[Area] 25 Aprile

mario ardigo marioardigo a yahoo.com
Mar 24 Apr 2018 06:38:44 CEST


 Domani sarà festa. Una festa civile e repubblicana. E’ unanniversario. Il  25 Aprile. A chi ne vorrei parlare? A un ragazzo di quindici anni, ad esempio. E’l’età in cui io conobbi i fascisti. C’erano ancora? C’erano ancora. Quindi nontutto finì il 25 aprile del 1945, quando a Milano il Comitato di LiberazioneNazionale Alta Italia ordinò l’insurrezione generale e le forze ai suoi ordinideposero le istituzioni fasciste della città e combatterono contro i militaritedeschi che ancora l’occupavano. In gran parte dell’Italia ciò era giàavvenuto. In alcune città avvenne dopo qualche giorno: vi furono ancoracombattimenti anche dopo il 25 aprile, ad esempio in Veneto, e stragi. Tra il30 aprile e il 2 maggio, a Valdastico, in provincia di Vicenza vennero prese inostaggio da truppe tedesche e fasciste 84 persone e vengono uccise. Bologna, lamia città, fu presa dalle forze del Comitato di Liberazione Nazionale EmiliaRomagna il 21 aprile 1945. Ma il fascismo non finì nel 1945. Per questo, quandonel 1972 iniziai le superiori, al liceo statale Giulio Cesare, a Roma, trovaiancora i fascisti. Erano molto diversi da coloro che  ai tempi nostri si dicono tali. I nostripadri avevano vissuto sotto il fascismo, il regime che aveva dominatopoliticamente il Regno d’Italia dall’ottobre 1922 al luglio  1943, e l’Italia centro settentrionale tra ilsettembre 1943 e l’aprile 1945, sotto la Repubblica Sociale Italiana. Il suocapo assoluto era stato Benito Mussolini (1883-1945), romagnolo, figlio di unfabbro e di una maestra elementare, maestro elementare egli stesso e poi brillante giornalista, socialistarivoluzionario nel Partito socialista italiano e fondatore, con altri, delfascismo storico, tra il 1919 e il 1921. La gran parte dei nostri padri eranostati fascisti e, formatisi nelle scuole del regime, avevano consideratoMussolini come un padre, un esempio di vita e una guida spirituale, quindimolto più che un capo politico.  Alcuni di loro, crescendo e in particolaredurante la Seconda Guerra Mondiale, combattuta in Europa tra il 1939 e il 1945e dall’Italia dal 1940, avevano maturato una critica politica al fascismo che,per molti, era stata anche un’autocritica. Ciò aveva riguardato, inparticolare, molti che si erano formati nelle istituzioni sociali cattoliche,in particolare nell’Azione Cattolica. Molti però erano rimasti estimatori delfascismo storico. Anche tra i cattolici. 

 Noi quindicenni degli anni ’70 avevamo dunque notizie di prima mano delfascismo. Ma avevamo anche esempi vivi e vitali di fascisti tra gli adulti.Avemmo quindi una memoria del fascismo molto affidabile. Si definiva fascistauno dei principali esponenti politici di allora, Giorgio Almirante, il qualecon Pino Romualdi, ultimo vicesegretario del Partito Nazionale Fascista durantela Repubblica Sociale Italiana, ed altri reduci del fascismo storico avevafondato il Movimento Sociale Italiano, che al fascismo mussoliniano si ispiravapur non proponendosi esplicitamente di rifondarlo (attività che era statavietata dalla legge dall’agosto 1943, salvo che nella Repubblica SocialeItaliana,  e poi dalla Costituzione dellaRepubblica Italiana dal 1948).

 E’ a quindici anni che a me, e ai mieicoetanei che conoscevo, accadde di iniziare a capire la politica. Erano anni diaccesi scontri politici in Italia, ma ancora durante le scuole medie essi nonci interessavano. Accade qualcosa ai maschi, tra i quattordici e i sedici anni,che li fa apparire più maturi di ciò che appare dal fisico, che in genere èancora acerbo. Penso che sia ancora così, anche se non ne ho esperienzadiretta, perché ho avuto solo figlie femmine.  Bisognerebbe parlare di politica ai giovani apartire dai loro quindici anni: è da questa età che è possono  capire  il 25 Aprile. Infatti quella del 25 Aprile èuna festa politica. 

