[Area] [mailinglist-anm] AreaDG - Intervento di Maria Cristina Ornano Segretario generale di AreaDG al 33° Congresso dell’ANM

Andrea Reale andreale a yahoo.com
Gio 26 Ott 2017 09:14:03 CEST


Mi spiace rilevare che la citazione del Prof. Barbera da partedel segretario generale di Area nella sua relazione   è del tuttofuori luogo e inappropriata.

Nel saggio dedicato a Calamandrei del 2006 , il Prof. Barberaaffermava testualmente che “ Ci sono anche altri due pilastridell'ordinamento giudiziario che non hanno alcun aggancio costituzionale, masono il frutto della storia di questi anni, della prassi e della legislazioneordinaria e che rappresentano, a differenza delle prime, non anomalie positivema anomalie decisamente negative. Il primoè la organizzazione per correnti dei magistrati, che parte dallaorganizzazione associativa e si riflette sulla

stessa composizione del CSM. Di solito esse vengono definiteespressione di "pluralismo culturale", richiamando un

assai nobile fenomeno, che ha rappresentato, in un momentodifficile per la democrazia italiana, una grande ricchezza.

Pensiamo agli anni 60, alla nascita di Magistratura democratica,alle battaglie per la attuazione della Costituzione , alla

vivace dialettica fra (così allora si chiamavano)"magistrature inferiori" e "magistrature superiori", allastessa esperienza

dei "pretori d'assalto", che hanno portato a unprofondo rinnovamento del diritto italiano. Ma questo pluralismo ha

perso le motivazioni iniziali e si è progressivamentetrasformato in perniciosa correntocrazia. E' un tema che induce a

riflettere in quanto la lottizzazione degli incarichi direttivifra correnti non giova né al prestigio della magistratura né

,comportando accordi anche con i rappresentanti nel CSM espressidai gruppi parlamentari, alla sua stessa

Indipendenza” (solo la sottolineatura è mia,n.d.r.).

Il professore richiamava un altro celeberrimo scritto del Prof.Vladimiro Zagrebeklski ( Tendenze e problemi del Consiglio superiore dellamagistratura, in Quaderni

costituzionali 1983), ancora più caustico sull’argomento. Speroche qualcuno lo vada a rileggere.

A dimostrazione che il problema del correntismo è un annoso eradicato problema.

Risibile, pertanto , è  quanto sostenuto dalla collega aproposito dell’evoluzione dell’associazionismo giudiziario di questi ultimianni. 

Si spinge a sostenere “ se, con franchezza, guardiamo a ciòche è avvenuto non possiamo certo sentirci rassicurati; perché il potere non ammettevuoto e nel tempo di arretramento delle correnti ciò che si è affermato è ilpersonalismo, il leaderismo, il localismo ed il territorialismo, questo sìinteso nella sua accezione più deteriore. E questo stato di cose hafunto da sollecitazione e stimolo  a pratiche clientelari ed alcarrierismo, ben più di quanto lo stesso “ correntismo” possa aver fatto”.

Ma di chi parla? 

Non mi dite che si riferisce ancora  a Lui, al pericolo n.1 della Magistratura, a Colui che imperversa nelle trasmissioni televisive e che delegittima l’autogoverno con le sue parole?

E le correnti tradizionali, invece, non hanno più  ceduto a‘pratiche clientelari’ ed al  ‘carrierismo’?

Si saranno frattanto purificate nel Gange? Non me ne sonoaccorto, forse.

L’ho detto che mi toccherà aderire ad una di esse per poter farefinalmente  sano associazionismo giudiziario.

