[Area] Fwd: I: [mailinglist-anm] Fw: L'onore e la dignità di quelli di Area

andreale andreale a yahoo.com
Ven 20 Apr 2018 21:55:21 CEST


La risposta di Felice Lima ad Alessandra Dal Moro  sulla mailing list ANM è  davvero splendida e la giro anche qui. Meditate , gente di Area democratica per la giustizia , meditate.E magari tornate  a fare meditare anche i vostri rappresentanti associativi  , che hanno perso completamente la bussola!Oppure fategli fare altro , che è meglio per tutti. Andrea Reale

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Da: mailinglist-anm-request a associazionemagistrati.com [mailinglist-anm-request a associazionemagistrati.com] per conto di Felice Lima [felicelima a yahoo.it]
Inviato: venerdì 20 aprile 2018 19:59
A: mailinglist-anm a associazionemagistrati.com
Oggetto: R: [mailinglist-anm] Fw: [Area] L'onore e la dignità di quelli di Area

Cara Alessandra,

ti ringrazio molto della tua (come sempre) cortese e argomentata risposta.

E ti rispondo a mia volta, sperando che questa mia giunga alla lista (te ne mando comunque una copia al tuo indirizzo personale).

La questione è articolata e, dunque, come te, vado per punti.

1. Ho chiesto a te di prendere una posizione sui problemi che ho posto, perché tu mi sei risultata l’unica persona ad avere preso posizione contro Andrea Mirenda in questa lista.

Questo è il motivo per cui mi sono rivolto a te. Fermo restando che ritengo di avere il dovere morale di fare credito a tutti e maggiormente a coloro ai quali, come a te, mi legano da decenni tante cose importanti.

Proprio in ragione di questo ampissimo credito di cui godi presso di me, ti parlerò con la consueta franchezza.

2. Uso una espressione ellittica (“mi sei risultata”) perché l’ANM che ha la pretesa di fare funzionare i Tribunali da anni non è capace o non vuole fare funzionare questa mailinglist, sicché io e molti colleghi ne riceviamo una mail ogni tanto (dunque, insieme a te potrebbero esserci stati altri critici nei confronti di Andrea Mirenda; ma io ho letto solo te).

3. Alle persone intelligenti – quale tu sei – non concedo di fingere di non capire cosa fanno.

E’ uscito un libro – quello di Iacona – nel quale sono scritte cose gravi che infangano la magistratura.

Queste cose possono essere vere o false o in parte vere e in parte false. Io non lo so (e ti prego di spiegare a chi, sulla vostra lista, finge di non capirlo, che il mio dire di non sapere non sposta di un millimetro i problemi che ho posto e che ancora illustrerò di seguito).

Si può ignorare il libro oppure ci si può confrontare con i problemi che pone.

Quello che trovo vergognoso è di tutto quel libro prendere una frase di Andrea Mirenda che, nell’economia del libro, non aggiunge una virgola agli attacchi al CSM e al lauto governo, interpretarla in malam partem (e su questo torno dopo), e cogliere l’occasione per dare addosso ad Andrea.

Dopo avere fatto quell’altra vergognosa figura dell’ordine del giorno sul codice deontologico per andare su Facebook, che da solo vi qualifica.

4. Mi rendo conto che tu hai usato nei confronti di Andrea espressioni garbate, ma non credo tu possa ignorare che Andrea in questo momento è isolato, non ha nessuna corrente di amichetti che lo spalleggia ed è oggetto di un attacco dai massimi vertici dello Stato (Consigliere del CSM ora Deputato che si rivolge al Ministro e viene supportato dalla corrente Area Democratica per la Giustizia).

Sicché sono certo che non ti sfuggirà quanto ogni presa di posizione contro di lui favorisca questo isolamento che è ingiusto.

Ed è ingiusto, come dirò più avanti, non perché tu o altri generosamente dite che la strada giudiziaria non è la più opportuna per censurare quelle dichiarazioni, ma perché quelle dichiarazioni sono oggettivamente esercizio di un DIRITTO sancito dalla COSTITUZIONE.

Sicché premettere che si vuole tutelare il diritto costituzionale di critica dei magistrati come cittadini e dare addosso a chi lo esercita è inaccettabile propaganda.

