[Area] R: Fw: [mailinglist-anm] Gabanelli-Martirano su toghe e politica

Giangiacomo Bruno bruno.giangiacomo a giustizia.it
Lun 9 Apr 2018 11:01:50 CEST


Queste considerazioni di Marco devono indurre ad una riflessione adeguata sul tema, che riguarda in primo luogo le norme di legge che consentono con previsione espressa il fuori ruolo per i magistrati. La realtà è quella di un Paese che ha sempre investito poco in una reale e corretta qualificazione della P.A. diversamente da altri Paesi europei, tra cui la Francia soprattutto che hanno fondato sulla burocrazia e su una buona amministrazione il loro agire politico. Noi magistrati siamo spesso investiti di una serie di incombenti amministrativi come se fossimo gli unici portatori di imparzialità e di senso dello Stato in Italia. Si pensi alla materia elettorale ed ai tanti interventi del dirigente di un ufficio che potrebbero essere tranquillamente fatti dal nostro personale amministrativo. Nello scorso mese di dicembre è venuto a fare da me uno stage  il Presidente di un piccolo Tribunale della Francia, piccolo come il mio che presiedo qui a Vasto. Dopo un paio di giorni mi ha cominciato a dire una frase che ha ripetuto spesso "ma tu devi fare questo? Ma come mai? In Francia questo lo fa l'amministrazione pubblica...." e via discorrendo. E vale quanto ho più sopra detto. In altri settori è la stessa cosa i dirigenti della sanità sono medici, quelli dell'istruzione idem. Al tempo stesso mi sembra innegabile la necessità di un contributo che chi esercita la giurisdizione possa dare all'amministrazione di essa. E' un problema di equilibri da un lato (non sottrarre alla giurisdizione energie ed infatti vi è la previsione di un ruolo dei fuori ruolo) dall'altro di un utile riversare nell'amministrazione l'esperienza della giurisdizione. Importante è non creare carriere parallele con fuori ruolo consecutivi e sistematici, essere rigidi sul ricollocamento in ruolo così che il fuori ruolo sia un'effettiva parentesi nella carriera del magistrato, utile per l'amministrazione, ma soprattutto per la giurisdizione che potrà avvalersi di una significativa esperienza del magistrato da riversare nell'esercizio dell'attività giudiziaria, quello che è il suo mestiere per il quale è stato selezionato attraverso un concorso.

Bruno Giangiacomo



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Da: Area <area-bounces a areaperta.it> per conto di Dott. Marco Patarnello <marco.patarnello a giustizia.it>
Inviato: lunedì 9 aprile 2018 09:54
A: 'thorgiov'; 'casa riccelli'; CENTINI MATTEO
Cc: area a areaperta.it
Oggetto: [Area] R: Fw: [mailinglist-anm] Gabanelli-Martirano su toghe e politica