Saluti, 

Andrea Reale 


 
 

    On Monday, October 23, 2017 7:38 PM, Coordinamento AreaDG <coordinamentoarea a gmail.com> wrote:
 

                                                                     

Trasmettiamo il testo dell'intervento al congresso del Segretario generale di AreaDG Maria Cristina Ornano.
Il Coordinamento nazionale di AreaDG

33° Congressodell’Associazione Nazionale Magistrati Siena 20-22Ottobre 2017 Interventodi Maria Cristina Ornano Segretariogenerale di Area Democratica per la Giustizia“Associazionismoa confronto”Anome di Area Democratica per la giustizia, ringrazio il Presidente Albamonte ela Giunta esecutiva per l'invito rivolto ai segretari dei gruppi a partecipareai lavori di questa sessione congressuale.
E ringrazio anche Rodolfo Sabelli per la sua introduzione e le stimolantidomande poste riguardo all’associazionismo giudiziario, ad iniziare  dal tema dello stato dell’associazionismogiudiziario e  delle perduranti ragionidella attualità dell’esistenza dei gruppi della magistratura associata a frontedelle molte critiche rivolte al cosiddetto correntismo. Eprobabilmente io andrò controcorrente, ricordando che il costituzionalistaAugusto Barbera   nell’individuare icinque pilastri su cui poggia nel disegno costituzionale l’ordinamentogiudiziario repubblicano indica, tra gli altri, anche la magistratura associatae l’organizzazione per correnti o, come oggi usiamo dire, per gruppi, che siriflette sulla composizione del C.S.M..  Lacostruzione proposta dal costituzionalista non è evidentemente la sempliceconstatazione di un’ esperienza in atto e in quel momento vivace o un tributoalla storia  dell’associazionismogiudiziario, pure significativo, ma ha a mio avviso una ragione più profonda,che è nel modello di magistratura che la Costituzione repubblicana ha voluto disegnare. Una magistratura autonomae indipendente dagli altri poteri dello Stato, orizzontale  e permeata dai principi di democrazia epluralismo. L’associazionismogiudiziario e la stessa divisione dell’Anm in correnti è dunque il riflesso diprincipi  di democrazia e pluralismo checonformano  la magistratura italiana. Veniamoda un ventennio caratterizzato da attacchi, delegittimazione e screditamentodei gruppi della magistratura associata, tanto che  il “correntismo” vieneoggi usato solo nella sua accezione più deteriore. Questo processo si è non acaso inserito in un tempo che è stato definito della liquidità, nel quale anchenella politica come nella società civile, v’è stato nella percezionecollettiva  uno svilimento non solo delleistituzioni e della loro autorevolezza, ma anche dei corpi intermedi, che hacolpito i partiti, i sindacati e le associazioni di categoria.L’associazionismo giudiziario e le correnti non sono rimaste indenni e sonostate additate come responsabili del carrierismo e del clientelismo,  luoghi di organizzazione del consenso infunzione  del controllo del C.S.M.. E suquesta narrazione si è costruita la riforma della legge elettorale del C.S.M..Ora,però, non è detto che ciò che matura nel tempo della liquidità sia di per sépositivo e porti ad una rigenerazione della società. Perché il problema è checosa è accaduto in questo tempo. Ese, con franchezza, guardiamo a ciò che è avvenuto non possiamo certo sentircirassicurati; perché il potere non ammette vuoto e nel tempo di arretramento delle correnti ciò che si è affermato è ilpersonalismo, il leaderismo, illocalismo ed il territorialismo, questo sì inteso nella sua accezione piùdeteriore. E questo stato di cose ha funto da sollecitazione e stimolo  a pratiche clientelari ed al carrierismo, benpiù di quanto lo stesso “ correntismo” possa aver fatto.Dunque,al di là degli errori che le correnti hanno commesso  e  chenon possiamo e vogliamo certo negare, il senso e il valore dell’esperienzadell’associazionismo giudiziario non può certo liquidarsi con una analisi sbrigativae superficiale, occorrendo piuttosto ri-valorizzareil senso dell’associazionismo per quella è la sua funzione : ossia quanto aigruppi, espressione del pluralismo che connota la