5. Non accetto e francamente, con amicizia, ti dico che non ti consento di pretendere che si creda che tu, leggendo quel libro, abbia trovato che la cosa più importante da sottolineare era la frase di Andrea (e sono certo che comprenderai come il mio “non ti consento” è espressione retorica e, come detto, amichevole e come sia irragionevole che tu nella mail a cui rispondo abbia sentito il bisogno di ribadire il tuo diritto di esprimere qualsiasi opinione, posto che nessuno e io men che meno si è sognato di negartelo quel diritto).

6. Non me ne frega niente di Bruti Liberati. Me ne importa del sistema di potere che gestite e di come lo gestite. In questo caso con riferimento alla forza intimidatrice che mettete in atto contro chi esprime opinioni che non vi piacciono. Per inciso, è stato sotto la presidenza di Bruti Liberati che sono stato cacciato dalla mailinglist di MD perché … “scrivevo troppe mail”.

Perché, sempre per la ragione che considero chi è intelligente capace di capire quello che fa, è di tutta evidenza che scegliere di tutto un intero libro di accuse durissime, l’innocua frase di Andrea non ha altra spiegazione che puntare a intimidire il dissenso (cose che fate da sempre).

7. Cara Alessandra, lo so che da parte mia è brutto e aggressivo parlarti al plurale e accomunarti tout court ai tuoi soci di corrente, ma mi sono francamente scocciato di parlare con gente che si associa ad altra gente con la pretesa di non condividere le responsabilità di quelli con cui si associa.

8. E qui sono costretto a commentare un altro pezzo della tua mail alla quale l’altro giorno ho risposto.

E’ quello dove scrivi:

“Se nel CSM taluni seguono  criteri clientelari  e se talvolta (magari in buona fede e in una una logica di buon governo) si fanno accordi per le nomine senza limitarsi  a compiere  una rigorosa comparazione tra i profili dei candidati, ma muovendosi in una logica "di scambio" , si tengono condotte inaccettabili che devono FINIRE.
Questo lo dico da sempre e  l’ho scritto nell'accettare la candidatura”.

Cerco di lasciare chiara una cosa, che non puoi non sapere.

Se in una ASP nominano un primario socio di chi lo nomina e reiterano la nomina tre volte contro ben tre giudicati di annullamento della delibera (come accaduto ad opera della tua corrente nel noto caso più volte discusso), puramente e semplicemente arrivano i carabinieri.

E contro la violazione di tre giudicati nessuno consentirebbe a questi dell’ASP di invocare la “buona fede” che tu evochi con un “magari” che considero un oltraggio all’intelligenza di chi ti legge.

Così come nessuno consentirebbe a questa gente di sottrarsi alle sue responsabilità dicendo: “Eh, ma io l’ho fatto ‘in una logica di buon governo’. Mi sembrava che il dott. Pinco Pallino, nonostante la contraria decisione del Tar e del CdS, fosse l’uomo giusto al posto giusto”.

Alessandra, ma che parole usi per qualificare i fatti?

Ma quale logica c’è nella reiterata consapevole ostentata violazione di un giudicato?

E quale arrogante arbitrio induce taluni a credere di potere imporre la loro visione del “buon governo” anche a costo della reiterata violazione della legge?

Ora a fronte di tutto questo, tu vuoi farci credere che il problema è la frase di Mirenda?

Ma davvero?

E soprattutto, sappi che è inaccettabile che voi vi associate con gente che fa queste cose e pensiate che a rendervi “puri” basti il dire: “Eh ma io l’ho scritto che non sono d’accordo”.

Sono cose troppo gravi perché basti dire un Paternostro e un’Ave Maria perché si faccia come se non fosse successo niente.

Come va di moda dire di questi tempi, si imporrebbe una “discontinuità”. E invece se c’è una cosa che è inesorabilmente costante è la “continuità”.

La mail di Vigorito imponeva che faceste dimettere lui o ve ne andaste voi. Essere rimasti lì non è problema che si può risolvere recitando una giaculatoria.

