[Area] il governo, le famiglie, i minori ed il Csm.

mario ardigo marioardigo a yahoo.com
Ven 8 Giu 2018 08:01:19 CEST


  Approfittando di questa lista, veramente "aperta", svolgo alcune ulteriori riflessioni sul tema del cattolicesimo democratico.   La nostra nuova Europa è in gran parte strutturata secondo l'impostazione data dai cattolico democratici fin dagli inizi. Uno dei principi organizzativi fondamentali è quello di sussidiarietà, formulato dal Papato nel 1931, nell'enciclica "Il Quarantennale-Quadragesimo anno", in occasione dei quarant'anni dalla prima enciclica sociale dell'era contemporanea. Significa che l'unità deve farsi a partire dalla società civile, senza che chi comanda possa sostituirsi ad essa. Si tratta di un principio politico che il Papato aveva ricavato dal suo lunghissimo conflitto medievale con l'Impero germanico e poi da quelli con gli stati nazionali. L'unità europea non si fece prendendo a modello gli Stati Uniti d'America, come auspicavano ad esempio gli autori del "Manifesto di Ventotene". Questo ci risparmiò conflitti  come quelli assai aspri che caratterizzarono il processo di unificazione federale da cui emersero gli Stati Uniti. La forza aggregativa di questi ultimi ad un certo punto si arrestò. In teoria avrebbe potuto estendersi a tutto il continente.  Al contrario, in Europa, sulla base del principio di sussidiarietà, si sta cercando di aggregare tutto il continente. In questa politica gli Stati Uniti d'America in alcune occasioni sono stati e sono  un elemento di disturbo. Durante l'era Eltsin sono stati corresponsabili del disastro sociale russo, che invece è stato evitato negli stati ex comunisti che si è riusciti ad attrarre nel processo di unificazione europea. L'Ucraina è il teatro sociale in cui le due opposte politiche, statunitense ed europea, si sono scontrate, con l'esito che sappiamo. La crisi seguita al crollo dell'impero sovietico, negli anni '90, è stata gestita fondamentalmente dal democristiano Kohl, che riuscì ad intendersi con il neocomunista Gorbaciov. Le cose potevano mettersi molto male, per la crescente ingerenza statunitense in quell'epoca. Il ruolo del papa Wojtyla andrebbe molto ridimensionato e limitato all'agitazione sociale nella sua Polonia, in cui suscitò, con il contributo statunitense, l'agente politico Solidarnosc, che svanì presto, dopo l'abbattimento del regime comunista, lasciando quello che oggi vediamo in Polonia. In realtà il progetto europeo del Wojtyla non andava molto oltre la trasformazione dei regimi comunisti dell'Europa orientale in democrazie sul modello statunitense. Pensava ad un'unità culturale europea su base religiosa, ma di una religione che era quella rimasta come fossilizzata all'interno dei regimi di socialismo reale dell'Europa orientale, diversa da quella che si era sviluppata nell'altra parte del continente.  Mi pare diffidasse del processo di unificazione europeo, per gli elementi socialisti che avevano preso a caratterizzarlo. Anche socialisti e comunisti erano originariamente contrari perché lo sospettavano di essere una macchinazione borghese per impedire l'evoluzione politica socialista. Successivamente vi colsero opportunità. La mediazione culturale fu in gran parte svolta dai cattolico democratici. Ora abbiamo una Carta dei diritti dell'Unione piena di diritti sociali derivati dal socialismo e una giurisdizione europea che fa il suo lavoro anche in quel campo.    