magistratura associata,  luoghi di elaborazione  culturale e di mediazione, di cerniera,  tra le istanze dei singoli e lerappresentanze politiche ed istituzionali e, quanto all’A.n.m. la sua funzionedi rappresentanza  di tutta lamagistratura e luogo di confronto e di elaborazione comune al di là delle diversevisioni e delle divisioni. Eproprio la ricchezza dei temi sviluppati in questo 33° congresso è',all'evidenza, il segno della  vitalità  della nostra associazione,della sua capacita di comprendere e dare espressione ad una magistraturaplurale, in cui vivono e si confrontano, talvolta in aperta dialettica, visionie sensibilità diverse. E tuttavia ricondotte a sintesi attraverso la voceunitaria dell 'associazione  nazionale magistrati .Perquesto  Area Democratica per la Giustiziasi è impegnata a sostenere la Giunta unitaria al momento del rinnovo dellerappresentanze dell’A.n.m., al pari, in quel momento, di tutti gli altrigruppi. Tutti abbiamo fatto un passo indietro non  in nome di una unitàquale che fosse, ma di una unitàla quale,  pur con le necessariemediazioni, tutti ci potesse rappresentare. E dobbiamo dare atto allaGiunta ed al CDC dell’A.n.m. di aver cercato finora una linea di mediazione nonal ribasso, consentendo così di dare sostanza e concretezza all’unitàassociativa; riguardo alla quale non possiamo che apprezzare anche il cambio dipasso registrato con la attuale Presidenza, che ha fatto  dell’ apertura al confronto ed al dialogo congli altri poteri dello Stato,  la societàcivile e l’Avvocatura la propria cifra.Perquesto non possiamo che deprecare, con fermezza, l’irresponsabile decisioneassunta dal gruppo di Autonomia e Indipendenza di abbandonare la GEC, appenadopo pochi mesi dalla fine del primo anno della Presidenza dell’ANM che pureaveva reclamato, ottenendola. Lo abbiamo già detto  e lo ribadiamo, l’abbandono è stato motivatocon argomenti pretestuosi ed aveva il vero scopo di mettersi fuori dall’A.n.m.per la ricerca del consenso elettorale. Questo forse gioverà ai destinielettorali di quel gruppo, ma non gioverà alla magistratura ed al Paese, perchérompendo l’unità associativa si indebolisce l’A.n.m. e si restituisce al Paesel’immagine di una magistratura divisa e conflittuale.Evenendo ora ad un altro tema evocato dalle sollecitazioni di Rodolfo Sabelli, credoche qui il vero tema sia la perdurante tensione tra chiusura corporativa econsapevolezza del ruolo sociale dell’istituzione giudiziaria. Se ciriflettiamo,  la ricchezza dei temiportati al Congresso  é anche ilriflesso  dell' esigenza per lamagistratura associata di confrontarsi e contribuire al dibattito che si svolgenella società  civile sui temi della giustizia e  sui diritti. Pernoi di AreaDG di tutti i diritti,  adiniziare da quelli di chi  non ha voce,come i migranti e  coloro che vivonocondizioni di disagio economico, sociale, di marginalizzazione. Esigenza di cui lalibertà di manifestazione del pensiero dei magistrati, come singoli e comegruppi, costituisce condizione imprescindibile .Vorreiqui ricordare una pagina alta della nostra storia, forse una delle più alte. Il21 dicembre  1925 l’Assembleadell’Associazione generale magistrati italiani ( Agmi), deliberò loscioglimento per impedire che l’ associazione diventasse un sindacato fascista.E nell’articolo dal titolo “L’idea chenon muore” pubblicato nell’ultimo numero della rivista “La Magistratura”, v’è un ostinato rifiuto della omologazionedel pensiero  e una orgogliosarivendicazione della libertà di pensiero e della sua manifestazione.Vincenzo Chieppa, in quel  momentoSegretario generale dell’Agmi, probabile autore di quel bellissimo articolo,pagò a caro prezzo il suo coraggio, perché venne di lì a poco, insieme ad altridirigenti dell’Associazione, destituito. E dopo laricostituzione nel 1945 della nostra associazione, la sua storia è segnata dauna progressiva acquisizione di una piena e matura consapevolezza del ruolosociale della magistratura, che ha come postulato il confronto ed il dialogoanche all’esterno sui temi della giustizia. Nonc’è un problema di coerenza