8. E vengo alle parole di Mirenda. Tu il libro ce l’hai e, dunque, sai bene di che parlo.

Testualmente (pagg. 160-161 del libro):

«Il Csm ormai non è affatto un padre amorevole per i magistrati, non è più l’organo di autotutela, non è più garanzia dell’indipendenza, ma è diventato una minaccia, perché non vi siedono soggetti distaccati, ma faziosi che promuovono i sodali e abbattono i nemici, utilizzando metodi mafiosi». Addirittura mafiosi? «E’ chiaro che è un’espressione di colore … Ma le voglio raccontare un fatto paradigmatico realmente acca­duto. Viene bandito un posto da presidente di tribunale. Arrivano venti domande. Tra i concorrenti ci sono perfino presidenti di tribunali di altre città che vogliono trasferirsi, quindi magistrati di un certo peso già giudicati idonei a incarichi direttivi dal Csm. Ebbene, a essere nominato non è il collega più esperto o con il curriculum migliore, ma un magistrato giovane, presidente di sezione, con una carriera non particolarmente brillante, attivo all'interno delle correnti. Il collega anziano non ci sta e fa ricorso al Tar. E qui arriviamo al punto, perché quando parlo di sistema mafioso mi riferisco ai modi di condizionamento. Questo collega anziano viene avvicinato da qualcuno: "Ma tu non avevi chiesto anche di essere nominato presidente di sezione di qualche corte d'appello?". "Sì, certo", risponde lui. "Allora non preoccuparti, perché noi ti nominiamo presidente di una sezione di corte d'appello". Il collega fa due conti: sa bene che per definire il suo ricorso ci vorranno anni, e accetta. Che ne è della battaglia che aveva fatto contro quella nomina illegittima? Il termine tecnico è "cessata la materia del contendere": il Tar non può più far nulla e il giovane collega rimane al suo posto. Lei come lo chiama? Possiamo anche non chiamarlo avvicinamento mafioso, ma cer­tamente sono metodi non trasparenti. Questo accade tutti i giorni nella casa della legalità. Ma se avvenisse nel cda di una banca a partecipazione pubblica, in una giunta comunale o regionale, oppure in una partecipata pubblica gli stessi colleghi non dareb­bero immediatamente avvio alle indagini? Qui non è possibile, perché non sussiste l'ingiusto profitto: che tu faccia il presidente del tribunale o il pm di prima nomina, lo stipendio è lo stesso. Ma se un giorno la giurisprudenza dovesse ritenere che ingiusto profitto è anche aver raggiunto immeritatamente un titolo che non ti spetta, allora i giochi sarebbero fatti».

In nessun tribunale civile o penale queste parole verrebbero ritenute idonee a integrare alcuna fattispecie di illecito civile o penale.

Se a voi fa impressione, i casi sono due: o avete l’ipertrofia dell’io tipica di un Re d’altri tempi o fate gli indignati a comodo.

Dunque, l’aggrapparvi alla parola “mafiosi”, decontestualizzandola, è operazione che non vi fa onore e della quale, francamente, dovreste vergognarvi.

Neppure ti cito la storia della luna e del dito, perché qui siamo molto molto oltre quell’apologo. Qui siamo nel regime che cerca l’espediente per pestare il dissidente.

9. Tutti sappiamo che le cose scritte da Andrea – toni o non toni - sono in sé VERE!!!!!

In questo sta il ruolo strategico dell’inottemperanza ai giudicati.

Il candidato a un direttivo importante ha 65 anni. Sa che, se il CSM non ottempererà, vincere al TAR non gli servirà a nulla: andrà in pensione prima di ottenere giustizia.

A questo punto lo si avvicina e lo si invita a rinunciare in cambio di una promessa.

COME LO CHIAMI TU QUESTO METODO, Alessandra? Per favore dagli tu il nome che trovi più adeguato, evitando, per pietà, le parole “buona fede” e “buon governo”.

9. Ma soprattutto, cara Alessandra, non ne posso veramente più di questo espediente vergognoso dei “toni”.

Visto che sembrate non capire, provo con un esempio.

E’ come se uno dicesse: “Ieri la mafia ha ucciso mio fratello. E’ una situazione di merda”.

E tu dicessi: “Io sono sempre stata contro la mafia e ho sempre messo per iscritto questa mia posizione, ma davvero è inaccettabile che si usi l’espressione “merda”. Questo tipo di espressioni violente nuoce anche alla causa di chi critica la mafia”.

Lo schema dei vostri interventi è: una giaculatoria di stile sul “premesso che sarebbe bello che in questo secolo o nell’altro qualcosina migliorasse nel governo della magistratura” seguita da una carica da 100 contro chi non biasima il male con la delicata dolcezza con cui lo fate voi.

E purtroppo da ultimo anche tu, cara Alessandra, con le frasi della tua mail che ho riportato sopra.

