[Area] [Nuovarea] Dichiarazione di Medel sul dovere di soccorso in mare e Proactiva Open Arms

iolanda.apostolico a giustizia.it iolanda.apostolico a giustizia.it
Mer 4 Apr 2018 18:17:40 CEST


Credo che punti centrali, per tutti, dovrebbero essere  la salvaguardia  della vita umana (art. 2 CEDU), la garanzia  che sia prestata assistenza a coloro che si trovano in pericolo in mare, senza distinzioni relative alla loro nazionalità, allo status o alle circostanze nelle quali essi vengono trovate (art. 98 Convenzione Unclos; Convenzione Sar, cap. 2.1.10), la garanzia   che siano condotti in un luogo sicuro (Convenzione Sar, cap. 1.3.2) e nel quale  non siano sottoposti a trattamenti inumani e degradanti (art. 3 CEDU), il  rispetto del  divieto d’espulsione e di rinvio al confine  (art.33 della Convenzione di Ginevra del 1951 sui rifugiati); principi che hanno prevalenza rispetto alla difesa delle frontiere. 

Per un quadro giuridico complessivo della normativa sui soccorsi e delle prassi che fino a poco tempo fa venivano seguite dall’Italia, segnalo  l’ audizione del Contrammiraglio Carlone in sede di indagine conoscitiva sulla gestione del fenomeno migratorio (Resoconto stenografico - Camera dei Deputati). E mi chiedo, se il quadro non è mutato (e non può ritenersi mutato, visto che la procedura per il riconoscimento della zona SAR libica non mi sembra che abbia avuto esito), perché siano mutate le modalità del coordinamento dei soccorsi.  Iolanda Apostolico



From: DOMENICO GOZZO 
Sent: Wednesday, April 04, 2018 12:19 PM
To: Ielo Paolo ; Apostolico Iolanda ; Albano Silvia ; CENTINI MATTEO 
Cc: malta2013 ; area a areaperta.it ; nuovarea a nuovarea.it 
Subject: Re: [Nuovarea] [Area] Dichiarazione di Medel sul dovere di soccorso in mare e Proactiva Open Arms


Io invece concordo pienamente con il comunicato di MEDEL.
Chiaramente, al netto dei dati riportati e del premio proposto, che non mi interessano, ma su cui sono certo che Giovanni Salvi fornisca, come sempre, dati esatti.
Quello che qui rileva è: da giuristi e da uomini, cosa pensate del fatto che i soccorsi in mare, in applicazione delle normative attuali, possano “prescindere dalla considerazione dell’interesse primario ad assicurare, in ogni circostanza, la salvezza dei migranti, e delle finalità umanitarie che sono a fondamento dell’azione di soccorso”.
Questo è il punto, che è puntualmente citato dal comunicato di MEDEL.
Si fa tanto riferimento al rispetto delle leggi, che è importantissimo. Ma ci sono anche leggi ingiuste.
Quid juris se l’applicazione di questi principi di diritto – alcuni dei quali approvati chiaramente al fine di “strizzare l’occhio” all’elettorato salviniano -  mettono in pericolo le vite umane??
Qui non stiamo discutendo di sofismi, stiamo discutendo di uomini.
Ricordiamocelo.
Ciao a tutti e un abbraccio anche a Paolo (Ielo) – con cui però non concordo se non su di un punto: organizziamo un incontro per parlarne a quattrocchi, anche un seminario, o un convegno, perchè il mezzo che stiamo utilizzando è limitato, e spinge alla semplificazione (nelle prese di posizione).
Anche la mia, certamemente, avrà questo limite, e me ne scuso con voi.
Nico Gozzo 


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[1] http://www.medelnet.eu/index.php/news/europe/210-medel-calls-for-new-immigration-rules


From: Ielo Paolo 
Sent: Tuesday, April 03, 2018 7:13 PM
To: Apostolico Iolanda ; Albano Silvia ; CENTINI MATTEO 
Cc: malta2013 ; area a areaperta.it ; nuovarea a nuovarea.it 
Subject: Re: [Nuovarea] [Area] Dichiarazione di Medel sul dovere di soccorso in mare e Proactiva Open Arms

Di tutti passaggi argomentativi non ve ne è uno solo che mi convinca.