con il ruolo. Noi magistrati siamo ben conscidella  specificità del nostro ruolo, deidoveri di riserbo, continenza e correttezza nei contenuti e nei toni che devonocaratterizzare in ogni sede le nostre esternazioni, e, parimenti, sappiamorispettare gli altri poteri dello Stato, le istituzioni e le loro prerogative. Occorre ribadire questi concetti che fino a ieri sembravano scontati, ormai un datoacquisito, di fronte ai tentativi di comprimere tale libertà, messi in atto nonsolo da una parte della politica che non gradisce che la magistratura  dialoghi con la società civile, ma anche dauna parte della  magistratura associata. Equesto ci preoccupa di più, perché   è l 'ennesimo segnale del riemergere di un' ideologiaipercorporativa, che si illude di affermare autonomia e indipendenza postulandouna separatezza della magistratura dalla società civile, ma che finisce  col chiudere una parte della magistratura nel recinto dell’autoreferenzialita', nell’ isolamento e nella solitudine professionale e istituzionale.Una magistratura tutta ripiegata su stessa,  che    per  dare voce allapropria insoddisfazione delega   figure carismatiche, costantemente impegnate  nella  rappresentazione pubblica di un continuoquanto sterile antagonismo verso la politica e verso  gli altri Poteri dello Stato, chiusa edindifferente al dialogo con la società civile e l’Avvocatura.
Non é  questo il modello di magistratura che la nostra associazionepromuove e non è di questo che ha bisogno la magistratura italiana ed il Paese, i quali necessitano  di riforme urgenti strutturali e di ampio respiro,capaci di riflettere una idea di giustizia coerente con i bisogni, le urgenze ele priorità  della società italiana  attuale. Riformeche potranno andare nella direzione da noi auspicata solo attraverso ilcostante dialogo della magistratura associata con gli altri poteri  delloStato e con il continuo confronto con la società  civile e l’Avvocatura,senza mai dimenticare che quest’ultima, non è solo la nostra utenzaqualificata, ma assolve ad una funzione fondamentale nel processo e nellasocietà, quale primo presidio di tutela dei diritti delle persone. Eil nostro contributo di idee e la capacità di elaborazione comune della nostraassociazione è  tanto più prezioso afronte di una politica che non riesce a dare risposte tempestive ed adeguate aibisogni della società .Idiritti sociali continuano a costituire la grande incompiuta del disegno costituzionale , mentre nuove e vecchie diseguaglianze marcano in modo semprepiù diffuso e profondo il solco delle disparità  e dell' ingiustiziasociale, che la politica non contrasta o non contrasta adeguatamente.
Queste ingiustizie parlano di diritti negati e violati e  si traducono in istanze di tutela, al pari deinuovi diritti .  Il nostro legislatorestenta o non riesce a fare leggi su temi eticamente sensibili e sui diritticivili e politici, come emblematicamente dimostra il percorso ad ostacoli dellalegge sullo jus soli.
Queste istanze di tutela chiamano in causa la magistratura ed il concretoesercizio della giurisdizione . Nel vuoto o nell' inerzia del legislatore, difronte a diritti fondamentali il magistrato non può tirarsi indietro,perché  questo è, nell'ambito della funzione promozionale dei diritti, ilcompito che la costituzione gli ha assegnato .Eallora l’elaborazione comune della nostra associazione assume un rilievofondamentale anche per limitare o temperare il tasso di soggettivismo che,inevitabilmente,  a queste decisioni siaccompagna, favorendo anche per questa via nella magistratura una  comune cultura dei diritti.  Occorrepoi riconoscere che alcune ragioni di disaffezione verso l’associazionismo e lapratica e la frequentazione dei luoghi di confronto che l’associazionismopresuppone e propone,   sono anche laconseguenza di condizioni di lavoro sempre più difficilmente sostenibili.Lenuove  istanze di tutela, infatti,  vanno a sommarsi  a quell'enormecontenzioso che grava sui magistrati ordinari ed a cui, nonostante gli sforzisempre crescenti, come dimostra il rapporto Cepej 2016, i magistrati italianinon riescono a dare risposte in tempi ragionevoli.