La riduzione dell’autogoverno a una lottizzazione denunciata e biasimata da tanti, Presidenti della Repubblica compresi, diventa, nelle tue parole, qualcosa di fatto “magari in buona fede e in una logica di buon governo”. Dopo di che dagli addosso a chi usa “toni” duri per denunciare questo eccesso di buona fede e di amore per il buon governo.

Alessandra, di tutto quello che fate, la cosa che mi impressiona di più è che siete rinchiusi dentro una vostra prospettiva impermeabile alla realtà, che sembra rendervi inconsapevoli del degrado a cui è arrivato il sistema.

Concludo commentando le ultime parole della tua mail dell’altro giorno:
“Ho espresso un’opinione sul linguaggio utilizzato per criticare le decisioni di una Istituzione molto importante per il destino di una democrazia, essendo peraltro convinta che l’eccesso dei toni faccia perdere di forza e credibilità alle buone ragioni delle critiche”.
Quando una Istituzione è molto importante, ciò che fondamentalmente le nuoce non sono le PAROLE di chi la critica da fuori, ma i COMPORTAMENTI di chi ne ha il controllo.

E se i toni delle critiche non ti piacciono, dovresti provare a fartene una ragione, perché devi sapere che la democrazia è il luogo dove il potere accetta TUTTE le critiche. Anche quelle antipatiche.

Un caro saluto.

Felice



Da: mailinglist-anm-request a associazionemagistrati.com [mailto:mailinglist-anm-request a associazionemagistrati.com] Per conto di Alessandra Dal Moro
Inviato: venerdì 20 aprile 2018 15:04
A: mailinglist-anm a associazionemagistrati.com
Oggetto: [mailinglist-anm] Fw: [Area] L'onore e la dignità di quelli di Area



From: Alessandra Dal Moro<mailto:alessandra.dalmoro a giustizia.it>
Sent: Friday, April 20, 2018 2:24 PM
To: andreale<mailto:andreale a yahoo.com> ; area a areaperta.it<mailto:area a areaperta.it>
Subject: Re: [Area] L'onore e la dignità di quelli di Area

Ciao Felice,
il fatto che tra tanti candidati interpelli  me mi fa piacere, la considero un’apertura di credito.

1.     non ho condiviso il tono e il linguaggio di  Andrea Mirenda; non ho mai invocato risposte disciplinari,  che  ribadisco non  condivido per nulla essendo, peraltro,  la giurisprudenza disciplinare in punto esternazione del pensiero chiarissima e consolidata;

2.     non  ho mai mancato di esprimere le mie nette valutazioni critiche nel merito ( e non da oggi come ben sai, avendoti già risposto chiaramente sul punto il 19.10.2018, ben prima che si aprisse la campagna elettorale) con riguardo alla logica di governo del confronto pluralistico in sede di valutazione comparativa di nomine di vario tipo, e su alcune decisioni specifiche che non ho condiviso (una per tutte quella relativa al rientro fuori ruolo di Donatella Ferranti),  ma  cerco di non offendere nessuno e di non sottovalutare le ricadute che attacchi al Consiglio possono generare da chi non aspetta altro che mettere mano alla riforma dell’Autogoverno per ridurne l’autonomia;

è la mia opinione non pretendo sia condivisa; ma credo di poter rivendicare il diritto di esprimerla; e non ho bisogno sul punto di “prendere posizione” perché l’ho presa più volte,  e sempre pubblicamente;

3.     il libro che tu citi lo sto leggendo; è la presentazione di una vicenda in totale condivisione con uno dei protagonisti: l’uniteralità del taglio, immediatamente evidente  è estranea al mio modo di ragionare, perchè sono abituata per mestiere al contraddittorio ed alla ricerca dell’obiettività; e non mi convince neppure la rappresentazione di una Procura della Repubblica che con il lavoro quotidiano di tutti i suoi sostituti ha fatto tanto per questo paese;