Negli anni '70 in Italia si ebbe il momento di massimo avvicinamento tra cattolico democratici e comunisti. Entrambe le formazioni erano partite da posizioni antidemocratiche, sospettando la democrazia borghese, liberale, di essere un imbroglio per ostacolare l'elevazione sociali dei ceti deboli. Entrambe erano arrivate all'accettazione della democrazia, in una versione piena di diritti sociali, nella lotta antifascista, nel corso degli anni Quaranta, progettando la futura organizzazione della stato. Bisogna ricordare che solo con il radiomessaggio natalizio di Pacelli - Pio XII del 1944 furono rimosse, da parte cattolica, le obiezioni culturali contro la democrazia, che avevano portato a ritenerla addirittura eretica, agli inizi del Novecento. Nel corso del 15° Congresso del Partito Comunista Italiano, nel 1979, fu accolta una delle principali istanze cattoliche, la modifica dell'art.5 dello statuto del partito che obbligava gli iscritti a seguire la dottrina marxista leninista. Esso aveva comportato l'elaborazione di una ortodossia marxista leninista che aveva ostacolato la riflessione critica e la mediazione, finendo per essere fattore di discriminazione in particolare verso le masse cattoliche, ma anche all'interno dello stesso mondo comunista. Questa riforma accadde al tempo della più marcata affermazione sociale dei comunisti italiani, sostenuta dall'apprezzamento dei cattolico democratici. Alcuni importanti esponenti di questo mondo si candidarono come indipendente nelle liste comuniste. L'apporto maggiore dei cattolico democratici ad una "terza fase", in cui un partito cattolico democratico e un partito comunista si alternassero al potere condividendo un importante patrimonio culturale, fu il progetto di una democrazia tesa alla riforma sociale e all'affermazione di diritti sociali, diversa dalla democrazia liberale in cui contava l'eguaglianza formale tra cittadini. Agli anni di questa avvicinamento culturale e politico  risale una riforma epocale, la riforma sanitaria, attuata dal 1978. Questo primato della riforma sociale deve farsi risalire, tra i cattolici italiani, al lavoro di Giuseppe Toniolo, agli inizi del Novecento. Ma fu fondamentale l'assimilazione delle ideologie dei francesi Jacques Maritain ed Emmanuel Mounier che si fece negli anni '30 e '40 sotto l'impulso di Montini. Al centro non c'è l'individuo desiderante, ma la persona in relazione, all'interno di mondi vitali che la motivano e la sostengono, e che per questo vanno rispettati, anche dai riformatori animati dalle migliori intenzioni.   Negli anni '80 i comunisti italiani si convinsero che la lotta era persa e non ci fu verso di dissuaderli. La storia era finita. Punto. Non portarono a termine il lavoro di riforma ideologica.  In effetti il liberismo di scuola statunitense sembrava funzionare. Presto però emersero, soprattutto in Russia, i disastri sociali che aveva provocato, risparmiati all'Est Europeo assimilato nel processo di unificazione, per il progressivo avvicinamento delle economie e i limiti alla predazione della passata economia di stato  indotti dalle politiche di collaborazione europea. La Russia di oggi è in gran parte il risultato delle politiche di Eltsin, e queste ultime dell'influenza statunitense. Anche i comunisti russi, altamente autoreferenziali, non furono capaci di vera riforma ideologica,  in particolare sotto la presidenza Gorbaciov che pure l'aveva progettata.  Un'era sembra finita, anche se l'Europa  è ancora egemonizzata da un governo tedesco che vede la collaborazione di democristiani e socialisti. Si può cominciare ad avere una visione prospettica di una storia. Gli stati nazionali riprendono forza e purtroppo ciò avviene nel momento in cui l'Italia è fortemente marginalizzata per tante ragioni. Non credo che sarà battendo i pugni sul tavolo che si riuscirà ad avere maggior voce in capitolo. Mario Ardigò - Roma 

    Il Giovedì 7 Giugno 2018 19:43, mario ardigo <marioardigo a yahoo.com> ha scritto:
 

