[Area] R: Proposte per l'appello

Manuela Fasolato manuelafasolato1 a gmail.com
Dom 4 Feb 2018 13:08:56 CET


L'affermazione secondo cui gli uffici di Procura si disinteressano troppo
spesso di quello che avviene nell'ufficio a valle non è condivisibile.
Non c'è disinteresse né sull'esito dei processi nelle fasi di merito né
nella fase di legittimità in quanto solitamente si verifica come sono
andati i processi e il monitoraggio è fatto non solo dai singoli pm sui
processi di una certa importanza da loro istruiti, ma anche dall' ufficio
di procura come verifica complessiva utile a comprendere il tasso di
tenuta  delle imputazioni sporte in un certo periodo o in relazione a certi
reati.
Al pari non c'è affatto disinteresse sui tempi di fissazione dei processi
in quanto pure quelli vengono monitorati e  anzi c'è un notevole dispiacere
quando si verifica che molti sforzi fatti in fase di indagine  non portano
ad alcuna celebrazione di processi.
Un dato fornito e su cui credo sia possibile concordare nel suo purtroppo
quasi continuo mantenimento è che nelle corti d'appello si prescrivono
circa il 50% dei processi(in certe corti la stima è un po' inferiore e in
altre arriva al.60%).
Un altro dato è che circa il 70% delle notizie di reato che giungono alle
Procure viene archiviato dalle Procure medesime.
Il restante circa 30% per cui viene esercitata l'azione penale e che viene
portato a giudizio,viene incanalato secondo i criteri di priorità - tutti
gli uffici seguono oramai sia quelli legali che quelli convenzionali
fissati in protocolli- per cui è sui processi che vengono fissati e che non
cadono- o almeno non dovrebbero cadere -  in prescrizione che occorre
ragionare per capire quale sia  la percentuale di tenuta delle ipotesi
accusatorie.
Un altro dato da tener presente è che le impugnazioni delle sentenze di
assoluzione sono nettamente inferiori a quelle di condanna non tanto perché
sia sempre condivisa la decisione quanto perché gli uffici di procura di
primo grado sono ingolfati dalle notizie di reato e non sempre riescono a
curare le impugnazioni;
analogamente le procure generali non riescono sempre a curare le
impugnazioni di sentenze non condivise dato il numero notevole di sentenze
che pervengono al visto.
Non altrettanto accade come sappiamo per le difese che devono curare le
impugnazioni dei loro assistiti condannati e avanzano impugnazioni a volte
anche infondate solo per prendere tempo e se possibile guadagnare la
prescrizione.
Il tasso alto di prescrizioni dichiarate in appello dipende certo dal poco
personale amministrativo e giudiziario,ma anche e soprattutto dalla
quantità di impugnazioni di parte non pubblica.
L'eliminazione dell'appello incidentale del pm e dell'appello del pm in
punto quantum di pena certo non serve da argine.
Manuela Fasolato

Il 04 Feb 2018 09:22, "CENTINI MATTEO" <matteo.centini a giustizia.it> ha
scritto:

P.S. Volevo aggiungere che secondo me dovremmo girare uffici più spesso.
Uno massimo dovrebbe stare 8 anni in un posto o giù di lì. Poi via si
ricomincia il giro. Sei pm? Vai a dare pg in appello. Sei in
cassazione/procura generale? Torni a fare il giudice monocratico/pm. Non
sarebbe bello e utile per, come dici tu, mettere a frutto ciò che si è
imparato?

Inviato da iPhone

Il giorno 04 feb 2018, alle ore 09:07, CENTINI MATTEO <
matteo.centini a giustizia.it> ha scritto:

Caro collega Aniello
Leggendo quello che ho scritto senza che ti faccia velo l’offesa, vedrai
che non ho affatto detto che i giudici hanno sempre torto o che tantomeno
ho sempre ragione io. Da molti di essi giù in Calabria ha imparato tante e
tali cose che non avrei potuto altrove in trent’anni. Però non ci sto a che
ogni discorso sulle difficoltà della giustizia penale termini dicendo è
colpa della Procura se.
Quanto al fatto che vorrei un pubblico ministero davanti alla Corte non
vedo perché ti offendi se appunto non svolgi la funzione di pubblico
ministero.
Se poi pensi che io sia un accusatore cieco, che vorrebbe un pg appiattito
sull’accusa ecc. non so che farci, io non l’ho scritto e soprattutto non è
il modo in cui pratico la mia funzione.
Dovreste però rassegnarvi al fatto che chi fa il pm non necessariamente è
una specie di buzzurro sbirro, ma magari uno che ha il contatto vivo con le
persone offese, con la pg che sta per strada e rischia,con i fatti insomma.
Ecco magari i fatti.


