[Area] inaugurazione anno giudiziario

Ardituro Antonio antonio.ardituro a giustizia.it
Dom 28 Gen 2018 14:23:26 CET


Cari colleghi,

riporto sotto e allego il discorso che ho pronunciato ieri all'inaugurazione dell'anno giudiziario a Reggio Calabria.

Saluti,

Antonello

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Rivolgo a Lei, Signor Presidente, al Signor Procuratore Generale, al rappresentante del Ministro della Giustizia, alle Autorità, ai Colleghi magistrati, ai Signori Avvocati e a tutti i presenti, il saluto cordiale del Consiglio Superiore della Magistratura che oggi ho l’onore di rappresentare. Un particolare saluto rivolgo al Ministro dell’Interno ed Procuratore nazionale Antimafia ed Antiterrorismo che, con la loro presenza qui, oggi, hanno voluto sottolineare il rilievo di questo Distretto, e di questi uffici giudiziari, nella costante lotta alla criminalità organizzata che deve vedere impegnati tutti gli organismi dello Stato in una unica azione corale, che serva a restituire dignità e speranza di sviluppo alle terre del Mezzogiorno ed a quelle calabresi in particolare.
Indirizzo un sentito e deferente ringraziamento al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella per la costante opera di attenta e sapiente guida che ha riservato in questi anni al Consiglio Superiore della Magistratura.
Ho ascoltato con interesse la relazione del Presidente della Corte, dalla quale, accanto ad una lucida analisi generale, emerge nitidamente il quadro dello stato della giustizia nel Distretto, dei problemi e delle questioni che ancora attendono soluzione, così come dei risultati e dei traguardi che sono stati raggiunti. Ho apprezzato le iniziative che hanno caratterizzato questa inaugurazione dell’anno giudiziario, anche nella giornata di ieri, attraverso attività volte a coinvolgere i cittadini, avvicinarli al mondo, difficile, della giustizia, e fornire una immagine della magistratura aperta al dialogo con gli altri saperi, e non chiusa nel suo recinto troppo spesso autoreferenziale.
Il Consiglio Superiore della Magistratura, in quest’ottica, nell’ambito di un costante rapporto di collaborazione con il Ministero dell’Istruzione e dell’Università, suggellato dalla sottoscrizione della Carta d’Intenti a Palermo il 23 maggio 2015, ha sottolineato nei giorni scorsi l’opportunità di coinvolgere i giovani e gli studenti a queste inaugurazioni, per ribadire il rilievo delle azioni volte alla promozione della cultura della legalità ed alla diffusione dei valori fondanti la nostra democrazia. E’ a loro, ai giovani, agli studenti, direi anche ai ragazzi più piccoli, che intendiamo rivolgerci, per ricordare la ricorrenza nel 2018 di anniversari di grande rilevanza, quali il 70° anniversario dell’entrata in vigore della Costituzione repubblicana e l’80° anniversario della emanazione delle “legge razziali”. Su queste ultime, che costituiscono una delle maggiori ignominie di cui si è macchiato il genere umano, il CSM è impegnato con l’Unione delle Comunità Ebraiche in numerose attività di studio, formazione, informazione volte anche a valorizzare la fermezza del comportamento di alcuni magistrati che, anche a prezzo della vita, costretti ad applicare quelle leggi infami, ne interpretarono le singole norme in maniera tale da neutralizzarne gli effetti. E, ricordando le parole di Piero Calamandrei,  “un incontenibile senso di ingiustizia, più forte di ogni ragionamento, spingeva i giudici a cercare ingegnosi pretesti dialettici per eludere nei loro giudizi la spietata follia di quelle leggi abominevoli: e la motivazione era spesso lo schermo abilmente studiato per compiere questo generoso tradimento”. Ecco perché i due anniversari che ho citato, quello della entrata in vigore della Costituzione e quello della emanazione delle leggi razziali, sono strettamente collegati; perché il fatto stesso che quelle disposizioni potettero assumere la forma della legge ci fa comprendere l’importanza ed il rilievo della nostra Costituzione che oggi impedirebbe, ed impedisce, qualsiasi lontano pensiero di discriminare le persone per ragioni legate alla provenienza etnica.