4.     per quanto riguarda quanto vi è scritto delle vicende specifiche di  Robledo e Bruti, non sta a me dare valutazioni,  ma volentieri  ricordo alcuni fatti, al di là di “opinioni”:
>  Robledo :
o   per i rapporti ritenuti impropri con un avvocato  è stato ritenuto responsabile in via disciplinare (e sanzionato con censura e trasferimento d’ufficio, sanzione piuttosto severa)   con sentenza del CSM n. 179/2016,  confermata dalle SSUU della cassazione con sentenza n. 104151/2017: anche le SSUU sono suscettibili di critica, ma non penso possano essere additate  come “nemici” dei magistrati o come un plotone di esecuzione che agisce nell’interesse di  parte; si tratta di fatti che non hanno nulla a che vedere con la vicenda che visto contrapposti Bruti e Robledo, ma riguarda la condotta professionale dello stesso Robledo;
o   inoltre per alcuni aspetti della vicenda relativa al collocamento delle somme sequestrate nell’ambito di una indagine e collocate presso una  banca diversa da quella presso cui si trovavano e alla nomina dei tre custodi,  dopo una prima archiviazione “de plano” nel 2014 da parte della Procura generale della Cassazione, a seguito, evidentemente, di approfondimenti, è stato sottoposto a indagine penale dalla Procura di Brescia e la corte di appello di Brescia il 18.3.2018 in accoglimento dell’impugnazione del PM contro la sentenza di proscioglimento del GIP ha disposto il rinvio a giudizio;
o   per i profili disciplinari della stessa vicenda  è stata promossa azione disciplinare da parte del Ministro della Giustizia;
o   pende la procedura di  conferma dell’incarico semidirettivo  dello stesso Robledo; a quanto mi risulta ( il dubbio 11.4.2018) la V commissione competente del Consiglio si è espressa  per la non conferma all’unanimità (devo ritenere compreso  il consigliere di A&I che ne fa parte; lo preciso perché anche A&I con un comunicato sollecita “prese di posizioni” sui fatti); ora andrà in Plenum credo;

>  Bruti:
come è noto ed è stato ampiamente riportato dalla stampa, nei confronti di  Bruti sono state promosse indagini sotto diversi profili:

o   la questione  del cosiddetto “fascicolo dimenticato” è stata esaminata in tre sedi: (a)  nel procedimento penale  sulla fattispecie penale di base (la ipotesi di turbativa d’asta), il GIP di Milano il 24 ottobre 2014 ha respinto la richiesto di rinvio a giudizio  avanzata,  poi,  nei confronti di Gamberale,  con la formula ampia “perché il fatto non sussiste”,  sentenza confermata da quella del 14.4.2015 della corte di Cassazione che ha rigettato il ricorso del Pm contro la decisione del GIP; (b) quanto a  Bruti  sotto il  profilo “dimenticanza” vi è stata indagine a Brescia conclusa con il proscioglimento; (c) su eventuali profili disciplinari vi è stata iniziativa disciplinare all’esito della quale il Procuratore generale della Corte di Cassazione ha concluso in data 28 ottobre 2015 “non farsi luogo al rinvio a dibattimento nei confronti del dott. Edmondo Bruti Liberati, essendo rimasti esclusi gli addebiti”.
Questi i fatti: naturalmente si può sempre aderire alla opinione, anche autorevolmente sostenuta “Non vi sono innocenti, ma colpevoli che non si è riusciti a far condannare”. Tuttavia bisogna argomentare, credo, su condotte commissive od omissive; tanto più facendo il nostro lavoro non ci si può permettere di essere preda di suggestioni.
Sulla propensione o meno a querelare che tu  sottolinei,  mi limito a riportare una dichiarazione di Bruti Liberati tratta dal libro di Iacona relativa alla presunta “moratoria “delle indagini su Expo. “Moratoria” è un termine che è stato utilizzato da alcuni giornalisti. Io ho l’abitudine di non fare mai querele e l’ho mantenuta per tutta la vita. Però, prima di fare certe affermazioni, bisogna portare degli elementi precisi di prova. Ma sulla moratoria io ho sentito solo chiacchere al cubo. […] Aspetto che i giornalisti d’inchiesta mi dicano chi avremmo protetto, non con chiacchere, ma con elementi precisi utilizzabili processualmente. Sembra che su Expo per alcuni il garantismo sia andato in vacanza” ( p. 112-113).
Mi sembra che  sia legittimo scegliere il confronto nelle sedi istituzionali e - per quanto riguarda AreaDG rispetto alle dichiarazioni di Mirenda - preferire il confronto di opinioni piuttosto che brandire l’arma del codice penale, soprattutto nei riguardi di un collega.
Conclusione: io non attacco nessuno; e non difendo nessuno
Ho espresso un’opinione sul linguaggio utilizzato per criticare le decisioni di una Istituzione molto importante per il destino di una democrazia, essendo peraltro convinta che l’eccesso dei toni faccia perdere di forza e credibilità alle buone ragioni delle critiche.
Sono  pronta a collaborare con chiunque si disposto ad una riflessione, all’autocritica  (che è bene faccia anche la base dei magistrati, che è ora che si astenga da insopportabili questue che si spingono sino ai laici del CSM)  e persegua un cambiamento non in un’ottica elettoralistica ma con senso di responsabilità.
Un caro saluto
Alessandra