    La Chiesa cattolica italiana, intesa come clero, religiosi e laici, ha imparato la politica in un lungo tirocinio, che è stato coevo a quello del socialismo italiano. L'occasione storica fu data dalla soppressione del piccolo regno dei Papi nell'Italia centrale, ad opera del Regno d'Italia controllato da nazionalisti e liberali. I nazionalisti non vollero fare a meno di Roma, che pensavano fosse essenziale come fattore morale di unificazione culturale. Suscitarono una dura reazione del Papato, che pensava di avere bisogno di uno stato indipendente per il suo alto ministero.  Si pensò di utilizzare come forza di resistenza il popolo dei fedeli, in gran parte proveniente dal mondo delle campagne in cui le consuetudine religiose erano profondamente radicate. Questo richiese di organizzare una piattaforma ideologica di lotta, che venne sostanzialmente mutuata dal socialismo. Venne formalizzata nell'enciclica "Le Novità - Rerum Novarum" del 1891, centrata sul socialismo.  L'iniziativa di un partito papista  fu presa dal Papato, incoraggiando minoranze di attivisti a coinvolgere le masse. Il Papato ne volle sempre mantenere saldamente il controllo. Questa politica a lungo ricadde nei rigori delle leggi antisovversione del Regno, con attivisti cattolici mandati al confino e perseguiti.  Il più fortunato agente politico fu l'Azione Cattolica, organizzata nel 1906 al modo di un partito politico, e che successivamente venne riorganizzata più volte a seconda delle esigenze del momento. Mediante l'Azione Cattolica si compì una potente e capillare politicizzazione anche delle donne cattoliche, le quali dunque erano pronte alla sfida del suffragio universale anche femminile, nel 1946 e nel 1948. Nel 1931 il Papato lanciò le masse cattoliche politicamente preparate nella collaborazione con le strutture sociali del neostato corporativo fascista. Contemporaneamente con Montini iniziò, negli anni 30 e a partire dai giovani universitari, l'accurata formazione professionale, morale e ideologica di una nuova classe politica, che fu protagonista del lunghissimo dominio del cattolicesimo democratico nel secondo dopoguerra. In questa nuova classe dirigente si formò una nuova ideologia democratica, compatibile con la dottrina sociale e ad essa ispirata, non  liberale al modo del passato in quanto considerava la persona nei mondi vitali in cui era inserita e che la motivavano e sorreggevano, e non socialista in quanto insofferente del totale primato della collettività sulla persona. Quando dal 1939 i rapporti con il fascismo mussoliniano si guastarono, questa neoideologia democratica  venne formalizzata in una serie di radiomessaggi natalizi del papa Eugenio Pacelli - Pio 12° tra il 1941 e il 1944, nei quali si riconosce la mano di Montini, all'epoca sostituto alla Segreteria di Stato vaticana. Essa trovò un nuovo agente politico in un partito "cristiano", la Democrazia Cristiana, e , negli anni della Repubblica democratica, finì per inculturare anche i socialisti fondamentalisti, vale a dire i comunisti, veicolando ad essi una versione della democrazia diversa da quella liberale che essi manifestarono di apprezzare. Il dialogo con i comunisti fu molto intenso e risale fondamentalmente agli anni della Resistenza. Per saperne di più si può leggere Adriano Ossicini. Non venne mai meno, fino all'ultimo, e, per la verità, ancora prosegue. La nuova democrazia repubblicana deve molto ai cattolici democratici e ai comunisti, ma a cattolico democratici e comunisti in dialogo tra loro. Questo dialogo fu molto più fecondo di quanto si pensi e si riesca ad immaginare. All'inizio degli anni '80 stava per produrre un'ulteriore metamorfosi della democrazia italiana, quando tutto si bloccò. C'era stata la riforma del Concilio Vaticano 2°, con la completa e radicale rivisitazione della dottrina sociale. Ci si aspettava qualcosa di analogo in ambito comunista. Il mondo, però,  improvvisamente cambiò e non è questa la sede per azzardare ipotesi ricostruttive. Ancora mi pare che se ne discuta in ambito storico.  