Né può dimenticarsi, del resto, che il regime fascista, nell’ assumere il controllo dittatoriale del Paese, si occupò immediatamente della limitazione dell’autonomia e della indipendenza della magistratura.
Credo, però, che uno dei modi migliori per ricordare oggi, nella giornata della memoria, quelle terribili deportazioni e quella sistematica operazione di pulizia etnica, è quello di guardare a ciò che accade nel mondo, più lontano da noi e forse piuttosto lontano dai nostri occhi, in alcune zone del pianeta, dove fatti analoghi, così drammaticamente analoghi, continuano a verificarsi, e di cui abbiamo testimonianza diretta, anche qui a Reggio Calabria, per effetto degli sbarchi inarrestabili dei migranti. Drammatici viaggi, senza speranza certa di sopravvivenza, di chi scappa da zone infestate dalla guerra, dalla fame e dalle violenze fisiche insopportabili. Perché i lager esistono ancora, continuano ad esistere, e spetta a chi è riuscito a conquistarsi il bene della libertà e della democrazia, non voltare la faccia da un’altra parte, ma farsi carico di un problema che è un problema dell’umanità, dunque di tutti.
Anche su questo dobbiamo rivolgerci con chiarezza ai nostri giovani.
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Così come abbiamo il dovere di cogliere i segnali di inquietudine, di sofferenza, di incertezza e finanche di paura che attraversano la nostra società, dovuti anche alla crisi economica ed occupazionale. Ed è chiaro che in un contesto così difficile è proprio la giustizia, il sistema giudiziario, e la magistratura innanzitutto, che devono fornire risposte attraverso un servizio efficiente che garantisca risposte di qualità.  Soprattutto, va sottolineata ancora una volta la necessità di preservare e garantire al nostro sistema democratico una magistratura libera, autonoma ed indipendente, capace, attraverso un’alta professionalità ed una fortissima proiezione deontologica, di fornire risposte di giustizia alla richiesta di tutela di tanti diritti, antichi e moderni.
E’ questo, Signor Presidente della Corte, il ruolo, il compito vero, la funzione e l’impegno costante del Consiglio Superiore della Magistratura: mettere al riparo l’autonomia e l’indipendenza della magistratura, assicurarne costantemente l’effettività! Non senza adeguatamente valutare, con preoccupazione, lo spirare di moti politici e culturali, fuori dai nostri confini, ma non troppo lontano da essi, e perfino dentro i confini europei, che sembrano procedere in direzione opposta, restringendo il campo di autonomia delle magistrature ed aumentandone il controllo politico; mi riferisco non solo alle vere e proprie epurazioni di giudici disposte dall’autorità politica in Turchia, ma anche alle riforme di recente approvazione in Romania e Polonia, non a caso sotto osservazione, per questi profili, dell’Unione Europea.
Ma, l’autonomia ed indipendenza occorre meritarla tutti i giorni! Essa è funzionale al principio di eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge e strumentale alla assicurazione di un servizio utile ed efficiente, non un privilegio scontato ed utile alla posizione del singolo magistrato. Questo non va mai dimenticato.
E se, come capitato negli ultimi mesi, le cronache raccontano di magistrati indagati per gravi fatti di reato, alcuni addirittura destinatari di misure cautelari, allora è chiaro che qualcosa non ha funzionato, non solo individualmente, ma nel sistema di anticorpi dell’intero sistema. E’ compito dell’intera magistratura, e non solo del Consiglio Superiore, che pur deve essere sempre rigoroso nelle sue valutazioni, tenere alta la guardia sulla questione morale, e preservare il bene dell’autonomia e dell’indipendenza rispetto alle condotte opache, alle frequentazioni inopportune, alle relazioni inappropriate; è compito dei magistrati più esperti segnare la strada che dovrà essere correttamente percorsa dai colleghi più giovani.
