[Area] Fw: Re: R: Fwd: [Mailinglist-anm] R: R: AREADG : Magistratura e partecipazione al dibattito pubblico

Andrea Reale andreale a yahoo.com
Gio 13 Set 2018 18:36:31 CEST


 Caro Marcello,
ti rispondo nel merito. Io ho vissuto per un quadriennio l'esperienza del CDC.Io non giudico insoddisfacente l'opposizione interna, ma proprio la maggioranza di coloro che avevano (ed hanno) la rappresentanza dell'ANM.I nostri esponenti di vertice, infatti, dimenticano troppo spesso la parola 'assemblea', infischiandosene dello statuto, ed hanno fatto di tutto per insabbiare i risultati di quelle riunioni (mi riferisco a quella sulle incompatibilità)  e dei referendum.In tante occasioni hanno disconosciuto  la democrazia interna, il rispetto delle minoranze e la  tutela dei singoli magistrati (sopratutto se non iscritti a correnti).Penso, personalmente, alle  forme di censura di articoli sulla rivista 'La magistratura' (del quale sono stato vittima) o all'impossibilità di mettere ai voti proposte per difetto del numero legale.E mi taccio sugli insulti e su quanto altro di inqualificabile ho vissuto dentro l'organismo esecutivo dell'ANM.A me pare che l'ANM si sia auto-emarginata da sola e si sia enormemente distaccata dalle sue funzioni statutarie , essendo lontana mille miglia  dalla base dei suoi iscritti. Nel periodo in  cui ero componente del Cdc,  inoltre,  ho vissuto dentro una associazione  che è stata collaterale con il Governo e con le riforme che hanno devastato ulteriormente lo status dei magistrati, perché non ha fatto nulla per evitarle. Non capisco , dunque , l'allusione a  collateralismi diversi da quelli praticati fino ad oggi dall'ANM e dai suoi rappresentanti.Ecco perché penso, in conclusione,  che questa associazione vada rifondata dalle fondamenta, perché attualmente   è inutile e dannosa per i magistrati italiani. Può essere sufficiente anche il fatto  che se ne costituiscano altre,  con lo stesso identico statuto di quella attuale, ma che abbiano metodi, mezzi e persone che agiscano con meccanismi mentali e culturali del tutto  alieni da quelli attualmente in auge.  
Saluti, 
Andrea Reale
    On Thursday, September 13, 2018, 5:36:31 PM GMT+2, Marcello Basilico <marcello.basilico a giustizia.it> wrote:  
 
 
Caro Andrea,

sai bene quali siano i potentati che, ancora prima della P2, propugnavano la rottura dell’unità sindacale e l’emarginazione di alcune associazioni.

Ora tu, a causa dei risultati di un’opposizione interna che giudichi insoddisfacenti, riproponi quella rottura nella nostra categoria e dimentichi che l’emarginazione viene sollecitata di questi tempi da chi ha a cuore, evidentemente, collateralismi pericolosi tra poteri diversi dello Stato.

  Credo che dovremmo prestare attenzione a certe affermazioni.

  Confidando di non sentirmi replicare, more solito, che devo tacere in quanto componente del CDC, saluto te e la lista

                                             Marcello Basilico

  

Da: Area [mailto:area-bounces a areaperta.it] Per conto di andreale
Inviato: giovedì 13 settembre 2018 14:24
A: area a areaperta.it
Oggetto: [Area] Fwd: [Mailinglist-anm] R: R: AREADG : Magistratura e partecipazione al dibattito pubblico

  

  

  

  

  

Inviato da smartphone Samsung Galaxy.