La riforma cattolica fu bloccata da papa Wojtyla, fortemente anticomunista e diffidente di ogni forma dialogo con il mondo comunista. La base comunista si dissolse in pochi anni e la riforma ideologica venne abbandonata proprio nella delicata fase di transizione. Prevalsero l'abbandono o modalità reazionarie, tentativi per ricostituire il passato.  I papi successivi al Wojtyla non erano particolarmente legati all'Italia, come lo erano stati invece quelli che avevano lanciato i cattolici in politica.  Questo poi produsse progressivamente, in mancanza dei suoi principali agenti costituivi, la crisi terminale della democrazia italiana della quale  di questi tempi stiamo vivendo l'agonia. Termina un tipo di democrazia, naturalmente, non la democrazia in sé. Quelle del marzo scorso sono state le prime elezioni dello stato unitario italiano in cui la dottrina sociale non è stata minimamente richiamata, da nessuno, e in cui il Papato non è intervenuto. Il comunismo è ancora sostenuto solo da forze extraparlamentari fortemente minoritarie: anch'esso ha perso il suo agente politico, il partito comunista di massa.   Ho sintetizzato una vicenda storica che in genere sfugge ai più, fondamentalmente perché hanno perso dimestichezza con la Chiesa cattolica. I riferimenti storici che si fanno sono di solito imprecisi. Per saperne di più consiglio i libri di Fulvio De Giorgi "Mons.Montini - Chiesa cattolica e scontri di civiltà nella prima metà del Novecento" e "La Repubblica grigia. Cattolici, cittadinanza educazione alla democrazia". Mario Ardigò   - Roma 

    Il Giovedì 7 Giugno 2018 18:45, Ferrari Roberto <roberto.ferrari a giustizia.it> ha scritto:
 

  #yiv3001998196 #yiv3001998196 -- P{margin-top:0;margin-bottom:0;}#yiv3001998196 p {margin-top:0px;margin-bottom:0px;}#yiv3001998196 p {margin-top:0px;margin-bottom:0px;}#yiv3001998196 Forse non è questo il senso dell' intervento di Ardigò, senza dubbio interessante e stimolante. Ma sono personalmente convinto che il Papa avesse molte Divisioni sfuggite al conteggio di Stalin. Di certo la Chiesa è viva e il PCUS è morto.
La Chiesa Cattolica è soprattutto Romana; da Roma ha ereditato una sapienza politica che le consente tuttora di mantenere la leadership in gran parte del mondo conosciuto.
Di questo è ovviamente parte anche l' economia finanziaria. In essa sono racchiusi potenti strumenti di governo extraterritoriale. Più potenti delle divisioni di Stalin; flessibili e facili da spostare da un fronte all' altro.
Nè ha molta importanza la conta dei fedeli; conosco un mucchio di ufficiali cattolici non credenti, nè praticanti. In Chiesa puoi andare a parlare con Dio, come dicevano di De Gasperi, o col prete, come dicevano di Zio Giulio.
Da: Area <area-bounces a areaperta.it> per conto di thorgiov <thorgiov a libero.it>
Inviato: lunedì 4 giugno 2018 16:22
A: area a areaperta.it
Oggetto: Re: [Area] il governo, le famiglie, i minori ed il Csm. Dici sul serio ? Secondo te furono le esplicite critiche rivolte dai vescovi italiani a Berlusconi in occasione del famoso scandalo del Bunga Bunga a causare la caduta del suo Governo ? E chi lo sapeva che il Silvio nazionale era tanto religioso, tanto pio, che non poteva rimanere insensibile alle critiche della CEI ? Si vede che rimase folgorato come San Paolo sulla via di Damasco. Dunque non fu un complotto internazionale a fargli sloggiare le tende, come lui di continuo sostiene. Furono i rimorsi della coscienza, che però non ci sarebbero stati se non si fosse mossa la cosiddetta Chiesa docente. Non sapevo neppure che il fascismo nel 1929 non crollò solo grazie al Concordato, che fu stipulato da Mussolini novello "uomo della Provvidenza". Ma dai!Nel 2011 il Berlusca fu convinto dalla tempesta finanziaria che si abbattè sull'Italia, e più precisamente dal pericolo, molto concreto, che questa andasse a danno anche delle sue società quotate in borsa. Il suo Esecutivo era bloccato, non riusciva a fare