Nella consapevolezza e con l’orgoglio, però, di far parte di una categoria sana, di cui la grandissima parte è ben lontana da tali condotte e tentazioni; un ceto professionale costantemente impegnato, con grande spirito di sacrificio, con dedizione, con passione, a garantire il rispetto della legge, affrontando sfide impervie e pericolose, quali quelle della lotta alla criminalità organizzata, alla corruzione ed ai crimini economici e ambientali.
Proprio come accade qui, a Reggio Calabria.
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Ai cui magistrati, tutti, ai dirigenti degli uffici giudiziari ed ai giovanissimi colleghi alla prima esperienza giudiziaria che ne costituiscono la continua linfa vitale, al personale amministrativo, agli avvocati, va riconosciuto lo straordinario impegno e la dedizione che consente a questi uffici di funzionare ed a processi, lunghi e difficili, di essere celebrati, in una terra che spesso ha solo la giustizia a cui appellarsi. Le risorse a disposizione sono poche, ancora troppo insufficienti rispetto ai carichi di lavoro, all’entità del contenzioso, alla complessità dei processi.
Va ancora una volta riconosciuta l’importante inversione di tendenza che ha caratterizzato l’azione del Ministero della giustizia, e che, finalmente, rispetto agli anni precedenti, ha ripristinato una periodicità stabile nel reclutamento dei magistrati ed interrotto la ventennale mancanza di assunzione di cancellieri; e gli investimenti nel settore dell’informatizzazione del processo, per il completamento e la stabilizzazione del processo civile telematico e la diffusione dei registri automatizzati e digli applicativi telematici nel settore penale,  produrranno ulteriori effetti positivi nei prossimi anni.
Ma le risorse continuano ad essere insufficienti.
L’auspicio è che gli investimenti continuino, e che la giustizia venga considerata una risorsa per lo sviluppo sociale ed economico del Paese, non un ostacolo o addirittura un pericolo, come purtroppo qualche volta è accaduto in passato. E come qualche volta, anche recentemente, nel dibattito pubblico, si è tornati a discutere, individuando nella doverosa azione giudiziaria fantomatici ostacoli all’economia nazionale, o addebitando alla magistratura responsabilità in un odiosa ed inaccettabile contrapposizione fra diritto alla salute e diritto al lavoro.
Il principio di leale collaborazione che costantemente è stato sperimentato fra CSM, Ministero, uffici giudiziari, dovrà ulteriormente permeare l’iniziativa istituzionale con il rinnovarsi degli organismi rappresentativi che ne sono protagonisti. Avremo presto un nuovo governo, un nuovo ministero della Giustizia ed un nuovo Consiglio Superiore della Magistratura. Il patrimonio di collaborazione che ha caratterizzato l’azione di questi anni in settori nevralgici quali quelli dell’organizzazione giudiziaria, del reperimento delle risorse, della cooperazione internazionale, non deve essere disperso ma, anzi, dovrà rappresentare un metodo da seguire con pazienza e perseveranza.
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Il Consiglio Superiore della Magistratura ha molto investito sull’organizzazione giudiziaria. Gli interventi in materia di predisposizione delle tabelle degli uffici giudicanti, di elaborazione dei programmi di gestione, di buone prassi, di sostegno all’informatizzazione, di indicazioni in materia di priorità nell’esercizio dell’azione penale, di approvazione di linee guida in alcuni delicati settori quali quello delle intercettazioni e delle esecuzioni immobiliari, hanno accompagnato il profondo rinnovamento dei dirigenti degli uffici giudiziari, il connesso ricambio generazionale e l’incremento percentuale delle nomine di genere femminile (nel complesso ben 840 nomine, con il 26% di donne negli uffici direttivi ed 40% in quelli semidirettivi, dunque una nomina su tre riguarda personale togato di genere femminile; nel Distretto di Reggio Calabria la percentuale è più alta e su 19 nomine, sette hanno riguardato donne).