From: andreale<mailto:andreale a yahoo.com>
Sent: Friday, April 20, 2018 8:12 AM
To: area a areaperta.it<mailto:area a areaperta.it>
Subject: [Area] L'onore e la dignità di quelli di Area

Giro su questa lista una mail di Felice Lima inviata sulla mailing list ANM.
Spero possa interessare.
Andrea Reale

Inviato da smartphone Samsung Galaxy.


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Da: mailinglist-anm-request a associazionemagistrati.com [mailinglist-anm-request a associazionemagistrati.com] per conto di Felice Lima [felicelima a yahoo.it]
Inviato: giovedì 19 aprile 2018 15:43
A: Mailing list A.N.M.
Oggetto: [mailinglist-anm] L'onore e la dignità di quelli di Area

Come noto, quelli di Area Democratica :-) per la Giustizia  :-) sono indignati per delle parole del tutto legittime del collega Mirenda e (altrove) chiedono sanzioni civili penali e amministrative per lui, in dolce corrispondenza di amorosi sensi con lo Zanettin.
La cosa, come ho già osservato in altra mail, appare decisamente vergognosa per molte ragioni, delle quali ieri ho trattato solo alcune.
Oggi, su Il Fatto Quotidiano, c’è un articolo di Antonio Esposito, ex Presidente di Sezione della Cassazione (per dire, non uno sciagurato qualunque come il turpe Mirenda o lo squilibrato Lima), che riporto testualmente qui sotto.
Esposito riassume quanto scritto da Iacona nel libro da cui è tratto l’intervento di Andrea Mirenda.
Il libro di Iacona e l’articolo di Esposito scrivono cose veramente terribili su Bruti Liberati, alcune delle quali dette da Robledo (ex Procuratore Aggiunto di Milano, quindi anche lui non uno sconclusionato come me).
Per intenderci il prode Bruti Liberati di MD, quello di cui ci hanno inflitto, quando è andato in pensione, inverosimili peana di adulazione.
Ovviamente, io non so un tubo della verità o no dei fatti riferiti nel libro e nell’articolo.
Ma, leggendo entrambi (e mi chiedo se i democraticoni di Area chiederanno sanzioni civili penali e amministrative anche per chi legge libri e articoli che loro non condividono), mi sono detto: posto che i democraticoni in questione hanno detto di sentirsi in dovere di aggredire Mirenda per una modesta opinione espressa, ora che faranno con Iacona, Robledo ed Esposito?
Perché una delle critiche che Alessandra Dal Moro ha mosso ad Andrea è di esprimere “giudizi sommari”. Ma Iacona, Robledo ed Esposito fanno accuse gravissime e circostanziate, facendo nomi e cognomi - nella specie, oggi, quello di Bruti Liberati – e muovendo accuse gravissime e circostanziate al CSM.
Dunque, se quelli di Area – “Democratici” e addirittura pure “per la Giustizia” – hanno un onore e una dignità, non potranno in alcun modo esimersi dal prendere posizione sulla vicenda.
Riconoscendo, se del caso, le responsabilità del Bruti Liberati, oppure attaccando con un vigore decisamente superiore a quanto fatto con Andrea (in relazione alla maggiore lesività delle affermazioni di costoro) Iacona, Robledo ed Esposito.
Io, in verità, mi sono molto stupito che a suo tempo Bruti Liberati non abbia querelato Robledo e non gli abbia chiesto i danni in sede civile.
Se io venissi accusato delle cose di cui è stato accusato il Bruti Liberati, avrei ritenuto un dovere assoluto difendere il mio onore.
Ma, comunque, qualunque siano state le ragioni del comportamento di Bruti Liberati, oggi c’è il “movimento”, oggi ci sono i Democraticoni, quelli che (a loro dire) non potevano non reagire alle parole di Andrea Mirenda.
Dunque, ancora di più non potranno non reagire a quelle di Iacona, Robledo ed Esposito.
