[Area] intervento su CSM e cassazione

SANLORENZO rita rita.sanlorenzo a giustizia.it
Gio 5 Lug 2018 16:35:08 CEST


Mando la scaletta del mio intervento svolto ieri qui in Cassazione nel corso
del confronto tra candidati promosso dalla ANM. IL tema riguardava appunto i
compiti del futuro CSM nei confronti della Cassazione: ma come vedrete:
l’argomento è più largo, e riguarda il CSM e la magistratura che vogliamo. 

Area è l’unico gruppo ad avere presentato un programma specifico per il CSM
riguardante la cassazione:  sulle modalità di esercizio della giurisdizione
presso la Corte occorre aprire una questione nazionale, non ristretta
all’ambito del Palazzaccio di Piazza Cavour, perché queste modalità
comportano un certo risultato, che ha ricadute immediate e dirette sul
lavoro di tutti i giudici di merito: non solo gli indirizzi di legittimità
orientano le scelte e sono il primo strumento per realizzare quella
prevedibilità delle decisioni fonte di deflazione “buona”, ma soprattutto
costituiscono motivo e occasione di crescita professionale per tutti i
magistrati, stimolando le capacità di dialogo e di confronto sul piano
dell’argomentazione e della opzione valoriale retrostante le decisioni.
L’obbiettivo della tenuta della nomofilachia si persegue non tanto con
l’introduzione di vincoli ordinamentali, quanto piuttosto con il
riconoscimento dell’autorevolezza della fonte 

Per questo sull’iperproduttivismo della Corte (che conosce numeri unici in
tutto il mondo) occorre che sia chiara la vera posta in gioco: la scelta è
fra un recupero pieno della funzione nomofilattica, e dall’altra parte lo
smaltimento indiscriminato che porta ad uno sforzo lavorativo al limite
dell’umano in capo ai consiglieri. Ormai il ricorso in Cassazione è
diventato lo sbocco fisiologico, il naturale terzo grado di giudizio.

Non crediamo, né per la Corte né per la giustizia di merito, alla magia del
numero, del carico esigibile dal singolo: innanzitutto perché si tratta
della diversa faccia di quella stessa medaglia, che vuole il nostro lavoro
condizionato soprattutto dal parametro numerico-quantitativo. Ma poi perché
le proposte restano ancora oggi, dopo referendum, commissioni di studio,
Presidenze associative, in una totale indeterminatezza, in definizioni che
si rincorrono, e si contraddicono tra di loro, numero massimo, soglia
minima, range intermedio, che stanno a dimostrare l’impraticabilità in
concreto, e la strumentalità, di certi slogan.

Ma poi diciamocelo: la nostra Corte merita di meglio.

Sarà perché non ho ancora dimenticato come si guarda alla cassazione da
parte dei giudici di merito, ma io credo che la questione fondamentale sia
quella della valorizzazione e del rilancio del ruolo fondamentale della
Corte nella funzione  promozionale e d'inveramento dei diritti e di
rimozione o riduzione delle disuguaglianze. 

Questa deve diventare allora la questione, da porre alla politica ed alla
stessa generalità dei magistrati: dobbiamo decidere quale Cassazione
vogliamo per il futuro, che poi è parte solo del più ampio interrogativo,
quale magistratura vogliamo. 

E per rispondere a questa domanda occorre immaginare un CSM che si faccia
portatore di una visione dell’autogoverno: o incentrato sulla difensiva,
sulla chiusura corporativa, sulla paura, oppure un autogoverno che si pone
come baluardo di resistenza di fronte agli sconfinamenti di una politica che
sembra ignorare la necessità di ogni funzione di garanzia, a partire da
quella del Presidente della Repubblica,  e che mostra di voler battere la
propria impotenza a governare la complessità contemporanea con la violenza
degli slogan. 

Sento esprimere da parte della magistratura associata e finanche da
esponenti inedite aperture di credito, ma io vorrei che non nutrissimo
facili illusioni: avremo sempre più bisogno di una magistratura coraggiosa,
che di fronte a certi propositi che sembrano ignorare le  più rudimentali
regole in materia di divisioni dei poteri, sappia segnare il confine di ciò
che è comunque sottratto alla sfera della decisione da parte della
maggioranza, foss’anche unanimità. 

Meno che mai la magistratura potrà sottrarsi al suo ruolo di garanzia: e in
questa partita, il compito della Cassazione sarà fondamentale.

La nostra democrazia avrà sempre più bisogno di una magistratura legittimata
agli occhi del cittadino dalla propria qualità professionale, capace anche
di guardarsi dentro e di scegliere ciò che è meglio per i propri uffici, e
non ciò che conviene in un’ottica di basso governo.

E per la nostra Corte, sarà preciso compito del Consiglio assicurare, per
garantire la qualità della risposta, selezioni accurate che tengano conto
delle specifiche attitudini,  con il supporto qualificato della Commissione
tecnica. Serve a ben poco il ricorso ai facili rimedi alternativi, un
ampliamento incontrollato delle risorse esterne e men che meno, una
sottrazione di energie alla fondamentale operatività del massimario.

Occorrerà incentivare l’adozione di scelte organizzative che sempre di più
risultino frutto di scambio e di confronto all’interno della Corte e della
Procura, e che siano espressione di quella stessa cultura comune
dell’organizzazione che ormai appartiene alla giurisdizione di merito e che
concerne il dovere di rendere conto, la trasparenza delle scelte e delle
regole nella formazione dei collegi e nelle assegnazioni, la ricerca del
benessere organizzativo come risultante complessiva della qualità del lavoro
dell’ufficio, e non come difesa della posizione del singolo. Serve
l’adozione del metodo di formazione di un dettagliato bilancio sociale
complessivo da cui emerga con evidenza il quadro del lavoro a cui sono
chiamati i magistrati della Corte. Solo attraverso l’adozione di questi
strumenti sarà possibile arrivare alla determinazione, a ragion veduta, di
quegli standard di rendimento dell’ufficio capaci di rappresentare la
risposta razionale capace di opporsi ad un cieco produttivismo. E su questi
la politica dovrà essere chiamata ad assumere le sue responsabilità.

Rita Sanlorenzo

 

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