Una imponente azione volta a rendere più efficiente il servizio e che consente oggi, di sottolineare, secondo le statistiche del Ministro, un notevole abbattimento dell’arretrato ultratriennale e sottoposto alla legge Pinto ed una riduzione sensibile del tasso di prescrizioni. Risultati che ancora una volta vanno ascritti innanzitutto all’impegno degli uffici giudiziari.
Di particolare rilievo l’attenzione dedicata all’organizzazione degli uffici requirenti, che ha condotto, in tre anni di lavoro, all’approvazione della circolare sulle Procure che, dopo dieci anni dalla entrata in vigore della riforma dell’ordinamento giudiziario, ribadisce il ruolo di vertice organizzativo del Consiglio anche in questo settore, e modella uffici requirenti caratterizzati da partecipazione, responsabilità ed autonomia del pubblico ministero. Una circolare frutto di un metodo di ascolto degli operatori del settore, attraverso l’audizione di ben 100 magistrati, e che ha coinvolto tutte le componenti consiliari, togate e laiche, per un risultato non scontato e parimenti atteso.
E’ stato procedimentalizzato l’iter di adozione del progetto organizzativo, con la partecipazione necessaria del Consiglio Giudiziario; si è adottato un articolato idoneo a fornire indicazioni unitarie sul  ruolo dei procuratori aggiunti, sul rapporto fra procuratore e sostituti, sulla figura del vicario, sul coordinamento dei gruppi di lavoro, sull’assegnazione, sulla revoca degli affari e sulla rinuncia a questi, sull’apposizione dell’assenso e dei visti. Sull’esercizio del potere di vigilanza ex art. 6 del Procuratore generale presso la Corte d’Appello.
L’attenzione per gli uffici requirenti continuerà in questo scorcio di consiliatura per verificare la concreta applicazione della circolare e, più in particolare,  per intervenire, a seguito della recente riforma del processo penale, sulla insidiosa disciplina della nuova avocazione, che rischia di produrre situazioni di incertezze interpretative e conflitto fra uffici. Sarà utile, soprattutto, almeno iniziare una riflessione istituzionale sull’impatto della Procura europea, introdotta nel nostro ordinamento, per forte volontà politica italiana,  e pronta ad entrare concretamente in azione entro i prossimi due anni; una novità dal forte impatto ordinamentale, che non va sottovalutata, considerato che per la prima volta avremo una autorità giudiziaria sovranazionale che, in un certo settore di intervento, legato alla tutela degli interessi finanziari dell’Unione, opererà direttamente sul nostro territorio, compirà indagini, disporrà della polizia giudiziaria. Una autorità giudiziaria di nomina proveniente delle istituzioni politiche europee, e di cui dovrà delinearsi uno statuto ordinamentale interno compatibile con l’assetto costituzionale ed i principi di autonomia ed indipendenza.
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Nell’ambito delle competenze istituzionali del Consiglio, è utile segnalare l’attività di proposta e di pareri espressi al Ministro in materia di riforme; una attività costante e puntuale che ha spesso condotto al recepimento da parte del legislatore dei suggerimenti proposti dal Csm.
       Vanno segnalati sul punto, fra gli altri, “il parere sulla riforma organica della magistratura onoraria”  ed “il parere sul decreto legge n. 13 del 2017, contenente disposizioni in materia di protezione internazionale”, in due settori di strategica importanza e dal grande impatto sul funzionamento del sistema giudiziario.
