[Area] QUESTIONE GIUSTIZIA – n. 1/2018, F. Regolo e G. Marseglia nell’obiettivo “Il pubblico ministero nella giurisdizione”

thorgiov thorgiov a libero.it
Mar 22 Maggio 2018 20:12:19 CEST


Però questa condotta potrebbe configurare la ipotesi meno grave del 
ricorso abusivo al credito di cui agli artt. 218 e 225 l. fall., posto 
che tale ultima fattispecie si concreta nel caso in cui si ottengano 
finanziamenti dissimulando il dissesto o lo stato di insolvenza, laddove 
non siano presenti degli ulteriori elementi che, per contro, 
caratterizzano il delitto di cui all'art. 223, comma 2, n. 2, seconda 
ipotesi, e cioè il cagionare il fallimento attraverso operazioni dolose. 
Può dirsi che il solo fatto di creare una impresa che è una scatola 
vuota sia una condotta fraudolenta che concorre a cagionare il dissesto, 
in quanto viene aumentata l'esposizione debitoria della impresa 
ottenendo crediti che, senza la condotta fraudolenta medesima, non 
causerebbero il fallimento ? Poi effettivamente ci sono casi in cui 
senza l'iniziativa del Pubblico Ministero non viene dichiarato il 
fallimento, e senza il fallimento ovviamente non è possibile contestare 
la bancarotta. Rimango però della mia idea : la concessione del credito 
a tutto spiano, senza reali garanzie, è il vero male del sistema 
bancario italiano, che fra l'altro è molto esposto anche su un altro 
fronte, perchè le banche sono piene di titoli di Stato italiani che, con 
il rialzo dei tassi e la fine del quantitative easing della BCE, 
perderanno valore. Insomma, i fattori di rischio del sistema sono troppi 
: come è possibile che le banche, le quali istituzionalmente fanno 
credito, non siano in grado di capire con chi hanno a che fare?

FELICE   PIZZI  ( Giudice del contenzioso del Tribunale di Napoli Nord )