Inviato da iPhone

Il giorno 04 feb 2018, alle ore 01:06, "robaniel a libero.it" <
robaniel a libero.it> ha scritto:

Caro collega Centini, a me pare che nella tua breve carriera, come tu la
definisci, avresti dovuto impegnarti di più per comprendere le ragioni dei
giudici quando – spero non troppo frequentemente - ti hanno dato torto,
*soprattutto* in appello e in cassazione. E’ un modo per crescere, *anche*
professionalmente, ed è il caso di farlo anche quando si è più anziani. Io
sono arrivato negli uffici di legittimità dopo 30 anni di esperienza di
merito, sempre nel penale, e pensavo di sapere tutto, ma mi sono reso conto
sia della diversa prospettiva che si deve avere in Cassazione, sia del
livello molto elevato dei colleghi. Perciò, per *imparare,* ho sempre
cercato di leggere le sentenze che mi davano torto e ne ho tratto quasi
sempre insegnamenti utili.

Quanto al pubblico ministero in Cassazione, ti assicuro che non è così
inesistente come – un po’ offensivamente, lasciatelo dire - pensi tu.
Certo, non puoi pretendere che assuma il ruolo di implacabile accusatore,
cosa che non dovrebbe fare neppure il pubblico ministero di merito.
Personalmente, se non posso certo ignorare, per un malinteso senso
dell’accusa, i casi di violazione di legge, cerco invece, quando sia
possibile in modo dignitoso, di sostenere le sentenze di condanna che, pur
non essendo motivate come si dovrebbe, appaiano sostanzialmente esatte; o
anche di coltivare i ricorsi dei P.M. che meritino un esito favorevole. Ed
è certo una soddisfazione, forse piccola, ma in fondo quella fondamentale
del nostro lavoro, rendersi conto di aver dato un contributo alla decisione
della Corte.

Roberto Aniello (P.G. in Cassazione dal 2011)



Inviato da Libero Mail per iOS


sabato 3 febbraio 2018, 19:49 +0100 da matteo.centini a giustizia.it <
matteo.centini a giustizia.it>:

Al collega Cavallone dico...

La questione è iniziata su questa lista quando il Presidente Castelli ha
detto che la Procura ha una percentuale di accoglimento intorno ad un
modesto 30% (conteggiando nei non accoglimenti anche la prescrizione of
course). Egli si riferiva a Brescia, dove mi risulta che i colleghi di
primo grado vivano una situazione di estremo disagio, con numeri
impressionanti (ma ovviamente è colpa loro).
Ora, non voglio scendere sul terreno della contrapposizione tra uffici,
laddove riserve a palate ho spesso avuto - nella mia breve carriere - sulle
decisioni dei colleghi giudicanti, Gip, monocratico, collegio e soprattutto
appello e cassazione.
E ogni volta che ne ho avuto la possibilità ho fatto appello o ricorso in
cassazione per ogni singolo passaggio, cautelare o di merito.
Rammaricandomi davvero, al limite dell’insonnia, quando il codice non me lo
consentiva, come in caso di rigetto di intercettazioni.
Ma non è questo il punto. Tutto ciò è fisiologico, anzi è una
caratteristica fondamentale del nostro sistema, la dimostrazione plastica
che la separazione delle carriere è una sciocchezza.
Il punto, secondo me, è che noto spesso come molti di noi (compreso tu)
ritengano potersi prendere la loro giurisprudenza a metro del giusto e
corretto. Al punto da dire che è colpa della Procura che non si adegua.
Ma non è mai colpa del giudice che concede le generiche che non ci stanno,
magari equivalenti a mostruose recidive “perché altrimenti viene una pena
troppo alta”, del giudice che in caso di continuazione applica aumenti
omeopatici, dell’appello che cascasse il mondo abbassa la pena (e
aspettiamo ansiosi il concordato).
Collega Cavallone mi fermo qui, ma posso dirti che sono così attento, io
come moltissimi colleghi di Procura con cui ho lavorato e lavoro, a cosa
accade “a valle” che se potessi seguirei i miei fascicoli anche in appello
e soprattutto in cassazione, dove secondo me si sente la mancanza di un
pubblico ministero.
Matteo

P.S. D’ora in poi quando avrò un dubbio ti interpellerò così da evitare di
incomodare i gradi successivi

Inviato da iPhone

Il giorno 03 feb 2018, alle ore 19:14, Luciano Cavallone <
lucianocavallone a gmail.com> ha scritto:

Al collega Centini che dice " È vero collega Cavallone è tutto colpa
nostra... dicci cosa possiamo fare per rimediare", rispondo:
Fare le indagini. Punto.
Non è raro (qui da noi, non so altrove) assistere a processi dove testi
decisivi non sono sentiti o consulenze indispensabili non sono espletate. E
in appello non è che si possa giuridicamente far tutto (al di là dei mezzi).
La mia del resto era - forse è sfuggito - una risposta a chi diceva di
abolire l'appello, perché QUELLO era il problema.
E poi, a qualcuno sembrerà normale che qui da noi e (mi pare) anche a
Brescia 2/3 o addirittura 3/4 delle accuse portate innanzi al primo grado
"muoiano" già lì: be', a me no.
E non sto nemmeno a pensare ai costi "privati" di chi incappa nel
meccanismo.
Salvo non vogliamo dire che anche al primo grado siano "di manica larga" ...


