[Area] I: [Nuovarea] R: dichiarazioni di Andrea Mirenda

Francesco Caruso francesco.caruso a giustizia.it
Ven 20 Apr 2018 17:00:58 CEST


RISERVATO A QUESTA LISTA

 

Vorrei  privare Andrea Reale del ruolo di esclusivo difensore della libertà di critica dei magistrati perché di questo diritto molti di noi vorrebbero essere altrettanto gelosi cultori,  nella consapevolezza che  è strutturalmente rivolto contro chi è al vertice di istituzioni.

 

Le  dichiarazioni di Andrea Mirenda rappresentano un corto circuito politico e istituzionale da cui si esce, secondo me,  riconoscendo il primato della  libertà di   critica e rifuggendo da reazioni con misure amministrative, disciplinari o penali non coerenti col regime costituzionale.

 

Non discuto che le parole di Mirenda siano oggettivamente un fatto diffamatorio. I penalisti lo sanno

 

Il CSM e i singoli consiglieri devono valutare se ritengono di adire un giudice che dovrà dire non  se il collega  ha offeso, perché mi sembra  lo abbia fatto, ma se ha offeso esercitando il suo diritto di critica dell’istituzione, del suo stato, delle sue vere o presunte degenerazioni, se l’istituzione per il suo modo di essere merita  il rispetto minimo che pretende, ovvero  di essere qualificata in un modo che richiama illegalità, intimidazione, servilismo, sottomissione, omertà.

Questo sarebbe il tema davanti a un giudice terzo.

Terzo? 

Sarebbe facile trovare tecnicamente  un giudice “terzo” ( ferma la presunzione di terzietà soggettiva)? Un iscritto a correnti o non iscritto  che sia o non sia schierato e via di seguito?

Superato questo primo ostacolo, quale sarebbe l’effetto di un dibattimento in cui   magistrati verrebbero a testimoniare per l’accusato, a raccontare la propria storia confermativa del giudizio, e altrettanti per vederlo finire sul rogo? 

E quali gli effetti sul piano generale di una siffatta rappresentazione del sistema giudiziario?

 

Andiamo sul disciplinare.

Ma davvero quella giustizia potrebbe avere un minimo di credibilità in un sistema che vuole il giusto processo e quindi giudici terzi e indipendenti e non  gli stessi offesi chiamati a giudicare?

 

Questi paradossi dimostrano che si tratta di  vicenda tutta  politica, di un dibattito che si fa feroce ma che è solo politico.  

In questo contesto ci si dovrebbe  battere con le armi  delle idee, dell’argomentazione e della confutazione. Certo in questa dialettica  chi è più spregiudicato e ha minori remore deontologiche parte avvantaggiato; si tratta tuttavia di un vantaggio che andrebbe lasciato, a certe condizioni,  a chi parte da posizioni di minoranza. L’aspettativa è che la violazione delle  regole deontologiche, in quanto regole volute dai più, potrebbe essere criterio di discernimento e di valutazione  delle ragioni e dei torti degli uni e degli altri.

Ed essere anche causa  della prevalenza delle ragioni espresse lealmente a fronte di eventuale  slealtà dell’avversario.

 

Se si ritiene che abbia  torto, che diffama senza avere buoni argomenti e senza ragioni ovvero in modi comunque inaccettabili, si argomenti, come alcuni stanno facendo. Se invece si pensa che abbia   ragioni usate male o che in fondo  pur con modi non istituzionali ci richiama tutti alla necessità di cambiare una realtà che non piace,  se ne prenda atto, rivendicandosi la differenza da altri.

 

Si provi a pensare  che l’immunità politica che   deriva dalla posizione di attacco dall’esterno ad un’istituzione che è tenuta ad assicurare massima agibilità ai suoi critici, si trasformi in delegittimazione politica per diversità di statura morale tra chi attacca e chi è attaccato.

La vendetta, la ritorsione, la repressione,  ne farebbero un martire e squalificherebbero l’istituzione.

E’ questa, mi pare, la corretta posizione di Area Veneto che sento di condividere.  