Sono tutti controvertibili in fatto e in diritto, soprattutto quando si affastellano citazioni di norme senza ricostruire in modo compiuto un quadro giuridico.

Adesso ce la dobbiamo prendere con la guardia costiera che commette illiceità nell'impartire ordini per svolgere la sua funzione?


Suvvia. 


Proposta: invece di continuare questi dialoghi tra sordi -tali mi sembrano quelli che si realizzano sulla lista con mail sull'argomento- perché non organizziamo un incontro in cui discutere, con un contraddittorio reale?


Magari non ne veniamo a capo, ma forse finiremo per comprenderci meglio

Mi rendo conto di aver abusato della facoltà di intervento sulla lista. Per questo da ora sul punto mi taccio

.......

ma continuo a leggervi



Paolo  


   



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Da: Apostolico Iolanda
Inviato: martedì 3 aprile 2018 18:36
A: Ielo Paolo; Albano Silvia; CENTINI MATTEO
Cc: malta2013; area a areaperta.it; nuovarea a nuovarea.it
Oggetto: Re: [Area] [Nuovarea] Dichiarazione di Medel sul dovere di soccorso in mare e Proactiva Open Arms 

http://questionegiustizia.it/articolo/il-sequestro-della-nave-open-arms-e-reato-soccorrere-migranti-in-pericolo-di-vita-_31-03-2018.php



Su questione giustizia un ulteriore contributo all’inquadramento del caso ProActiva Open Arms. 



Non condivido, però, il richiamo unicamente alla categoria dello stato di necessità, che  non esaurisce il campo delle cause di giustificazione perché il soccorso in mare è adempimento di un obbligo giuridico. 

La differenza non è da poco: in sostanza non si  deve intervenire  solo se l’imbarcazione sia in procinto di affondare e il pericolo non possa essere altrimenti evitato; lo si deve fare, e nel più breve tempo possibile, anche se è solo in difficoltà (il naufragio, nel delitto di omissione di soccorso, è un’aggravante).   

E allora l’attenzione andrebbe spostata dall’operato delle ONG a quello delle autorità italiane. 

C’è infatti, a mio avviso,  un profilo di illiceità dell’ordine, che ormai la Guardia costiera italiana quasi sempre rivolge alle unità navali  più vicine,  di restare in stand -by  perché il coordinamento delle operazioni è stato assunto dalla “guardia costiera libica” (il che significa persone, fra le quali anche minori,  lasciate per ore ammassate su gommoni alla deriva in attesa dei libici; tra paura, disagio fisico, freddo o sole a seconda delle condizioni atmosferiche, ustioni provocate  dal combustibile che spesso si riversa sul fondo del natante, umiliazione per chi si rende conto che a cittadini europei, o canadesi, o israeliani, o australiani, sarebbe riservato ben altro trattamento).  

Il secondo profilo di illiceità,  sul quale mi sembra difficile non concordare,  è nel fatto che il coordinamento assunto dai libici, con il benestare delle autorità italiane,  viola l’obbligo di condurre i  naufraghi  in un “place of safety”, così come prevedono le convenzioni internazionali,  realizza di fatto un respingimento collettivo mascherato e pone in pericolo, come tutti sappiamo, la vita, la libertà e l’incolumità delle persone soccorse. E ciò viene considerato ammissibile  dalle autorità italiane solo in ragione della loro provenienza e della loro condizione di migranti privi di titolo di ingresso o di soggiorno per i  paesi di destinazione.

