[Area] Le scuole e il CSM

Costanzo Angelo angelo.costanzo a giustizia.it
Mer 17 Gen 2018 12:38:34 CET


Attualmente si scaricano sul concorso per la magistratura ordinaria (sia per l’eccessivo numero di laureati in giurisprudenza, sia per la scarsità di altri concorsi nella P.A., sia per le nebulose prospettive della professione di avvocato) le aspettative di migliaia di laureati in giurisprudenza privi di concrete possibilità occupazionali.

 Nei fatti: le SSPL sono frequentate perché  è necessario per accedere al concorso ma risulta che in realtà il 70/% circa dei vincitori del concorso si è preparato alla prova tramite una scuola privata, però le scuole private possono risultare efficaci nel preparare a superare il concorso ma non servono a formare un buon magistrato; i tirocini presso gli uffici giudiziari, se ben svolti, possono fornire una buona preparazione iniziale al futuro magistrato ma  non preparano per le prove d’esame del concorso in magistratura; la Scuola Superiore per la Magistratura (SSM) interviene, in ogni caso, dopo l’ingresso in magistratura;

Negli ultimi anni (non nell’ultimo), verosimilmente al fine di ridurre il numero di coloro che consegnano gli elaborati,  la scelta dei temi delle prove ha privilegiato spesso questioni periferiche rispetto ai nuclei fondamentali della preparazione del giurista forense. Questo produce una selezione deviante perché aumenta il rischio di scartare candidati dalla preparazione solida, ma spiazzati da un tema anomalo, e di favorire coloro che, in qualche modo, si sono trovati nella condizione di affrontare il tema anomalo.

In generale, sia per la maggior durata del corso universitario, sia per la dilatazione temporale derivante dall’interpolarsi delle SSPL nel sistema di accesso al concorso, sia per la reiterazione dei tentativi di superare la prova: chi supera il concorso accede alla carriera in una età sensibilmente superiore a quella dei decenni scorsi (e pertanto per un numero di anni minore rispetto al passato potrà offrire alla società il frutto della preparazione acquisita); una massa di laureati impiega anni, denaro e energie per approdare a un fallimento.

E’ chiaro che questi vari meccanismi di selezione privilegiano quelli che beneficiano di migliori condizioni economiche e di maggiori risorse temporali, magari accedendo alla magistratura dopo diversi anni nei quali non hanno svolto attività lavorativa.

Inoltre, gli anni, i denari e le energie trascorse nella preparazione al concorso non affinano sensibilmente la preparazione giuridica ma soltanto le tecniche e le nozioni utili per superare il concorso e che non sono ancora quelle più specificamente utili per esercitare adeguatamente la giurisdizione.

 Questo sistema irrazionale va cambiato. Varie idee possono svilupparsi al riguardo.

Sembra possibile fissare alcuni punti tenendo conto di quanto è ragionevole e concretamente fattibile modificare senza distruggere ma rivitalizzando le istituzioni già esistenti (SSPL e SSM).

a) I piani di studio universitari devono delineare nel secondo biennio un percorso di formazione verso le professioni forensi distinto da altri percorsi.

b) In questo percorso, va dato adeguato spazio a materie che dovrebbero costituire, anche più che nel passato, le basi metodologiche delle professioni forensi: l’ermeneutica giudiziaria, la logica l’argomentazione giuridica, l’epistemologia giudiziaria, lo studio del diritto comparato entro i confini dell’Unione Europea. Occorre abituare a padroneggiare le conseguenze di tecniche legislative che danno uno spazio rilevante alla normazione per principi e al diritto giurisprudenziale, oltre che alla tradizione legislazione per regole.

La successiva formazione dei magistrati e degli avvocati va mantenuta comune all’interno delle Scuole di Specializzazione nelle Professioni Legali per poi diversificarsi attraverso distinti meccanismi di selezione che conducano i primi alla Scuola Superiore della Magistratura e i secondi all’accesso alla Avvocatura.

Si tratta di configurare un meccanismo di selezione dei magistrati che non si concentri più sulla sfida/scommessa del concorso basato sul prove teoriche ma che si sviluppi gradualmente lungo un percorso teorico-pratico pluriennale diretto verso la Scuola Superiore della Magistratura con l’apporto dell’Ordine Giudiziario, di quello Forense e dell’Università.

Occorre un meccanismo di selezione graduale che - senza traumatismi -  scarti gli inidonei e - nel tempo - selezioni i più adeguati facendo lievitare la cultura giudiziaria e che potrebbe incentrarsi sui punti che seguono:

-    una percentuale dei posti andrebbe riservata a coloro che da un certo numero di anni e con collaudata esperienza - da valorizzare stabilizzandone il ruolo - svolgono concretamente attività giudiziaria come magistrati onorari (g.o.t e v.p.o.);

-    l’accesso alle SSPL dovrebbe avvenire mediante selezioni su base nazionale che assegnino, poi, a ogni singola SSPL un numero di corsisti sostenibile che segua un percorso di formazione delineato secondo le direttive della SS;

-    l’accesso alla SSM dovrebbe avvenire mediante una ulteriore selezione nazionale dotando i corsisti di borse di studio o di analoghi meccanismi retributivi (come nella fase inziale della Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione) e munendo coloro che non superano il concorso finale di un titolo spendibile per i concorsi pubblici o per l’attività lavorativa privata.