 Un sessantenne che non sia anche nonno non hain genere occasioni per discutere di politica con un quindicenne. Gli adultiche non siano loro parenti o insegnanti sono come invisibili per i più giovani.Quando ero quindicenne l’atteggiamento degli adulti mi infastidiva. Erano lìsempre a farmi la morale e si davano le arie di saperla tanto più lunga, ea  me non sembrava proprio. Quindi lilasciavo parlare e facevo come mi pareva. Qualcosa però mi è rimasto di queiloro discorsi, ad esempio i racconti sul fascismo e sulla guerra. I miei eranoemiliani e là fu molto dura. Certe storie mi appassionavano. Ma mi sembravanotanto distanti dalla mia esperienza quotidiana, un po’ come lo erano le guerrePuniche che avevo studiato a scuola. Mentre non erano ancora trascorsi trent’annida quegli eventi.  Ora ne sono passati settantatre. Gran parte dei testimonisono morti e tra questi quelli da cui appresi tante cose sul fascismo e sullaResistenza. Mio padre, i miei zii paterni, Giovanni Galloni, cugino di miopadre, che partecipò alla guerra di Resistenza bolognese e che poi ebbe unruolo importante nella politica italiana del secondo dopoguerra, non ci sonopiù. Galloni è morto ieri. Ha scritto libri molto importanti sulla storiaitaliana durante il fascismo e la Repubblica democratica; una lettura molto interessante per chi voglia capire più a fondo la storia italiana. Dal '75 fu il principale negoziatore delle esperienze di governo di solidarietà nazionale.  Anche mio zio Achille Ardigò, sociologo e politico cattolico democratico, che con mio padre è stato la mia fonte privilegiata diinformazioni sul fascismo storico,  ne scrisse, anche se oggi si trovano solo nelle biblioteche.Di che si fa memoria il 25 Aprile, che ci interessi veramente ancora?Che ragioni abbiamo di festeggiare?

 Il 25 Aprile non celebra una vittoria militare, che indubbiamente vi fuma che fu conseguita con l’apporto determinante delle forze militari dellacoalizione di quelli che venivano chiamati Alleati, vale a dire gli stati,innanzi tutto Stati Uniti d’America, Unione Sovietica e Gran Bretagna, cheavevano dichiarato guerra alla Germania, all’Italia e ai loro alleati, adesempio la Croazia, la Romania, la Bulgaria, l’Ungheria, il Giappone. Sicelebra, in realtà, innanzi tutto,  ilripudio del fascismo come regime politico.  Ripudio a significareche ci si distaccò da un'esperienza a cui si era stati molto legati, in cui siera creduto. La si riconobbe fonte di morte e di distruzione, per questo la siripudiò.

 La norma della Costituzione vigente chesancisce quella posizione politica è l’art.11, ben più che la 12° Disposizione finale  che vieta espressamente la riorganizzazione,sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista. L’art.11 dellaCostituzione dichiara che l’Italia  ripudia  la guerra come strumento di offesa allalibertà di altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversieinternazionali. Che c’entra il fascismo storico con la questione della guerra?C’entra, perché il fascismo mussoliniano fu il partito della guerra, della rigenerazione  del popolo italiano mediante la guerra. Volevafare degli italiani una nazione di soldati e lanciarla alla conquista di unimpero, nell’immaginare il quale si ispirava all’antico impero romano. Dovevaestendersi nella penisola balcanica fino alla Grecia e nell’Africa centroorientale. Questo veniva considerato lo spaziovitale  per gli italiani: loteorizzarono Giuseppe Bottai, politico fascista, ministro durante il regime egovernatore di Addis Abeba, in Etiopia, ed altri, imitando teorici tedeschi. Ilfascismo promise agli italiani la guerra, cercò di prepararli ad essa, lilanciò in guerra. Dalle guerre del fascismo, quelle coloniali e poi quellamondiale, l’Italia uscì distrutta. La Repubblica democratica, sorta dallacritica del fascismo, promise agli italiani la pace e pace gli italiani ebbero,fino ad oggi. Come le guerre del fascismo furono un frutto di una politica,così anche la pace della Repubblica democratica. Quindi, una prima ragione perfesteggiare è questa: per essere riusciti a mantenere la pace, mentre ilfascismo aveva promesso e dato guerra. E per decidersi personalmente, per ilfuturo, per la guerra o per la pace, collettivamente perché guerra e pace sonopolitiche e la politica è azione sociale, di molti. 