E se questi non reagiranno (e tutto fa temere che non reagiranno), questo silenzio vergognoso tanto quanto l’attacco a Mirenda come dovrà essere interpretato?
Le ipotesi che ho immaginato io come astrattamente possibili sono le seguenti (e invito tutti, ma soprattutto i Democraticoni, ad aggiungerne molte altre, se ci sono, e, soprattutto, a indicare quella giusta).
1. I Democraticoni  non hanno un onore e una dignità. Questa eventualità, astrattamente ipotizzabile, va certamente esclusa in concreto, perché in nome di questo onore e questa dignità hanno armato il casino contro Andrea Mirenda.
2. I Democraticoni fanno fuoco e fiamme contro Mirenda, solo perché Mirenda è piccolo e solo e sarebbe giudicato dalla giustizia disciplinare gestita nel modo che dicono Iacona e Robledo. Mentre una eventuale causa civile e/o penale nei confronti di Iacona, Robledo ed Esposito si celebrerebbe dinanzi a una giustizia un po’ più indipendente :-)  :-)  :-) Anche questa ipotesi, astrattamente ipotizzabile, si deve escludere in concreto, perché i Democraticoni sono uomini d’onore e non farebbero mai nulla che possa apparire vigliacco (per evitare strepiti, ci tengo a lasciare espressamente chiaro che l’espressione “uomini d’onore” è usata qui da me nel suo significato più vero e nobile, senza alcun riferimento all’uso improprio fattone dai delinquenti).
3. I Democraticoni non fanno casino contro Iacona, Robledo ed Esposito perché non sono certi delle ragioni di Bruti Liberati e del CSM in quella vicenda. Anche questa ipotesi astrattamente ipotizzabile deve escludersi, perché se non fossero certi della santità in terra di Bruti Liberati non lo avrebbero beatificato al tempo del pensionamento e, soprattutto, da persone intrise di senso della giustizia quali sono, non esiterebbero ad attaccarlo oggi essi stessi, per ottenere che si faccia chiarezza sulle sue condotte. Peraltro, se fosse vera la frase attribuita da Robledo a Bruti Liberati secondo la quale lui avrebbe potuto impedire la nomina di Robledo dicendo a quelli di MD al CSM di “andare a pisciare” (mi scuso, ma riporto parole altrui), tutta MD si dovrebbe sentire in dovere di insorgere per escludere di essere così tanto “a disposizione” (e preciso che anche l’espressione “a disposizione” è usata qui nel senso più proprio e letterale e senza alcun riferimento a quanto si pratica nelle consorterie criminali).
Ma, escluse tutte queste ipotesi per le ragioni che ho esposto, l’aggressione a Mirenda e il silenzio su Bruti Liberati, Iacona, Robledo ed Esposito risultano del tutto inspiegabili.
Dunque, spero vivamente che questa mia mail giunga alla mailinglist dell’ANM, dalla quale io da giorni inspiegabilmente non ricevo posta, e ancor più vivamente spero che Alessandra Dal Moro e tutta Area Democratica per la Giustizia ci diano la loro versione autentica su quanto ho fin qui esposto, così da togliermi l’angoscia che mi causa questo terribile rompicapo logico.
D’altra parte se uno dice di lottare per la democrazia e la giustizia, quale occasione migliore di questa per combattere?
Felice Lima
P.S. – Lo so che sono brutto e cattivo, ma qualcuno una risposta ogni tanto me la potrebbe dare? Anche solo per confermare che benché io non riceva più posta dalla mailinglist almeno la lista riceve i miei deliri (ovviamente scherzo: sono consapevole di non essere degno di risposte e, dunque, scrivo solo per diletto senza alcuna speranza di essere trattato come un vero interlocutore).


Ingiustizie a palazzo: il racconto di Iacona
di Antonio Esposito | 19 aprile 2018