Francesco Caruso

 

 

 

 

 

 

 

 

Da: Nuovarea [ <mailto:nuovarea-bounces a nuovarea.it> mailto:nuovarea-bounces a nuovarea.it] Per conto di Manuela Fasolato
Inviato: lunedì 16 aprile 2018 17:48
A: Miazzi Lorenzo mail < <mailto:casarossa.miazzi a gmail.com> casarossa.miazzi a gmail.com>
Cc:  <mailto:nuovarea a nuovarea.it> nuovarea a nuovarea.it
Oggetto: Re: [Nuovarea] [Area] R: dichiarazioni di Andrea Mirenda

 

Provo a dire la mia in quanto credo profondamente nel cammino di Area DG e nel ruolo costituzionale del CSM per l'indipendenza e autonomia della magistratura e sono avvilita di questa dolorosa diatriba; 

sono inoltre al pari consapevole che la profonda amicizia che mi lega da tempo ad Andrea Mirenda e la stima che nutro verso di lui come persona e come magistrato, condivisa da molti altri magistrati, mi fan forse vedere le cose accadute, di cui si parla in lista, in maniera non asettica.

Mi sforzo però di esserlo, ma non voglio nè ritengo possibile astrarsi dal contesto in cui queste cose sono nate e dalla analisi dei riferimenti che sono stati dati nel corso dell'intervista menzionata nel libro.

Area DG veneta ha emesso il comunicato che personalmente condivido e preciso che molti conoscono il percorso personale di Andrea Mirenda, che ha, a mio giudizio, il cuore, l'anima e gli stessi valori di Area, anche se non sta evidentemente con Area : il termine Dialogo per la Giustizia mi pare fu proprio coniato da Andrea.

Premetto che non condivido le espressioni che Andrea ha usato, in quanto le ritengo assolutamente eccessive, oltrechè foriere - come è avvenuto - di facili fraintendimenti e di possibili forti strumentalizzazioni, anche da parte di chi, all'esterno della magistratura, può voler cogliere occasione propizia per attaccare il Consiglio Superiore della Magistratura per indebolirlo proprio nella sua funzione principale che è quella di autogoverno della magistratura.

Le parole di Andrea - e occorre guardare a quelle riportate nel libro e non sintetizzate invece nell'articolo su Repubblica - non appaiono peraltro rivolte all'istituzione CSM in sè, ma riferite - e solo come termine di paragone certamente esagerato - al  metodo  utilizzato in determinati casi menzionati nel libro in occasione di nomine: un esempio fatto nel libro - ove è detto che è stato utilizzato un metodo che assomiglia a quello mafioso - è quello di un concorrente perdente, che invece si ritiene avesse più titoli di altro vincente sponsorizzato da una corrente - avvicinato e "ammansito" per così dire  con la promessa che se non avesse fatto storie,impugnazioni o altro, sarebbe stato proposto per altro incarico comunque gradito.

 

Orbene, quello che dice  Mirenda sul metodo è in realtà stato detto da molti altri magistrati, anche di  Area e che peraltro  hanno scritto ciò, in altri toni ovviamente, anche su questa lista.

E' quindi da tempo che viene detto e scritto che il metodo seguito dal CSM per conferire incarichi  e altre cose basate sul merito e quindi maggiormente discrezionali , non seguono solo il merito.

Non interessa se questo attuale o il passato  Consiglio, in quanto il riferimento critico è al sistema utilizzato in genere dal Consiglio Superiore come istituzione e viene detto che non è un metodo lineare di cui sia sempre possibile seguire il percorso, non è un metodo che premia sempre il merito, ma è un metodo che in molti, troppi eclatanti casi, ha premiato principalmente la appartenenza. 

Non che i candidati scelti fossero non idonei, solo che erano più idonei di altri in virtù della loro appartenenza. 

E il metodo è stato usato dal CSM anche spesso su sollecitazione degli stessi partecipanti al bando, che rivendicavano una speciale considerazione loro dovuta in virtù della loro appartenenza, quindi la critica non è verso il consigliere di turno ma verso il sistema giacchè è il singolo magistrato che invoca/sollecita/incoraggia a volte questo modo di gestire le cose .

Area è stata coinvolta in questo sistema, che le altre correnti hanno utilizzato in maniera indiscriminata e a differenza delle altre correnti si è però interrogata sul fatto se questo sistema corrispondesse o meno ai valori di Area.

Si è detto negli incontri ed assemblee che volta per volta venivano fatti con la partecipazione dei consiglieri di Area ( sia di questo che dei passati consigli) che il voto di testimonianza ( ossia sostenere una persona indipendentemente dalla possibilità di nominarlo per mancanza di accordo con le altre correnti) era una cosa che poteva frustrare la volontà di trovare il candidato giusto per il posto in questione, per cui poteva essere più nell'interesse dell'Ufficio, e quindi della magistratura, trovare un accordo con gli altri componenti del Consiglio per arrivare alla indicazione di un candidato idoneo.