niente se non a occuparsi di giustizia, settore questo effettivamente molto caro al capo del Governo per motivi non proprio nobili. Ma i mercati finanziari sono una forza troppo potente ai tempi nostri. Quanto al fascismo, nel 1929 il regime era già consolidato nelle sue strutture, ivi compreso il Tribunale Speciale per i delitti politici, anche se indubbiamente il Concordato giovò molto a Mussolini. Da quel momento però incominciò una spietata concorrenza tra fascismo e Chiesa cattolica nella materia della educazione dei giovani, che ciascuna delle due forze voleva esercitare a modo suo, quasi in regime di monopolio. Ad oggi, per fortuna, almeno dal mio punto di vista, la Chiesa cattolica conta pochissimo tra la gente, anche se i telegiornali continuano a trasmettere ogni giorno le sue opinioni, espresse su qualsiasi materia. Ma chi le ascolta queste opinioni ? Non lo vedi che le chiese sono praticamente vuote, frequentate quasi esclusivamente da anziani ? Qual è la reale importanza dei messaggi di Bergoglio, che siano ispirati o meno alla teologia della liberazione ? Tu parli dell'Azione Cattolica come struttura specificamente politica da cui deriva in gran parte la struttura della democrazia repubblicana post-fascista, ma forse non rammenti lo schiaffo metaforico che le diede il Sindaco Raggi quando nel 2016 si rifiutò di presenziare ad un incontro organizzato in Vaticano da questa associazione con una scusa, non perchè fosse in rotta ideologica con le Acli, ma perchè semplicemente si annoiava di andare a quella riunione. Insomma, la vedeva come qualcosa di inutile, e aveva ragione, perchè oggi politicamente l'azione cattolica non conta più nulla . Indubbiamente nel corso dell'ultima legislatura c'era un Capo del Governo cattolico, vale a dire Gentiloni, ed anche alcuni ministri cattolici, come Graziano Delrio. Ma una volta che se ne sono andati loro, la Chiesa non ha più nessun referente, in assoluto. Quando c'era la Democrazia Cristiana era tutto diverso : i ministri cambiavano come trottole, ma il partito continuava ad essere un riferimento per tutti i cattolici e quindi anche per il Vaticano. Ma oggi non c'è più la Democrazia Cristiana, e anche i cattolici sono diventati una minoranza. Certo, è una minoranza molto attiva e, aggiungo io, molto fastidiosa, che interviene su tutto. Certo, il Vaticano è uno Stato nello Stato, molto autoreferenziale, economicamente molto florido. Tuttavia, in fin dei conti, per una religione che ha come proprio fine il proselitismo, esiste qualcosa di insopportabile : l'indifferenza al suo messaggio. Questo spiega le invettive contenute nel Vangelo contro le città che non si convertivano. L'indifferenza è qualcosa che la Chiesa non riesce ad accettare, mentre il martirio è una conferma della sua esistenza, della sua importanza. Nel Colosseo non si uccidono più i cristiani. Ma al Campidoglio non vengono più ascoltati, e questo per Bergoglio è molto peggio.FELICE   PIZZI  ( Giudice del contenzioso del Tribunale di Napoli Nord )


Il 04/06/2018 06:41, Ardigo' Mario ha scritto:

#yiv3001998196 #yiv3001998196 -- p {margin-top:0px;margin-bottom:0px;}#yiv3001998196   Riguardo al Governo, la Chiesa cattolica non è una "religione", ma una grande forza politica, incomparabilmente più influente e attrezzata di ogni altro partito oggi corrente. E' quella che prima diede un'occasione al fascismo mussoliniano e poi alla democrazia, dominandola fino al 2012. Nel settembre 2011 una prolusione del cardinale presidente della CEI causò di fatto la caduta di un Governo. In Italia è attualmente profondamente divisa, verticalmente, dai vertici alla base, ma condivide alcuni principi di azione sociale. In Italia è anche una forza autonoma, autoreferenziale, una variabile indipendente.  