 Il fascismo mussoliniano vedeva nella guerraun fattore di miglioramento del popolo italiano. Si era visto che nella Primaguerra mondiale talvolta si era diffuso uno spirito cameratesco per cui,combattendo, si superavano certi egoismi. Si pensava che potesse essere lamedicina per le divisioni che, nel dopoguerra, erano risorte, in particolaretra capitalisti e lavoratori dipendenti.  L’Italia degli anni Venti e Trenta era moltopopolosa e  quella era l’epoca deglieserciti di massa: avendo  milioni di baionette  si pensava di poter vincere. Ma la guerra èsempre un atto di prepotenza, vista dalla parte di chi la subisce e perde. La sigiustificava con la superiorità culturale della nazione italiana, vista comeimpegnata in una missione civilizzatrice. Il fascismo fu quindi razzistaall’origine, sebbene, inizialmente, non allo stesso modo del nazismo tedesco,che considerava connotante innanzi tutto l’elemento biologico, etnico. Nelcorso degli anni Trenta il fascismo italiano seguì poi in questo l’alleatotedesco. Questo aspetto dell’ideologia fascista è tuttora presente in Italia esi è acuito a contatto con i migranti extraeuropei, ma anche con quellieuropei. Ogni ideologia che proclama una superiorità razziale conduce prima opoi allo scontro, alla guerra, per la sottomissione o l’eliminazione dei gruppiritenuti inferiori. E’ solo andando  contro  qualcuno, facendogli guerra, che si puòriscoprire la solidarietà di patria? L’esperienza della Repubblica democraticainsegna che non è così. La festa del 25 Aprile è una occasione per riflettercisopra. 

 Molti di coloro che oggi si dicono, disinvoltamente, fascisti, nonvivono l’autentica ideologia fascista come era proposta durante il regimemussoliniano. Si mascherano da fascisti, si atteggiano a bulli, fanno scorreriein bande contro chi è inferiore di forze o addirittura indifeso. Di fatto ilfascismo storico, in particolare nella sue esperienza di squadrismo  e di milizia volontaria (l’istituzionestatale nella quale lo squadrismo fu ad un certo punto inquadrato emilitarizzato) fu anche questo. Ma al centro della  mistica  guerriera del fascismo (proprio una mistica  fu teorizzata da Nicolò Giani, ArnaldoMussolini ed altri), era la dedizione di sé, il sacrificio estremo, per laPatria fino alla morte. Essa era coerente con un regime che voleva lanciare gliitaliani in guerra. Il fascista era uno che voleva morire per la Patria, perfarla grande. L’ideologia fascista fu costruita a partire dall’arditismo, del movimento di coloro chevolevano continuare nell’agitazione sociale in tempo di pace le avventurevissute con estremo sprezzo del pericolo in tempo di guerra. Il fascismo fu, infondo, un’ideologia di morte, e di simboli di morte si fregiavano le divise deisuoi corpi militari e paramilitari. Tutto questa fascinazione per la morte fu cancellatanell’esperienza della Repubblica democratica. Non  è un motivo di far festa? Ma, ripeto, la pacefu voluta e fu perseguita, non fu un risultato casuale, automatico dei tempinuovi. Tanto  è vero che, ad esempio, gliStati Uniti d’America, potenza vincitrice della Secondo Guerra Mondiale, hannovissuto dal 1945 una serie continua di guerre, fino ai tempi nostri. Ed ineffetti alcuni aspetti dell’ideologia militaresca statunitense richiama quellafascista. Dunque, questo è il dilemma del 25 Aprile: guerra o pace, morte ovita? Benché la Resistenza, la lotta morale, ideologica, sociale, politica e militare contro il fascismo e gli occupantitedeschi protrattasi in Italia dal settembre 1943 all’aprile 1945, sia stataanche (ma non solo) un’esperienza di guerra, quindi di morte, essa mirava allapace, e la pace realizzò in Europa, molto a lungo. Solo da pochi anni la guerrasi è affacciata di nuovo ai confini europei e sta diventando argomentod’attualità. E di nuovo si tornaa parlare di fascismo in Europa. Non è casuale.

