[Area] R: Proposte per l'appello

Luciano Cavallone lucianocavallone a gmail.com
Dom 4 Feb 2018 16:43:12 CET


Concordo col collega De Ninis e preciso (ove non si fosse capito) che il
dogma dell'infallibilità non mi appartiene (chi mi conosce lo sa).

E dirò di più.

Il ruolo del giudice d'appello è molto più facile. Egli arriva (dico io
come il vecchio libero del calcio, che dopo che lo stopper aveva fatto "il
lavoro sporco" - sbilanciare l'attaccante - faceva bella figura spazzando
l'area) dopo che gli altri (procure, giudici ed avvocati) hanno lavorato su
quel fascicolo (spesso sfrondandolo da quanto in esso superfluo).

Detto ciò, che c'entra l'infallibilità col dire che i processi arrivino,
spesso, mal istruiti ancora in appello (o, come dice il collega De Ninis,
addirittura con capi di imputazione assolutamente incomprensibili, a volte
- per mia esperienza personale - lunghi singolarmente pagine e pagine)?
E che c'entra con l'infallibilità rilevare (se così fosse) che non è
normale che una parte PUBBLICA (la procura) - che non dovrebbe muovere
accuse purchessia - veda la stragrande maggioranza dei procedimenti
bocciata già in primo grado?

Piuttosto sarebbe interessante capire se i dati nazionali dicano quello di
cui ho una pallida sensazione qui a Taranto ed è stato più esattamente
rilevato a Brescia: ovvero se sia generalizzato che molto più della metà di
quelli che la pubblica accusa considera reati, per un motivo o per l'altro,
si fermino già in primo grado (e per quale ragione).
Nulla di personale, ovviamente: non è l'impegno di ognuno di noi qui in
discussione.
Ma - e, ripeto, non ne ho contezza generalizzata - se i dati fossero
quelli, francamente a me (se mi è consentito dirlo) non pare affatto
fisiologica dialettica accusa-difesa il risultato anzidetto.

Tutto qui.

Un saluto a tutti.

Luciano Cavallone

PS: sulla
​
richiesta di consigli del collega Centini nessun problema, naturalmente!


😉



Il giorno 3 febbraio 2018 19:49, CENTINI MATTEO <matteo.centini a giustizia.it
> ha scritto:

> Al collega Cavallone dico...
>
> La questione è iniziata su questa lista quando il Presidente Castelli ha
> detto che la Procura ha una percentuale di accoglimento intorno ad un
> modesto 30% (conteggiando nei non accoglimenti anche la prescrizione of
> course). Egli si riferiva a Brescia, dove mi risulta che i colleghi di
> primo grado vivano una situazione di estremo disagio, con numeri
> impressionanti (ma ovviamente è colpa loro).
> Ora, non voglio scendere sul terreno della contrapposizione tra uffici,
> laddove riserve a palate ho spesso avuto - nella mia breve carriere - sulle
> decisioni dei colleghi giudicanti, Gip, monocratico, collegio e soprattutto
> appello e cassazione.
> E ogni volta che ne ho avuto la possibilità ho fatto appello o ricorso in
> cassazione per ogni singolo passaggio, cautelare o di merito.
> Rammaricandomi davvero, al limite dell’insonnia, quando il codice non me lo
> consentiva, come in caso di rigetto di intercettazioni.
> Ma non è questo il punto. Tutto ciò è fisiologico, anzi è una
> caratteristica fondamentale del nostro sistema, la dimostrazione plastica
> che la separazione delle carriere è una sciocchezza.
> Il punto, secondo me, è che noto spesso come molti di noi (compreso tu)
> ritengano potersi prendere la loro giurisprudenza a metro del giusto e
> corretto. Al punto da dire che è colpa della Procura che non si adegua.
> Ma non è mai colpa del giudice che concede le generiche che non ci stanno,
> magari equivalenti a mostruose recidive “perché altrimenti viene una pena
> troppo alta”, del giudice che in caso di continuazione applica aumenti
> omeopatici, dell’appello che cascasse il mondo abbassa la pena (e
> aspettiamo ansiosi il concordato).
> Collega Cavallone mi fermo qui, ma posso dirti che sono così attento, io
> come moltissimi colleghi di Procura con cui ho lavorato e lavoro, a cosa
> accade “a valle” che se potessi seguirei i miei fascicoli anche in appello
> e soprattutto in cassazione, dove secondo me si sente la mancanza di un
> pubblico ministero.
> Matteo
>
> P.S. D’ora in poi quando avrò un dubbio ti interpellerò così da evitare di
> incomodare i gradi successivi
>
> Inviato da iPhone
>
> Il giorno 03 feb 2018, alle ore 19:14, Luciano Cavallone <
> lucianocavallone a gmail.com> ha scritto:
>
> Al collega Centini che dice " È vero collega Cavallone è tutto colpa
> nostra... dicci cosa possiamo fare per rimediare", rispondo:
> Fare le indagini. Punto.
> Non è raro (qui da noi, non so altrove) assistere a processi dove testi
> decisivi non sono sentiti o consulenze indispensabili non sono espletate. E
> in appello non è che si possa giuridicamente far tutto (al di là dei mezzi).
> La mia del resto era - forse è sfuggito - una risposta a chi diceva di
> abolire l'appello, perché QUELLO era il problema.
> E poi, a qualcuno sembrerà normale che qui da noi e (mi pare) anche a
> Brescia 2/3 o addirittura 3/4 delle accuse portate innanzi al primo grado
> "muoiano" già lì: be', a me no.
> E non sto nemmeno a pensare ai costi "privati" di chi incappa nel
> meccanismo.
> Salvo non vogliamo dire che anche al primo grado siano "di manica larga"
> ...
>
>
> Il giorno 3 febbraio 2018 16:44, CENTINI MATTEO <
> matteo.centini a giustizia.it> ha scritto:
>
>> È vero collega Cavallone è tutto colpa nostra... dicci cosa possiamo fare
>> per rimediare.
>> Matteo Centini
>> Procura PC
>>
>>
>> Inviato da iPhone
>>
>> Il giorno 03 feb 2018, alle ore 16:27, Luciano Cavallone <
>> lucianocavallone a gmail.com> ha scritto:
>>
>> PS: e ciò senza considerare che, egoisticamente, in appello è molto più
>> facile motivare la conferma, che la riforma (che, come noto, secondo la
>> Cassazione richiede - a differenza della prima - una motivazione
>> "rinforzata") ...
>>
>> Il giorno 3 febbraio 2018 16:10, Luciano Cavallone <
>> lucianocavallone a gmail.com> ha scritto:
>>
>>> Scrive Felice Pizzi: " Da chi dipende tutto ciò ? Dai magistrati di
>>> appello, ..." e si propone di abolire il 2° grado.
>>> Ciò, però, sull'assioma, evidentemente, dell'INFALLIBILITA' del primo
>>> grado.
>>> Ma se valesse tale ragionamento, allora potrebbe dirsi (semplificando
>>> ancor più) di lasciare direttamente alle Procure di determinare condanne e
>>> pene (così non avremmo neppure quel 70% di mancate condanne in primo grado
>>> che io, grossolanamente, ho riscontrato anche su Taranto): anche questo,
>>> invero, potrebbe dipendere dai (troppo BUONI) giudici di prime cure (che
>>> non assecondano le richieste delle INFALLIBILI procure).
>>> Se, invece, si iniziasse (esattamente al contrario) a non ingolfare i
>>> primi gradi con processi inutili e per nulla o (peggio) mal istruiti?
>>> Forse sbaglierebbe meno il primo grado (che avrebbe un'enormità di carte
>>> in meno da gestire) e vi sarebbero meno riforme anche in appello.
>>> Io non mi sentirei granché garantito da un sistema che, solo per fare un
>>> esempio, dopo il vaglio di Procura e Tribunale, giunge ad infliggere quasi
>>> 30 anni, in prime cure, in processi (ad es. per droga) in cui le prove (ad
>>> es. intercettazioni tutte da interpretare) sono a dir poco sbiadite; né mi
>>> sentirei garantito in un sistema nel quale larvate (davvero larvate, specie
>>> nel caos normativo che contraddistingue il nostro Paese, con antinomie ogni
>>> pie' sospinto) violazioni di legge AMMINISTRATIVE, nonostante la ormai
>>> ventennale riforma del 323 cp, continuano a generare, per AUTOMATICA
>>> conseguenza, l'intervento punitivo del giudice penale.
>>> Insomma, in poche parole:
>>> siamo sicuri che tutto ciò dipenda dal BUONISMO del secondo grado e non