Sul mancato sbarco a Malta, sul quale si fa leva per ritenere configurabile la violazione dell’art. 12 del T.U. sull’immigrazione,  e convenendo con l’autore dell’articolo  sul fatto che non fa venire meno la causa di giustificazione, visto, peraltro,  che l’approdo a Pozzallo fu comunque autorizzato dal Ministero dell’Interno, se è vero che la scelta del porto di sbarco non spetta al comandante, dobbiamo anche chiederci a chi spetta indicarlo. In altri termini,  il centro di coordinamento che per primo ha ricevuto la segnalazione è esonerato da quest’obbligo solo perché il coordinamento è stato (illegittimamente) assunto dai Libici? Direi di no; direi che non si possono lasciare le unità che hanno effettuato il soccorso e tutte le persone a bordo a navigare per ore senza una meta certa e soprattutto sicura; direi che tale comportamento  è, sotto un profilo oggettivo, un abuso e che è stabilito dalle convenzioni internazionali, proprio ad evitare simili situazioni, che lo status dei naufraghi non deve essere preso in considerazione  se non  dopo lo sbarco (tranne, ovviamente, che al fine di escludere  luoghi non sicuri in relazione alla nazionalità o alla condizione personale dei soggetti soccorsi). 



Ho riletto, in questi giorni, il resoconto stenografico dell’audizione del Procuratore Zuccaro  dinanzi al Comitato parlamentare di controllo sull'attuazione dell'Accordo di Schengen, di vigilanza sull'attività di Europol, di controllo e vigilanza in materia di immigrazione.



Un  passaggio  va ricordato: 

“La volontà di creare corridoi sicuri è certamente un dato oggettivo. Loro stanno creando oggi un corridoio che consente un accesso in Italia, che sicuramente è del tutto anomalo, perché siamo interessati da correnti di traffico che certamente non ci sarebbero state se le ONG non avessero creato questi corridoi. Allora, io mi chiedo, ma sicuramente ve lo chiederete voi prima di me, perché è il vostro compito: è consentito a delle organizzazioni private di sostituirsi alle forze politiche e alle volontà delle nazioni nel creare questi corridoi e nello scegliere le modalità per creare questi corridoi? È consentito che siano loro a sostituirsi agli Stati? Io credo che questo sia un problema di carattere politico che  voi vi dovete porre. Il problema che mi pongo è il seguente: questi soggetti, a prescindere dal fatto che ancora non ci risulta e probabilmente non perseguiranno profitti privati, si rendono comunque responsabili del reato quantomeno di cui all'articolo 12 della cosiddetta «Bossi-Fini» oppure no? Per questo vi dico che non appena si verificherà un caso che mi dia la possibilità di farlo, su questo aprirò un'indagine, perché evidentemente si può dubitare del fatto che sia lecito scegliere comunque il porto di approdo e portare in Italia dei migranti che non dovrebbero finire in Italia. Questo è il dato oggettivo che io debbo in questo momento certificare.” 



Mi chiedo di quale “nazione” si stesse parlando. Perché, e condivido il pensiero della collega Albano,  la Repubblica italiana, prima di approvare il T.U. sull’immigrazione, ha ratificato la CEDU e le convenzioni internazionali sui diritti dell’infanzia,   sui soccorsi in mare e  sullo status dei rifugiati; e  ha emanato la Costituzione, con gli artt. 2 e 10 inseriti tra i principi  fondamentali, e l’enunciazione,  all’ art. 117, del principio del rispetto dei  vincoli derivanti dagli obblighi internazionali, oltre che della Costituzione stessa.

E allora il problema non è politico. E’ giuridico: non possono ammettersi un’azione delle nostre autorità amministrative o militari  né un’interpretazione dell’art. 12 del T.U. sull’immigrazione che 

contrastino con tali fonti. Iolanda Apostolico


From: Ielo Paolo 
Sent: Sunday, April 01, 2018 12:20 PM
To: Albano Silvia ; CENTINI MATTEO 
Cc: malta2013 ; area a areaperta.it ; nuovarea a nuovarea.it 
Subject: Re: [Area] [Nuovarea] Dichiarazione di Medel sul dovere di soccorso in mare e Proactiva Open Arms


