nomine del Consiglio Superiore, ma, secondo il fine proprio
dell'associazione, di favorire l’elaborazione e lo studio, promuovendo  il
confronto pubblico  su questi temi tra i magistrati ed i gruppi,  **con
l’obiettivo della definizione di una proposta condivisa su un tema che
riguarda tutti noi non in funzione del coronamento delle aspirazioni e
ambizioni di ciascuno, ma della qualità della Giustizia e del servizio che
quotidianamente rendiamo ai cittadini.*[image: image1.png]
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