I suoi vertici non sono più espressione della marginalità italiana, si sono mondializzati, parlano tutte le lingue del mondo. Ha una raffinata diplomazia. Da metà Ottocento in Italia si dedicò all'agitazione sociale, facendo di clero e religiosi un corpo sostanzialmente di "rivoluzionari di professione", prima che ci pensasse Lenin.  A quei tempi "clericale" equivaleva a "eversivo" e i clericali vennero colpiti dalle leggi antisovversione italiane dell'epoca, da quelle di Crispi in poi. Dal 1906 si dotò di una struttura specificamente politica, nell'Azione Cattolica. Da quest'ultima deriva in gran parte la struttura della democrazia repubblicana post-fascista. La si vide all'opera nell'agitazione delle masse in occasione delle elezioni politiche del 1948. Quel suo  agente politico è progressivamente venuto meno, non più curato come tale durante il lungo regno religioso di Karol Wojtyla, così come il partito "cristiano". Ora però sta iniziando ad essere pervasa dalla "teologia del popolo" di origine latino-americana, fortemente contrastante con molte idee della politica di oggi. Mario Ardigò 
Da: Area<area-bounces a areaperta.it> per conto di thorgiov<thorgiov a libero.it>
Inviato: domenica 3 giugno 2018 20:39
A: area a areaperta.it
Oggetto: Re: [Area] il governo, le famiglie, i minori ed il Csm. Non lo so se alcuni esponenti del cosiddetto Governo del cambiamento stiano blandendo la Chiesa cattolica o in generale gli elettori cattolici. Sono però sicuro che, per restare in piedi, l'attuale Governo dovrebbe convincere non coloro i quali credono in una religione, ma i mercati finanziari, che adottano un solo motto : Dio perdona, io no !FELICE  PIZZI  ( Giudice del contenzioso del Tribunale di Napoli Nord )

Il 03/06/2018 18:13, Ardigo' Mario ha scritto:

#yiv3001998196 #yiv3001998196 -- p {margin-top:0px;margin-bottom:0px;}#yiv3001998196 Dal 1864, quelle del marzo scorso sono le prime elezioni politiche nazionali in cui il Papato non è intervenuto. La Chiesa cattolica è comunque, attualmente, la prima forza politica della nazione con un organizzazione capillare e centri di formazione di alto livello. Una forza ancora potente, anche  a livello mondiale. Questa organizzazione politica è stata messa in piedi in Italia nel 1906, in previsione dell'introduzione del suffragio universale maschile e di un intervento di una forza di massa papista nelle elezioni politiche, che in effetti vi fu alle elezioni del 1913. E' stata poi la base sulla quale, dal 1939, si è costruita la lunghissima egemonia del cattolicesimo politico e la stessa democrazia repubblicana post-fascista. Però nessuna delle forze politiche che partecipano oggi allo scontro politico ha mantenuto dimestichezza con quella realtà. La dottrina sociale, che è la sua ideologia, è stata del tutto ignorata. La politica oggi egemone non sente la necessità di una "conciliazione", come invece avvenne al fascismo storico, che ad essa dovette il decennio, dal 1929 al 1939, in cui, da basi pericolanti, divenne forza totalitaria e pervasiva. Ma avverte vagamente la presenza di quel soggetto politico e lo teme. E a ragione. perché l' ideologia che ha prevalso di questi tempi  è non solo altamente laicizzata, ma contrastante con principi basilari della dottrina sociale.  Una veloce lettura della più recente enciclica sociale, la Laudato si' può bastare per convincersene. Non c'è in essa una sola parola che non suoni come un rimprovero verso le opinioni prevalenti nell'Italia di oggi.  Non conoscendo com'è la Chiesa cattolica italiana di oggi, avendone imprecise antiche reminiscenze, alcuni la pensano fatta in prevalenza da bacchettoni ossessionati dal sesso. Che naturalmente ci sono ancora, per carità. Ma sono realtà marginali, anche se piuttosto chiassose. Gli omosessuali e le loro famiglie in genere sono accolti da amici nelle parrocchie.  Non si tratta di iniziative spontanee, ma di orientamenti del Papa e del vescovi.