Angelo Costanzo







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Da: movgiust a yahoogroups.com <movgiust a yahoogroups.com> per conto di Giordano Bruno bruno.giordano a giustizia.it [movgiust] <movgiust-noreply a yahoogroups.com>
Inviato: mercoledì 17 gennaio 2018 10:56
A: nuovarea a nuovarea.it; mailinglist-anm a associazionemagistrati.com; movgiust a yahoogroups.com; area a areaperta.it; areadistrettomilano a googlegroups.com
Oggetto: [movgiust- lista di servizio] I: [Area] Le scuole e il CSM



Su autorizzazione del collega Federico Rolfi inoltro una sua mail circa il tema delle Scuole e il CSM.







So che ogni forma di endorsement in lista è vietata, ed anche io mi trovo in potenziale conflitto di interessi, visto il mio ruolo in una SSPL.
Ma è più forte di me sottoscrivere in pieno l’intervento di Bruno.
Non possiamo più fare finta che i canali di accesso alla magistratura siano una “questione privata”.
Il futuro della magistratura si gioca in primo luogo sulle regole di accesso alla funzione.
E queste regole non si risolvono nella disciplina del concorso, lasciando la preparazione a quella che è una vera e propria imprenditoria privata, con società e case editrici.
Per tacere dei pagamenti in nero di cui tutti parlano.
Quanto alle SSPL il loro futuro dipende da una riforma radicale.
Non possono essere gestite – bene o male - dallo stesso corpo docente universitario che ogni anno sforna laureati in giurisprudenza non in grado di scrivere un elaborato di minima complessità, e spesso digiuni delle più elementari nozioni giuridiche.
Spero che i futuri membri del CSM – quale sia il loro gruppo di riferimento non importa: è cosa che riguarda tutti noi – abbiano il coraggio di affrontare direttamente la questione.
Federico Rolfi

From: Giordano Bruno<mailto:bruno.giordano a giustizia.it>
Sent: Tuesday, January 16, 2018 9:59 AM
To: mailinglist-anm a associazionemagistrati.com<mailto:mailinglist-anm a associazionemagistrati.com>
Cc: movgiust a yahoogroups.com<mailto:movgiust a yahoogroups.com> ; area a areaperta.it<mailto:area a areaperta.it> ; nuovarea a nuovarea.it<mailto:nuovarea a nuovarea.it>
Subject: [Area] Le scuole e il CSM


Non mi sorprende nulla del recente scandalo sulle scuole private di preparazione al concorso per magistrato ordinario. Anzi non lo considero nemmeno uno scandalo perché non mi scandalizza quello che molti - meglio tutti - sanno da molti anni.

Ho evitato finora di scrivere perché com'è noto da 24 anni offro la mia didattica insieme ad altri colleghi in una scuola di preparazione PUBBLICA, organizzata da una università pubblica, sempre ovviamente su autorizzazione del CSM e pertanto avrei voluto evitare una posizione controinteressata. Ma la trasmisssione di Giletti su la7 del 14 gennaio con la partecipazione di Di Pietro mi spinge a superare tale discrezione e a ribadire quello che cominciai a dire  circa 20 anni fa al congresso ANM di Napoli (pres. Paciotti).

1) il concorso è diventato una selezione per censo soltanto per chi può permettesri un lungo percorso di studi e ciò non garantisce un accesso al potere giudiziario di tutte le classi sociali (termine desueto ma le classi sociali esisteranno ancora per molto tempo) degno di un paese democratico.

2) le SSPL (quasi sempre obbligatorie) sono fallite. E tale fallimento ha alimenato il diffondersi di scuole alternative private.

3) le scuole private non possono essere vietate né tantomeno dal CSM: sono espressione delle libertà costituzionali di scienza e di impresa. Il Csm può vietare o disciplinare che un magistrato ordinario vi partecipi.

4) il CSM non può - e non deve - più ignorare che il vero governo della formazione del futuro magistrato ordinario è pressoché assegnata ai magistrati amministraivi che con vari espedienti gestiscono decine di scuole su tutto il territorio nazionale.

5) il CSM non deve ancora ignorare che il divieto per i magistrati ordinari di partecipare a tali scuole è in talune città italiane violato. E non bisogna aspettare la Commissione istituita dal ministro Orlando    per occuparsi di questi fatti.

6) il CSM deve decidere - ed eventualmente disciplinare - se sia utile o meno alla magistratura (non al singolo) che un collega insegni (cosa che già può fare su autorizzazione per enti pubblici e privati) per diventare magistrato.

7) Il concorso è cambiato circa 10 volte in 20 anni e nessuna di tali formule si rivela moderna e soddisfacente.

8) il CSM deve proporre al legislatore una riforma del concorso disegnata sulla figura di magistrato prevista dalla Costituzione: tecnicamente preparato, costituzionalmente sensibile, dotato di capacità logica e argomentativa, moralmente ineccepibile.

9) quest'ultimo requisito non si insegna certo in scuole private in cui il docente è privo di autorizzazione e si effettua il pagamento della quota in nero.

10) non possiamo più tollerare un concorso che selezioni tra i giuristi con una prova di diritto costituzionale, lavoro, processuale civile e processuale penale soltanto orale (mediamente 10 minuti a materia) dopo avergli fatto studiare nelle SSPL contabilità di Stato, informatica etc etc.



Questi temi (opinabilissimi) non sono più  procrastinabili.

Bruno Giordano

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