Di rilievo due proposte di intervento normativo, che il Consiglio si augura possano trovare accoglimento da parte del nuovo legislatore:  la proposta di soppressione o di radicare modifica della norma (contenuta nell'art. 18, comma 5, del d.lgv. n. 177/2016) in materia di “trasmissione da parte degli ufficiali di polizia giudiziaria delle notizie di reato ai propri superiori gerarchici”; la proposta di modifica della normativa relativa al sistema sanzionatorio in materia disciplinare, per “l’introduzione dell'istituto della riabilitazione” del magistrato dopo un congruo periodo.
Si tratta del lavoro svolto in particolare dalla sesta commissione che, inoltre, quest’anno, ha riassunto le competenze un tempo assegnate alla cd. commissione antimafia del CSM, in materia di problemi arrecati all’amministrazione della giustizia dalle attività di contrasto alla criminalità organizzata, al terrorismo ed alla corruzione. La Commissione si è occupata, attraverso audizioni, studi e approfondimenti, degli strumenti investigativi di contrasto al fenomeno dell’immigrazione clandestina e della tratta degli esseri umani, del ruolo di Eurojust e della cooperazione internazionale, degli strumenti di prevenzione e repressione nel settore della corruzione e del rapporto di collaborazione fra Procure ed Anac, del contrasto alle agromafie ed al caporalato. Una delegazione consiliare si è recata in missione a Bari e Foggia il 14 e 15 settembre 2017, dopo l’emersione di una drammatica recrudescenza degli omicidi in provincia e nel territorio del Gargano, ed ha predisposto interventi di rafforzamento dei locali uffici giudiziari.
Sul fronte del contrasto alla criminalità organizzata, Signor Presidente della Corte e Signor Procuratore Generale, i nostri interventi sono stati fortemente ispirati dalle esperienze giudiziarie degli uffici reggini. La articolata risoluzione del 13 settembre 2017 in materia di “misure di prevenzione antimafia e aggressione ai patrimoni illeciti”, ha inteso concentrare l’attenzione degli operatori su questo strategico settore di intervento, su cui occorre investire le migliori risorse dell’antimafia, nella consapevolezza che solo la diffusa e radicale ablazione dei patrimoni illeciti potrà sconfiggere le organizzazione criminali. La precisa e convinta posizione del Consiglio ha inoltre inteso sostenere e rafforzare il condivisibile percorso riformatore che si è concluso con la recente riforma del codice antimafia.
Il 31 ottobre 2017 è stata poi approvata la Risoluzione in materia di tutela dei minori nell’ambito del contrasto alla criminalità organizzata, con la quale è stato affrontato il delicato tema della responsabilità genitoriale relativa ai minori che vivono in contesti e famiglie mafiose. Un tema difficile, al quale il Consiglio non si è sottratto, proprio al fine di rendere comune la consapevolezza delle esperienze che negli uffici minorili della Procura e del Tribunale di Reggio Calabria hanno trovato prima attuazione nell’ottica prioritaria e preminente della tutela dell’interesse dei minori. Scelte difficili, sofferte e coraggiose, che meritavano il sostegno e la condivisione del Csm anche al fine di evitare qualsiasi forma, anche solo eventuale, di isolamento dei coraggiosi magistrati di Reggio Calabria.
Non posso omettere poi di ricordare le iniziative assunte in occasione della commemorazione del 25° anniversario dalle stragi di Capaci e via D’Amelio, con i plenum celebrativi svolti alla presenza del Capo dello Stato per la presentazione della pubblicazione degli atti dei fascicoli personali di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Una operazione di trasparenza compiuta nella consapevolezza del controverso rapporto dell’organo di autogoverno con questi due straordinari magistrati, operazione compiuta per offrire a tutti una possibilità documentata di revisione critica ed autocritica, di momenti drammatici della vita del nostro Paese e della magistratura.
Mi avvio alla conclusione.
Mi concedo altre due brevi considerazioni.