>>> da INCAPACITA' del primo (o prima ancora, da chi mal istruisce i processi)?
>>> Luciano Cavallone - Corte Appello Taranto
>>>
>>>
>>> Il giorno 3 febbraio 2018 13:13, De Ninis Luca <
>>> luca.deninis a giustizia.it> ha scritto:
>>>
>>>> Su questo tema concordo integralmente con la lettura del collega Pizzi.
>>>>
>>>> Mi pare che le tesi che conducono al conformismo delle decisioni ed
>>>> alla ineffettività della giurisdizione penale, da sempre prevalenti a
>>>> livello della politica giudiziaria, siano sempre più dominanti anche a
>>>> livello della “cultura della giurisdizione”.
>>>>
>>>> Non credo che sia un bene, né per il singolo magistrato né per la
>>>> magistratura nel suo complesso.
>>>>
>>>> Banalizzando, a me pare incredibile che non sia degno di nota e neppure
>>>> interessi il seguente problema:
>>>>
>>>> « ma se circa il 70% delle decisioni di primo grado sono di
>>>> proscioglimento/assoluzione ed il 65% del restante 30% (quindi l’ulteriore
>>>> 20% sul totale, per un complessivo 90%) sono riformate quanto meno in
>>>> relazione alla pena ci sarà qualcosa che non funziona in termini di
>>>> efficacia dell’accertamento giudiziario e della risposta punitiva? O siamo
>>>> un Paese in cui si delinque solo in via residuale ed occasionale? »
>>>>
>>>>
>>>>
>>>> Luca De Ninis
>>>>
>>>>
>>>>
>>>>
>>>>
>>>> *Da:* Area [mailto:area-bounces a areaperta.it] *Per conto di *thorgiov
>>>> *Inviato:* giovedì 1 febbraio 2018 16:54
>>>> *A:* area a areaperta.it
>>>> *Oggetto:* Re: [Area] Proposte per l'appello
>>>>
>>>>
>>>>
>>>> Hai scritto di aver riscontrato : *Un tasso di riforme nel penale
>>>> preoccupante: un tasso di sentenze riformate del 64,75 %, anche se solo
>>>> circa il 10 % con riforma della decisione in punto di responsabilità. *
>>>>
>>>> Questo significa che l'appello ha assunto una precisa funzione :
>>>> garantire comunque all'imputato, male che vada, una diminuzione della pena
>>>> applicata in primo grado.  Da chi dipende tutto ciò ? Dai magistrati di
>>>> appello, i quali si lamentano pure  del numero spropositato di
>>>> impugnazioni. Ma se l'imputato ha una aspettativa più che favorevole
>>>> dell'esito della impugnazione, per quale motivo non dovrebbe appellare ?
>>>> Ribadisco pertanto che l'unica soluzione efficace sarebbe quella di abolire
>>>> il secondo grado di giudizio. Almeno così non ci sarebbero più sentenze
>>>> riformate, soprattutto nella determinazione della sanzione.
>>>>
>>>> FELICE   PIZZI  ( Giudice del contenzioso del Tribunale di Napoli Nord )
>>>>
>>>>
>>>>
>>>> Il 01/02/2018 11:51, Claudio Castelli ha scritto:
>>>>
>>>> Le Corti di appello sono diventate un punto di fortissima crisi del
>>>> sistema ed è necessario un forte intervento sia come organici del personale
>>>> ( il rapporto tra magistrati ed addetti amministrativi non arriva mai a 2,
>>>> mentre ad esempio nei Tribunali normalmente è 3,5), sia come rito, sia
>>>> culturale.
>>>>
>>>> Culturale perché le Corti scontano di essere l’ultimo passaggio nel
>>>> merito di una filiera che nel penale parte dalle Procure, in cui troppo
>>>> spesso l’Ufficio a monte si disinteressa semplicemente di quanto avviene a
>>>> valle negli altri uffici.
>>>>
>>>> Tra l’altro avremmo bisogno di dati certi ed affidabili sul piano
>>>> nazionale.
>>>>
>>>> Nel mio osservatorio del distretto di Brescia ho riscontrato una serie
>>>> di dati interessanti che sfatano molti luoghi comuni:
>>>>
>>>>
>>>>
>>>> -          Un tasso di impugnazioni in fin dei conti limitate: 25,96 %
>>>> nel civile, 24,49 % nel lavoro e 23,08 % nel penale.
>>>>
>>>> -          Un tasso di riforme nel penale preoccupante: un tasso di
>>>> sentenze riformate del 64,75 %, anche se solo circa il 10 % con riforma
>>>> della decisione in punto di responsabilità.
>>>>
>>>> -          Un tasso di condanne in primo grado nei procedimenti
>>>> monocratici molto basso (circa il 30 %).
>>>>
>>>> Se cominciassimo a valorizzare gli uffici anche per la capacità di
>>>> resistenza delle decisioni ( come in realtà già esiste sulla carta nelle
>>>> valutazioni di professionalità dei singoli magistrati) probabilmente
>>>> faremmo dei passi avanti.
>>>>
>>>> Per finire mi limito a rappresentare che sono del tutto contrario al
>>>> passaggio al monocratico in appello.
>>>>
>>>> Il collegio, se vero, ha un grande valore non solo di confronto, ma
>>>> anche di mantenere una certa omogeneità giurisprudenziale.
>>>>
>>>> Abbandonare il collegio vuol dire semplicemente cedere a sirene
>>>> produttivistiche che alla fine fanno guadagnare ben poco.
>>>>
>>>> Non solo, ma nel penale il problema per cui non si fanno più udienze
>>>> non deriva dalla presenza del collegio, ma dalla mancanza di assistenti per
>>>> le udienze e di cancellieri e funzionari per la fase dell’esecuzione.
>>>>
>>>> Fare più udienze in situazioni come la Corte di Brescia dove c’è una
>>>> scopertura del 35 % del personale è semplicemente impossibile.
>>>>
>>>> Non solo, ma un problema comune a quasi tutte le Corti è l’imponente
>>>> arretrato (migliaia nel migliore dei casi) di sentenze in attesa di
>>>> esecuzione. Aumentare il numero dei provvedimenti vuol dire incrementare la
>>>> crisi, non dare delle soluzioni.
>>>>
>>>> Si tratta di elaborare un pacchetto di proposte, senza pensare che una
>>>> possa essere risolutiva (a meno di abolire l’appello, che però appare
>>>> scelta difficile a fronte del numero di sentenze riformate), ma che nel
>>>> loro complesso possano invertire una tendenza oggi negativa.
>>>>
>>>>
>>>>
>>>>
>>>>
>>>>
>>>>                                                        Claudio
>>>> Castelli
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