A volte nella ricerca di un consenso condiviso su nomi per vari posti, si sono - forse - fatti accordi con altre correnti o questo è quantomeno apparso  a chi poi leggeva i resoconti del consiglio e si domandava cosa fosse successo e perchè il tal Tizio fosse stato prescelto piuttosto che Sempronio, ritenuto ai lettori più idoneo.

Si è detto che la mediazione politica così ricercata poteva non corrispondere ai valori di Area.   

Questa è una cosa che è accaduta e che non può essere disconosciuta, per cui non credo si possa discutere più di tanto del fatto che il metodo suddetto non è stato utilizzato, in quanto vi sono state nomine di questo tipo in casi importanti - vedi ad esempio i fuori ruolo o gli uffici di maggiore rilevanza sul territorio o gli uffici di legittimità o gli incarichi alla scuola, ecc...ecc...- commentate anche su questa lista. 

Il problema è che il Consiglio Superiore, come altri organi costituzionali con composizione mista, tecnica e politica, è un luogo ove non si fa giurisdizione - con scelte nette che devono rispondere a norme precise codicistiche, ma si  fanno scelte di autogoverno che hanno carattere discrezionale amministrativo, con norme meno nette cui riferirsi.   

Premesso ciò, scelte consiliari, che avevano anche significative giustificazioni, fornite in incontri e assemblee dai membri del CSM che venivano a spiegare nei distretti il perchè di una certa scelta, erano non capite o addirittura rigettate dalla base dato che implicavano a volte mediazioni per altri posti o comunque premiazioni di appartenenza o logiche di spartizione.

In pratica appariva che la persona così nominata era sì valida e aveva sì anche dal punto di vista delle correnti speso molto impegno nella vita associativa, aveva sì le conoscenze e le competenze, nonchè i valori importanti che servivano per quel determinato incarico direttivo o di legittimità, ma il punto era che magari altri magistrati pure partecipanti al bando probabilmente pure lo erano competenti e validi, ma avevano avuto assai meno chance per illustrare le loro qualità perchè non erano di nessuna corrente o della corrente che aveva peso in Consiglio e che poteva per quel posto fare accordi con altre correnti in una logica che è apparsa in certi casi evidentemente di scambio.

 

Questo è avvenuto o non è avvenuto?

 

Rispondiamoci sinceramente: questo è accaduto in passato ed è stato in questo meccanismo coinvolta anche Area e prima della nascita di Area anche  MD e il MOV?

 

Se questo è accaduto, non una, ma più volte - e l'intervento del candidato al CSM Alessandra Dal Moro ciò di fatto riconosce in quanto in un passaggio a ciò dedicato dice che tutto ciò deve FINIRE, utilizzando il verbo con caratteri maiuscoli in quanto vuole evidentemente sottolineare che questo è il tormentone di tutti gli incontri che vi sono stati in sede distrettuale con i componenti Area del CSM i quali venivano sempre interrogati su ciò e al pari analogo tormentone hanno avuto i candidati  Area al prossimo consiglio superiore quando si presentavano nei distretti - allora perchè non ragioniamo sul fatto che è questo l'argomento su cui discutere, non tanto quello il modo con cui Andrea Mirenda l'ha detto?

 

E' questo metodo - e il difficile compito che ha il consigliere al CSM, che è senz'altro un luogo non di giurisdizione ma di mediazione politica -  che occorre analizzare, pensare, programmare per il futuro, dato che è questo metodo che è stato posto sul banco degli imputati anche dai magistrati simpatizzanti di Area ( ripeto, temo che le altre correnti se ne infischino alla grande mentre noi ci dilaniamo) e che ha scatenato le maggiori critiche, è questo che dà voce a chi sostiene che il CSM non segua il criterio del merito ma quello dell' appartenenza.

Perchè parliamo tanto di quello che dice Andrea Mirenda e non invece del perchè un magistrato bravo e pieno di amore per il suo lavoro come Mirenda abbia finito per fare così: uscire da MD, uscire da ANM, uscire da tutto e come un Savonarola urlare cose che appaiono spropositate e che lo possono portare al rogo, consapevole ovviamente. 

 

E allora, possiamo per un attimo fermarci a riflettere su questo?