  

Nel condividere quanto scritto da Felice, aggiungo che le soluzioni alle criticità  da lui rappresentate sono, a mio avviso , due:

1)     Una modifica statutaria che preveda un rigido sistema di incompatibilità tra incarichi associativi  e qualsiasi altro genere di attività istituzionale/amministrativa dei magistrati. Già nel corso dell’assemblea del 2011  era stato chiaramente suggerito ai vertici dell’ANM di provvedere in questo senso, ma fu tutto obliterato, con il pretesto del mancato raggiungimento del quorum della proposta A (alternativa alla Proposta B, che diede il nome ad una lista che ebbe successivamente un  rappresentante all’interno del CDC) ;

2)     La nascita di una (o più) associazioni che possano davvero creare quella sana ‘competizione’ sindacale che è del tutto assente in  Italia. Ce lo chiede l’Europa, si potrebbe parafrasare…..

Un caro saluto, 

Andrea Reale 

 

EMAIL DI FELICE PIZZI

Nel comunicato è scritto che l'unità associativa comporta mediazioni e sintesi tra diverse opinioni e sensibilità culturali, e che in questo consiste la forza della magistratura italiana. Sul punto sono in totale disaccordo. Invero le sensibilità che convivono all'interno della magistratura associata, laddove esiste un solo sindacato dei giudici, fa sì che in realtà il momento di sintesi non si trova mai. Non è un caso che i comunicati dell'ANM siano incomprensibili anche per coloro che materialmente li hanno redatti. Sono incomprensibili per la semplice ragione che l'accordo non c'è. Nella politica generale del Paese ormai è stato abbandonato definitivamente ( e aggiungo io per fortuna ) la vecchia idea delle convergenze parallele, che appartiene al passato. Nell'ANM questa evoluzione ancora non si è verificata. Il risultato pratico è che il sindacato alla fine non riesce a decidere nulla. Faccio un esempio concreto : nel corso della scorsa legislatura il Governo e il Parlamento sono riusciti ad approvare delle riforme fortemente punitive nei confronti della magistratura, in materia di responsabilità civile, età pensionabile, riduzione delle ferie, durata minima di permanenza in servizio nell'ufficio di destinazione. Ebbene, la reazione della ANM è stata semplicemente inesistente, perchè alcune correnti non volevano mettersi contro il Governo e la maggioranza parlamentare che lo sosteneva. Altre correnti volevano invece reagire, ma ognuna a modo suo. Il risultato finale è che nessuno ha fatto niente, perchè le posizioni di partenza e di arrivo non erano distanti, ma addirittura opposte, e purtroppo convivevano all'interno della stessa associazione. Beninteso, non sto dicendo che i primi avevano torto e i secondi avevano ragione ( anche se lo penso ). Constato però che questa ricerca continua di un finto accordo alla fine è deleteria, perchè ha un effetto paralizzante. Una sola persona è riuscita nell'intento di unire veramente la magistratura contro di lui, ed è stata Silvio Berlusconi. Sempre il Berlusca è riuscito a far approvare una riforma dell'ordinamento giudiziario che ha rafforzato enormemente la posizione delle correnti, che dovrebbero erigere in suo onore un monumento. Sebbene il sindacato non riesca ad operare all'esterno proprio perchè cerca ogni volta una sintesi impossibile, all'interno l'accordo, soprattutto sulle nomine, si trova sempre, secondo una logica spartitoria che farebbe impallidire persino l'estensore del manuale Cencelli. Alla fine la ragione di essere del sindacato diventa solo questa : assicurare ad ogni gruppo organizzato un certo numero di posti al sole per i propri iscritti o simpatizzanti, perchè questi a loro volta rafforzeranno la posizione della corrente di appartenenza negli equilibri interni alla associazione. Ovviamente tutto questo avviene nel rispetto della migliore retorica italiota di stampo ottecentesco, facendo sempre riferimento ideale alla natura unitaria e pluralistica della associazione, che è un poco come fare riferimento al ghiaccio bollente. Il vizio di fondo è il disconoscimento della realtà : l'unitarietà dell'associazionismo aveva un senso all'inizio del secolo scorso, quando la magistratura costituiva un corpo sociale, prima che istituzionale, sostanzialmente unitario. Oggi non serve, ed è anzi dannosa, perchè condanna alla inattività e comporta una lotta continua tra le varie correnti all'interno dello stesso sindacato per guadagnare posizioni di forza nei confronti dei concorrenti. Possibile che nessuno si renda conto che se in Europa  esiste la pluralità delle associazioni sindacali di magistrati, l'anomalia siamo noi, e non l'Europa ?