Il giorno 3 febbraio 2018 16:44, CENTINI MATTEO <matteo.centini a giustizia.it
> ha scritto:

È vero collega Cavallone è tutto colpa nostra... dicci cosa possiamo fare
per rimediare.
Matteo Centini
Procura PC


Inviato da iPhone

Il giorno 03 feb 2018, alle ore 16:27, Luciano Cavallone <
lucianocavallone a gmail.com> ha scritto:

PS: e ciò senza considerare che, egoisticamente, in appello è molto più
facile motivare la conferma, che la riforma (che, come noto, secondo la
Cassazione richiede - a differenza della prima - una motivazione
"rinforzata") ...

Il giorno 3 febbraio 2018 16:10, Luciano Cavallone <
lucianocavallone a gmail.com> ha scritto:

Scrive Felice Pizzi: " Da chi dipende tutto ciò ? Dai magistrati di
appello, ..." e si propone di abolire il 2° grado.
Ciò, però, sull'assioma, evidentemente, dell'INFALLIBILITA' del primo grado.
Ma se valesse tale ragionamento, allora potrebbe dirsi (semplificando ancor
più) di lasciare direttamente alle Procure di determinare condanne e pene
(così non avremmo neppure quel 70% di mancate condanne in primo grado che
io, grossolanamente, ho riscontrato anche su Taranto): anche questo,
invero, potrebbe dipendere dai (troppo BUONI) giudici di prime cure (che
non assecondano le richieste delle INFALLIBILI procure).
Se, invece, si iniziasse (esattamente al contrario) a non ingolfare i primi
gradi con processi inutili e per nulla o (peggio) mal istruiti?
Forse sbaglierebbe meno il primo grado (che avrebbe un'enormità di carte in
meno da gestire) e vi sarebbero meno riforme anche in appello.
Io non mi sentirei granché garantito da un sistema che, solo per fare un
esempio, dopo il vaglio di Procura e Tribunale, giunge ad infliggere quasi
30 anni, in prime cure, in processi (ad es. per droga) in cui le prove (ad
es. intercettazioni tutte da interpretare) sono a dir poco sbiadite; né mi
sentirei garantito in un sistema nel quale larvate (davvero larvate, specie
nel caos normativo che contraddistingue il nostro Paese, con antinomie ogni
pie' sospinto) violazioni di legge AMMINISTRATIVE, nonostante la ormai
ventennale riforma del 323 cp, continuano a generare, per AUTOMATICA
conseguenza, l'intervento punitivo del giudice penale.
Insomma, in poche parole:
siamo sicuri che tutto ciò dipenda dal BUONISMO del secondo grado e non da
INCAPACITA' del primo (o prima ancora, da chi mal istruisce i processi)?
Luciano Cavallone - Corte Appello Taranto


Il giorno 3 febbraio 2018 13:13, De Ninis Luca <luca.deninis a giustizia.it>
ha scritto:

Su questo tema concordo integralmente con la lettura del collega Pizzi.

Mi pare che le tesi che conducono al conformismo delle decisioni ed alla
ineffettività della giurisdizione penale, da sempre prevalenti a livello
della politica giudiziaria, siano sempre più dominanti anche a livello
della “cultura della giurisdizione”.

Non credo che sia un bene, né per il singolo magistrato né per la
magistratura nel suo complesso.

Banalizzando, a me pare incredibile che non sia degno di nota e neppure
interessi il seguente problema:

« ma se circa il 70% delle decisioni di primo grado sono di
proscioglimento/assoluzione ed il 65% del restante 30% (quindi l’ulteriore
20% sul totale, per un complessivo 90%) sono riformate quanto meno in
relazione alla pena ci sarà qualcosa che non funziona in termini di
efficacia dell’accertamento giudiziario e della risposta punitiva? O siamo
un Paese in cui si delinque solo in via residuale ed occasionale? »



Luca De Ninis





*Da:* Area [mailto:area-bounces a areaperta.it] *Per conto di *thorgiov
*Inviato:* giovedì 1 febbraio 2018 16:54
*A:* area a areaperta.it
*Oggetto:* Re: [Area] Proposte per l'appello