L’articolo ci parla di cose che già conosciamo e di cui non di rado abbiamo anche discusso. A mio giudizio non tratta il tema in modo serio, perché mette insieme con un taglio superficiale situazioni e problemi parecchio diversi (peraltro ancora una volta genera confusione fra magistratura ordinaria e amministrativa), ma mi rendo conto che si tratta di questione molto tecnica che pur un giornalista non è facile trattare in modo serio.
-Il tema del fuori ruolo per ricoprire incarichi elettivi (e del relativo rientro) è complesso, tocca principi costituzionali ma non mi appassiona molto, anche perché si tratta di un problema numericamente abbastanza circoscritto; per quanto mi riguarda si può anche stabilire che i magistrati eletti in Parlamento non possono più tornare indietro, ma ci tengo a dire che in ogni caso mi sembra molto sfortunato un paese che vive il ruolo di senatore o di deputato essenzialmente come la esternazione di uno schierarsi fazioso in politica e non, soprattutto, come la copertura di un munus pubblico. E lo penso pur avendo ben presente diversi casi di colleghi assurti ad incarichi di massimo livello sulla cui indipendenza non scommetterei un soldo bucato.
-Per quanto riguarda i fuori ruolo per incarichi amministrativi il tema mi sembra molto più “caldo” fra noi e credo sia importante discuterne. Non credo che l’interrogativo sia se un collega in quei posti ci danneggia di più o di meno di un estraneo (anche se non voglio irridere al senso corporativo di tale interrogativo, a cui pure mi sento di rispondere, di massima, come Celli). Il punto è se in quel singolo posto un magistrato ha da offrire un valore aggiunto davvero significativo (non a se stesso, ovviamente). La questione è molto complicata dal fatto che nel nostro paese non esiste una vera dirigenza pubblica davvero solida, attrezzata ed indipendente, se si eccettua la magistratura ordinaria o amministrativa o quei pochi  numeri dell’avvocatura dello Stato. La scommessa sulla formazione di una dirigenza di tal fatta sinora è stata persa, anzi non è stata neppure combattuta veramente. Ciò rende più difficilmente resistibili le pressioni per utilizzare i magistrati in qualsiasi posto per il quale occorra competenza giuridica elevata e solidità decisionale. A questo si unisce il desiderio di fuga dalla giurisdizione ed il quadro è completo. Sta a noi (intendendo CSM, ANM, dibattito interno alla magistratura) individuare -con rigore, realismo e pragmatismo- per quali di questi incarichi questo valore aggiunto sussiste in misura sufficiente e per quali no. Certamente sussiste per incarichi al vertice del nostro Ministero (salvo discutere nel dettaglio sulle singole posizioni, certamente non tutte meritevoli della nostra collaborazione), per incarichi al CSM, per la Presidenza della Repubblica e per la Corte Costituzionale. La valutazione si complica anche molto ed andrebbe vista in relazione al singolo incarico, se si passa ad esaminare alcuni incarichi in sede europea o internazionale (alcuni hanno una caratura quasi giurisdizionale) o ai massimi livelli di alcuni altri ministeri o autorità garanti, fino a diventare, a mio giudizio, del tutto fuori di luogo rispetto ad incarichi meno apicali di altri ministeri o addirittura di amministrazioni non statali (Regioni, Comuni, ecc.).
Su questa talvolta difficile distinzione dobbiamo spendere  le energie di riflessione ed elaborazione, ma per gli incarichi per i quali sussiste tale valore aggiunto dobbiamo smetterla di avere un atteggiamento critico o irridente come se fossero dei reprobi e concentrarci ad individuare idonee modalità di rientro in ruolo, con la consapevolezza che non si parte dall’anno zero.

Da: Area [mailto:area-bounces a areaperta.it] Per conto di thorgiov
Inviato: domenica 8 aprile 2018 17:28
A: casa riccelli; CENTINI MATTEO
Cc: area a areaperta.it
Oggetto: Re: [Area] Fw: [mailinglist-anm] Gabanelli-Martirano su toghe e politica


Ma è proprio questo l'aspetto più inquietante. Fino a quando a trattarci male è un avvocato, lo posso pure capire. Quello che non riesco ad accettare è che un collega, per motivi di carriera e quindi, in definitiva, per un interesse personale, sia disposto a svenderci all'interlocutore politico di turno, magari con l'appoggio della corrente di appartenenza che poi è quella grazie alla quale è riuscito ad ottenere l'incarico. Questo è il peggior attacco che possa essere arrecato all'indipendenza della magistratura, perchè viene dall'interno.

FELICE   PIZZI  ( Giudice del contenzioso del Tribunale di Napoli Nord )



Il 08/04/2018 15:25, casa riccelli ha scritto:
Felice dice cose di buon senso, e specie nell'analisi dei fatti sono d'accordo con lui nel 99% dei casi.
Sulle opinioni, per fortuna, ognuno ha le sue e questa circa l'impegno in ruoli politici e amministrativi (sua e di altri) non mi convince per nulla.
Non scomodo principi fondamentali di diritto naturale, comunitario, costituzionale (che pure ci sono)  ma mi limito a una considerazione utilitaristica e relativa ai soli ruoli di "alta amministrazione"
Posto che quei posti di capo di gabinetto, direttore generale, collaboratore del tal ministro o del tal altro ci sono e da qualcuno devono essere coperti (occupati), continuo a pensare che il peggiore dei magistrati ci tratterà comunque meglio, molto meglio, del migliore commercialista, avvocato, appartenente ad altra categoria (non se la prendano gli avvocati).
E se qualcuno sacrificherà i principi per la propria carriera, non lo farà perché è un magistrato, ma solo perché è un ominicchio.