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Da: Nuovarea <nuovarea-bounces a nuovarea.it> per conto di Ielo Paolo <paolo.ielo a giustizia.it>
Inviato: sabato 31 marzo 2018 22:54:28
A: Albano Silvia; CENTINI MATTEO
Cc: malta2013; area a areaperta.it; nuovarea a nuovarea.it
Oggetto: Re: [Nuovarea] [Area] Dichiarazione di Medel sul dovere di soccorso in mare e Proactiva Open Arms 

Si, ma dentro la cornice giuridica c’e’ il diritto penale,  he non puoessere interpretato per essere annichilito
Matteo ha ragione
Ed e’ per  questo che occrre discutere
E molto
Paolo 
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Da: Nuovarea <nuovarea-bounces a nuovarea.it> per conto di Albano Silvia <silvia.albano a giustizia.it>
Inviato: sabato 31 marzo 2018 20:57:06
A: CENTINI MATTEO
Cc: malta2013; area a areaperta.it; nuovarea a nuovarea.it
Oggetto: Re: [Nuovarea] [Area] Dichiarazione di Medel sul dovere di soccorso in mare e Proactiva Open Arms 

Caro Matteo, in questo caso si tratta di argomenti che pratico quotidianamente occupandomi di protezione internazionale. Le norme fondamentali di riferimento quando si parla di migranti sono (o dovrebbero essere) le stesse per il civile e per il penale. La cornice giuridica nella quale ci dobbiamo muovere, in materia civile e penale, è quella. Ti consiglio di leggere una pregevolissima sentenza della cassazione in materia di misura di sicurezza dell'espulsione, estensore lello magi (sono fuori e non ho il pc per cui non posso essere più precisa), che fa ampia applicazione di questi principi in materia di esecuzione penale. 
Saluti. 
Silvia albano

Inviato da iPhone

Il giorno 31 mar 2018, alle ore 19:01, CENTINI MATTEO <matteo.centini a giustizia.it> ha scritto:


  Collega Albano, di nuovo scrivi di cose che non pratichi, come ti è accaduto di recente in tema di riforma penitenziaria.  
  Personalmente mi sono occupato di sbarchi di migranti, quando non erano le ong ma la Marina militare italiana a portarli da noi, peraltro recuperandoli in acque internazionali e a volte direttamente in acque libiche. In un caro ne portò a Reggio Calabria 1531. Mi rifiutai di iscriverli tutti per art 10bis dlgs 286/98 sostenendo che quelle persone se ne stavano alla deriva in acque non italiane e in Italia li aveva portati la Marina italiana. Dissi che piuttosto andava iscritto il comandante della nave nostrana. Individuammo tre scafisti (tunisini) grazie alle deposizioni dei migranti (che, se iscritti, sarebbero state carta straccia) e li feci mettere nella stessa cella (previamente attrezzata). Con una quindicina di giorni, grazie ai dialoghi captati e alle telefonate in patria pure intercettate abbiamo potuto capire che:
  1) i libici ormai non si imbarcano più, portano i migranti su navi madri subito a largo e da lì partono le imbarcazioni guidate da scafisti tunisini (all’epoca, che poi in questi casi si coglie una densa stratificazione della miseria, quindi è possibile che ora non siano più i tunisini ma magari algerini o altro) muniti di Gps che si avviano verso le acque internazionali;
  2) costoro hanno intrapreso il viaggio in cambio di circa € 1.500,00 (di cui gli era stata consegnata la metà e quindi chiamavano casa per farsi dare il resto);
  3) nessuno dei soggetti coinvolti, ne’ scafisti ne’ trasportati aveva la minima aspettativa di arrivare autonomamente in Italia: contavano sul fatto che li prelevasse la Marina italiana dopo poca strada, già in acque libiche;
  4) ciò veniva detto loro dagli stessi libici che gestivano il traffico;
  5) i tre tunisini schifavano il nostro paese e ci ritenevano dei fessi ai quali poteva farsi ingogliare qualsiasi balla (dopo aver preso 7 anni ne erano meno convinti);
  6) al netto degli scafisti e dei testimoni, la pg NON ha fotosegnalato nessuno dei restanti 1500 nuovi arrivati in patente violazione di norme interne e internazionali (sulle ragioni per le quali la pg ha agito così penso di non dover dire nulla, salvo aggiungere che non era questione rimessa al nostro controllo ma attiene all’ordine pubblico).