 Negli anni ’70, al tempo dei miei quindici anni, il fascismo era ancorauna prospettiva concreta in Italia. C’era il modello di quello spagnolo diFrancisco Franco e di quello cileno di Augusto Pinochet. C’erano politiciitaliani che in qualche modo a quelle esperienze si ispiravano e avevano anchei numeri, come persone, per essere quel tipo di capi. Il fascismo spagnolo, dettofalangismo, non dispiaceva ad alcuni ambienti cattolici perché appoggiava leistituzioni ecclesiastiche che non gli si opponevano. Ora è molto diverso. Ma,a chi pensa il fascismo storico italiano in modo un po’ superficiale, quelregime può avere ancora qualche attrattiva. Perché nel fascismo ognuno erainquadrato rigidamente e in qualche modo era garantito in quanto italiano, efinché rinunciava a dissentire. Ci furono molte provvidenze sociali per chi insocietà stava peggio. Certo, tutto era in qualche modo finalizzato a lanciareil popolo in guerra. Con il senno del poi, sapendo come si finì, si possono facilmentetrovare argomenti in contrario a quelle politiche. Ma se si perde una visionecomplessiva, eliminato il senno del poi, facendosi affascinare dall’epica delregime, che ancora traspare e giunge a noi attraverso molte pubblicazioniapologetiche, allora può diventare diverso, specialmente quando si è piùgiovani e l’emotività è forte. Il mito del giovanilismo che fu proprio delregime fascista faceva appello appunto a questa condizione. Giovinezza, fu uno dei più noti cantipropagandistici del regime. Faceva:


 
Salve, o Popolo d'Eroi
Salve, o Patria immortale!
Son rinati i figli tuoi
Con la fé nell'ideale.

Il valor dei tuoi guerrieri,
La virtù dei pionieri
La vision de l'Alighieri
Oggi brilla in tutti i cuor.

Giovinezza, giovinezza,
Primavera di bellezza
Della vita nell’asprezza
Il tuo canto squilla e va!

Dell’Italia nei confini
Son rifatti gli Italiani,
Li harifatti Mussolini
Per la guerra di domani,

Per la gioia del lavoro,
Per la pace e per l'alloro,
Per la gogna di coloro,
Che la Patria rinnegar.

   Li harifatti Mussolini / Per la guerra di domani: il senso del fascismo storicoè tutto qui. I giovani ai nostri tempi sono piuttosto strapazzati: studiano, manon si dà molto valore alla loro fatica scolastica; cercano lavoro e o non lotrovano o lo trovano malpagato. Forse qualcuno può sognare veramente di essere rifatto  al modo fascista, sia pure per  unaguerra di domani. Davvero però non c’è altra via per cambiare di quella di  farsirifare  in quel modo? Il 25 Aprilepuò essere l’occasione per ragionarci sopra. 

 Se ci si trova ad essere dalla parte di chi aggredisce e vince, è facileassecondare certe idee bellicose proprie del fascismo. E se, però, ci sitrovasse nella parte di cui ha la peggio? E’ appunto  questo che accadde agli italiani nella primametà degli anni  Quaranta del Novecento,nella catastrofe seguita alla guerra mondiale in cui il fascismo li avevagettati. In un certo senso è vero che la guerra  li rifece. Cominciarono dadissentire: anche di questo fu fatta la Resistenza.  Da questa presa di coscienza scaturì laRepubblica democratica. 

 Questo blog parla innanzi tutto a gente dell’Azione Cattolica.