stefano celli

Il giorno 07 apr 2018, alle ore 19:59, CENTINI MATTEO <matteo.centini a giustizia.it<mailto:matteo.centini a giustizia.it>> ha scritto:
Premesso che concordo con Felice Pizzi, vorrei che uscissimo dal generico e facessimo un paio di esempi. Chi è che dalla giurisdizione fa politica?
Inviato da iPhone

Il giorno 07 apr 2018, alle ore 19:50, thorgiov <thorgiov a libero.it<mailto:thorgiov a libero.it>> ha scritto:

In effetti molti anni fa fu proposto un quesito referendario che voleva abrogare la messa fuori ruolo dei magistrati, ma non si raggiunse il quorum. Personalmente, era l'unico quesito sul quale ero d'accordo con i promotori del referendum. Rammento però che nell'occasione tutte le correnti dell'ANM presero una posizione comune contro la proposta. Uno dei rari casi in cui il sindacato si è dimostrato unito .

FELICE  PIZZI  ( Giudice del contenzioso del Tribunale di Napoli Nord )

Il 07/04/2018 19:08, vincenzo antonio poso ha scritto:
Tutti quelli che, a vario titolo, partecipano attivamente al  dibattito politico, in ogni forma e in ogni sede, ben oltre il diritto dell'opinione politica che a tutti deve essere riconosciuto ( e lo dico al di là della frasetta fatta che il magistrato deve apparire e non solo essere imparziale e indipendente: che significa poco o nulla).
Io ho molte riserve anche su questi comportamenti.
Dopodiché, siccome, come si rileva nell'articolo citato, emerge con grande evidenza che anche i magistrati sono classe dirigente di questo paese, qualcuno si faccia promotore per escluderli da ogni incarico di tipo amministrativo, non solo politico, in senso ampio. A cominciare da quelli ministeriali.


Vincenzo Antonio Poso
Via Livia Gereschi, n. 14 - 56127 Pisa
050-580003 ; 329-7389531; v.a.poso a gmail.com<mailto:v.a.poso a gmail.com> ; v.a.poso a siriuspec.it<mailto:v.a.poso a siriuspec.it>

Il contenuto del presente messaggio è riservato e confidenziale ed è unicamente rivolto al suo destinatario. Può inoltre contenere informazioni la cui riservatezza è legalmente tutelata. Ne sono pertanto vietati la lettura, la riproduzione, la diffusione e, comunque, l'uso in mancanza di autorizzazione del destinatario. Se per errore avete ricevuto questo messaggio siete pregati di distruggerlo e , cortesemente, di contattarci immediatamente ai recapiti sopra indicati. Grazie.



Il giorno 7 aprile 2018 19:01, CENTINI MATTEO <matteo.centini a giustizia.it<mailto:matteo.centini a giustizia.it>> ha scritto:
Cioè chi?
Inviato da iPhone

Il giorno 07 apr 2018, alle ore 18:34, vincenzo antonio poso <v.a.poso a gmail.com<mailto:v.a.poso a gmail.com>> ha scritto:
Io mi porrei i problema anche  di chi fa politica in costanza di esercizio  dell giurisdizione.
O questi casi non valgono?
Vincenzo Poso


Vincenzo Antonio Poso
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Il giorno 5 aprile 2018 18:07, Andrea Reale <andreale a yahoo.com<mailto:andreale a yahoo.com>> ha scritto:


Sono certo che non sarà sfuggito ai più attenti l’articolo di Milena Gabanelli e Dino Martirano sul Corsera di oggi .

Lo allego per chi non avesse avuto modo di leggere i quotidiani .

Un atto di accusa chiaro e diretto, come ciò  che  pochi (ma combattivi!) magistrati, anche su questa lista , hanno denunciato più volte.

La nomina di G.  Melillo a capo della Procura di Napoli  è particolarmente  sintomatica delle ‘porte girevoli’  tra toghe e politica , ma anche il rientro in ruolo  in posizioni apicali di  D. Ferranti e S. Della Monica  dovrebbe fare riflettere sul vulnus all’immagine di imparzialità della magistratura che il nostro autogoverno continua indifferentemente a perpetrare.
Adesso siamo in attesa che alla “collega” A. Finocchiaro venga offerta almeno la poltrona di Secondo Presidente della Corte di Cassazione (nuovo ‘posto’ che il CSM potrebbe coniare alla bisogna)! Del resto  ha superato quasi tutte le
valutazioni di professionalità mentre sedeva in Parlamento.

Buona lettura,

Andrea Reale

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