[Area] Il senso e l'etica del mestiere del magistrato

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Gio 11 Gen 2018 12:14:48 CET


DUE RECENTI CASI RICHIAMANO LA MAGISTRATURA ALL'ETICA DEI COMPORTAMENTI 

 Io l'anima ce la metto in tutti i lavori. Per me, ogni lavoro che
incammino è come un primo amore», diceva Libertino Faussone,
protagonista de _La chiave a stella_ di Primo Levi. Il prototipo
dell'operaio che ritrova nel "lavoro ben fatto" il piacere e il senso
dell'esistenza: «_Il termine _"libertà"_ ha notoriamente molti sensi, ma
forse il tipo di libertà più accessibile, più goduto soggettivamente e
più utile al consorzio umano, coincide con l'essere competenti nel
proprio lavoro, e quindi nel provare piacere a svolgerlo_». 

Ma in tutti i lavori si deve, o dovrebbe, condividere l'etica dell'amore
per ciò che si fa. 

E, per i magistrati, la consapevolezza che la professione deve basarsi
sul rispetto delle regole deontologiche, e che di tale etica fa parte la
dimensione "individuale" dell'indipendenza di ciascuno: l'essere e il
sentirsi - prima di apparire - magistrato _indipendente._ 

È il valore dell'_indipendenza interna_ che richiama il codice
deontologico dell'Associazione nazionale magistrati fra i criteri
ispiratori della condotta dei magistrati «nello svolgimento delle
funzioni» e «nell'esercizio di attività di autogoverno». 

Un valore che si acquisisce e che cresce con la consapevolezza del senso
e dei limiti della funzione, e che si mantiene vivo con la pratica dei
comportamenti quotidiani, nei quali i magistrati dimostrano _cura p_er
il lavoro e _rispetto_ per la funzione _indipendente_ rappresentata. 

La vicenda di cronaca riguardante una scuola di preparazione al concorso
deve indurre tutti a riflettere sui limiti e sui rischi dell'attuale
sistema di accesso alla professione. 

Un sistema di accesso finalizzato alla mera preparazione tecnica e che
non investe sulla crescita collettiva dei valori dell'etica che devono
sempre sostenere le aspettative individuali degli aspiranti magistrati. 

Un sistema nel quale, facendo leva proprio sulle aspirazioni ed
aspettative individuali, si possono proporre modelli di comportamento
che minano alla radice la formazione di un'etica comune e l'equilibrio e
la consapevolezza della complessità della funzione a cui si aspira. 

Grave è la vicenda relativa all'abrogazione della norma che poneva
limiti temporali all'assunzione di incarichi dirigenziali e di fuori
ruolo agli ex consiglieri, effettuata con l'inserimento nella recente
legge finanziaria approvata alla Camera, secondo quanto riportato della
stampa dopo una prima bocciatura al Senato. Una vicenda che provoca un
danno oggettivo all'immagine della magistratura, a prescindere
dall'opinione che si può avere in merito all'opportunità di tali limiti.


È difficile infatti per un cittadino intravedere una ragione di
interesse generale - che siano esigenze di funzionalità della
giurisdizione o di qualità del servizio che rendiamo alla collettività -
sufficiente a motivare una modifica intervenuta al di fuori di ogni
riflessione sull'opportunità o l'adeguatezza di disposizioni volte ad
evitare il sospetto che le decisioni dei consiglieri prossimi alla fine
del mandato siano influenzate da aspettative di carriera. È invece sin
troppo facile sospettare che una modifica con effetto immediato,
scivolata negli interstizi della legge finanziaria, sia collegata ad
aspettative di vantaggio per singoli consiglieri uscenti, alimentando
così l'immagine di una magistratura con il "cappello in mano" di fronte
alla politica. 

Una magistratura che non interloquisce come soggetto collettivo per
rivendicare, in un confronto aperto con la politica, gli interventi
necessari ad assicurare alla giustizia le necessarie risorse e ai
magistrati migliori condizioni di lavoro ma nella quale "ognuno" si
preoccupa di raccogliere vantaggi per sé e per la sua "categoria" di
appartenenza. Ed è per questo disponibile ad acquisire una "contiguità"
con il potere politico, incompatibile con l'etica della nostra
professione e con quell' indipendenza soggettiva che ne è parte
essenziale. 

È compito della magistratura associata rivendicare per la collettività,
per i giovani che aspirano a diventare magistrati, e per coloro che da
poco hanno realizzato quest'aspirazione, un modello diverso e positivo
di magistrato, che sappia ritrovare nel "lavoro ben fatto" il senso e
l'etica del proprio "mestiere". 

La voce di Magistratura democratica opererà in questa direzione. 

_L’ESECUTIVO DI MAGISTRATURA DEMOCRATICA,__11 GENNAIO 2018_ 

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