 Non dobbiamo dimenticare che fascismo e religione, ad un certo punto,nel corso degli scorsi anni Venti e Trenta apparvero compatibili. Lo leggiamoanche in un’enciclica sociale molto importante, denominata Il Quarantennale - Quadragesimo Anno,  diffusa nel 1931 dal papa Achille Ratti, Pio11° in religione:

92. Recentemente, come tuttisanno, venne iniziata una speciale organizzazione sindacale e corporativa [ilcorporativismo fascista], la quale, datala materia di questa Nostra Lettera enciclica, richiede da Noi qualche cenno eanche qualche opportuna considerazione. 

93. Lo Stato riconoscegiuridicamente il sindacato e non senza carattere monopolistico, in quanto cheesso solo, così riconosciuto, può rappresentare rispettivamente gli operai e ipadroni, esso solo concludere contratti e patti di lavoro. L'iscrizione alsindacato è facoltativa, ed è soltanto in questo senso che l'organizzazionesindacale può dirsi libera; giacché la quota sindacale e certe speciali tassesono obbligatorie per tutti gli appartenenti a una data categoria, siano essioperai o padroni, come per tutti sono obbligatori i contratti di lavorostipulati dal sindacato giuridico. Vero è che venne autorevolmente dichiaratoche il sindacato giuridico non escluse l'esistenza di associazioniprofessionali di fatto. 

94. Le Corporazioni sonocostituite dai rappresentanti dei sindacati degli operai e dei padroni dellamedesima arte e professione, e, come veri e propri organi ed istituzioni diStato, dirigono e coordinano i sindacati nelle cose di interesse comune. 

95. Lo sciopero è vietato;se le parti non si possono accordare, interviene il Magistrato. 

96. Basta poca riflessioneper vedere i vantaggi dell'ordinamento per quanto sommariamente indicato; lapacifica collaborazione delle classi, la repressione delle organizzazioni e deiconati socialisti, l'azione moderatrice di une speciale magistratura. Per nontrascurare nulla in argomento di tanta importanza, ed in armonia con i principigenerali qui sopra richiamati, e con quello che inibito aggiungeremo, dobbiamopur dire che vediamo non mancare chi teme che lo Stato si sostituisca allelibere attività invece di limitarsi alla necessaria e sufficiente assistenza edaiuto, che il nuovo ordinamento sindacale e corporativo abbia carattereeccessivamente burocratico e politico, e che, nonostante gli accennati vantaggigenerali, possa servire a particolari intenti politici piuttosto cheall'avviamento ed inizio di un migliore assetto sociale. 

97. Noi crediamo che araggiungere quest'altro nobilissimo intento, con vero e stabile beneficiogenerale, sia necessaria innanzi e soprattutto la benedizione di Dio e poi lacollaborazione di tutte le buone volontà. Crediamo ancora e per necessariaconseguenza che l'intento stesso sarà tanto più sicuramente raggiunto quantapiù largo sarà il contributo delle competenze tecniche, professionali e socialie più ancora dei principi cattolici e della loro pratica, da parte, nondell'Azione Cattolica (che non intende svolgere attività strettamente sindacalio politiche), ma da parte di quei figli Nostri che l'Azione Cattolicasquisitamente forma a quei principi ed al loro apostolato sotto la guida ed ilMagistero della Chiesa; della Chiesa, la quale anche sul terreno più sopraaccennato, come dovunque si agitano e regolano questioni morali, non puòdimenticare o negligere il mandato di custodia e di magistero divinamenteconferitole.

 Con quel documentonormativo il Papato di allora spinse i cattolici italiani, in particolarequelli formatisi nell’Azione Cattolica, a collaborare con le istituzionifascista del lavoro. Approvò la repressione fascista dello sciopero, l’unicomezzo collettivo di pressione contrattuale contro i datori di lavoro, e deimovimenti socialisti. Del resto, nel  1929 il Papato aveva concluso con il Regnod’Italia, rappresentato dal Mussolini, degli accordi denominati PattiLateranensi, dai quali aveva ricevuto un piccolo regno territoriale a Roma, laCittà del Vaticano, importanti indennizzi economici giustificati comerisarcimento per i danni subiti dalla soppressione del Regno Pontificio, nel1870, e una posizione di rilievo della Chiesa nelle istituzioni scolastiche italiane.