Il 22/05/2018 16:18, De Ninis Luca ha scritto:
>
> Qui concordo solo in parte.
>
> Se un imprenditore crea una scatola vuota, con la quale ottiene denari 
> a credito, e poi li fa sparire, commette bancarotta fraudolenta…
>
> Luca De Ninis
>
> *Da:*thorgiov [mailto:thorgiov a libero.it]
> *Inviato:* martedì 22 maggio 2018 16:13
> *A:* De Ninis Luca; area a areaperta.it
> *Oggetto:* Re: [Area] QUESTIONE GIUSTIZIA – n. 1/2018, F. Regolo e G. 
> Marseglia nell’obiettivo “Il pubblico ministero nella giurisdizione”
>
> Sono d'accordo. Quando il Pubblico Ministero indaga su condotte di 
> bancarotta e poi esercita l'azione penale, fa il suo mestiere. Il 
> problema di fondo, secondo me, è un altro. In realtà nella maggior 
> parte dei fallimenti non si può dire che ci siano condotte distrattive 
> dei fondi. Ciò in quanto la stragrande maggioranza delle imprese sono 
> scatole vuote fin dall'inizio, nel senso che i capitali non li hanno 
> mai avuti. Allora bisognerebbe chiedersi in base a quali criteri le 
> banche concedono credito a questi soggetti. Con la nuova disciplina 
> degli NPL, non a caso temutissima dalle banche italiane, i nodi 
> verranno presto al pettine. Per l'appunto, in un Paese serio, non ci 
> dovrebbero nemmeno essere fallimenti, perchè a certi soggetti nessuno 
> dovrebbe dare credito.
>
> FELICE   PIZZI  ( Giudice del contenzioso del Tribunale di Napoli Nord )
>
> Il 22/05/2018 16:00, De Ninis Luca ha scritto:
>
>     Già… come al solito concordo con thorgiov.
>
>     Però il P.M. dovrebbe invece svolgere indagini serie sulle
>     condotte di bancarotta – frequentissime, soprattutto nell’ambito
>     dei concordati – cosicché vi sia la possibilità che qualcuno
>     finalmente paghi, almeno con sanzioni penali…
>
>     o è una visione panpenalistica e reazionaria ?
>
>     Luca De Ninis
>
>     *Da:*Area [mailto:area-bounces a areaperta.it] *Per conto di *thorgiov
>     *Inviato:* martedì 22 maggio 2018 15:37
>     *A:* area a areaperta.it <mailto:area a areaperta.it>
>     *Oggetto:* Re: [Area] QUESTIONE GIUSTIZIA – n. 1/2018, F. Regolo e
>     G. Marseglia nell’obiettivo “Il pubblico ministero nella
>     giurisdizione”
>
>     Ma dai! Sono le procedure concorsuali che non servono a niente, se
>     non a garantire ai Curatori pane e companatico grazie al
>     patrocinio a spese dello Stato. L'assurdità del sistema italiano è
>     evidente : nella stragrande maggioranza dei fallimenti non ci sono
>     soldi. Se ci sono soldi servono a retribuire il Curatore e
>     l'avvocato della Curatela. Se non ci sono soldi interviene lo
>     Stato per pagarli. In un sistema razionale queste spese dovrebbero
>     essere a carico dei creditori che fanno istanza di fallimento. Ma
>     è proprio la possibile iniziativa del Pubblico Ministero, che è un
>     organo pubblico, ad imporre il gratuito patrocinio. A mio parere,
>     de iure condendo, dovrebbe essergli tolto il potere di chiedere il
>     fallimento. In tal modo non ci sarebbero più alibi e le spese
>     andrebbero pagate dai creditori.
>
>     FELICE   PIZZI  ( Giudice del contenzioso del Tribunale di Napoli
>     Nord )
>
>     Il 22/05/2018 13:59, Questione Giustizia ha scritto:
>
>         *Da obiettivo 1: “Il pubblico ministero nella giurisdizione”
>         (n. 1/2018)*
>
>         /Quale pubblico ministero vogliamo nella crisi d’impresa?/, di
>         Fabio Regolo
>
>         Il settore delle procedure concorsuali costituisce un campo
>         significativo di intervento del pubblico ministero.
>
>         Il suo ruolo attivo può dare un decisivo contributo per far sì
>         che le procedure concorsuali non soltanto producano utilità
>         per i creditori ma colpiscano condotte fraudolente che causano
>         danno all’intera economia. Il pubblico ministero opera
>         istituzionalmente a vantaggio di tutti gli interessati in un
>         contesto nel quale l’insolvenza produce esternalità negative
>         che si riverberano ben oltre la cerchia dei creditori.
>         L’attenzione degli uffici giudiziari a questa materia è dunque
>         decisiva.
>
>         http://questionegiustizia.it/rivista/2018/1/quale-pubblico-ministero-vogliamo-nella-crisi-d-impresa-_511.php
>
>         ***
>
>         /Pubblico ministero e persona: i procedimenti in materia di
>         /status/, famiglia e minori/, di Giuseppe Marseglia
>
>         La presenza del pubblico ministero nel processo civile,
>         risalente all’epoca in cui esso era ancora di fatto fuori
>         dalla giurisdizione, è da tempo messa in discussione,
>         considerata anacronistica, poco utile alla tutela degli
>         interessi pubblici a cui è sottesa ed addirittura dannosa per
>         le sempre più pregnanti ragioni di economia processuali;
>         tuttavia, pur ammettendo che in moltissime occasioni essa si
>         risolve in un intervento meramente virtuale di cui in effetti
>         si potrebbe anche fare a meno, tant’è che lo stesso
>         legislatore in materia di processo civile telematico non lo
>         aveva inizialmente considerato, residuano settori in cui il
>         pubblico ministero resta obiettivamente l’unico soggetto che
>         può agire per la tutela dei soggetti deboli e incapaci. Senza
>         dubbio degno di nota è poi il dinamismo con cui molti Uffici
>         di Procura hanno interpretato il nuovo ruolo del pubblico
>         ministero nel procedimento di negoziazione assistita.
>
>         http://questionegiustizia.it/rivista/2018/1/pubblico-ministero-e-persona-i-procedimenti-in-materia-di-status-famiglia-e-minori_510.php
>
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