  Ora, ti domando (estendendo il quesito anche ad eventuali ghost writers), non credi che si stia girando a vuoto? Non credi che questo sistema alimenti lo sfruttamento di queste povere persone? 
  Personalmente io credo di sì.
  Come credo che dovremmo richiamare l’ambasciatore francese per chiarimenti su quanto avvenuto a Bardonecchia.
  Vedi, le procure sono piene di gente come te, non giriamo con il manganello alla cintola e ci accendiamo i sigari dando fuoco alle pagine della costituzione. 
  Statti bene 

  Matteo Centini

  Inviato da iPhone

  Il giorno 31 mar 2018, alle ore 18:38, Albano Silvia <silvia.albano a giustizia.it> ha scritto:


    Se le procure fanno (un po’) politica piacciono alla politica
    Di Luigi Ferrarella (corriere della sera del 29.3.2018)


    Quiz n.1: chi rimarca, sui flussi migratori, le «misure di varia natura adottate» dal «governo italiano» per «assicurare condizioni di sicurezza interne compatibili con la tenuta democratica del Paese»? Il ministro degli Interni Minniti? No, una nota stampa della Procura di Catania. Quiz n.2: chi avverte che «non può non far riflettere che l’ong spagnola Proactiva non si sia occupata del soccorso di migranti sulla rotta Marocco-Spagna dove pure sussistono esigenze umanitarie»? Il ministro degli Esteri Alfano? No, sempre la nota del capo dei pm catanesi Carmelo Zuccaro dopo che il gip Nunzio Sarpietro – nel mantenere il sequestro della nave Open Arms della ong spagnola per l’ipotesi (di competenza però dei pm di Ragusa) di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina di 215 migranti salvati in mare il 15 marzo – aveva escluso l’associazione a delinquere perorata dalla territorialmente incompetente Procura catanese, criticato l’iscrizione di indagati sulla base di loro dichiarazioni come testi senza avvocato, e ribadito che per il diritto internazionale sinora non esiste alcuna zona di ricerca e soccorso di pertinenza della Libia.
    Reazioni? Curiosamente stavolta nessuno grida all’«invasione di campo»delle toghe. Forse perché va assimilandosi la crescente tendenza di parte delle Procure a intendere e autorappresentare il proprio ruolo come armonico prolungamento della progettualità politica, quasi un tassello della politica interna e a volte persino estera del Paese. Attitudine «governativa» più marcata quando capita che indagini doverose si trovino incidentalmente ad avere il vento in poppa della volontà politica, del presumibile consenso dell’opinione pubblica, del clima che pervade un determinato frangente sociale.


    Ferrarella è attento osservatore. 
    Il punto non mi sembra quanti effettivi migranti abbia salvato la open arms, verrà verificato dai latori del premio e mi interessa poco sinceramente. Il punto è che ci sono norme primarie, ed il codice di condotta ovviamente non lo è, che nella gerarchia delle fonti vengono molto prima e che un giurista deve applicare, che impongono di non consegnare i migranti alle autorità libiche. Già abbiamo avuto una condanna della cedu per questo. Il nostro faro sono sempre state la costituzione e le carte sovranazionali che sanciscono i diritti umani fondamentali, mi spiace constatare che la magistratura progressista lo stia smarrendo. Per fortuna c'è una parte della magistratura che va oltre area che, grazie anche alle battaglie culturali di questi anni, questi punti di riferimento ce li ha molto ben presenti. 
    Saluti. 
    Silvia albano 


