[Area] Proposte per l'appello

thorgiov thorgiov a libero.it
Gio 1 Feb 2018 16:54:14 CET


Hai scritto di aver riscontrato : /Un tasso di riforme nel penale 
preoccupante: un tasso di sentenze riformate del 64,75 %, anche se solo 
circa il 10 % con riforma della decisione in punto di responsabilità. /

Questo significa che l'appello ha assunto una precisa funzione : 
garantire comunque all'imputato, male che vada, una diminuzione della 
pena applicata in primo grado.  Da chi dipende tutto ciò ? Dai 
magistrati di appello, i quali si lamentano pure  del numero 
spropositato di impugnazioni. Ma se l'imputato ha una aspettativa più 
che favorevole dell'esito della impugnazione, per quale motivo non 
dovrebbe appellare ? Ribadisco pertanto che l'unica soluzione efficace 
sarebbe quella di abolire il secondo grado di giudizio. Almeno così non 
ci sarebbero più sentenze riformate, soprattutto nella determinazione 
della sanzione.

FELICE   PIZZI  ( Giudice del contenzioso del Tribunale di Napoli Nord )


Il 01/02/2018 11:51, Claudio Castelli ha scritto:
Le Corti di appello sono diventate un punto di fortissima crisi del 
sistema ed è necessario un forte intervento sia come organici del 
personale ( il rapporto tra magistrati ed addetti amministrativi non 
arriva mai a 2, mentre ad esempio nei Tribunali normalmente è 3,5), sia 
come rito, sia culturale.

Culturale perché le Corti scontano di essere l’ultimo passaggio nel 
merito di una filiera che nel penale parte dalle Procure, in cui troppo 
spesso l’Ufficio a monte si disinteressa semplicemente di quanto avviene 
a valle negli altri uffici.

Tra l’altro avremmo bisogno di dati certi ed affidabili sul piano nazionale.

Nel mio osservatorio del distretto di Brescia ho riscontrato una serie 
di dati interessanti che sfatano molti luoghi comuni:



-          Un tasso di impugnazioni in fin dei conti limitate: 25,96 % 
nel civile, 24,49 % nel lavoro e 23,08 % nel penale.

-          Un tasso di riforme nel penale preoccupante: un tasso di 
sentenze riformate del 64,75 %, anche se solo circa il 10 % con riforma 
della decisione in punto di responsabilità.

-          Un tasso di condanne in primo grado nei procedimenti 
monocratici molto basso (circa il 30 %).

Se cominciassimo a valorizzare gli uffici anche per la capacità di 
resistenza delle decisioni ( come in realtà già esiste sulla carta nelle 
valutazioni di professionalità dei singoli magistrati) probabilmente 
faremmo dei passi avanti.

Per finire mi limito a rappresentare che sono del tutto contrario al 
passaggio al monocratico in appello.

Il collegio, se vero, ha un grande valore non solo di confronto, ma 
anche di mantenere una certa omogeneità giurisprudenziale.

Abbandonare il collegio vuol dire semplicemente cedere a sirene 
produttivistiche che alla fine fanno guadagnare ben poco.

Non solo, ma nel penale il problema per cui non si fanno più udienze non 
deriva dalla presenza del collegio, ma dalla mancanza di assistenti per 
le udienze e di cancellieri e funzionari per la fase dell’esecuzione.

Fare più udienze in situazioni come la Corte di Brescia dove c’è una 
scopertura del 35 % del personale è semplicemente impossibile.

Non solo, ma un problema comune a quasi tutte le Corti è l’imponente 
arretrato (migliaia nel migliore dei casi) di sentenze in attesa di 
esecuzione. Aumentare il numero dei provvedimenti vuol dire incrementare 
la crisi, non dare delle soluzioni.

Si tratta di elaborare un pacchetto di proposte, senza pensare che una 
possa essere risolutiva (a meno di abolire l’appello, che però appare 
scelta difficile a fronte del numero di sentenze riformate), ma che nel 
loro complesso possano invertire una tendenza oggi negativa.



Claudio Castelli
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