Dal pubblico impiego, agli appalti, alla protezione internazionale - e ilcatalogo potrebbe  continuare -  nuove  competenze ed interi blocchi dimaterie sono state trasferite senza risorse aggiuntive sulle spalle deimagistrati ordinari ormai fiaccati e avviliti da condizioni di lavoroinsostenibili .
Per tutelare i magistrati difronte  carichi di lavoro sempre crescenti, si é invocato da più parti la introduzione dei carichi esigibili e per questo si è  pure fattoun referendum, sostenuto da tutti i gruppi, escluso AreaDg . Non lo abbiamosostenuto perché  non ci credevamo e il tempo ed i fatti ci hanno datoragione. A dueanni di distanza  dalla introduzione all' interno dell' Anm del gruppo dilavoro sui carichi esigibili, il risultato é  stato del tuttoinsoddisfacente o secondo alcuni controproducente. Lo diciamo con il massimorispetto verso i colleghi che ci hanno lavorato e che ringraziamo  perl'impegno,  in difetto non sono loro, ma e' l'idea del numero magico chenon funziona e non può funzionare.Difronte ad un problema di questa portata, noi pensiamo che i magistrati ed i gruppi dovrebbero saper mettere da parte calcolielettoralistici e divisioni  per recuperare  condizioni  dilavoro sostenibili  e una giurisdizione non burocratica , attenta nonsolo  ai numeri, ma prima di tutto  alla qualità  e all' efficienza  del servizio. A questi fini noi abbiamo convintamente  sostenuto la costituzione dell’Ufficiosindacale dell’A.n.m. e, anzi, sosteniamo la necessità della suaimplementazione, trattandosi di un servizio che noi magistrati non possiamoreperire altrove e che appare imprescindibile a fronte di un deterioramento delnostro trattamento economico e previdenziale. Macerto per migliorare le nostre condizioni di lavoro occorre altro. Noi pensiamo che  la soluzione stia nellospostare l'attenzione, anche nelle valutazioni di professionalità, dallaproduttività  del singolo magistrato, alla qualità  del servizio chel'ufficio complessivamente rende,  così  da non lasciare soli imagistrati, specie i più  giovani;  e pensiamo che la strada sia quella di unaresponsabile - ad iniziare dalla dirigenza- e partecipata definizione deicriteri di priorità, degli standard di rendimento e dei livelli di servizio. Occorre,poi, ché la magistratura associata reclami  a gran voce e unitariamentequelle riforme di ampio respiro, già richiamate dal Presidente, nella sua relazione  introduttiva così  incampo civile, come in campo penale, ad iniziare dal diritto penale minimo, obiettivo di civiltà e rispetto dellepersone e che farebbe davvero recuperare al sistema competitività ed efficienzain quei reati che sono realmente di grave allarme sociale, come la criminalitàorganizzata, la corruzione, la violenza di genere. E, ancora, la totale eliminazione della prescrizione,vera sollecitazione a pratiche dilatorie e una delle cause della lunghezza deiprocessi penali.Enell’affrontare, infine, l’ultimo nodo sotteso alle sollecitazioni poste inquesta tavola rotonda, ossia quella delle relazioni istituzionali tra l’A.n.m.e il Consiglio Superiore, credo che la questione vada condotta sul tema piùgenerale del ruolo dell’associazione nella difesa dell’autonomia eindipendenza.Eal riguardo, dobbiamo prendere atto dell'ennesimoattacco al pubblico ministero. Mentre preoccupano, anche per i possibilieffetti sullo status del Pubblico ministero alcune previsioni del recente Ddlpenale, la raccolta delle firme promossa dalle Camere penali sulla separazionedelle carriere, pur non avendo raggiunto numeri preoccupanti, ha tuttaviatrovato potenti alleati  in alcune forze politiche. L'attacco non vasottovalutato, anche perché la nostra storia  ci insegna  che quandosi attacca il pubblico ministero e si  invoca la separazione dellecarriere, la vera posta in gioco e' il Consiglio Superiore, la sua separazione,il vulnus alla indipendenza del pubblico  ministero e con esso dellamagistratura tutta.AreaDg  ritiene -  ed abbiamo già  approntato una propostaal riguardo- che di fronte alle richieste