    Inviato da iPhone

    Il giorno 31 mar 2018, alle ore 17:59, Domenico Gallo <domenico.gallo a gmail.com> ha scritto:


      quel che è certo è che i profughi salvati in mare non possono essere sbarcati in Libia o consegnati alla marina libica. Il fatto che l'Italia abbia speso tanti soldi per consentire alla marina libica di catturare i profughi in mare e di riportarli in Libia, significa soltanto che il lavoro sporco, quello che è stato condannato dalla CEDU con la sentenza Hirsi c/Italia del 2012 è stato delegato ad altri, o come si usa dire esternalizzato.  Se alle navi ONG venisse impartito l'ordine di consegnare i salvati nelle mani dei boia libici, l'ordine dovrebbe essere disapplicato, se si deve salvare una persona per rispedirla all'inferno, tanto vale lasciarla affogare. Inoltre è indecente lo scaricabarile su altri porti. Non può scaricare su Malta il flusso dei profughi, nè si può pretendere che quelli che naufragano nel Mar di Sicilia vengano sbarcati in Spagna, salvo che non lo chieda il governo spagnolo. 

      Se a qualcuno interessasse, segnalo che in letteratura c'è un precedente in tema. E' stato scritto da Sofocle nel V secolo A.C.

      Domenico Gallo


           Mail priva di virus. www.avast.com  


      2018-03-31 15:27 GMT+02:00 Salvi Giovanni <giovanni.salvi a giustizia.it>:

        Non condivido il comunicato. 59.000 è il numero di migranti soccorsi nel mediterraneo centrale da tutte le ONG dal 2015 al 2017 e non dalla Proactiva Open Arms (dati UN). Se si dovrà dare un premio, è bene che si chiedano dati precisi: quando, dove e come e con quale destinazione.Sul punto la ONG è silenziosa. Nessuna informazione può essere trovata sul suo sito.  Le imbarcazioni di cui dispone la ONG fanno poi escludere numeri anche molto più modesti. Se mi sbaglio, vorrei essere corretto. Prego Medel di mettere a disposizione i dati, possibilmente dettagliati e specifici. Raccomando caldamente che le fonti siano verificate, visto che Medel è proponente del riconoscimento.  La Marina Militare Italiana e la Guardia Costiera hanno soccorso un numero enormemente superiore di migranti (120.000 nel 2014, 70.000 nel 2015, 71.000 nel 2016, cui si aggiungono quelli soccorsi dalle navi mercantili su ordine della centrale operativa italiana). Non trovo nel comunicato di Medel alcun cenno al ruolo dell'Italia, accomunata invece nella negativa valutazione degli altri paesi. Al contrario, non trovo alcuna stigmatizzazione del comportamento spagnolo, che rifiuta l'approdo alla ONG di Barcellona, come ha riferito la sindaca di Barcellona. Non trovo nel comunicato alcun cenno alle molte questioni giuridiche che si pongono nel soccorso in mare e soprattutto nello sbarco, visto che non compete alla nave operante decidere dove andare, punto fondamentale che si continua a mettere da parte. Non si fa un buon servizio nemmeno ai migranti con un approccio superficiale. Le ONG hanno svolto un ruolo molto importante. Hanno salvato vite e tenuta alta, in un'europa che si girava dall'altra parte, la tensione morale. Ma devono rispettare le regole, come molte di loro hanno fatto ma non tutte. Il nostro paese non deve essere punito per l'impegno che ha prestato nel soccorrere e nell'accogliere, unico tra tutti i paesi europei. Giovanni Salvi   



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        Da: Nuovarea <nuovarea-bounces a nuovarea.it> per conto di Mariarosaria Guglielmi <mariarosaria.guglielmi a giustizia.it>
        Inviato: sabato 31 marzo 2018 12:11
        A: nuovarea a nuovarea.it; area a areaperta.it
        Oggetto: [Nuovarea] Dichiarazione di Medel sul dovere di soccorso in mare e Proactiva Open Arms 



        Trasmetto la dichiarazione adottata da Medel il 31 marzo 2018 sul dovere di soccorso  in mare e Proactiva Open Arms ( in allegato la traduzione)



        Mariarosaria



        MEDEL DECLARATION

        SOLIDARITY WITH “PROACTIVA OPEN ARMS”

        Migration is part of our history and part of the history of our nations and civilization.

