[Area] R: Proposte per l'appello

thorgiov thorgiov a libero.it
Sab 3 Feb 2018 16:52:24 CET


Ma io non criticavo il Giudice di appello che assolve laddove il Giudice 
di primo grado ha condannato. Criticavo il Giudice di appello laddove, 
sistematicamente, pur senza assolvere l'imputato, gli diminuisce la 
pena. Quando ero magistrato penale più volte vedevo la Corte di Appello 
dichiarare la prescrizione per l'applicazione di attenuanti generiche 
concesse a persone condannate in primo grado con una sfilza 
impressionanti di precedenti perchè per qualche strano motivo dovevano 
essere sempre considerate prevalenti su tutte le aggravanti ed anche 
sulla recidiva reiterata e specifica . Per quale motivo un qualsiasi 
imputato condannato in primo grado non dovrebbe appellare e quindi 
ingolfare i ruoli della Corte di secondo grado ? Impugnare conviene 
sempre, e questo dipende non solo dalle norme, anzi direi che non 
dipende principalmente dalle norme. Forse, anzichè abolire tout court 
l'appello, si dovrebbero limitare i poteri del Giudice di secondo grado, 
prevedendo almeno che può assolvere in punto di merito ma non può 
modificare la pena inflitta dal Tribunale. Quanto all'esercizio della 
azione penale, ho scritto, anche in passato, di essere favorevole alla 
discrezionalità, e per questo motivo in lista sono stato oggetto di 
aspre critiche. In realtà già adesso, con il sistema delle priorità, 
sarebbe possibile evitare di ingolfare il primo grado. Ma molte Procure 
non ne vogliono sapere, forse perchè temono di essere sottoposte al 
Potere Esecutivo. In proposito, sarebbe utile intervenire anche sul 
piano del diritto sostanziale, per esempio abolendo fattispecie 
incriminatrici come quella prevista dall'art. 323 c.p. Si tratta, per 
stare a questo esempio concreto, di una norma che porta alla condanna in 
una percentuale limitatissima di casi rispetto alla mole di imputazioni 
ma che comporta un notevole dispendio di risorse materiali ed umane. 
Allora, in un'ottica di bilanciamento tra costi e benefici, si potrebbe 
abrogare la norma incriminatrice. Così, fra l'altro, la politica non 
potrebbe più dire che la magistratura interferisce con le sue scelte 
discrezionali.

FELICE   PIZZI  ( Giudice del contenzioso del Tribunale di Napoli Nord )