 Chi ha poca familiarità con la Chiesa, può pensare di tentarla offrendole l'ostilità verso le famiglie omosessuali, in cambio di appoggio o anche solo del silenzio. Ma quell'ostilità è vissuta in genere  come peccaminosa dai credenti. Colpire le famiglie omosessuali è di solito ritenuto malvagio. E in religione si cerca di combattere le tentazioni. Ti conducono sul pinnacolo del Tempio e ti dicono che tutto quello che vedi sarà tuo, promettono potenza, se si cederà, prostrandosi.  E, la potenza di questo mondo, come sempre, si ottiene a spese dei più deboli. Una potenza che in religione ci si impegna a ripudiare.
 Mario Ardigò 
   
Da: Area<area-bounces a areaperta.it> per conto di Ciccio Zaccaro<giozaccaro a alice.it>
Inviato: domenica 3 giugno 2018 16:39
A: area
Oggetto: [Area] il governo, le famiglie, i minori ed il Csm. Il Contratto di governo, presupposto programmatico del governo Lega-5stelle, poco dice sulla giustizia civile ( nulla sulla Corte di Cassazione... grande malata) e tace sul tema dei diritti. 
In materia di persone e famiglia, emerge poi una visione tutta adultocentrica (si veda, per esempio, l’attenzione al “diritto” di ciascun genitore separato ad avere  con se’, per pari tempo, il figlio, disinteressandosi della volontà e dell’interesse dei minori). 
Preoccupano, infine, le dichiarazioni del ministro alla famiglia che nega l’esistenza delle famiglie arcobaleno. Comunque la si pensi sul tema, i legami familiari fra persone dello stesso sesso e la omogenitorialita’ sono fatti che sempre più si affermano nella società italiana. Negarne l’esistenza, significa privare di regolamentazione quello che già e comunque esiste.Significa anche svilire il lavoro dei giuristi e dei tribunali che, negli anni, hanno trovato soluzioni equilibrate e sempre prese nell’interesse del minore.Significa imporre un punto di vista ideologico alle parti che rivendicano i diritti in tribunale ed ai giudici che cercano di tutelare i diritti con le sentenze.Anche per questo il futuro Csm deve essere forte ed autorevole. Lo deve essere per difendere l’indipendenza e l’autonomia della giurisdizione, sopratutto nell’interesse dei cittadini nel cui nome e’ esercitata.Deve esserlo anche quando si occupa di giustizia per le persone, le famiglie e per i minori. Si dovranno adeguatamente valorizzare le professionalità e le specifiche esperienze professionali, soprattutto nella scelta dei dirigenti degli uffici come non sempre e’ accaduto.Si dovrà studiare come dare conto, in sede di valutazione di professionalità, del tempo e del modo di ascolto del minore, che sfugge ai freddi rilievi statistici ma che invece sostanzia la giurisdizione in materia. Ascoltare i minori e tenere conto del loro interesse e’ un obbligo e non un capriccio dei giudici. Si dovranno valutare i progetti organizzativi delle procure ordinarie e minorili, anche nella misura in cui dettino la linea dell’ufficio per gli interventi negli affari civili. Si dovranno adeguare i format dei programmi di gestione perché, per ovvi motivi, i procedimenti civili nell’interesse dei minori non devono per forza chiudersi in tre anni ma devono durare fintanto dura il pregiudizio per il minore.Il Csm riguadagnerà credibilità anche quando saprà rendersi conto delle specificità degli uffici specializzati e adeguare la propria azione ad essi.Giovanni Ciccio Zaccaro 

 
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