La prima è volta a porre all’attenzione di tutte le istituzioni, della magistratura e dell’intera comunità, soprattutto dei giovani che ci ascoltano, la drammatica piaga del femminicidio e della violenza sulle donne. I numeri delle morti, delle aggressioni, delle violenze, sono ormai insopportabili per una società che voglia continuare a definirsi civile. Appare a tutti evidente che occorre intervenire su profondi aspetti culturali e sociali che si sono radicati ne tempo e su cui occorre lavorare molto. Soprattutto, spetta farlo agli uomini, anzi forse meglio dire ai maschi, chiamati a mobilitarsi e condannare pubblicamente e con forza questi atroci fatti. Sul fronte giudiziario deve aumentare l’attenzione ai segnali di denuncia e di difficoltà che provengono dal territorio, migliorare l’organizzazione e considerare prioritaria la risposta di giustizia a queste istanze. Anche su questo il Consiglio sta lavorando per elaborare delle linee guida organizzative che possano essere di supporto.
La seconda considerazione è dedicata al tema della formazione degli aspiranti magistrati, al concorso ed all’accesso in magistratura. C’è molto da fare e presto, a prescindere da recenti pur clamorose vicende di cronaca. Ripensare la formazione post universitaria, prendere atto del fallimento delle scuole di specializzazione, valorizzare il tirocinio, tornare ad un concorso di primo grado che superi le criticità generazionali dell’attuale assetto.
Insomma pensiamo presto alla magistratura di domani.
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Posso assicurare, Signor Presidente della Corte e Signor Procuratore Generale, la costante attenzione del Consiglio Superiore della Magistratura ai problemi ed alle criticità dell’esercizio della giurisdizione nel Distretto di Reggio Calabria.
Voglio citare l’impegno profuso per sollecitare ed ottenere la revisione e l’aumento della pianta organica complessiva del Distretto e del Tribunale di Reggio Calabria in particolare; la destinazione del più alto numero di magistrati in prima assegnazione rispetto a tutti gli altri distretti giudiziari; la costante attenzione alla qualità delle nomine de dirigenti degli uffici. La stessa nomina del dott. Federico Cafiero de Raho a Procuratore nazionale Antimafia ed Antiterrorismo rappresenta un riconoscimento, oltre che alla straordinaria competenza e professionalità del magistrato e dell’uomo, al lavoro eccezionale che in questo Distretto viene svolto tanto nel settore penale che in quello civile; settore quest’ultimo di cui poco si parla ma che rappresenta esso un formidabile antidoto al dilagare delle mafie. Il Consiglio, con quella nomina ha voluto lanciare un segnale inequivocabile di contrasto alla ‘ndrangheta, senza dubbio oggi considerata la mafia più potente e pericolosa.
Un lavoro, il vostro, che incide su un territorio difficile e su un comunità in difficoltà per ragioni economiche e sociali e per la pervasività del fenomeno mafioso e di quello corruttivo, rispetto al quale le risorse a disposizione sono chiaramente insufficienti. Deve essere di tutte le istituzioni l’impegno a sostenere questo immane lavoro, perché quando la situazione è così difficile, è chiaro che c’è bisogno di più giustizia e, per ottenerla, di più risorse, più impegno e maggiori capacità organizzative.
Ma è altrettanto chiaro che essa, tale drammatica situazione, non si può risolvere solo con l’azione di magistrati e forze di polizia. C’è bisogno del sostegno di tutte le istituzioni, per assicurare cultura, istruzione e prospettive di sviluppo e di lavoro per i nostri giovani, in una azione corale, di prevenzione e di repressione, che metta definitivamente da parte la frequente, ormai storica e troppo sterile tentazione all’individualismo, alla polemica ed alla contrapposizione. C’è bisogno di un cambio di passo dell’intera collettività e per questo occorre lavorare tutti insieme dalle diverse postazioni.
E’ con questo auspicio, Signor Presidente della Corte e Signor Procuratore Generale, magistrati e avvocati, che, a nome del Consiglio Superiore della Magistratura, auguro un buon anno giudiziario.
Grazie.





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