[Area] R: [Nuovarea] intervento su CSM e cassazione

Albano Silvia silvia.albano a giustizia.it
Ven 6 Lug 2018 16:23:07 CEST


Grazie Rita, vale la pena di leggere questa mail fino in fondo, perché ci restituisce speranza.
Soprattutto a noi giudici di merito.
Silvia Albano

Da: Nuovarea [mailto:nuovarea-bounces a nuovarea.it] Per conto di SANLORENZO rita
Inviato: giovedì 5 luglio 2018 16:35
A: area a areaperta.it; 'nuovarea'; mailinglist-anm a associazionemagistrati.com
Oggetto: [Nuovarea] intervento su CSM e cassazione

Mando la scaletta del mio intervento svolto ieri qui in Cassazione nel corso del confronto tra candidati promosso dalla ANM. IL tema riguardava appunto i compiti del futuro CSM nei confronti della Cassazione: ma come vedrete: l'argomento è più largo, e riguarda il CSM e la magistratura che vogliamo.
Area è l'unico gruppo ad avere presentato un programma specifico per il CSM riguardante la cassazione:  sulle modalità di esercizio della giurisdizione presso la Corte occorre aprire una questione nazionale, non ristretta all'ambito del Palazzaccio di Piazza Cavour, perché queste modalità comportano un certo risultato, che ha ricadute immediate e dirette sul lavoro di tutti i giudici di merito: non solo gli indirizzi di legittimità orientano le scelte e sono il primo strumento per realizzare quella prevedibilità delle decisioni fonte di deflazione "buona", ma soprattutto costituiscono motivo e occasione di crescita professionale per tutti i magistrati, stimolando le capacità di dialogo e di confronto sul piano dell'argomentazione e della opzione valoriale retrostante le decisioni. L'obbiettivo della tenuta della nomofilachia si persegue non tanto con l'introduzione di vincoli ordinamentali, quanto piuttosto con il riconoscimento dell'autorevolezza della fonte
Per questo sull'iperproduttivismo della Corte (che conosce numeri unici in tutto il mondo) occorre che sia chiara la vera posta in gioco: la scelta è fra un recupero pieno della funzione nomofilattica, e dall'altra parte lo smaltimento indiscriminato che porta ad uno sforzo lavorativo al limite dell'umano in capo ai consiglieri. Ormai il ricorso in Cassazione è diventato lo sbocco fisiologico, il naturale terzo grado di giudizio.
Non crediamo, né per la Corte né per la giustizia di merito, alla magia del numero, del carico esigibile dal singolo: innanzitutto perché si tratta della diversa faccia di quella stessa medaglia, che vuole il nostro lavoro condizionato soprattutto dal parametro numerico-quantitativo. Ma poi perché le proposte restano ancora oggi, dopo referendum, commissioni di studio, Presidenze associative, in una totale indeterminatezza, in definizioni che si rincorrono, e si contraddicono tra di loro, numero massimo, soglia minima, range intermedio, che stanno a dimostrare l'impraticabilità in concreto, e la strumentalità, di certi slogan.
Ma poi diciamocelo: la nostra Corte merita di meglio.
Sarà perché non ho ancora dimenticato come si guarda alla cassazione da parte dei giudici di merito, ma io credo che la questione fondamentale sia quella della valorizzazione e del rilancio del ruolo fondamentale della Corte nella funzione  promozionale e d'inveramento dei diritti e di rimozione o riduzione delle disuguaglianze.
Questa deve diventare allora la questione, da porre alla politica ed alla stessa generalità dei magistrati: dobbiamo decidere quale Cassazione vogliamo per il futuro, che poi è parte solo del più ampio interrogativo, quale magistratura vogliamo.
E per rispondere a questa domanda occorre immaginare un CSM che si faccia portatore di una visione dell'autogoverno: o incentrato sulla difensiva, sulla chiusura corporativa, sulla paura, oppure un autogoverno che si pone come baluardo di resistenza di fronte agli sconfinamenti di una politica che sembra ignorare la necessità di ogni funzione di garanzia, a partire da quella del Presidente della Repubblica,  e che mostra di voler battere la propria impotenza a governare la complessità contemporanea con la violenza degli slogan.
Sento esprimere da parte della magistratura associata e finanche da esponenti inedite aperture di credito, ma io vorrei che non nutrissimo facili illusioni: avremo sempre più bisogno di una magistratura coraggiosa, che di fronte a certi propositi che sembrano ignorare le  più rudimentali regole in materia di divisioni dei poteri, sappia segnare il confine di ciò che è comunque sottratto alla sfera della decisione da parte della maggioranza, foss'anche unanimità.
Meno che mai la magistratura potrà sottrarsi al suo ruolo di garanzia: e in questa partita, il compito della Cassazione sarà fondamentale.
La nostra democrazia avrà sempre più bisogno di una magistratura legittimata agli occhi del cittadino dalla propria qualità professionale, capace anche di guardarsi dentro e di scegliere ciò che è meglio per i propri uffici, e non ciò che conviene in un'ottica di basso governo.
E per la nostra Corte, sarà preciso compito del Consiglio assicurare, per garantire la qualità della risposta, selezioni accurate che tengano conto delle specifiche attitudini,  con il supporto qualificato della Commissione tecnica. Serve a ben poco il ricorso ai facili rimedi alternativi, un ampliamento incontrollato delle risorse esterne e men che meno, una sottrazione di energie alla fondamentale operatività del massimario.
Occorrerà incentivare l'adozione di scelte organizzative che sempre di più risultino frutto di scambio e di confronto all'interno della Corte e della Procura, e che siano espressione di quella stessa cultura comune dell'organizzazione che ormai appartiene alla giurisdizione di merito e che concerne il dovere di rendere conto, la trasparenza delle scelte e delle regole nella formazione dei collegi e nelle assegnazioni, la ricerca del benessere organizzativo come risultante complessiva della qualità del lavoro dell'ufficio, e non come difesa della posizione del singolo. Serve l'adozione del metodo di formazione di un dettagliato bilancio sociale complessivo da cui emerga con evidenza il quadro del lavoro a cui sono chiamati i magistrati della Corte. Solo attraverso l'adozione di questi strumenti sarà possibile arrivare alla determinazione, a ragion veduta, di quegli standard di rendimento dell'ufficio capaci di rappresentare la risposta razionale capace di opporsi ad un cieco produttivismo. E su questi la politica dovrà essere chiamata ad assumere le sue responsabilità.
Rita Sanlorenzo

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