        As MEDEL recalled in the Palma Declaration for Refugees and Migrants of 11 March 2017[1], migration is nowadays the story of a huge humanitarian tragedy taking place in front of our eyes, in our seas, where thousands of migrants, escaping from war and starvation, lose their lives. 

        The same tragedy continues in Libyan detention centres, where migrants are systematically denied their fundamental right to asylum and the possibility to reach the countries where this right can be assessed and eventually granted. In addition to this, they are also victims of inhuman and degrading treatment, as recently confirmed by the UN secretary general on the basis of the inquiry of the United Nations Support Mission in Libya[2].

        In view of the migration flows that we are experiencing nowadays no one can feel as a passive witness.  Ginetta Sagan once wrote “silence in the face of injustice is complicity with the oppressor”.

        What is going on right now in the Mediterranean puts seriously into question the democratic identity of Europe, as well as the universality and indivisibility of the fundamental rights that are part of its moral and spiritual heritage, for the enjoyment of which the European Union took over “responsibilities and duties” towards the whole human community and future generations. Such responsibilities and duties impose Europe the obligation to put an end to tragedies at sea, to take migrants to a safe place with the absolute prohibition, as stated by several international treaties and our European Courts[3], of a refoulement to places where they run the risk of suffering torture and/or inhuman or degrading treatments. 

        To rescue migrants at sea and taking them to a safe place represents not only a legal obligation but also a moral duty. 

        During these years, the activity of NGOs has counteracted the passivity of States and Europe, ensuring the only way to guarantee the lives of thousands of migrants at risk in the Mediterranean by taking them to safe place, and by that responding to the “ethical imperative” that imposes putting in the first place the life and physical integrity of refugees in severe situations of vulnerability. 

        Thanks to the rescue operations of “Proactiva Open Arms”, 59.000 migrants were saved from drowning in the Mediterranean, that way preventing the already-shameful-number of deaths recorded this year to increase. As a recognition to the value of this humanitarian work, which represents the practical translation of a strong commitment for the defence of fundamental rights in the name of solidarity and human dignity that are part of our civilization and culture, MEDEL has decided to nominate “Proactiva Open Arms” for the 2018 Václav Havel Human Rights Prize of the Parliamentary Assembly of the Council of Europe.

        While confirming our full respect for the decisions issued by the judicial authorities about the rescue operations that “Proactiva Open Arms” performed on 15 March 2018, we deem appropriate to recall that the assessment of the legality of a rescue mission at sea cannot disregard the primacy of ensuring, in any circumstance, the safety of migrants and the humanitarian goals underlying all rescue operations. 

        We here recall the statement of MEDEL of October 7th, 2013[4], which is still unfortunately valid: in the preamble of the Charter of Fundamental Rights of the European Union, the European Nations have clearly stated that “the Union is founded on the indivisible, universal values of human dignity, freedom, equality and solidarity” and that “enjoyment of these rights entails responsibilities and duties with regard to other persons, to the human community and to future generations”.

        It is time for the European Union to prove that those are not meaningless words.  



        March 31st, 2018






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        [1] Available here: 

        http://www.medelnet.eu/index.php/news/europe/371-medel-palma-declaration-for-refugees-and-migrants



        [2] See also, Hirsi Jamaa and others v. Italy [GC], no. 27765/09, paragraphs 33 to 42, as well as paragraphs 123 to 138 where the European Court of Human Rights enumerated and analysed the most relevant international material concerning the situation of migrants in Libya.

        [3] See, inter alia, ECtHR, Saadi v. Italy [GC], no. 37201, M.S.S. v. Belgium and Greece [GC], no, 30696/09, Tarakhel v. Switzerland [GC], no. 29217/12 y Paposhvili v. Belgium [GC], no. 41738/10.



        [4] http://www.medelnet.eu/index.php/news/europe/210-medel-calls-for-new-immigration-rules


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