 

E ancora dico che concordo con quanto scritto sulla lista anm Veneto da Gianfranco Gilardi, che è stato un validissimo dirigente, Presidente di Tribunale di Verona, ove Andrea lavorava prima di cambiare funzione e con cui so aveva avuto sino alla pensione, avvenuta poco tempo fa, uno splendido rapporto. 

Mi permetto, a tale proposito, di riportare qui sotto la sua mail per quanti non l'hanno letta.

Manuela Fasolato

 

 

Condivido l'intervento di Anm- Veneto.

> Alle opinioni, anche quando manifestate con toni accesi e con espressioni eccessive, occorre replicare sul piano delle opinioni, non con la minaccia autoritaria della sanzione disciplinare.

> La circostanza che nel manifestare le opinioni sarebbe opportuno evitare espressioni eccessive e generalizzazioni non giustificate  (che  rischiano di indebolire la stessa denuncia, anche quando fondata) non vale certo a legittimare la sanzioni disciplinare come forma di reazione e di risposta.

> Una reazione e una risposta che alterano le regole del confronto e, soprattutto, lasciano inalterata e la sostanza dei problemi.

> Gianfranco Gilardi

 

 

 

 

Il giorno 16 aprile 2018 08:25, Lorenzo Miazzi <casarossa.miazzi a gmail.com <mailto:casarossa.miazzi a gmail.com> > ha scritto:

Metto anche in questa lista, per il parziale interesse che può avere rispetto all'oggetto della discussione che qui si è sviluppata, una mail mandata alla ML dell'ANM Veneto.

Lorenzo Miazzi

 

 

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Premesso che i magistrati hanno diritto alla manifestazione del pensiero come ogni cittadino, che questo comprende anche la critica più aspra, e infine che non intendo sostituirmi al giudice disciplinare, voglio ribadire che condivido l’obiettivo, ma non condivido linguaggio, metodo e merito dell’intervento di Andrea Mirenda. 

 

Non condivido il linguaggio. 

La ricerca sempre più accesa di toni esasperati, ai limiti e oltre la provocazione o l’insulto, da cui si è fatto prendere recentemente anche Mirenda, è l’atteggiamento (ormai consueto anche in altre liste) di chi non riuscendo a farsi seguire nelle proprie idee pensa che sia perché i magistrati non lo sentono e occorra urlare più forte, sempre più forte. Così non è, ma non importa. Importa che quando si parla da magistrato e non da privato cittadino (e a Mirenda non hanno chiesto l’intervista come semplice cittadino) occorre parlare da magistrato. E un magistrato non usa certe metafore. La mafia e il metodo mafioso sappiamo bene cosa sono, è stato versato del sangue per contrastarli. Che poi si dica di averle usate “come espressione di colore”, mi fa star peggio per la avventatezza che rivela. Per “dare colore” alle rispettive tesi, abbiamo visto come i partiti politici si danno reciprocamente del mafioso l’un all’altro. Con il risultato ovvio, che se tutto è mafia, niente è mafia. Infatti la lotta alla mafia è di fatto sparita dei programmi elettorali di tutti partiti. 

 

Non condivido il metodo. 

La critica anche aspra al metodo con il quale vengono scelti dal CSM i dirigenti degli uffici, che accomuna oggi molti magistrati, non può trasbordare senza filtro nella critica delle persone che con quel criterio sono state scelte. Riprendendo il linguaggio di Mirenda, se il CSM “usa metodi mafiosi” e se i suoi atti sono delle “porcate”, non per questo possono essere considerati mafiosi e porcherie le persone che dal CSM sono state nominate. Non lo sono io, semidirettivo di periferia, non lo sono altri che Mirenda attacca con allusioni che non lasciano dubbi, non lo è lo stesso Mirenda che con questo metodo dal CSM è stato opportunamente selezionato come semidirettivo. Allo stesso modo, inadeguato era il metodo dell’anzianità senza demerito, e gran parte dei selezionati erano inadatti al ruolo, ma non tutti lo erano. Allo stesso modo, il sorteggio a mio avviso è un metodo deleterio, ma se casualmente l’estratto è un magistrato di valore non posso dire che sia inadeguato. La censura al metodo non può essere automaticamente censura di chi è stato eletto o nominato. Con termini ai limiti dell’insulto. Parimenti, non è corretto paragonare chi avuto un annullamento in primo grado per difetto di motivazione e chi avuto un annullamento definitivo per essere inferiore nella comparazione dei meriti, etc. Mi rifiuto categoricamente di seguire questa deriva, che potrà far guadagnare un quarto d’ora di celebrità e meravigliare i lettori dei giornali, ma danneggia la magistratura e il servizio per il quale ho preso la toga.

