[Area] R: R: dichiarazioni di Andrea Mirenda

carlocitt a alice.it carlocitt a alice.it
Lun 16 Apr 2018 16:35:36 CEST


A me pare che l’obiettiva incapacità di ‘gestire’ il proprio linguaggio, quando (da magistrato) si trattano pubblicamente in termini (legittimamente!, liberamente!) critici temi delicati complessi e importanti (in ciò esercitando un diritto, peculiare però, perché è diritto che si avvale dell’autorevolezza potenziale della qualifica e della funzione esercitata), sia anch’essa triste segno dell’avanzato rischio di ulteriore decadenza della già minata credibilità della categoria (in un contesto sociale sempre più difficile e complicato).

 

Che poi, se invece di incapacità (quale ne fosse la ragione) il tutto fosse connotato da strumentalità (quale ne fosse la ragione), peggio staremmo.

 

Difficile pensare che l’insulto sanguinoso e l’accusa violentemente sopra le righe (chè il “metodo mafioso” è definito dalla norma in termini inequivoci e quello significa, specie per un tecnico del diritto), rivolti, e in modo generalizzato, all’Istituzione e a tutti coloro che la impersonano (e che l’hanno impersonata; ovviamente salve sporadiche discese dello Spirito Santo che a volte ha ‘beneficato’ alcuni odierni censori generalizzanti), contribuiscano effettivamente a cambiare le cose e, ancor prima, siano legittimati, o almeno accettabili, perché i problemi cui ci si riferisce sono reali (tra l’altro, non mi pare si scriva questo nelle nostre sentenze che riguardano i cittadini anche ‘normali’). 

 

Certo, poi, i problemi stanno tutti lì. Evidenti a tutti. 

 

A me pare che affermare che i componenti del CSM agiscono con metodo mafioso non aiuta a risolverli (e precisare subito che si tratta di un’ ‘espressione di colore’ suscita, almeno in me, il disagio di una consapevole excusatio non petita penosa: mi viene sempre in mente, in questi casi, una frase letta sul Messaggero tanti, ormai troppi, anni fa: “Il cardinale Poletti, da alcuni definito preconciliare, etc.”, dove quel “da alcuni” era un capolavoro di malizia: rimaneva nel lettore la connotazione, tuttavia apparentemente prospettata in termini formali di impudica correttezza formale). 

 

Ed invece i problemi, poiché appunto stanno lì, bisogna affrontarli e iniziare a risolverli trovando regole pubbliche condivise sulla cui osservanza poi vigilare, tutti, con trasparenza. 

 

E con quel minimo di umiltà che riconosca la complessità dei fenomeni. 

Innanzitutto: abbiamo una massa di magistrate/i schiacciati e minacciati con metodi mafiosi, e imbelli: quegli stessi magistrate/i che applicano per esempio la pena dell’ergastolo a cittadine/i comuni; oppure il sistema di governo autonomo, come ogni sistema di autogestione democratica, comporta anche una corresponsabilità dei singoli a concorrere alla qualità della gestione, perché si connota di dinamiche sociologicamente note quando i controllati eleggono, sistematicamente, controllori e amministratori; perché, tra l’altro, se il problema fosse anche un problema di qualità e responsabilità della base, pure il sorteggio generalizzato sposterebbe i termini del problema ma non lo risolverebbe. 

Poi, la rilevanza costituzionale/sistematica delle soluzioni. Il nostro non è ‘autogoverno’ ma ‘governo autonomo’ perché vi concorre pure il Parlamento con le sue dinamiche; e l’alternativa è l’ampliamento dell’intervento della politica dei partiti: davvero soluzione migliore per risolvere i nostri problemi correntizi? Certo una grande sconfitta. E la funzione giudiziaria ruota intorno agli interessi dei componenti la corporazione o è servente gli obiettivi indicati dalla Costituzione?

 

Ed allora, al linguaggio sguaiato o incontrollato, al linciaggio dialettico, dovrebbe sostituirsi la prospettazione di proposte specifiche e fattibili: che possibilmente tengano conto delle esigenze dei cittadini e mettano al centro della finalità degli obiettivi questi, e le loro aspettative, piuttosto che il solo ombelico dei magistrati (e, consapevolmente, qui mi sto riferendo alla proposta delle rotazioni solo all’interno dei singoli Uffici per coprire le funzioni direttive e semidirettive, che qualcuno sollecita ‘a prescindere’, quindi con riferimento alla sola qualifica e, ma solo eventualmente!, anzianità, con l’argomento per me di mera suggestione ed intrinsecamente inconsistente che se uno fa il magistrato per ciò solo può essere temporaneamente anche dirigente del singolo settore o dell’intero Ufficio: appunto, con buona pace dei cittadini e delle loro esigenze, ai quali forse non dispiacerebbe anche la circolazione delle esperienze pure nelle diverse funzioni per una crescita di maggior efficacia della qualità della giurisdizione locale, ma con certi appagamenti nella categoria). 

Che poi alcune nomine consiliari abbiano riguardato, specie nel passato, persone che si rivelano non adeguate, e/o siano determinate da ragioni diverse dalle esigenze dell’Ufficio di destinazione, è il problema, di enorme rilievo, da superare: ma ricordandosi che ciò che occorre perseguire, nelle proposte, è appunto l’interesse dei cittadini, ovviamente quell’interesse ‘oggettivo’ che trova spazio e affermazione nelle norme della Costituzione – non l’interesse solo ‘di pancia’ – e non principalmente l’interesse corporativo della categoria).

 

Ricordandosi, da ultimo, che il CSM non è solo nominificio. E’ scelte nelle indicazioni organizzative ordinamentali: terreno privilegiato delle diverse prospettazioni di cultura/idee sulla giurisdizione; è disciplinare. Il che dovrebbe imporre necessariamente l’allargamento dell’approccio critico.

 

Da ultimo. Solo precisare che tra la pura conservazione dell’esistente e la critica ‘sopra le righe’ di scarso contenuto c’è l’enorme spazio dell’impegno associativo/ideale serio costruttivo responsabile. 

Che è in non più difendibile, comunque accettabile, ritardo, certo. 

 

E che almeno AREADG deve imporsi di compiere, nella prossima consiliatura, a costo di perdere sistematicamente opportunità di incarichi direttivi e semidirettivi per i ‘propri’. E spetta proprio alla base dare un’indicazione al momento del voto in tal senso: ognuno assume ed esercita la propria corresponsabilità di concorso nel governo autonomo. 

 

Ben venga quel momento! Anche se non sono affatto certo che in termini elettorali poi pagherebbe… 

Ma le cose van fatte in un certo modo perché è giusto. Punto e basta.

 

Carlo Citterio

 

 

 

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