Da qualche giorno è in libreria, edito da “Marsilio”, il bel volume di Riccardo Iacona dal titolo Palazzo d’ingiustizia. Il libro racconta la storia di Alfredo Robledo, pm presso il Tribunale di Milano che, dopo avere per anni indagato, con coraggio e determinazione, su gravissimi casi di corruzione politica e di criminalità economica, si trova a dover lavorare con il nuovo “capo” della Procura della Repubblica, Edmondo Bruti Liberati, magistrato “famoso”, non per essersi “mai distinto per indagini che avessero avuto un particolare rilievo mediatico”, bensì “per aver fatto soprattutto, ‘politica’ nelle correnti, nell’Anm” – ove aveva ricoperto incarichi quasi ininterrottamente dal 1986 al 2006, più volte segretario nazionale e, infine, presidente – e, naturalmente, nel Csm. Il libro narra la storia di un magistrato che si era “permesso di opporsi allo strapotere del Procuratore capo” in ordine alla gestione di delicate inchieste finite sulle prime pagine dei giornali: le indagini sul dissesto dell’ospedale San Raffaele; su Formigoni; su Gamberale e la gara d’appalto per la cessione delle quote che il Comune di Milano possedeva nella Sea; l’inchiesta sulle firme false nelle liste di FI alle regionali del 2010 e quelle su Expo 2015. “Robledo punta il dito contro Bruti Liberati, a suo dire responsabile di aver tentato di rallentare o influenzare le indagini per motivi che nulla avevano a che vedere con l’esercizio autonomo dell’attività investigativa”, motivi che tendevano a “privilegiare ‘la sensibilità istituzionale’ all’applicazione della legge”.
L’autore racconta lo scontro richiamando documenti inediti tra i quali i provvedimenti con i quali l’A.G. di Brescia (Procura e Gip) – pur archiviando le accuse contro Bruti Liberati (seppur con motivazioni non sempre molto convincenti) – censurano duramente le iniziative dello stesso (sicuramente suscettibili di accertamenti disciplinari che non saranno mai espletati). Significativo è il decreto di archiviazione del Gip ove – in relazione alla circostanza che Bruti Liberati aveva “dimenticato” in cassaforte il fascicolo dell’inchiesta sulla vicenda Sea Gamberale e non lo aveva passato per tempo a Robledo affinché potesse subito indagare – si legge che tale dimenticanza “ha fatto sì che Gamberale partecipasse indisturbato alla gara, quale unico concorrente, aggiudicandosela con un euro solo in più. Tale evento rappresenta certamente un vantaggio patrimoniale per la società di Gamberale e allo stesso tempo un danno per il Comune di Milano”. E così, ancora, il Tribunale di Brescia archivia la posizione di Bruti Liberati in relazione alle indagini sulla falsità delle firme dei candidati di FI anche se “alcune remore del Procuratore appaiono caratterizzate da valutazioni di natura squisitamente politica”. Il libro ricorda anche il provvedimento con il quale Bruti Liberati riserva a se stesso il coordinamento di tutte le indagini “Expo” esautorando l’aggiunto Robledo dalle relative indagini, provvedimento duramente censurato dal Procuratore Generale che accusa Bruti Liberati di aver “bypassato ingiustificatamente il sistema dei criteri obiettivi e automatici di assegnazione dei procedimenti all’interno di ciascun dipartimento con indubbio vulnus alla trasparenza”. E quando Robledo si rivolge al Csm – l’organo più politicizzato di tutti – non può immaginare che la vicenda si sarebbe conclusa con la sua sconfitta, con “esito per lui infausto”; non avrebbe mai immaginato che sulla vicenda vi sarebbe stato un irrituale, intervento del capo dello Stato (“Re Giorgio”) – che non sarebbe mai dovuto intervenire su un caso specifico, sul conflitto tra un Procuratore capo e un Procuratore aggiunto – il quale, con il suo “monito”, il suo “diktat” – cui obbediscono i silenti consiglieri – fa pendere la bilancia in favore di Bruti Liberati che uscirà indenne dalla vicenda. Ed è a questo punto che l’autore affronta la questione, anche con inedite interviste a vari magistrati, del “sistema delle correnti”, ritenute dal giudice Andrea Mirenda “associazioni di diritto privato che si sono impadronite di un organo di rilevanza costituzionale come il Csm distribuendo incarichi e trasformandolo in un mezzo di asservimento dei magistrati… Il Csm non è più l’organo di autotutela, non è più garanzia dell’indipendenza, ma è diventato una minaccia, perché non vi siedono soggetti distaccati ma faziosi che promuovono i sodali e abbattono i nemici”. Per comprendere a quale punto di non ritorno sia giunta la degenerazione correntizia basterà rifarsi alla frase rivolta a Robledo da Bruti Liberati – mai dallo stesso smentita e ritenuta una “battuta di spirito” – “ricordati che al Plenum sei stato nominato aggiunto per un solo voto di scarto, un voto di Magistratura democratica. Avrei potuto dire a uno dei miei colleghi al consiglio che Robledo mi rompeva i c. e di andare a fare la pipì al momento del voto, così sarebbe stata nominata la Gatto che poi avremmo sbattuto all’esecuzione”. A quando, allora, lo scioglimento delle correnti?
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