Il 03/02/2018 16:25, Luciano Cavallone ha scritto:
> PS: e ciò senza considerare che, egoisticamente, in appello è molto 
> più facile motivare la conferma, che la riforma (che, come noto, 
> secondo la Cassazione richiede - a differenza della prima - una 
> motivazione "rinforzata") ...
>
> Il giorno 3 febbraio 2018 16:10, Luciano Cavallone 
> <lucianocavallone a gmail.com <mailto:lucianocavallone a gmail.com>> ha 
> scritto:
>
>     Scrive Felice Pizzi: " Da chi dipende tutto ciò ? Dai magistrati
>     di appello, ..." e si propone di abolire il 2° grado.
>     Ciò, però, sull'assioma, evidentemente, dell'INFALLIBILITA' del
>     primo grado.
>     Ma se valesse tale ragionamento, allora potrebbe dirsi
>     (semplificando ancor più) di lasciare direttamente alle Procure di
>     determinare condanne e pene (così non avremmo neppure quel 70% di
>     mancate condanne in primo grado che io, grossolanamente, ho
>     riscontrato anche su Taranto): anche questo, invero, potrebbe
>     dipendere dai (troppo BUONI) giudici di prime cure (che non
>     assecondano le richieste delle INFALLIBILI procure).
>     Se, invece, si iniziasse (esattamente al contrario) a non
>     ingolfare i primi gradi con processi inutili e per nulla o
>     (peggio) mal istruiti?
>     Forse sbaglierebbe meno il primo grado (che avrebbe un'enormità di
>     carte in meno da gestire) e vi sarebbero meno riforme anche in
>     appello.
>     Io non mi sentirei granché garantito da un sistema che, solo per
>     fare un esempio, dopo il vaglio di Procura e Tribunale, giunge ad
>     infliggere quasi 30 anni, in prime cure, in processi (ad es. per
>     droga) in cui le prove (ad es. intercettazioni tutte da
>     interpretare) sono a dir poco sbiadite; né mi sentirei garantito
>     in un sistema nel quale larvate (davvero larvate, specie nel caos
>     normativo che contraddistingue il nostro Paese, con antinomie ogni
>     pie' sospinto) violazioni di legge AMMINISTRATIVE, nonostante la
>     ormai ventennale riforma del 323 cp, continuano a generare, per
>     AUTOMATICA conseguenza, l'intervento punitivo del giudice penale.
>     Insomma, in poche parole:
>     siamo sicuri che tutto ciò dipenda dal BUONISMO del secondo grado
>     e non da INCAPACITA' del primo (o prima ancora, da chi mal
>     istruisce i processi)?
>     Luciano Cavallone - Corte Appello Taranto
>
>
>     Il giorno 3 febbraio 2018 13:13, De Ninis Luca
>     <luca.deninis a giustizia.it <mailto:luca.deninis a giustizia.it>> ha
>     scritto:
>
>         Su questo tema concordo integralmente con la lettura del
>         collega Pizzi.
>
>         Mi pare che le tesi che conducono al conformismo delle
>         decisioni ed alla ineffettività della giurisdizione penale, da
>         sempre prevalenti a livello della politica giudiziaria, siano
>         sempre più dominanti anche a livello della “cultura della
>         giurisdizione”.
>
>         Non credo che sia un bene, né per il singolo magistrato né per
>         la magistratura nel suo complesso.
>
>         Banalizzando, a me pare incredibile che non sia degno di nota
>         e neppure interessi il seguente problema:
>
>         « ma se circa il 70% delle decisioni di primo grado sono di
>         proscioglimento/assoluzione ed il 65% del restante 30% (quindi
>         l’ulteriore 20% sul totale, per un complessivo 90%) sono
>         riformate quanto meno in relazione alla pena ci sarà qualcosa
>         che non funziona in termini di efficacia dell’accertamento
>         giudiziario e della risposta punitiva? O siamo un Paese in cui
>         si delinque solo in via residuale ed occasionale? »
>
>         Luca De Ninis
>
>         *Da:*Area [mailto:area-bounces a areaperta.it
>         <mailto:area-bounces a areaperta.it>] *Per conto di *thorgiov
>         *Inviato:* giovedì 1 febbraio 2018 16:54
>         *A:* area a areaperta.it <mailto:area a areaperta.it>
>         *Oggetto:* Re: [Area] Proposte per l'appello
>
>         Hai scritto di aver riscontrato : /Un tasso di riforme nel
>         penale preoccupante: un tasso di sentenze riformate del 64,75
>         %, anche se solo circa il 10 % con riforma della decisione in
>         punto di responsabilità. /
>
>         Questo significa che l'appello ha assunto una precisa funzione
>         : garantire comunque all'imputato, male che vada, una
>         diminuzione della pena applicata in primo grado.  Da chi
>         dipende tutto ciò ? Dai magistrati di appello, i quali si
>         lamentano pure  del numero spropositato di impugnazioni. Ma se
>         l'imputato ha una aspettativa più che favorevole dell'esito
>         della impugnazione, per quale motivo non dovrebbe appellare ?
>         Ribadisco pertanto che l'unica soluzione efficace sarebbe
>         quella di abolire il secondo grado di giudizio. Almeno così
>         non ci sarebbero più sentenze riformate, soprattutto nella
>         determinazione della sanzione.
>
>         FELICE   PIZZI  ( Giudice del contenzioso del Tribunale di
>         Napoli Nord )
>
>         Il 01/02/2018 11:51, Claudio Castelli ha scritto:
>
>         Le Corti di appello sono diventate un punto di fortissima
>         crisi del sistema ed è necessario un forte intervento sia come
>         organici del personale ( il rapporto tra magistrati ed addetti
>         amministrativi non arriva mai a 2, mentre ad esempio nei
>         Tribunali normalmente è 3,5), sia come rito, sia culturale.
>
>         Culturale perché le Corti scontano di essere l’ultimo
>         passaggio nel merito di una filiera che nel penale parte dalle
>         Procure, in cui troppo spesso l’Ufficio a monte si
>         disinteressa semplicemente di quanto avviene a valle negli
>         altri uffici.
>
>         Tra l’altro avremmo bisogno di dati certi ed affidabili sul
>         piano nazionale.
>
>         Nel mio osservatorio del distretto di Brescia ho riscontrato
>         una serie di dati interessanti che sfatano molti luoghi comuni:
>
>
>
>         -          Un tasso di impugnazioni in fin dei conti limitate:
>         25,96 % nel civile, 24,49 % nel lavoro e 23,08 % nel penale.
>
>         -          Un tasso di riforme nel penale preoccupante: un
>         tasso di sentenze riformate del 64,75 %, anche se solo circa
>         il 10 % con riforma della decisione in punto di responsabilità.
>
>         -          Un tasso di condanne in primo grado nei
>         procedimenti monocratici molto basso (circa il 30 %).
>
>         Se cominciassimo a valorizzare gli uffici anche per la
>         capacità di resistenza delle decisioni ( come in realtà già
>         esiste sulla carta nelle valutazioni di professionalità dei
>         singoli magistrati) probabilmente faremmo dei passi avanti.
>
>         Per finire mi limito a rappresentare che sono del tutto
>         contrario al passaggio al monocratico in appello.
>
>         Il collegio, se vero, ha un grande valore non solo di
>         confronto, ma anche di mantenere una certa omogeneità
>         giurisprudenziale.
>
>         Abbandonare il collegio vuol dire semplicemente cedere a
>         sirene produttivistiche che alla fine fanno guadagnare ben poco.
>
>         Non solo, ma nel penale il problema per cui non si fanno più
>         udienze non deriva dalla presenza del collegio, ma dalla
>         mancanza di assistenti per le udienze e di cancellieri e
>         funzionari per la fase dell’esecuzione.
>
>         Fare più udienze in situazioni come la Corte di Brescia dove
>         c’è una scopertura del 35 % del personale è semplicemente
>         impossibile.
>
>         Non solo, ma un problema comune a quasi tutte le Corti è
>         l’imponente arretrato (migliaia nel migliore dei casi) di
>         sentenze in attesa di esecuzione. Aumentare il numero dei
>         provvedimenti vuol dire incrementare la crisi, non dare delle
>         soluzioni.
>
>         Si tratta di elaborare un pacchetto di proposte, senza pensare
>         che una possa essere risolutiva (a meno di abolire l’appello,
>         che però appare scelta difficile a fronte del numero di
>         sentenze riformate), ma che nel loro complesso possano
>         invertire una tendenza oggi negativa.
>
>
>
>         Claudio Castelli
>
>
>         _______________________________________________
>         Area mailing list
>         Area a areaperta.it <mailto:Area a areaperta.it>
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