 

Infine non condivido il merito. 

Allo straordinario incremento dei toni e delle critiche, si contrappone il deserto delle proposte. Oltre a quelle già da tempo sul tappeto come il semidirettivo tabellare e l’elezione dei direttivi (e avanzate da me e altri compreso Mirenda dieci anni fa), questo incattivimento dei toni non ha prodotto nulla, se non il ritorno all’anzianità, che è una proposta talmente deprimente che mi limito a dire che è toppa peggio del buco. L’altra proposta poi è una mera, strumentale, gratuita provocazione:  pretendere da un magistrato di non rispettare le regole dell’ordinamento.  Noi facciamo parte dell’ordinamento giudiziario, le cui regole sono dettate dal legislatore e applicate dal Consiglio superiore della magistratura. Le leggi possono non piacerci, e può non piacerci l’interpretazione che ne dà il CSM. A me non piace questa legge sui direttivi e non mi piace il metodo con cui è stata applicata. Ma nel mio lavoro applico quotidianamente leggi che non mi piacciono, e mi aspetto che chi deve eseguire le mie sentenze lo faccia anche se non le condivide. Non mi azzardo neppure a pensare che si possa far legge di testa propria. Quindi: poichè la legge - nell’interpretazione dell’organo competente a farlo - è applicata nel senso che dopo un annullamento il nominato deve rimanere al suo posto in attesa che il CSM decida cosa fare, quel magistrato deve obbedire. Lo dico in modo che possiate portarvi avanti con le accuse di venduto, attaccato alla poltrona etc: non so se sia ancora possibile impugnare la mia nomina a semidirettivo di periferia, ma annuncio fin d’ora che se qualcuno l’ha fatto e il Tar gli dovesse dar ragione, rimarrò al mio posto fino a quando il CSM mi dirà di farlo. Perché sono magistrato e pretendo da me stesso quello che pretendo da coloro ai quali indirizzo le mie sentenze. Se e quando cambieranno la legge o l’interpretazione che chi è competente ne dà, me ne andrò immediatamente.

 

Con molti altri, compreso Andrea Mirenda, condivido invece l’obiettivo, che è il cambiamento del metodo di nomina dei semidirettivi e direttivi. Ma negli ultimi mesi la declinazione  in termine di provocazione e anatemi, ponendosi come Eroe antisistema, ha fatto venire meno la strada comune. Mi auguro che Mirenda interrompa questa deriva che rende a mio avviso meno credibile l’obiettivo stesso. Cambiare le cose è faticoso, perché le idee sono molto diverse e tutte vanno rispettate. Trovo più consono al mio ruolo fare questa fatica tutti giorni, parlando coi magistrati, rispettando i colleghi, e per questo senza finire sui giornali, che autoattribuirsi - con l’applauso interessato di chi in questo momento fa solo calcoli elettorali -  il ruolo di portatore unico della della verità.  

Lorenzo Miazzi - magistrato

 

Il 15/04/18 21:18, Gioacchino Romeo ha scritto:

Ma che discolo Andrea Mirenda! Ignora le buone maniere (qui, 13 febbraio) e ora anche il bon ton. Stavolta come lettura gli consiglierei, di Gianni Minà, Politicamente scorretto. Riflessioni di un giornalista contro. Che consiglio, però, vivamente, anche agli altri intervenuti nella discussione.

Gioacchino Romeo

 

----Messaggio originale---- 
Da: fernando.prodomo a giustizia.it <mailto:fernando.prodomo a giustizia.it>  
Data: 14-apr-2018 23.11 
A: "Spataro Armando" <mailto:armando.spataro a giustizia.it> <armando.spataro a giustizia.it>, "Falcone Giorgio" <mailto:giorgio.falcone a giustizia.it> <giorgio.falcone a giustizia.it>,  <mailto:area a areaperta.it> "area a areaperta.it" <mailto:area a areaperta.it> <area a areaperta.it>,  <mailto:nuovarea a nuovarea.it> "nuovarea a nuovarea.it" <mailto:nuovarea a nuovarea.it> <nuovarea a nuovarea.it> 
Ogg: [Area] dichiarazioni di Andrea Mirenda 

​Anche io esprimo la mia solidarietà, ma ad Andrea Mirenda, uomo coraggioso e serio.