FELICE   PIZZI  ( Giudice del contenzioso del Tribunale di Napoli Nord )

 

Il 12/09/2018 16:51, Coordinamento AreaDG ha scritto:



Il 14 agosto 1907 il Ministro di Grazia e Giustizia Vittorio Emanuele Orlando aveva diramato una circolare ai capi di Corte nella quale censurava la diffusione tra i magistrati italiani del “costume di pubblicamente interloquire intorno a questioni attinenti l’esercizio dell’ufficio loro, sia sotto forma di interviste, sia con lettere e articoli” minacciando sanzioni in caso di abusi.

Non intimorita dalle minacce, la nostra Associazione nazionale nasce nel 1911 e si ricostituisce nel 1945 sulla affermazione del diritto dei magistrati di interloquire pubblicamente fornendo il proprio contributo, sempre propositivo anche quando critico, su ogni questione che attiene alla giustizia: quindi, alla tutela dei diritti ed alla giurisdizione. E tale connotazione ha orgogliosamente conservato nella sua storia, quali che fossero le sensibilità culturali delle dirigenze che si sono succedute alla sua guida.

Affermare oggi che l’ANM non deve prendere parte al dibattito pubblico in materia di diritti e di giurisdizione è antistorico e controproducente, perché non solo significa negare la storia e l’attualità dell’associazionismo giudiziario in Italia, ma significa danneggiare la magistratura e i magistrati italiani.

La nostra Associazione nazionale riunisce oltre il 90% del magistrati italiani ed essa rappresenta quasi un unicum nel panorama europeo, in quanto, mentre negli altri paesi esistono pluralità di associazioni di magistrati aventi diverse sensibilità e orientamenti culturali, l’ANM si connota per essere una associazione pluralista ed unitaria, che si propone di ricercare, ogni qualvolta sia possibile, la migliore sintesi tra le diverse posizioni e opzioni politico-culturali. È proprio in questa capacità di sintesi tra le diverse anime, sempre perseguita da tutti e sempre raggiunta, a volte con sforzi pervicaci, che risiede la sua forza. Da ciò discende la sua autorevolezza interna ed esterna nell'interlocuzione con gli attori istituzionali e la società civile. In ciò sta la sua capacità di tutelare l’autonomia e l’indipendenza della Magistratura dagli altri poteri dello Stato, a difesa dei magistrati e dell’alto compito che la Costituzione assegna loro nella difesa e promozione dei diritti fondamentali, che si attua così nell’esercizio della giurisdizione, come nella vigile presenza e partecipazione dei singoli e dei gruppi al pubblico dibattito.

Questa è la storia, questa è l’essenza dell’ANM ed è fondamentale preservarla in un momento nel quale, nuovamente, vengono messi in discussione la funzione della giurisdizione, il ruolo della magistratura e la sua legittimazione, attraverso la contestazione, a tratti violenta, dei provvedimenti assunti dai singoli magistrati. Per questo noi crediamo nel valore profondo dell’unità associativa e la perseguiamo, consapevoli che essa comporta mediazioni e sintesi tra diverse opzioni e sensibilità culturali, ma anche che in essa v’è la forza della magistratura italiana. Chi mette a rischio questi valori si assume, oggi più che mai, una grave responsabilità.

Rivendicare con fermezza il ruolo e l’unità della nostra Associazione è un compito che spetta a tutti i magistrati e ai gruppi che in essa si riconoscono e rappresenta la migliore risposta contro ogni tipo di attacco volto a minare l’unitarietà, l’efficacia e l’autorevolezza della sua azione.
Il Coordinamento nazionale di Area Democratica per la Giustizia 

 
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