Hai scritto di aver riscontrato : *Un tasso di riforme nel penale
preoccupante: un tasso di sentenze riformate del 64,75 %, anche se solo
circa il 10 % con riforma della decisione in punto di responsabilità. *

Questo significa che l'appello ha assunto una precisa funzione : garantire
comunque all'imputato, male che vada, una diminuzione della pena applicata
in primo grado.  Da chi dipende tutto ciò ? Dai magistrati di appello, i
quali si lamentano pure  del numero spropositato di impugnazioni. Ma se
l'imputato ha una aspettativa più che favorevole dell'esito della
impugnazione, per quale motivo non dovrebbe appellare ? Ribadisco pertanto
che l'unica soluzione efficace sarebbe quella di abolire il secondo grado
di giudizio. Almeno così non ci sarebbero più sentenze riformate,
soprattutto nella determinazione della sanzione.

FELICE   PIZZI  ( Giudice del contenzioso del Tribunale di Napoli Nord )



Il 01/02/2018 11:51, Claudio Castelli ha scritto:

Le Corti di appello sono diventate un punto di fortissima crisi del sistema
ed è necessario un forte intervento sia come organici del personale ( il
rapporto tra magistrati ed addetti amministrativi non arriva mai a 2,
mentre ad esempio nei Tribunali normalmente è 3,5), sia come rito, sia
culturale.

Culturale perché le Corti scontano di essere l’ultimo passaggio nel merito
di una filiera che nel penale parte dalle Procure, in cui troppo spesso
l’Ufficio a monte si disinteressa semplicemente di quanto avviene a valle
negli altri uffici.

Tra l’altro avremmo bisogno di dati certi ed affidabili sul piano nazionale.

Nel mio osservatorio del distretto di Brescia ho riscontrato una serie di
dati interessanti che sfatano molti luoghi comuni:



-          Un tasso di impugnazioni in fin dei conti limitate: 25,96 % nel
civile, 24,49 % nel lavoro e 23,08 % nel penale.

-          Un tasso di riforme nel penale preoccupante: un tasso di
sentenze riformate del 64,75 %, anche se solo circa il 10 % con riforma
della decisione in punto di responsabilità.

-          Un tasso di condanne in primo grado nei procedimenti monocratici
molto basso (circa il 30 %).

Se cominciassimo a valorizzare gli uffici anche per la capacità di
resistenza delle decisioni ( come in realtà già esiste sulla carta nelle
valutazioni di professionalità dei singoli magistrati) probabilmente
faremmo dei passi avanti.

Per finire mi limito a rappresentare che sono del tutto contrario al
passaggio al monocratico in appello.

Il collegio, se vero, ha un grande valore non solo di confronto, ma anche
di mantenere una certa omogeneità giurisprudenziale.

Abbandonare il collegio vuol dire semplicemente cedere a sirene
produttivistiche che alla fine fanno guadagnare ben poco.

Non solo, ma nel penale il problema per cui non si fanno più udienze non
deriva dalla presenza del collegio, ma dalla mancanza di assistenti per le
udienze e di cancellieri e funzionari per la fase dell’esecuzione.

Fare più udienze in situazioni come la Corte di Brescia dove c’è una
scopertura del 35 % del personale è semplicemente impossibile.

Non solo, ma un problema comune a quasi tutte le Corti è l’imponente
arretrato (migliaia nel migliore dei casi) di sentenze in attesa di
esecuzione. Aumentare il numero dei provvedimenti vuol dire incrementare la
crisi, non dare delle soluzioni.

Si tratta di elaborare un pacchetto di proposte, senza pensare che una
possa essere risolutiva (a meno di abolire l’appello, che però appare
scelta difficile a fronte del numero di sentenze riformate), ma che nel
loro complesso possano invertire una tendenza oggi negativa.






                                                       Claudio Castelli

_______________________________________________
Area mailing list
Area a areaperta.it
http://mail.areaperta.it/mailman/listinfo/area_areaperta.it



_______________________________________________
Area mailing list
Area a areaperta.it
http://mail.areaperta.it/mailman/listinfo/area_areaperta.it


_______________________________________________
Area mailing list
Area a areaperta.it
http://mail.areaperta.it/mailman/listinfo/area_areaperta.it

_______________________________________________
Area mailing list
Area a areaperta.it
http://mail.areaperta.it/mailman/listinfo/area_areaperta.it


_______________________________________________
Area mailing list
Area a areaperta.it
http://mail.areaperta.it/mailman/listinfo/area_areaperta.it
-------------- parte successiva --------------
Un allegato HTML è stato rimosso...
URL: <http://mail.areaperta.it/mailman/private/area_areaperta.it/attachments/20180204/1d52e70f/attachment.html>


Maggiori informazioni sulla lista Area