 L’accordo si guastò apartire dal 1938,   a seguito dellalegislazione fascista contro gli ebrei, e dal 1939, sotto il Papato di EugenioPacelli, Pio 12° in religione, la distanziazione ideologia si venne facendosempre più marcata, a favore di concezioni democratiche in politica, inparticolare con una serie di radiomessaggi papali, in occasione delle festivitànatalizie, tra il 1942 e il 1944, l’ultimo dei quali esplicitamente dedicatoalla democrazia. 

  Tuttavia nel periododell’intesa ci fu una certa compenetrazione tra ideologia fascista e ideologiareligiosa, in molti campi. Questo è rimasto fino a noi, in genereinconsapevolmente, ad esempio in certe concezioni maschiliste della famiglia.Ma anche nella simpatia per  uomini  forti in grado di garantire una posizione diprivilegio alla religione e alle sue istituzioni. 

  Ragionandoci sopra,naturalmente, compaiono anche molti elementi contrastanti tra le finalità delfascismo storico e quelle della religione, le cui concezioni si sono fattesempre più universalistiche dagli scorsi anni Sessanta. Come può una ideologiadi guerra conciliarsi con la religione dell’amore universale? Di fattostoricamente ciò è accaduto molte volte, senza particolari problemi.All’insegna della religione è stata attuata, ad esempio, la conquista politicagenocida delle Americhe. I conquistatori ritenevano di avere il Cielo dallaloro parte. “Dio è con noi”  era scritto sulle fibbie dei militaritedeschi, anche in epoca nazista. Il cantautore statunitense Bob Dyal ciscrisse sopra una canzone, “With God onour side”, “Con Dio dalla nostra parte”, osservando che nelle guerre diconquista gli statunitensi avevano pensato sempre di aver il Cielo dalla loroparte. Ora generalmente, tra i cattolici, si ritiene che stia dalla pare deglisconfitti.  Abbiamo molto cambiatomentalità. Ma è cosa che va continuamente riscoperta. Il 25 Aprile può esserel’occasione per cominciare a pensarci.

 La Cresima, che vorrebbeabilitare ad una fede adulta, si riceva verso i 13 anni: troppo presto perchéil cresimando sia sensibile a discorsi di politica. A 15 anni molti hanno giàabbandonato la vita religiosa,  alcuni lariscopriranno poi da ventenni o più in là. Dunque si inizia a fare politica senzatanti scrupoli religiosi. Eppure quando la politica diviene questione di vita odi morte, come accade nella decisione sul fascismo, certi temi religiosipotrebbero ritornare alla mente. A me accadde, da quindicenne. Questo miindusse a non legarmi presto ad alcuna ideologia, in particolare con quelle cheandavano per la maggiore tra i miei coetanei e che erano per lo più basatesulla contrapposizione violenta. Più in là con gli anni la coscienza si facomunque sentire. Oggi siamo tanto più istruiti che al tempo del fascismo,anche se, superficialmente, non ce ne rendiamo conto. Questo rende più facileaffrontare certi ragionamenti. La scuola, in epoca democratica, ha funzionatobene. Ma, come sotto il fascismo storico, si può essere tentati dalconformismo, da fare come gli altri, e questo specialmente da più giovani,quando non si è ancora sviluppata una personalità più decisa. 

  Se uno riesce a mantenereo a riacquistare una sensibilità religiosa, può effettivamente entrare insintonia con ciò che si festeggia il 25 Aprile, anche se è molto giovane, adesempio quindicenne, appena aperto all’esperienza politica. 

 Il 25 Aprile può esserel’occasione per una presa di coscienza e per una scelta di campo. Morte o vita?Conformismo o spirito gregario? Guerra o pace? Religione di pace o ideologia diguerra? Questioni importanti, come si capisce facilmente. Da vivere, però,collettivamente: questo è il senso della festa.Qual è il senso della mia presenza nella società di oggi? Passo come l’angelodella morte per gli altri o l’angelo della pace? L’angelo è colui che annunzia colui  che  èal di sopra e all’origine di ciò che accade. Che annunciamo alla società dioggi? Qual è il nostro destino in mezzo e insieme agli altri? 

Mario Ardigò - Roma
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