Fernando Prodomo


  _____  


Da: Nuovarea  <mailto:nuovarea-bounces a nuovarea.it> <nuovarea-bounces a nuovarea.it> per conto di Spataro Armando  <mailto:armando.spataro a giustizia.it> <armando.spataro a giustizia.it>
Inviato: sabato 14 aprile 2018 21:52
A: Falcone Giorgio;  <mailto:area a areaperta.it> area a areaperta.it;  <mailto:nuovarea a nuovarea.it> nuovarea a nuovarea.it
Oggetto: [Nuovarea] L'incredibile comunicato di AreaDG Veneto sull’iniziativa dell’on. Zanettin in merito alle dichiarazioni di Andrea Mirenda 

  

A me pare invece che Area DG Veneto abbia perso una buona occasione per prendere le distanze da certi inaccettabili eccessi​ lessicali o quanto meno per tacere.

 

Leggo da un'agenzia stampa che  queste sarebbero le parole di Merenda pubblicate su un recente libro:

 " Il Csm ormai non e' affatto un padre amorevole per i 
magistrati, non e' piu' l'organo di autotutela, non e' piu' garanzia 
dell'indipendenza, ma e' diventato una minaccia, perche' non vi 
siedono soggetti distaccati, ma faziosi che promuovono i sodali 
e abbattono i nemici, utilizzando metodi mafiosi. E' chiaro che e' 
un'espressione di colore"  

Osservo - sul presupposto che la frase riportata sia corrispondente al vero - che, dunque, secondo i saggi di AreaDG Veneto la frase  "E' chiaro che e' un'espressione di colore"   renderebbe irrilevante quella che la precede

secondo cui il CSM sarebbe ormai "una minaccia" e procederebbe  "utilizzando metodi mafiosi".

Cari saggi di Area Dg veneta, capisco che le recenti consultazioni elettorali non sono state per voi felici, ma  forse sarebbe il caso di riflettere sulla "libertà di espressione" e/o di rileggere il codice disciplinare e la relativa giurisprudenza.

Si riguadagna credibilità con atteggiamenti e valutazioni serie, non con questo tipo di comunicati, inseguendo i soliti noti così diversi da noi, ed accettando che siano offesi i componenti del CSM, inclusi i rappresentanti di Area cui va la mia solidarietà !

Armando SPATARO

 

 

 

 


  _____  


Da: Nuovarea  <mailto:nuovarea-bounces a nuovarea.it> <nuovarea-bounces a nuovarea.it> per conto di Falcone Giorgio  <mailto:giorgio.falcone a giustizia.it> <giorgio.falcone a giustizia.it>
Inviato: sabato 14 aprile 2018 19:46
A:  <mailto:mailinglist-anm a associazionemagistrati.com> mailinglist-anm a associazionemagistrati.com;  <mailto:area a areaperta.it> area a areaperta.it;  <mailto:nuovarea a nuovarea.it> nuovarea a nuovarea.it
Oggetto: [Nuovarea] AreaDG Veneto sull’iniziativa dell’on. Zanettin in merito alle dichiarazioni di Andrea Mirenda 

  

 

 ​ 

 

ArraDG Veneto 

 

Abbiamo appreso dagli organi di stampa dell’interrogazione parlamentare – e soprattutto della richiesta di valutare una sanzione disciplinare – presentata al Ministro della Giustizia dall’on. Zanettin, in relazione a valutazioni espresse dal collega Andrea Mirenda circa la necessità che il CSM operi le scelte dei dirigenti degli uffici secondo criteri ispirati alla trasparenza. 

AreaDG condivide la richiesta di maggiore trasparenza nelle nomine. 

Quanto all’utilizzo del termine mafioso, si evidenzia che si tratta di espressione che lo stesso Mirenda ha definito “di colore” e ha precisato di averla utilizzata in senso paradossale. 

AreaDG Veneto, pur non condividendo il linguaggio utilizzato esprime ferma contrarietà alla prospettazione di interventi disciplinari, che appaiono volti a intimidire e comprimere la libertà di espressione. 

Nei valori di AreaDG vi è la difesa della libertà di opinione e di espressione (anche dei magistrati come cittadini della Repubblica), che non può essere limitata senza un grave danno per la magistratura e la democrazia. 

 

AreaDG Veneto 

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Inviato da: Falcone Giorgio <  <mailto:giorgio.falcone a giustizia.it> giorgio.falcone a giustizia.it> 


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