di separazione di carriera, lamagistratura debba rimettere in discussione la attuale di disciplina che,prevedendo una  radicale separazione di funzioni, realizza nei fattila separazione delle carriere,  proponendo invece la eliminazione di tuttequelle limitazioni e divieti di passaggio di funzioni che non sianostrettamente  funzionali allasalvaguardia  dell'apparenza della imparzialità e ricondurre il pubblicoministero nell'  alveo della cultura della giurisdizione.Equanto al tema dell’autogoverno, riteniamo che il confronto interno all’A.n.mnon si possa esaurire nella questione, pure rilevantissima, delle nomine. Ilsistema dell' autogoverno richiede una difesa non formale e non di facciata, macapace di guardare, senza infingimenti e timidezze, al complesso sistema direlazioni, di pesi e contrappesi su cui esso si regge. È perciò non possiamonon esprimere preoccupazione di fronte ad una tendenza in atto che vede il Comitatodi Presidenza acquisire spazi di rappresentanza esterna del tutto inediti. Nonpossiamo non esprimere preoccupazione di fronte ai lanci mediatici di aperturadi pratiche ex art. 2 legge guarentigie verso magistrati impegnati in complessee delicate indagini.  Perché  ancheuna anticipazione mediatica di un'iniziativa paradisciplinare rischia diportare un  vulnus all'autonomia e all' indipendenza.Eci auguriamo davvero che il legislatore non ci voglia imporre una nuova prorogadegli apicali di Cassazione,  perchè inquesto caso noi, fin da ora, chiediamo la più ferma reazione dell’A.N.M. Inquesta consiliatura  il Consiglio superiore é  stato oggetto di unacampagna di incessante e talvolta pregiudiziale delegittimazione, condotta dachi  ha irresponsabilmente deciso di fare dell'autogoverno il bersaglioper la sua campagna promozionale ed elettorale.
E tuttavia   occorre riconoscere che  c'è   un diffuso sentimento di sfiduciada parte dei colleghi verso la azione consiliare, che va al di là delle strumentalizzazionie riflette, invece, un disagio verso le decisioni consiliari in materia dinomine dei dirigenti e in cassazione. 
Le quali, in diversi passaggi non sono apparse leggibili alla luce dello stessotesto unico e nelle quali l'esercizio della discrezionalità e apparsosvincolato dalle regole, fino ad essere percepito come determinatodalla   sola opportunità e, quindi, arbitrario.AreaDg non invoca e non indicherà mai soluzioni extrasistema, che non esito a definireeversive, quale è la richiesta all'A.n.m. di monitorare le nomine fatte dal C.S.M.e, quindi nei fatti, di mettere sotto tutela il Consiglio Superiore. Che è poiuna richiesta paradossale, giacché finisce per negare al Consiglioquell’autonomia dalla politica e dalle correnti che  a parole per esso reclama.  Noi,non da oggi, ma fin dal maggio scorso ( il documento  è' pubblicato nelnostro sito), abbiamo indicato un percorso di riforma che deve svilupparsiall'interno dei canali istituzionali  eabbiamo   chiesto al Consiglio Superiore  la apertura di una pratica per la revisionedel testo unico dirigenza, al fine di introdurre alcuni parametri certi idoneiad orientare la discrezionalità e assicurare la prevedibilità delle decisioni, come per la specializzazione e la fasce di anzianità,  nella ricerca quanto a quest’ultime di unpunto di equilibrio  tra il tutto ed ilnulla, attraverso la ri-valorizzazione dell’esperienza e della maturitàprofessionale acquisita e abbiamo richiesto la introduzione di critericerti  per le nomine in cassazione.  All 'A.n.m.chiediamo non di assumere ruoli impropri di vigilanza e di controllo sullenomine del Consiglio Superiore, ma, secondo il fine proprio dell'associazione,di favorire l’elaborazione e lo studio, promuovendo  il confronto pubblico  su questi temi tra i magistrati ed i gruppi,  con l’obiettivo della definizione di unaproposta condivisa su un tema che riguarda tutti noi non in funzione del coronamentodelle aspirazioni e ambizioni di ciascuno, ma della qualità della Giustizia edel servizio che quotidianamente rendiamo ai cittadini.

   
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