[Area] Intervista a Riccardo De Vito: «Da Salvini parole quasi eversive. Il consenso popolare? Non ci riguarda» (Il Dubbio 28 agosto 2018)

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Mar 28 Ago 2018 12:43:31 CEST


DE VITO: «DA SALVINI PAROLE QUASI EVERSIVE. IL CONSENSO POPOLARE? NON CI
RIGUARDA» 

PARLA IL PRESIDENTE DI MAGISTRATURA DEMOCRATICA, RICCARDO DE VITO 

_Intervista di Giulia Merlo (Il Dubbio 28 agosto 2018)_ 

La vicenda giudiziaria è all'inizio e si prospetta uno scontro a viso
aperto tra il ministro dell'Interno, Matteo Salvini, e la magistratura.
Il procuratore di Agrigento, Luigi Patronaggio, ha passato le carte
dell'inchiesta sui migranti della nave Diciotti ( le ipotesi di reato
sono sequestro di persona, arresto illegale e abuso d'ufficio) al
Tribunale dei ministri, Salvini ha definito l'inchiesta «una vergogna» e
annunciato che non si sottrarrà al processo. Parole, quelle del
ministro, che il presidente di Magistratura democratica, Riccardo De
Vito, definisce «al limite dell'eversione» e che avrebbero richiesto un
intervento «più netto e meno sfumato a difesa delle prerogative della
magistratura» da parte del Guardasigilli, Alfonso Bonafede. 

PRESIDENTE, SALVINI HA DATO FUOCO ALLE POLVERI. 

L'intervento, da parte del ministro dell'Interno Salvini, in merito
all'iniziativa giudiziaria costituisce certamente un'interferenza forte.
Però le posso assicurare che non sortirà alcun effetto: la magistratura
è serena, ma soprattutto non pretende di sostituirsi alle prerogative di
nessuno. La procura di Agrigento ha fatto il proprio lavoro, indagando
sulla sussistenza di reati e seguendo tutte le procedure del caso
specifico, ivi compresa la trasmissione degli atti al competente
Tribunale dei ministri, una volta verificata l'ipotesi a carico del
ministro. 

LEI RITIENE CHE LA MAGISTRATURA SIA SOTTO ATTACCO? IL MINISTRO, NEL
RISPONDERE ALL’INIZIATIVA GIUDIZIARIA, HA CHIAMATO IN CAUSA IL CONSENSO
POPOLARE DI CUI GODE IL GOVERNO. 

Vivivamo in uno stato di diritto e la nostra è una democrazia a
costituzione rigida. Ribadisco questo, qualora servisse, per ricordare
che l'invocazione del sostegno delle masse popolari non ha nulla a che
fare con le regole stesse della nostra forma di Stato. Democrazia non
significa potere della maggioranza, ma esercizio delle proprie
prerogative nell'ambito delle regole poste, a partire dal principio
della tripartizione dei poteri. La forza del diritto sta proprio in
questo: nella tutela degli ambiti di competenza di ciascun potere, non
nella legge del più forte. Il ministro Salvini dovrebbe tenerlo bene a
mente, perchè in futuro ciò che dice oggi potrebbe ritorcersi contro di
lui. 

EPPURE L’INIZIATIVA DELLA PROCURA HA APERTO UN FRONTE CHE NON POTEVA NON
PROVOCARE UN ASPRO DIBATTITO PUBBLICO. 

Glielo ribadisco: nessun dibattito pubblico può inficiare i risultati di
una indagine e nemmeno avere effetto di orientarla. I colleghi agiranno
con serietà e professionalità, tanto più necessarie non tanto a causa
del clima di conflitto non certo voluto dalla magistratura, ma
soprattutto vista la consistenza del caso giudiziario. Non dimentichiamo
che l'intera inchiesta nasce da quella che è apparsa come una grave
sospensione dei diritti costituzionali delle persone a bordo della nave
Diciotti. Detto questo, saranno le procure competenti a verificare la
solidità delle ipotesi e a verificarne oggettivamente gli estremi. 

VEDE IL RISCHIO DI UN DEBORDARE DELL’ESECUTIVO NEL POTERE GIUDIZIARIO? 

Se l'asse della giustizia si avvicinasse alla maggioranza politica
invece di rimanere neutrale ci sarebbe il rischio di una riedi- zione di
tentativi autoritari, che mettono in pericolo la convivenza civile. Per
fortuna tutto questo è precluso dalla Costituzione. 

IL PRESIDENTE DELL’ANM, FRANCESCO MINISCI, HA CHIESTO L’INTERVENTO DEL
MINISTRO DELLA GIUSTIZIA BONAFEDE. CONDIVIDE? 

Assolutamente sì. Le istituzioni devono avere ben chiari i confini tra
poteri e soprattutto ricordare quale sia il ruolo della magistratura nel
nostro Paese. 

EPPURE BONAFEDE SI È ESPRESSO. TROPPO POCO? 

Le parole del Guardasigilli sono apparse eccessivamente moderate e
sfumate, soprattutto per ciò che riguarda l'autonomia della
magistratura. Ci saremmo aspettati una presa di posizione più severa e
più netta in favore delle prerogative del potere giudiziario e a difesa
della separazione dei poteri. 

COSÌ, PERÒ, IL MINISTRO AVREBBE ROTTO IL FRONTE DELLA MAGGIORANZA DI
GOVERNO. 

Bonafede è il ministro della Giustizia e avrebbe potuto spendere parole
più forti, anche a costo di rompere il fronte di unanimità del governo
attorno alle esternazioni del ministro Salvini, che in alcuni casi
possono apparire francamente eversive. 

-- 
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