[Area] il nostro triste Rosatellum

Valerio Savio valerio.savio a giustizia.it
Ven 16 Feb 2018 18:03:04 CET


        “Rosatellum” si era già conquistato nel lessico politico generale un significato negativo,nell’indicare la pessima legge elettorale con cui andremo a votare il 4 marzo.
        Grazie a Jacopo Rosatelli  e al suo articolo sul “Manifesto” di cui discutiamo, “Rosatellum” potrà ora avere un significato negativo suo proprio tutto interno al nostro piccolo mondo. Non solo il significato di “pezzo” giornalistico disinformato e quindi “fuorviante” la realtà dei fatti, come hanno ben detto Mariarosaria Guglielmi e Riccardo De Vito , non solo quello di  “pezzo” giornalisticamente pigro ( espressione di quell’incapacità a sinistra “di aprire la finestra e scoprire che il mondo è cambiato”, Picazio ), ma quello di “giornalismo” banale, incapace di uscire da certi clichet dell’informazione spettacolo.
        Un pezzo così avremmo potuto leggerlo – e ne abbiamo letti in passato tanti, tutti attenti a personalismi , fazioni, “vittorie” e “sconfitte” – su Libero, sul “Mattino” o , per dire , sul “Messaggero”, e non avrebbe scandalizzato nessuno. Sul “Manifesto” non dovrebbe capitare, e fa male ( almeno a chi lo leggeva al liceo ).
        Prima di scrivere sulle “primarie”, bene il giornalista avrebbe potuto e dovuto informarsi: 
        --- su come si sono svolte le “assemblee” elettorali ( che i resoconti riportano all’unisono come occasioni di proficuo confronto, di elaborazione di programmi, di dialogo dei candidati con i colleghi dei distretti , come occasioni di incontro e non di scontro e di gioco di squadra tra i candidati, come assemblee in cui mai , mai, i candidati si sono personalmente attaccati tra loro , ancor meno in quanto “di md” o “del Movimento”);
        --- su come anche le mailing list non abbiano visto i candidati , e i “gruppi fondatori” , competere tra loro;
        --- su come si sia configurato e si configuri in Area il dibattito , su primarie “aperte” o “chiuse” , sul numero dei candidati da mettere in pista per i giudicanti-merito  ( con opinioni trasversali ai “gruppi fondatori”). Su come diversi candidati a fronte della loro provenienza associativa “storica” abbiano negli ultimi tempi modificato le loro posizioni culturali e politiche , ponendosi , e se volete “offrendosi” agli elettori, molto più come “Area” che come esponenti delle loro vecchie associazioni; 
        --- su come la pagina delle primarie , in Area da otto anni a funzione costitutiva/fondativa per il gruppo, abbia visto una grande attenzione di tutti a evitare lacerazioni che non ci possiamo più permettere ( e penso a Mario Palazzi, e al suo “passo indietro” a Roma nell’evitare contrapposizioni con Cascini ).
        Un giornalista che avesse voluto informarsi e capire le cose ( Marcello, non sono d’accordo con te: l’articolo tutto dimostra tranne che Rosatelli abbia degli “insiders” che lo informino davvero) avrebbe agevolmente potuto comprendere con un rapido giro di telefonate che se in AREA fossero ancora così decisive le “provenienze” associative novecentesche MOVIMENTO ed MD si sarebbero a tavolino spartiti i “posti” in base al presumibile reciproco “peso” ( magari dopo una guerra su liste, negli uffici e a colpi di Rosatelli), e che invece quando si decide tutti insieme di dare la parola , e il voto decisivo, addirittura non solo agli iscritti, ma a 1000 “esterni” al gruppo – con un’apertura che non ha eguali ad alcuna latitudine politica -- si decide una cosa diversa, in un quadro in cui i Gruppi Fondatori e le loro Dirigenze accettano di rendersi liquidi in mare aperto, e di contare poco o pochissimo.
        Nel “Rosatellum” a falce e martello, nulla di tutto questo. 
        Una cosa malinconica.
        Quanto a noi, abituiamoci  a non dare troppo peso a queste cose, e concentriamoci sulle difficili “secondarie”.
        E ricordiamoci che anche saltare sulla sedia con riflesso pavloviano di fronte a certi episodi non aiuta a superare una fase storica.
Un caro saluto a tutti, ed in particolare ai candidati tutti , dallo “stile” elettorale dei quali mi sono sentito rappresentato.
Valerio Savio
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